La strategia del terrore e dell’odio: la “teoria del gender”

Ieri sera sono stata ad ascoltare una conferenza presso il Teatro Arcobaleno dell’oratorio di un quartiere di Brescia.

Eccone la locandina:

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Quando AGeSC e catechisti organizzano un congresso in tema di famiglia, si sa già dove si andrà a parare, è quasi scontato al 100% che si parlerà di famiglia “naturale” come unico tipo di famiglia legittima.

E infatti così è stato.

Ma allora perché una persona come me, laica, atea e aperta all’estensione dei diritti a tutt* si è recata ad una serata come quella?

Perché mi interessa portare alla conoscenza di chi ci segue quali sono le modalità comunicative e i contenuti di costoro.

Se avete notato, dietro la simpatia grafica della locandina, il loro linguaggio è già aggressivo e terroristico: “Famiglia sotto attacco”.

L’attacco alla famiglia, secondo i relatori, non viene dalla precarietà del lavoro, dalla disoccupazione femminile, dalla carenza di welfare, dalla mancata o parziale condivisione della genitorialità, dalla violenza domestica, ma dalla famigerata “TEORIA DEL GENERE” o “teoria del gender”, ormai sbandierata ovunque.

E poco importa che la “teoria del gender” non esista, che sia un monolite inventato ad hoc proprio da gruppi di fanatici religiosi e di estrema destra, la loro propaganda ha bisogno di costruire il nemico.

E, poiché oggi non è politicamente corretto indicare come “nemico” l’omosessuale, anche perché l’omosessualità non fa più paura alla “pancia” di molt*, ecco che occorre inventare qualcosa che riporti ben radicata la paura per continuare a indicare come legittima e giusta la gerarchia di potere patriarcale in cui la “norma” cui adeguarsi è l’eterosessualità in una relazione in cui si sanciscono i ruoli tradizionali, indicati come propri della natura dell’essere donna o dell’essere uomo.

E proprio in questo modo è iniziata la serata.

Il primo a parlare è stato Gandolfini, un “professorone”, chirurgo rinomato in città. Un nome, il suo, che a me, informata e consapevole rimanda immediatamente ad una serie di dichiarazioni omofobe, ma che è indubbiamente una personalità autorevole e che la gente di Brescia ascolta volentieri. Una donna seduta accanto a me mi ha detto di essere venuta convinta che si parlasse di malattie, visto che c’era il medico che ha operato, salvandolo, suo marito.

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Una mossa astuta: il “nome”, il “titolo” fanno presa. Rivestono di autorevolezza le parole di colui che parla, danno un’impronta di verità assoluta a quello che racconta.

E Gandolfini è partito illustrando, dal punto di vista medico e rigorosamente biologico, il corpo umano come un corpo sessuato, parlando della coppia di cromosomi che determina il sesso di una persona, di come questa coppia di cromosomi sia presente in ogni cellula umana, e di come formi l’aspetto delle persone. Tutte cose indubbie, immodificabili. Tutte cose vere,sincere.

Il mio disagio aumentava, però. Ed ha raggiunto livelli di guardia, quando ha parlato anche di una diversità di forma, dimensioni e caratteristiche del cervello delle persone, donne e uomini ed ecco che, partendo da un immutabile dato di fatto della diversità biologica dei due sessi, si è giunti, in maniera subdola e difficile da contestare ad affermare che, se le donne sono multitasking è perché il loro cervello è differente.

E per carità, sarà anche vero che abbiamo cervelli diversi, ma perché non si dice mai che il cervello, per sua natura, è plastico? Che impara? Che trova strategie alternative, che si modifica e che si adatta al contesto socio/culturale?

E, per risultare ancora meno contestabile e ancora più “femminista”, per non essere indicato come maschilista, facendo un esempio di come le donne siano più capaci di organizzare il lavoro in casa e di impegnarsi su più fronti, ha denigrato la figura maschile, indicando l’uomo come un essere dotato di paraocchi che, se la moglie (!) gli dice di controllare che bolla l’acqua in pentola per buttare la pasta, si fissa a guardare la pentola, senza essere in grado, nel frattempo di fare altro, mentre la donna, impegnata nello stesso compito, non solo controlla l’acqua, ma nel frattempo apparecchia, lava la verdura, taglia il pane e fa lavare le mani ai bambini, il tutto corredato da immagini di dolci mammine, di tavole apparecchiate con lusso e di verdure perfette.

E le donne e gli uomini del pubblico ridevano, le une compiaciute e solleticate nella loro “superiorità”, gli altri convinti che, tutto sommato, non sia una loro colpa o mancanza, ma una questione di biologia, quindi legittima e immodificabile.

Sul finire della sua trattazione, Gandolfini dopo aver, ovviamente apposta, mostrato come il dato biologico sia immutabile, ha cominciato la creazione del “mostro”. Questa terribile “teoria del gender” che pretende di insegnare che la biologia è modificabile e che corrompe le menti pure dei nostri figli, insegnando loro che non è vero che nascono femmine o maschi, ma che possono scegliere e che appartenere ad un sesso o all’altro è solo una questione di scelta. Una teoria inventata ad hoc (da quelli come lui) in questo modo e al solo scopo di presentarla come uno spauracchio da demolire.

