Ebola: tra psicosi, stigmatizzazione e bufale razziste #IAmALiberianNotAVirus

Quello dell’ebola, ormai, è diventato un tormentone. Ogni giorno, decine di titoloni sensazionalistici ci spingono a cliccare a destra e a manca per scoprire l’ultimo caso di ebola –e, guarda caso, nel nostro paese e fino ad oggi, sempre infondato.

Da questo interessante e dettagliato post su Vice si apprende che Nicola Petrosillo, direttore dell’ “U.O.C. Infezioni Sistematiche e dell’Immunodepresso” (II Divisione) dello Spallanzani, ha dichiarato che l’arrivo di Ebola in Italia è “un evento improbabile, ma possibile. E’ importante essere preparati e avere delle misure che ci permettano di poterlo identificare e isolare adeguatamente”. L’infettivologo continua, cercando di rassicurare gli italiani, dichiarando che abbiamo tutti i mezzi e le strutture necessarie per prevenire l’infezione negli operatori sanitari.

Tra l’altro, anche sul sito di “Medici senza frontiere” possiamo trovare risposte esaustive e corrette alle nostre ansie e preoccupazioni.

L’Ebola non è come l’influenza. Non ci si può ammalare sedendo accanto a una persona malata sull’autobus. Le persone si ammalano perché hanno accudito un familiare o un paziente malato e sono venute a contatto con sangue, secrezioni e altri fluidi biologici infetti. L’epidemia può diffondersi anche nelle strutture sanitarie, quando manca un adeguato controllo delle infezioni e le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti. Inoltre, la pratica tradizionale del lavaggio dei defunti prima della sepoltura costituisce una delle principali forme di contagio e ha avuto un ruolo non trascurabile nella diffusione di questa epidemia.

 

Mentre gli esperti diffondono informazioni precise e dettagliate, tentando di far luce sul virus, molti dei media mainstream diffondono in rete, radio e televisione, notizie imprecise, generando allarmismi che quasi sempre si dimostrano, come scrivevo in apertura, infondati.

Nelle settimane precedenti diversi sono stati i falsi allarmi: a Brescia la telefonata di un paziente al 118 fa scattare subito un fuggi fuggi nell’ospedale.

A Roma, un ragazzo somalo presentatosi all’ufficio immigrazione per rinnovare il permesso di soggiorno si sente male e perde sangue dal naso. Subito scatta l’allarme ebola, il ragazzo viene ricoverato immediatamente e dopo lunghi accertamenti si scopre che si trattava di epilessia. Dopo la divulgazione del referto, l’allarme rientra, ma i media iniziano a diffonderlo, facendo circolare così la notizia di un caso che con l’Ebola non aveva nulla a che fare.

Inoltre, su Valigia Blu ci fanno notare come l’allarme di un caso di Ebola, già rientrato in realtà, venga lanciato e poi smentito nel giro di pochi minuti.

 

 

ebola la7

A dar manforte a questa pessima informazione, che come abbiamo notato spesso viene prodotta anche dai TG e dai giornali più autorevoli, ci sono gruppi e gruppetti di estrema destra, e non solo, che, coprendosi dietro la preoccupazione dell’epidemia, spacciano in rete bufale e informazioni inesatte –alimentando così razzismo e pregiudizi verso gli immigrati.

Da CasaPound

CasaPound Perugia

a Salvini e Forza Nuova

Salvini - ebola

 

Come possiamo notare erano i soliti falsi allarmi, ma pensate che il lettore medio delle pagine fb di Salvini o Casapound vada mai a leggersi le smentite? Certo che no: qualsiasi occasione è buona per seminare un po’ di razzismo e ripetere come un disco rotto la solita solfa sull’immigrazione e sull’accoglienza.

