A vedere la “copertina” del catalogo della grande catena di negozi di giocattoli “Toys center” sembra proprio così.
Fin dalla nascita di questo blog, ci siamo occupate dello studio degi stereotipi di genere nei prodotti dedicati all’infanzia, potete trovare molto materiale a questo proposito QUI.
Cito dal nostro blog:
Quando tentiamo di decostruire e abbattere gli stereotipi di genere, lo facciamo perchè siamo convinte che siano contemporaneamente specchio delle discriminazioni reali e causa del consolidamento della cultura patriarcale nella sua forma più esteriore.
Uno degli ambiti più significativi è proprio quello dei giocattoli, dove più e meglio proliferano stereotipi di genere che, ben radicati nell’uso e nella “tradizione”, aiutano la cultura patriarcale ad affondare le proprie radici nel divertimento dei più piccoli, delle più piccole, che un giorno diventeranno donne e uomini ben addestrati.
Già in quegli anni avevamo notato che quasi tutti gli ambiti di produzione dedicati ai più piccoli e alle più piccole distinguono tra articoli dedicati alle bambine e quelli “neutri” (in cui però appare più spesso la foto di un bambino) o quelli dedicati ai maschietti e spingono ad una severa e rigida distinzione di ruoli di genere; tra i giochi dedicati alle sole bambine, ve ne sono molti che spingono le più piccole ad una adultizzazione/sessualizzazione precoce, ponendo l’accento sull’apparenza, l’estetica, come se già da piccolissime, le bambine dovessero essere “addestrate” a piacere, rendersi desiderabili.
Purtroppo, dal catalogo di Toys Center che ho postato oggi, del 2019, possiamo notare che non è cambiato niente. Non solo esistono “giochi da maschio” (solo da maschio!), ma – orrore – quelli destinati alle sole bambine, vengono addirittura raccolti nella categoria “piccole donne”, come se le bambine (e solo loro) non avessero diritto nemmeno all’uso del sostantivo “gioco”. Le bambine non giocano a “fare le donne”, SONO donne. Piccole, ma donne.
Mi faccio coraggio e clicco, per iniziare, proprio su quella categoria. Via il dente, via il dolore.
Una predominanza stucchevole, come era immaginabile, di colore rosa, moltissimi kit per farsi le unghie, per pettinare capelli, cucinare, vestire e vestirsi, bambole e bambolotti, l’intramontabile Barbie (non dispezzabile, avendo anche un aereo che pilota lei stessa, una pizzeria in cui la pizzaiola è lei, ecc), tanti, tristissimi, mini elettrodomestici per fare pulizie e cose simili e anche oggetti che mi portano a porre qualche domanda semiseria, che però evidenzia bene come si tratti di operazioni di mercato, al solo scopo di far denaro, senza nessunissima logica.
Cosa ci fa la valigetta del dottore nella categoria “piccole donne”, ad esempio? Non esistono dottori uomini? Se è da “piccola donna”, perché l’hanno chiamata “valigetta del dottore” e non “della dottoressa”?
Questa, poi, è quasi ridicola. Si trova nella categoria “piccole donne”, ma sembrerebbe, invece, che il piccolo rappresentato in foto, fosse un bambino. Come se il ragionamento di base fosse: “E’ una cucina, quindi è da piccola donna”, con buona pace del fotografo. Vuoi vedere che si tratta di un “indottrinamento gender” e hanno messo in foto una bambina che sembra un maschietto, per confondere le nostre figlie e omosessualizzarcele tutte?
Eccezioni ridicole a parte, alla voce “piccole donne”, la varietà dei campi di attività riservata alle bambine, è sempre piuttosto ristretta: farsi bella, accudire bambolotti, curare persone o animali, fare le pulizie o poco più. Sconfortante.
Le bambine, però, a ben guardare, possono anche “abbracciare”. La fotografia che ci introduce nel mondo dei soffici pupazzi di stoffa o di peluche vede protagonista una bambina e con lei abbiamo già finito la rappresentazione femminile nel catalogo: due bimbe e sette bimbi.
