Emma Bonino e il feroce e imbarazzante populismo italiano

Il 12 gennaio, Emma Bonino, annunciava a radio Radicale di essere malata e di avere un tumore ai polmoni:

« Dovrò ridurre le mie attività ma non ho intenzione di interrompere la mia attività politica perché da una passione politica non ci si dimette […] rispettare questa situazione senza mettersi a fare indagini o robe varie, ringrazio gli operatori che anche nei momenti più difficili mi sono stati accanto nel limite delle loro possibilità […] tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine, insomma io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata»

Un annuncio coraggioso quello di Emma Bonino che tra le altre cose ha dichiarato che continuerà a portare avanti il suo impegno in politica e ha poi paragonato la malattia a una sfida, una delle tante che ha affrontato nel corso della sua vita.

Emma Bonino ha ricoperto diversi ruoli rilevanti in politica, ha portato avanti numerosissime battaglie umanitarie, una donna di spicco, tanto che, nel 2011, la rivista statunitense Newsweek la inserisce, come unica italiana, nell’elenco delle “150 donne che muovono il mondo”.

La notizia circa la sua malattia, nel giro di pochissime ore, ha fatto il giro di tutti i giornali online scatenando reazioni di ogni tipo

Da “Raccolta statistica di commenti ridondanti

10431483_876897605688748_8908524326056704512_nCommenti squallidi, orribili e ripugnanti.

“Non mi dispiace affatto, dovrebbe essere così per i nostri ministri e parlamentari del PD e Forza Italia”

“Neanche coi tumori questi spariscono, che brutta specie

 “Vedi che puoi fare con la pompa della bicicletta”.

“Vuoi rubare soldi fino alla fine animale”

“Purtroppo è il tumore che ha la Bonino”

Questi solo alcuni dei commenti che si possono leggere su uno dei tanti giornali online.
Come scrive Roberto Casalini su Wired:

Esistono i filtri, esistono le fognature. Fossi stato al posto dei colleghi del “Fatto”, avrei rimosso i nove decimi di quei commenti. Non fanno onore né a chi li scrive, né a chi li pubblica.

Oltre al Fatto Quotidiano ormai ogni pagina che fa informazione, dal Messaggero a Repubblica, è contaminato da questo genere di commenti.

E, tralasciando un attimo le colpe dei vari giornali che non utilizzano alcun filtro per questo genere di commenti, ma che spesso sono i primi a scatenare i più bassi istinti dei lettori con toni e titoloni sensazionalistici e immagini acchiappaclick –anche per questo nasce la nostra campagna #giornalismodifferente–, mi domando come abbiamo fatto, noi italiani, ad arrivare ad un livello umano e culturale così basso.

Non c’è uno, neanche uno, spazio di informazione che non sia inondato di commenti orribili, dalle notizie di cultura e spettacolo fino a quelle di ricette. Per non parlare poi di notizie sulla politica, sui diritti civili, sul razzismo o sugli stupri: qui si scatena il peggio. Migliaia di persone si incontrano su queste pagine per vomitare i sentimenti peggiori: astio, pregiudizi, frustrazioni, discriminazioni, auguri di morte, di stupri e di malattie.

E’ bene evitare sermoni sul web e sulla violenza che, secondo molti, avrebbe scatenato, perché il web non ha scatenato nulla, ha fatto semmai da cassa di risonanza, ma il problema è di chi c’è dietro il web: le persone e il loro misero bagaglio culturale.

Ancora citando l’articolo su Wired :

Che razza di “società incivile” stanno allevando, e nutrendo a mollichelle, i populismi (anche mediatici) vari e assortiti, in Italia come altrove? Nessuna disaffezione alla politica, nessun giudizio severo sull’operato di esponenti e forze politiche possono giustificare questi rigurgiti. Il mito del “popolo incazzato”, il premiare sempre la pancia e mai il cervello, sempre l’urlo e l’invettiva e mai il ragionamento (anche duro, anche radicale: ma motivato e argomentato) è cattiva pedagogia e parassitismo (i satirici e i pamphlettisti che campano sugli scandali ricordano molto gli antichi frequentatori dei bordelli che giuravano di aggirarsi tra le puttane soltanto per disinfestarle dalle piattole). Insomma, chi è governato non è meglio di chi governa, e spesso è molto peggio, quando fa prevalere la bava alla bocca.

I giorni scorsi sono stati segnati dal terribile attenato a Parigi, alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, e qui, in Italia, improvvisamente tutti sono diventati amanti della satira e della libertà d’espressione.

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Ma, ricordiamolo, la regola per i più è: “La satira è ok ma solo sugli argomenti che decido io”. In molti si sono fatti portatori di democrazia e libertà, non perdendo ovviamente l’occasione per seminare un po’ di odio sui musulmani, tutti.

Tutti associati in unico calderone, come se non fossero cittadini come tutti gli altri, come se non fossero dei singoli, degli esseri umani uno diverso dall’altra, come noi. Ed ecco che i musulmani diventato tutti terroristi, criminali sanguinari e assassini: “perché è nel loro dna, nella loro cultura”, ti risponderebbero otto italiani su dieci, li stessi che pensano di vivere in un incubo fatto di ebola, invasioni islamiche e rom.

Questo pensano coloro che poi augurano morti atroci a questo o quel politico, che sciacallano sulla malattia di Emma Bonino, che augurano stupri di gruppo a Laura Boldrini, che lanciano banane e insulti razzisti a Cécile Kyenge che insultano e augurano le cose peggiori a Greta e Vanessa, le due giovani cooperanti rapite in Siria.