E, tra una citazione papale e una cardinalizia, un grido di allarme dietro l’altro (in Svezia hanno introdotto il pronome neutro “hen”! In Italia si usano gli asterischi! Non esistono più mamma e papà, ma genitore 1 e genitore 2!) espressi in modo manipolato e decontestualizzato (gli asterischi, per esempio, non vengono affatto suggeriti per “cancellare” il femminile e il maschile, ma per ricomprendere entrambi i sessi in una parola che, non si capisce perché, dovrebbe essere usata solo al maschile anche quando indica la presenza del femminile), la parola è passata a Dipilato, vicepresidente dell’AGeSC della provincia di Milano.

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Non c’è che dire: questa gente usa modalità comunicative, ahimé, terribilmente efficaci.

Dopo la rigorosa indagine medico/scientifica di Gandolfini, noi del pubblico siamo stat* bombardat* da decine e decine di frasi, pagine, illustrazioni, affermazioni, immagini, brani… estrapolati dal loro contesto e manipolati, tratti da leggi, decreti, libri, siti internet che hanno dato al “mostro” un aspetto ancora più terrificante.

Siamo, in parole povere, circondat* da tentativi di corruzione, di depravazione, filtrati in testi normativi e in circolari che si presentano, secondo Dipilato, come lodevoli iniziative che portano avanti idee di non violenza e di non discriminazione ma che, sotto la loro legittima, giustissima e splendida facciata, portano la firma di pervertiti gruppi di gay e lesbiche che vogliono insegnare a* nostr* figl* che l’amore omosessuale è sullo stesso piano di quello eterosessuale, che cambiare sesso è bellissimo e giustissimo, che la biologia è modificabile a propria libera scelta e che erotizzano precocemente i bambini e le bambine insegnando loro a masturbarsi e mettendo loro in mano i preservativi fin dai 9-12 anni.

Ha parlato di “emergenza educativa” che non deve riguardare soltanto i genitori cattolici e ha invitato i genitori ad associarsi, a resistere, a chiedere di vedere i programmi scolastici e, se necessario, a chiedere di esonerare il figlio o la figlia da progetti “gender” perché la famiglia è la prima responsabile dell’educazione. La scuola, anche quella pubblica, messa sotto la lente di ingrandimento, privata di fiducia, di legittimità.

Nessuno ha portato concretamente un esempio vero e reale di simile “propaganda gender”. Ci hanno detto: “Vi diranno che fanno progetti per la parità e la non violenza, ma saranno progetti volti a distruggere la biologia e la famiglia”. Ma di questi progetti assurdi non è stato portato nulla. Non ne abbiamo visti. Perché? Perché non esistono. Ma a loro fa comodo, dopo tutto il terrore che hanno narrato, indicarli come realmente esistenti.

Ma il peggio DOVEVA ANCORA VENIRE

Rendendosi, probabilmente, conto che forse qualcuno avrebbe potuto pensare di trovarsi ad un convegno fortemente omofobo, Gandolfini ha ribadito che non ce l’ha assolutamente con lesbiche e gay, e che bisogna amarli, anche loro, poverini (!)

E una donna del pubblico, dando il via ad una delle scene più tristi e grottesche e vestite di ignoranza e odio che io abbia mai visto, ha domandato come sia possibile amare gli omosessuali, quando questi sono pervertiti pedofili che distruggono la vita dei bambini, e ha raccontato un episodio avvenuto nel suo paesino, in cui un giovane e fascinoso omosessuale ha corrotto un ingenuo bambino povero di una famiglia tanto per bene (il tutto con atteggiamento, voce e parole dolenti)

Dopo di lei, un uomo ha tenuto un concione politico contro quelli del PD che sono loro i brutti e cattivi che registrano i matrimoni gay contratti all’estero e che approvano “il gender” nelle scuole.

In seguito una giovanissima signora ha detto che sua figlia di 4 anni anche se frequenta una scuola dell’infanzia cattolica è esposta alla propaganda gender martellante dei media (???) visto che in un episodio di un telefilm andato in onda in prima serata sulla TV di Stato, si è visto un ragazzo che viveva solo con il padre e un amico del padre (!)

E allora ho chiesto la parola io.

Ammetto: ero preparata. Avevo in mente un lungo discorso, volto a sostenere che i progetti di educazione affettiva o di educazione alla parità che dir si voglia non sono come stavano dicendo loro, ma che avevano come fine il tentativo di costruire una relazione tra le persona basata sul rispetto e la non violenza. Volevo dire che la “teoria gender” non esiste e che non ci sono professori pazzi che insegnano che la differenza biologica tra i sessi non esiste.

Ho iniziato in modo rassicurante, cercando anche di adeguarmi al livello della gente presente, raccontando come non fosse vero che nella scuola ci fosse in atto una simile iniziativa, perché, avendo io due figli in età scolare, nella loro carriera scolastica, mai avevano assistito a indottrinamenti come quelli che ci stavano prospettando.