Questi giocattoli non hanno niente da segnalare, se non una cosa. Una piccola piccola, un dettaglio da niente, in effetti…. i bambini, i maschietti… non abbracciano? E, se non abbracciano, non accudiscono bambolotti e non si fanno belli, che fanno i bambini? Oh, un sacco di cose.
Hanno persino una categoria tutta per loro! I “giochi da maschio”. In mezzo a tantissime automobiline, piste, set da corsa di vario genere, pompieri, supereoi, pistole, fucili, attrezzi da lavoro, il gender si nasconde anche tra i “giochi… da maschio”.
Non ci credete? Eccolo. E’ rosa e ha le ciglia lunghe.
Non è tanto, terribilmente carino? Quindi forse, sotto sotto, anche i bambini possono avere qualcosa di rosa, morbido, arrotondato e innocente come questo pony caramelloso? O non sarà roba del demonio fatta apposta per svirilizzare il nerboruto uomo di domani? Ai posteri l’ardua sentenza. Io solo per fare questo esperimento “gender”, a mio figlio, fosse ancora un bambino, lo regalerei.
Tutte le altre categorie di giocattoli sono presentate con un bambino: i bambini hanno il diritto di correre all’avventura.
Su 56 occasioni di correre all’avventura, 13 sono rosa e hanno nomi femminili, giusto perché ai maschietti abbiamo già riservato abbastanza rosa, con quel pony di prima. Così, se una bambina vuol mettersi al volante di una automobile, lo fa col fiocco in testa, come Minnie (non sia mai che sembri troppo maschile) e, se vuole pedalare su una bicicletta, lo farà “da Winx”, mentre se le piacciono le moto, cavalcherà una due ruote “da Mini Princess” che almeno mantiene un briciolo di eleganza.
“Impariamo giocando” contiene più giocattoli di tutti gli altri gruppi: sono 136. Set per creare, per conoscere, per studiare strategie e anche i classici giochi da tavolo, come Cluedo o simili. Tra i set per creare: ciondoli, gioielli, cosmetici e profumi, ovviamente sono rosa, e raffigurano bambine.
Perché non mettere nella fotografia iniziale anche una bambina? E lo stesso anche per i giocattoli “musicali”. Mi sembra l’assurdità più grossa, in effetti. Alle altre, purtroppo, sono abituata. Sono abituata a vedere riservati ai bambini i giocattoli di costruzione, di avventura e di tecnologia, ma la musica no.
Per vendere di più, hanno deciso che la chitarra elettrica, evidentemente vista come qualcosa di maschile (?), doveva avere la sua versione al femminile. E come si fa a femminilizzare una chitarra?
Facile, facendola rosa. Se non fosse di quel colore, mai e poi mai la si potrebbe regalare ad una bambina?
Ma non siete, non siamo stufi di queste baggianate? Di queste definizioni ridicole, inutili che, a ben vedere, non hanno senso? Perché dobbiamo chiudere in scatole rosa o azzurre i giocattoli, la fantasia di bambine e bambini? Il mercato, per far cassa, crea categorie e target, diversificando prodotti che non hanno niente a che fare con il sesso di chi dovrebbe fruirne (e infatti, commettono buffe “incongruenze” anche i redattori del catalogo)
Liberiamo le nostre bambine e i nostri bambini e il loro immaginario da tutte queste stupidaggini e lasciamoli alla libertà del gioco, della sperimentazione, della fantasia che devono essere liber* di coltivare secondo i loro gusti e la loro personalità e non secondo le gabbie di genere che il mercato e troppi adulti continuano a costruire e riproporre, sciocche, vecchie, inutili e ridicole.
E ricordate…!
L’intera indagine “Infanzia made in Italy”, la trovate qui
Infanzia made in Italy #1 Le principesse vanno in moto?
Infanzia Made in Italy #2 Prima infanzia genderizzata
Infanzia Made in Italy #3 Leggi e impara. A discriminare?
Infanzia made in Italy #4 Che genere di Pasqua?
Infanzia Made in Italy #5 Che genere di libri?
Infanzia Made in Italy #6 Con la cucina gioca sempre e solo lei
Infanzia made in Italy #7 Piccole, rosa e dolci “bamboline”