Chiara

(…)

Voglio la rivoluzione delle donne come si vuole un amante.
La desidero : voglio così tanto questa libertà.
la fine della lotta della paura e delle bugie
che tutti respiriamo, che potrei morire
nell’appassionata pronuncia di quel desiderio.
Per una sola volta in questa sola vita vorrei danzare
tutta sola e nuda su un picco roccioso sotto i cipressi
senza paura di dove metto i piedi.
Intravedere cosa avrei potuto essere,
e non diventerò mai, mai, se non avessi dovuto”sprecare la vita”
a lottare per ciò che la mancanza di libertà mi impedisce persino
di intravedere.

(…)

Sono una “che odia gli uomini” hanno detto.
Non ho il tempo e la pazienza di dire di nuovo perché e come
non odio gli uomini ma ciò che gli uomini fanno in questa cultura,
e come il sessismo, il potere e la competizione
è il nemico _ non le persone, ma il fatto che gli uomini hanno creato
questo sistema e lo conservano e ne traggono profitti concreti.
Parole e retorica che immediatamente
sgorgano dalle mie vene appena le sfiora
il filo del rasoio dell’amore umanitario. Basta.
Dirò invece, che voi uomini dovrete essere liberati,
anche se noi donne dovremo spingervi a calci nella libertà, uccidervi
dato che i più di voi sceglieranno la morte con gioia
piuttosto che rinunciare al potere di avere il potere.

(…)

una volta in aereo l’uomo seduto nella fila accanto,
un paraplegico della seconda guerra mondiale,
completamente morto dalla vita in giù,
che si muoveva avanti e indietro nella sua sedia a rotelle, passò tutto il tempo
a divorare le pagine sportive del giornale
e poi le riviste di sport,
facendo notare ad alta voce a chiunque l’ascoltasse
(sopratutto le hostess) quale atleta fosse “un vero uomo”
Due uomini seduti dietro di me discussero tutto il tempo
quali isole dei Caraibi erano meglio per andare a puttane,
quale colore di culo fosse più sensuale e compiacente.
Le hostess gli sorridevano e gli servivano il caffè.

(…)

Convinciamoci che niente ci fermerà.

Io che devo imparare a sopravvivere finché la mia parte sarà
finita.
Che devo prendere coscienza
che sono
un mostro. Sono
un
mostro.
Io sono un mostro.

E ne sono fiera.

(Robin Morgan, da “Mostro”, 1972)

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