E poi volevo dire che non esiste alcuna “dittatura delle lobby gay”, come dicevano loro e che le dittature vere i gay li imprigionano, li massacrano, li castrano e li puniscono. Volevo dire che il vero attacco alla famiglia non viene dall’allargamento dei diritti e dalla non-discriminazione, ma dalla mancanza di servizi, sostegni, lavoro (soprattutto femminile). Volevo dire che non ci sono solo omosessuali pedofili, ma che mi risulta che la maggior parte dei turisti sessuali che va a comprare bambine al di là dell’oceano siano padri di famiglia eterosessuali.

Volevo dire che l’erotizzazione precoce di bambine e bambini non avviene parlando loro di contraccezione, e chiedere come mai ci si scandalizzasse  tanto di una coppia omosessuale in TV e non dell’infinito numero di donne massacrate, delle innumerevoli donne mercificate in TV e nei media, della disparità di potere politico ed economico delle donne…

Io volevo dire che sono stanca di leggere di ragazzini e ragazzine che si suicidano, vittime di bullismo omofobo e che “normalizzare” l’omosessualità non significa indicarla come unica via, ma mostrarla come un modo altrettanto legittimo di vivere la propria sessualità.

Volevo chiedere come mai, se è vero che si insegna che si può scegliere di diventare omosessuali o eterosessuali, i giovani che soffrono per la discriminazione che vivono ogni giorno, non scelgano in massa l’eterosessualità (visto che l’eterosessuale vive una condizione di privilegio)… per mostrare loro che non è vero che l’omosessualità sia una scelta pilotata e favorita dalle lobby gay.

Ma…. mi han tolto la parola. Mi hanno portato via il microfono e, mentre alla donna che aveva fatto l’equazione omosessuale=pedofilo NESSUNO aveva risposto, contro di me si sono levati in tanti. Ma non in modo aggressivo. Mi hanno detto che sono fortunata. Che ho trovato le uniche scuole decenti in città. Che siccome io sono stata graziata dalla benevolenza non dovevo negare che il male si stava diffondendo tra di noi e che non dovevo occuparmi solo del mio orticello. E, mentre, microfono in mano, attendevo che le persone intorno a me tacessero, per continuare, uno degli organizzatori, me l’ha sfilato dalle dita senza nemmeno chiedermi se avessi finito. E non me l’ha più ridato.

L’ha passato, invece, ad una donna che portava in esame come deplorevolissimo caso di erotizzazione precoce e di depravazione una breve intervista fatta (da lei?) ad una ragazzina di III media che, nell’ambito del progetto di “educazione all’affettività” aveva incontrato due psicologhe e una ginecologa al consultorio.

Erano tutt* scandalizzat* perché la ragazzina diceva che le famiglie non avevano firmato alcuna autorizzazione ad hoc, perché le uscite didattiche erano state già autorizzate all’inizio dell’anno scolastico. E si sono scandalizzat* ancor di più, quando la ragazzina ha detto che i professori non avevano potuto assistere all’incontro con il personale del consultorio (l’idea che fosse assai meglio che non ci fossero i professori per garantire risposte più sincere e meno condizionate dalla presenza degli insegnanti, non ha sfiorato nessuno, tranne me). Ma il massimo dei mormorii di disgusto si è raggiunto quando la ragazzina, nell’intervista ha raccontato che avevano sentito parlare di malattie sessualmente trasmissibili e di contraccezione (anche di emergenza) e che avevano visto e potuto prendere in mano i preservativi

Anatemaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Io volevo domandare cosa ci fosse di così sbagliato nel parlare di contraccezione in terza media. Cosa ci fosse di così sbagliato nel parlare di prevenzione di malattie e di gravidanze indesiderate, ma la platea rumoreggiava e i relatori hanno ripreso la parola.

La serata si è conclusa con il grido di dolore di Gandolfini che ha dichiarato di esser pronto a tutto per il benessere e la purezza dei bambini, con altre citazioni papali e cardinalizie e con l’invito ad unirsi, il giorno dopo (oggi) alle Sentinelle in piedi, le sole in grado di modificare la dittatura della lobby gay e di impedire che si mettesse il bavaglio a chi facesse discorsi come quelli fatti in quella serata, stravolgendo il testo della proposta di legge Scalfarotto, affermando che pure il prete in chiesa verrà messo in galera se, dal pulpito dirà di esser contro i matrimoni omosessuali.

Alla fine, il bavaglio l’han messo solo a me. E quindi io sì sarò in piazza, oggi pomeriggio. Ma non CON le Sentinelle. Contro, perché di pacifico e di democratico in quel movimento non c’è nulla.

E non pensiamo che siano “4 gatti” e che non siano in grado di influenzare nessuno, perché la serata di ieri è stata un concentrato di falsità e odio impacchettato così bene e con una retorica così calcolata ed efficace che disgraziatamente può convincere.

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