Non poteva mancare Buonanno che come al solito lancia una delle sue solite proposte strampalate e deplorevoli

Buonanno

 

Infine passiamo a Grillo che, dal sacro blog, un paio di giorni fa scriveva : “Visita medica obbligatoria a tutti gli immigrati e i clan destini a casa”. Ormai è diventato quasi impossibile distinguere le sue esternazioni da quelle di un leghista qualunque.

Proprio qualche giorno fa, mi è capitato di condividere, sulla nostra pagina fb, questo post dove si raccontava della giornata del 18 ottobre 1943 e di quello che è avvenuto precisamente 71 anni dopo a Milano (immagini prese da “Repubblica“).

 

Il post non aveva la presunzione di mettere a paragone la deportazione degli ebrei romani con la manifestazione razzista svoltasi a Milano. Si faceva semplicemente notare come, nonostante i progressi, l’alfabetizzazione e i decenni ormai passati, l’Italia sia rimasto un paese, fondamentalmente provinciale, fascista e razzista –del resto la Lega e i movimenti come CasaPound ne rappresentano il prodotto.

Sotto il post sono arrivati dei commenti, che non saprei come classificare, nel senso che non ho capito le vere intenzioni di chi li ha lasciati. Mi si faceva notare che era un’esagerazione parlarne in quei toni allarmistici, che i saltelli di Salvini nulla avevano a che vedere con le deportazioni e che la Lega, in fondo, non ha mai fatto proposte di leggi di deportazione.

Nessuna proposta di deportazione, quindi siamo al sicuro! Noi sì che siamo un paese antirazzista, tollerante e libero.

Questo clima, queste bufale, questa disinformazione, invece, iniziano seriamente ad avere conseguenze negative. Ad esempio, ciò che è avvenuto lunedì, a Roma, nei pressi del capolinea di Grotte Celoni. Alcune ragazzine hanno intimato ad una ragazza della Guinea di allontanarsi, perché poteva attaccargli l’ebola.

La ragazza, giustamente, si è difesa. Ma, alla sua risposta, l’episodio ha preso, già gravissimo di per sé, una piega ancora peggiore. Le ragazze hanno iniziato a picchiarla e, non paghe, arrivate alla fermata dell’autobus, si sono fatte aiutare da due uomini, loro parenti. E giù con schiaffi e pugni.

Purtroppo non è l’unico episodio. Ieri mattina, a Fiumicino, una bambina di tre anni, di ritorno da una vacanza in Uganda insieme alla mamma e alla sorella, si è vista sbarrare le porte dell’asilo da un gruppo di mamme dei suoi compagni per la paura incontrollata del virus . Non contente hanno imposto un vero e proprio ultimatum: “Se entra lei non entrano i nostri figli”. 

Ormai il clima che si respira ci ricorda tanto l’epoca dell’apartheid. Inoltre, allarmismo e bufale, hanno portato troppi italiani a credere che qualsiasi africano-a sia un pericolo, un portatore sano di Ebola.

Come risposta a questa psicosi diffusasi non solo in Italia, ma in diverse parti del mondo occidentale, la comunità liberiana di Staten Island, a New York, ha ideato #IamALiberanNotAVirus (“Sono Liberiano non un virus”) una campagna virale che vuole sradicare le stigmatizzazioni e le discriminazioni nei confronti degli africani.

A quando una cura per arginare quella gravissima malattia che è il razzismo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una risposta a “Ebola: tra psicosi, stigmatizzazione e bufale razziste #IAmALiberianNotAVirus”

  1. Post assolutamente condivisibile: abbiamo parlato anche noi dell’ebola, fin dalle prime notizie della diffusione della malattia, cercando di essere precisi, scientifici (anche con un bel post scritto da due medici) e non fare facili allarmismi.
    Putroppo, non è facile: la cultura media è talmente bassa che è facilissimo veicolare messaggi sbagliati, come quelli che citi.
    E quando si vedono numeri di “condivisioni” come quelli sopra, non ci si può fare a meno di chiedere se non sia una battaglia persa in partenza….

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