Stupri, castrazione chimica e aggressioni sugli autobus. Come cambia il giudizio sulla violenza a seconda della nazionalità di chi la compie

Hajar Tellage ha 18 anni, è una studentessa, ha origini marocchine, ma è nata e vive a Bologna.
Sabato scorso, la ragazza, si trovava su un autobus a Bologna, con sua cugina, per recarsi a casa di una parente. Mai avrebbe immaginato che di lì a poco sarebbe stata trasportata in ospedale con una prognosi di quaranta giorni.

 

Riporto dal Resto del Carlino

“Tutto è avvenuto verso le 19,45, a Castel Maggiore (Bo). «Stavo andando con mia cugina da mia zia: quando la corriera è arrivata al capolinea, io sono scesa per ultima. Mentre già avevo un piede sulla scaletta, l’autista ha prima accelerato e poi inchiodato. Gli ho chiesto stupita cosa stesse facendo e lui mi ha detto: ‘La prossima volta ti muovi, tr…’». La ragazza gli ha risposto per le rime: «Ma stai zitto, idiota». Poi è scesa. «Pensavo fosse finita lì – continua Tellage –, invece quando mi sono girata me lo sono trovato addosso. Era sui cinquant’anni, corporatura media. Mi ha dato due schiaffi, ma li ho parati con le braccia. Allora ha preso la rincorsa e mi ha sferrato un calcio potentissimo con lo scarpone antinfortunistica all’addome, all’altezza del basso ventre. Mentre lo faceva mi ha insultata: ‘Brutta scimmia, torna nel tuo paese. Ti mando all’ospedale’. Ho sentito un male terribile, sono caduta, ho sbattuto la schiena sul marciapiede e non sono più riuscita a muovermi».

 

Avvenimento che tanto ricorda l’aggressione avvenuta a Roma qualche mese fa, sempre ai danni di una ragazza, nel periodo della “psicosi Ebola“.

Notizie che lasciano sgomenti, pietrificano, fanno male al cuore, ma di certo non stupiscono –non più.

Cosa dovremmo aspettarci dopo i bombardamenti quotidiani di Salvini in tv, a tutte le ore e in tutti i programmi dove, come un mantra, ripete quattro frasette demagogiche, sempre le stesse, per attirare simpatie e elettori soprattutto tra le fasce più deboli, tra un “prima gli italiani” e un “aiutiamoli a casa loro”?

Che effetto fanno le parole di Salvini su quella grande fetta di italiani che non legge, si informa poco e male e non verifica mai le fonti di ciò che vede spuntare sulla propria timeline dei social network?

Cosa dovremmo aspettarci di diverso dalle frasi shock di questo o di quel politico, da chi offre il forno di casa propria per bruciare i rom a chi vorrebbe affondare i barconi?

Non sono altro che i risultati di una politica razzista che si copre anche vigliaccamente dietro il “Non sono razzista, ma” pericolosissima frase a cui non segue mai nulla di buono. Sono i risultati della propaganda effettuata da gruppi di populisti che trovano terreno fertile nell’italiano medio con la bava alla bocca e che, con la buona scusa della crisi economica e del “pensiamo prima agli italiani che non arrivano alla fine del mese”, ogni giorno –da pagine facebook e blog di stampo populistico– spacciano bufale alimentando pregiudizi, falsi luoghi comuni e discriminazioni.

Gli stessi che –sentendosi legittimati da partiti e movimenti che ogni giorno propagandano odio dalle proprie pagine facebook, twitter e dai loro blog– scaricano tutte le proprie frustrazioni augurando stupri di gruppo a Laura Boldrini, invitando a lanciare banane a Cécile Kyenge, augurando la morte a Emma Bonino o festeggiado per le stragi nel canale di Sicilia.

Non è di certo per fare sensazionalismo spiccio o catastrofismo, ma l’ondata razzista che sta prendendo piede in Italia inizia ad essere seriamente preoccupante.
Qualsiasi avvenimento viene sfruttato per fini propagandistici, per legittimare il proprio razzismo.

Due giorni fa una donna di 41 anni, dopo aver ordinato una pizza, sarebbe stata stuprata dal portapizze. Secondo il racconto della donna lo stupratore sarebbe un ragazzo sui 30 anni di origini egiziane –sul caso ci sono ancora indagini in corso per chiarire la dinamica dei fatti e l’identità dello stupratore.

Salvini, ça va sans dire, non ha perso tempo per dire la sua, proponendo per l’ennesima volta la castrazione chimica e cogliendo l’occasione per gettare un po’ di benzina sul fuoco, tanto per cambiare.
Ovviamente la sua proposta è stata acclamata dalla folla forcaiola, tutti uniti al grido di “castrazione chimica” e “stop invasione”. Improvvisamente a Salvini e a tutti quelli come lui stanno a cuore le donne vittime di violenza! Sono diventati delle suffragette e degli attivisti per l’emancipazione femminile!

