Il fanatici del gender dietro il referendum abrogativo della riforma della scuola

Della riforma della scuola ne avevo parlato qui, sottolineando come riguardase tutt* non solo chi nella scuola lavora o la frequenta come studente/essa.
La riforma è stata approvata, nonostante le proteste che hanno visto compatto, caso raro, il mondo della scuola nel rifiuto. La sua approvazione è stata una forma di violenza istituzionale e le prime conseguenze sono già arrivate.

Performance, efficienza, meritocrazia, autonomia e flessibilità.
Iniziamo proprio dalla flessibilità.
I/le docenti dovranno essere talmente flessibili da essere dispost* ad andare a prendere il posto a tempo, più o meno, indeterminato in una provincia a caso dell’Italia. Le centomila assunzioni, su cui il governo Renzi ha basato la sua propaganda, saranno gestite da un sistema informatico nel quale, attraverso apposita domandina online, i/le precari/e inseriranno l’ordine di peferenza tra 100 province italiane, tutte, dopodichè uno sconosciuto algoritmo farà i suoi calcoli e sei sei (s)fortunat* avrai la tua destinazione.
Impossibile fare previsioni, le variabili sono troppe, la distribuzione dei posti messi a bando sconosciuta, il docente siciliano potrebbe ritrovarsi in Piemonte e quella calabrese in Toscana. Il contratto che queste persone andranno a firmare è a oggi sconosciuto, praticamente si chiede di sottoscrivere un foglio in bianco, sul quale, in deroga al contratto collettivo nazionale della categoria, può essere scritto di tutto. Se rifiuti queste condizioni sei fuori dal mondo della scuola, anche se ci hai lavorato, da precaio/a, per venti o trent’anni.
Da questa frettolosa e per niente esaustiva ricostruzione è facile immaginare la disperazione più assoluta nella quale si trovano i/le docenti, si parla di persone con un’età media abbastanza alta, che hanno spesso tantissimi anni di precariato alle spalle, per loro non vale, e secondo me non vale per nessun*, il discorso populista ” eh che volevi il ruolo sotto casa?”. Certo! dopo che per anni e anni sono stati reiterati contratti precari come minimo si pretende un lavoro a condizioni dignitose, no un biglietto per la lotteria estiva.

Inviando la domandina per partecipare allo “straordinario” piano assunzioni si mette la propria vita a profitto dell’azienda Stato che può fare di te quello che vuole.
E’ giusto ricordare che a lavorare nel mondo della scuola sono soprattutto donne, questa riforma le colpisce riconducendone molte al focolare domestico, costrette a scegliere tra lavoro, chissà dove, e famiglia/figl*/genitori anziani da accudire/accolli vari relativi ai lavori di cura ancora quasi del tutto appannaggio femminile.
E sappiano tutt* quanto il focolare domestico sia spesso luogo pieno di pericoli per le donne, soprattutto per quelle che non possono vantare una indipendenza economica.
Inoltre chi verrà spedita a lavorare in una provincia a caso dell’Italia difficilmente riuscirà a tornare indietro se non ha figli/e piccol*, perchè la mobilità segue una logica familista, chi ha prole ha più diritti di chi non ne ha.
Eppure molte sostenitrici delle “politiche femminili”, penso ad esempio alla fondatrice di Se Non Ora Quando, Valeria Fedeli, hanno votato a favore della riforma della scuola; le stesse adesso probabilmente staranno festeggiando la nomina a capo nella Rai di una donna, mentre le precarie della scuola si disperano.

Ma non tutto è perduto (forse). Subito dopo l’approvazione della riforma della scuola, sono partire, con una velocità impressionante, le proposte referendarie. Una è arrivata dal fuoriuscito dal Pd Civati, che ha pensato bene di cavalcare la disperazione dei/delle docenti per lanciare il suo “nuovissimo” partito di “sinistra”. Ha così scritto in fretta e furia due quesiti referendari, che non valgono niente, togliendo l’opportunità al mondo della scuola di organizzare un referendum dal basso serio e con vere potenzialità. Grazie Civati.
Oscura è invece la provenienza del comitato promotore di un altro referendum abrogativo, sappiamo solo che si fa gender-a-scuolachiamare leadership della scuola ed è composto da docenti di ruolo e precari, genitori e un parroco. Queste persone non hanno contatti diretti con gruppi da anni attivi sul fronte dei diritti dei e delle precari/e della scuola.
Su cosa hanno basato il referendum abrogativo? Tra tutte le ingiustizie della riforma: il preside manager, l’ingresso nelle scuole pubbliche dei privati, le condizioni disumane con cui avverranno le assunzioni, la precarizzazione dei neoassunti…
Leadership della scuola ha deciso di puntare sul Gender.

La presenza del parroco effettivamente era un indizio.

La legge 107 sulla scuola riporta, nell’art.16, questa frase di buon senso, tra l’altro l’unica in tutta la riforma:

“il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”

Nella pagina del comitato referendario leadership della scuola possiamo invece leggere questo:

La legge, in totale ambiguità, propone inoltre di introdurre, l’educazione di genere, nelle attività didattiche, nelle scuole di ogni ordine e grado. Il riferimento più sconcertante è sicuramente quello che invita ad ignorare la differenza biologica fra i due sessi, a riconoscersi in ogni genere che si desidera, quindi omosessuali, transessuali, bisessuali, a equiparare ogni tipo di unioni o famiglia e a normalizzare ogni comportamento sessuale. In nome della lotta alla discriminazione, si porterebbero così gli studenti, a partire dai tre anni, a rimuovere le differenze. L’impegno primario, invece, deve essere quello di valorizzare le differenze e non annullarle.

Nella legge non c’è nessun riferimento a ignorare la differenza biologica, come non c’è nessun accenno alla equiparazione di ogni tipo di unioni e famiglia. Purtroppo aggiungerei, sarebbe stato troppo bello.

E’ bastato un vago accenno all’ educazione alla parità per scatenare il delirio gender, addiruttura c’è chi ne ha fatto un punto di forza del referendum. Su whatsapp e nei vari gruppi facebook sulla scuola si susseguono immagini e comunicati allarmati sul gender.

attenzione-genderSi raccolgono firme per il referendum in luoghi inconsueti

11825996_10206402457532508_8404427793072178232_nSi vocifera di un documento maledetto in cui si obbligherebbe l’Italia ad aderire agli standard europei e organizzare corsi di masturbazione a partire dalla scuola dell’infanzia.
Il documento è quello dell’OMS sulle linee guida per l’educazione sessuale nelle scuole e naturalmente non parla di vibratori e orge all’asilo.

Il referendum contro la “Buona Scuola” è sostenuto da Adinolfi e dal sito no ai matrimoni gay in Italia, con “validissime” argomentazioni.

Più volte in questo blog abbiamo affrontato la questione gender smontandola nella sua irrazionalità e nei suoi reali fini, dispiace vedere che queste persone omofobe e fasciste siano sempre più potenti e colonizzino terreni di lotta di altri e altre.

La riforma della scuola è delirante, assolutamente peggiorativa della condizione di chi la scuola la frequenta e di chi ci lavora, è perfettamente in linea con la deriva neoliberista delle politiche del lavoro di questo governo.
Poi arrivano i fanatici del gender e tolgono pure la possibilità di organizzare un referendum serio, che parta dal basso, che abbia quesiti che realmente possano essere accolti.

Però il potere di far fallire la riforma della scuola i/le precari* ce l’hanno ancora: boicottare la domanda di assunzione e… diffondere il gender.

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