Una donna deve essere libera di uscire quando vuole, di indossare quello che vuole, di rientrare all’ora che preferisce e di vivere da sola“:  tuonano commentando le pagine dei quotidiani che riportano la notizia.
Sì, tutto vero e giusto, peccato che queste rivendicazioni non vengano esternate in altri casi di violenza sessuale e non.

Infatti, ritornando all’aggressione su Tellage, vi mostro quanto agli italiani importi realmente della violenza sulle donne.

 

ragazza aggredita Bo

 

Si fa una gran fatica a leggere questi commenti uno più reazionario e razzista dell’altro.
Tra l’altro è sempre (poco) piacevole notare come i commenti pregni del peggiore maschilismo siano stati lasciati proprio da delle donne.
Gente così indottrinata da motti leghisti e bufale razziste da mettere poi in dubbio le notizie reali. Una di queste infatti si chiede come mai alcuni dei casi di violenza che aveva letto da qualche parte (leggi: “Tutti i crimini degli immigrati”, “Catena Umana” o “Imola Oggi”), perpetrati da immigrati, non si trovino mai sui quotidiani. Eh, chissà come mai!

E, come potrete notare, la maggior parte ha totalmente mistificato l’accaduto facendo riferimento ad un presunto biglietto non timbrato che non viene assolutamente citato su tutti i quotidiani che hanno riportato la notizia.
L’empatia verso le donne vittime di stupri e violenze, negli italiani, è intermittente come le luci di Natale: on/off, a seconda della nazionalità dello stupratore o dell’assassino.


Donna ammazzata dal marito italiano: era depresso, chissà lei cosa avrà fatto, aveva perso il lavoro o la testa, è stato un raptus.
Donna ammazzata dal marito musulmano: sono tutti uguali, per loro le donne non valgono nulla, la violenza è nel loro dna.

Donna stuprata da un italiano: 
Reazione 1) “Qualcosa non quadra”. E fioccano tesi e ipotesi di complotto per dimostrare che la vittima stia spudoratamente mentendo e si sia inventata tutto o che, addirittura, fosse consenziente.
Reazione 2) “Era vestita da troia! Andare in giro da sola a quell’ora, certo che a volte se la vanno proprio a cercare! Magari le sarà anche piaciuto!”

Donna stuprata da uno straniero
Reazione unica: “Stop invasione! Sono incivili! Sono delle bestie! Per loro le donne sono niente, oggetti di cui disporre! Castrazione chimica! Ruspe Ruspe Ruspe!1””

Quando lo stupratore è straniero, quello messo in discussione non è tanto lo stupratore in quanto uomo che ha perpetrato uno degli atti più crudeli e disumani su un altro essere umano, ma la sua nazionalità o la sua religione
Quando lo stupratore è italiano, quella passata in rassegna, quella giudicata, è troppo spesso la vittima.

1441348_459654020813614_464365319_n

A conferma di ciò che ho scritto qui sopra, elencherò diversi casi di violenza sessuale avvenuti Italia, per mano di italiani, dove l’opinione pubblica ha sfacciatamente colpevolizzato la vittima.

Mi viene in mente il caso di Anna Maria Scarfò che, poco più che bambina, venne abusata per tre lunghissimi anni da un branco:

Riporto da Repubblica

 

“Bravi ragazzi” di un piccolo centro, San Martino di Taurianova, in Calabria. Un pugno di strade come un coro anonimo che, all’indomani della denuncia, vomita sentenze disumane, minaccia e colpevolizza la vittima, rifiuta di vedere tra i volti di figli e mariti, quei mostri sbattuti in carcere, dopo le condanne del Tribunale. E’ il paese “perbene” che affianca il racconto doloroso di Anna Maria, l’animo ferito ancora, quando a sedici anni trova il coraggio di parlare e la solidarietà muore tra ingiurie “ci ha rovinati. Ha preso i nostri uomini e ora fa la santa”, intimidazioni urlate alla finestra, “nesci fora, puttana. Se sta vota ciu dici e carabinieri, ti bruci, ti ammazzo”, telefonate notturne, “perché non vieni davanti al carcere di Palmi? Hai un bel culo, so che fotti bene”


Poi mi viene in mente lo stupro di Montalto di Castro

Il fatto risale al 31 marzo del 2007. Molti giovani del paese erano a una festa  di 18 anni, gli invitati erano più di cento ai bordi della pineta di via del Palombaro. A 500 metri dalla musica e dal caos, un’adolescente di Tarquinia viene stuprata da otto ragazzi.
Quali sono state le reazioni della gente in quel caso?
Riporto dal Corriere

 

I concittadini si affrettano a commentare in tv l’accaduto: «Era lei che faceva la zozza», «Si è divertita pure lei», «Una ragazzata» dice il padre di uno dei presunti stupratori.
«Li conosciamo eccome, Tevez, Buddha, anche gli altri, sono a posto, non hanno alcun bisogno di stuprare ragazze, non è vero niente, piuttosto lei, che quello stesso pomeriggio, prima della festa, era andata con un altro…»
«Colpa di lei». Oppure: «Lei di certo non è una seria». O anche: «Ma se l’aveva già fatto con altri quattro…».
«Avessi avuto diciassette anni, mi sarei messo in fila e anch’io sarei andato con quella». Ecco, lo fanno in molti: la vittima, la chiamano «quella». «Ma questi ragazzi mica sono romeni, che picchiano e uccidono».
«No davvero, avranno pure sbagliato ma mica si possono rovinare la vita. Tutte queste parlamentari che parlano, accusano, ma questi ragazzi una sera j’è capitata ’sta cosa…». Capitata. Poi dice una frase a forma di battuta, parecchio crudele: «Non tutti i mali vengono per nuocere, adesso quella fija troverà un lavoro…».

 

Tra l’altro mentivano spudoratamente visto che verso questi ragazzi, questi stupratori, tutto il paese si mobilitò mostrando la propria solidarietà, offrendo loro lavoro e, addirittura, l’allora sindaco democratico Salvatore Carai stanziò 30mila euro per le famiglie dei ragazzi «gravate da una condizione di profondo disagio economico» disse.

C’è poi il caso di Rosa, stuprata da un militare a Pizzoli (Aq). La ragazza venne violentata selvaggiamente e fu lasciata nuda e sanguinante nella neve da un militare dell’esercito. Da gran parte dell’opinione pubblica fu lei, per l’ennesima volta, a essere accusata di essersela andata un po’ a cercare, perché una ragazza per bene non va in discoteca, a quell’ora, da sola poi. Un gioco erotico finito male, un rapporto amoroso, così fu definito dall’avvocato del militare, sostenendo inoltre che Tuccia avesse provocato le ferite con “la mano”, malgrado la ragazza abbia subito 48 punti di sutura per ricostruire le parti interne lese. Molti invece sostennero che, date le amnesie della ragazza, quest’ultima fosse stata addirittura consenziente.

Quello che l’avvocato definì rapporto amoroso così fu giudicato dal medico che operò Rosa: “In trent’anni di attività non avevo mai visto nulla del genere, quando è stata portata all’ospedale dal 118 e scortata dai carabinieri, è arrivata ricoperta di sangue in condizioni di incoscienza e in un grave stato di shock emorragico dovuto alle gravi lacerazioni che aveva. Lacerazioni che interessavano oltre che l’apparato genitale anche altri organi. E’ stata portata immediatamente in sala operatoria, dove ho chiamato subito il collega chirurgo e insieme, l’abbiamo operata. Un intervento di oltre un’ora nel quale sono stati ricostruiti l’apparato digerente e l’apparato genitale”.

Infine vorrei ricordare il triste episodio di Carmela che, a 13 anni, decise di lanciarsi dal settimo piano di un edificio dopo aver subito violenze dal branco e pesanti molestie da un uomo. Anche in quel caso quella giudicata fu la ragazzina. Essendo della stessa città di Carmela ricordo esattamente l’opinione della gente. Carmela veniva considerata una ragazza difficile, una sbandata, nessuno credeva alla sua versione dei fatti. Passò da un centro riabilitativo all’altro dove veniva unicamente imbottita di psicofarmaci. Il dolore per le violenze subite, il giudizio della gente e lo scetticismo verso ciò che le era accaduto la spinsero a concludere tragicamente la sua breve esistenza.

Questi sono solo alcuni dei casi di violenza su bambine e donne che hanno fatto più scalpore.

Gli stupratori italiani considerati bravi ragazzi e, se militari, sicuramente uomini dalla vita irreprensibile, sempre bravi padri di famiglia. Loro facilotte, puttane, sbandate. Per cui mentre molti degli stupratori hanno ricevuto sostegno e solidarietà dalle comunità in cui vivevano, le ragazze sono state costrette ad abbandonare la propria città o la propria nazione oppure, come nel caso di Carmela, la vita.

 

Seguimi anche su twitter: @Plathona

Una risposta a “Stupri, castrazione chimica e aggressioni sugli autobus. Come cambia il giudizio sulla violenza a seconda della nazionalità di chi la compie”

  1. Ma infatti io aggiungo un altro punto: quando l’uomo è straniero e la donna che subisce violenza è italiana, a nessuno dei difensori della vittima interessa nessun principio femminista o simile; si torna semplicemente indietro ai tempi del “le nostre donne non le tocchi”, come se la metà della popolazione femminile fosse un bene che appartiene alla metà maschile e che gli estranei hanno osato profanare. Una “cosa loro” che hanno rubato.
    Quindi non illudiamoci: quando uno fa certi discorsi, della libertà della donna, anche quando la sta difendendo, non gliene frega comunque niente.

I commenti sono chiusi.