Ovviamente, gli esponenti politici che ho appena citato possono essere politicamente condivisibili o meno ma c’è una bella differenza tra il non condividerli, non sentirsi rappresentati, criticarli anche aspramente, manifestare contro e augurare morte, malattie, stupri di gruppo, umiliazioni a sfondo sessuale e razziale.

Ci facciamo portatori di libertà ma ormai chiunque non la pensi come noi deve essere annientato. Insultato. Linciato verbalmente e, forse vale la pena ribadirlo: le parole non sono più leggere delle pietre e delle frustate.

L’incultura di fondo che caratterizza gli italiani –e i dati lo confermano: altissimo tasso di dispersione scolastica, ci si informa e si legge pochissimo, abbiamo il dato più alto di analfabetismo funzionale— è stata, negli ultimi anni, alimentata e legittimata da alcuni movimenti politici che del populismo e della totale deresponsabilizzazione delle masse ne hanno fatto un vero e proprio mantra e stile di vita.

Perché, il comune denominatore è sempre e soltanto uno: cercare un nemico da odiare. E ultimamente pare che il più grande nemico degli italiani sia l’immigrato.

Tanto che persino la Lega ha deciso di ritrattare sui meridionali: “Ci eravamo sbagliati, non siete mica fannulloni, puzzoni, buoni a nulla e mafiosi come dicevamo fino a qualche tempo fa”. Rallegriamoci meridionali, ora il nemico è cambiato ed è lo straniero. Che ruba case e lavoro agli italiani, che prende quaranta euro al giorno, che viaggia gratis sui mezzi pubblici,ecc. Ma chi lo dice?

E che importa, lo dice internet e mica mi scomodo a cercare la veridicità di quelle fonti, che siano attendibili o meno, che non siano bufale messe in giro da fascisti e leghisti vari. E questo odio ha unito magicamente il nord al sud. Uniti dall’odio per lo straniero e per chi non è perfettamente come noi o conformato alla nostra provincialissima società.

Una massa urlante, che spesso non è capace di rispettare le regole più semplici della grammatica, che tra un gattino e l’altro invoca il ritorno del Duce, poi vuole sciorinare lezioni di vita, di economia, di politica, di storia, di satira e di società.

Perché la colpa è sempre di qualche altro, se l’Italia va male non è colpa di tutti, anche del disimpegno totale e della passività della popolazione, certo che no , è sempre e solo colpa della “ka$ta”, di una certa casta però, tranne quella che ci teniamo tanto a difendere e che ci ha indottrinati per bene tramite “sacri” blog pieni di banner pubblicitari, bufale confezionate a tavolino (vedi Casapound o Forza Nuova) o pagine facebook dove tra pizza, parmigiano e nani da giardino vengono lanciati messaggi pieni di odio razziale –e non solo .

La storia del popolo che ha sempre ragione inizia a scricchiolare un bel po’. Se questo popolo non ragiona, o peggio ancora ragiona solo con la pancia e con la bava alla bocca non si informa seriamente, non si accultura, di ragione inizia ad averne davvero sempre meno.

In bocca al lupo a Emma Bonino e che possa combattere e vincere questa dura lotta contro la malattia.

Altre fonti: wikipedia, Corriere.it

 

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6 Risposte a “Emma Bonino e il feroce e imbarazzante populismo italiano”

  1. Sottoscrivo, ma non in pieno.
    Mio padre non è colto per nulla. Dopo le medie, ha fatto due anni di formazione per operai specializzati. Cerca di leggere i giornali, ascolta la radio, a volte si sforza anche di inviare i suoi commenti, malgrado gli ci vogliano diverse ore per mettere insieme un testo.
    Ma non vomita odio e meschinità ogni volta che apre bocca. Anzi, tutto il contrario.
    Ed è pure cattolico, ma ragiona e non si accoda al moralismo e all’ipocrisia che vanno per la maggiore fra i cattolici. Caso mai, la sua fede lo stimola a non restare indifferente, a intervenire e non passare oltre quando qualcuno sta male, magari anche a portare a casa uno sconosciuto trovato in mal arnese sul ciglio della strada. L’odio facile e la crudeltà verbale sono qualcosa che posso constatare intorno a me da almeno trent’anni. L’ho sempre trovato agghiacciante. Ma mi domando se sia semplicemente questione di incultura. Mia madre, anche lei, era insegnante elementare. Con tre figli di cui uno malato, non aveva tempo di informarsi se non con il tg o il giornale radio. Certo il suo pensiero non era all’avanguardia, ma non mi ha mai insegnato a odiare, a disprezzare, a calunniare. Tutto il contrario.
    Nessuno dei due era di famiglia ricca o istruita. Anzi, erano poveri. Ma mi hanno insegnato a seguire i miei interessi e la mia sete di conoscenza senza guardare all’utile immediato. Non potevano aiutarmi né consigliarmi per i miei studi, ma hanno sostenuto la mia scelta del dottorato e mi hanno accordato la fiducia, nonostante non potessero capire cosa stessi facendo. Allora, è davvero l’incultura a generare tutta questa disumanità?

    1. Perdonami, ma chi ha parlato di titoli di studio? Con cultura non si intende laurea, master e attestati ma cultura personale, quella che ognuno di noi può farsi, oggi più che mai, con i tantissimi mezzi che abbiamo a disposizione.

        1. E infatti ti ho confermato che i titoli di studio c’entrano ben poco con l’incultura che citavo nel post 🙂

  2. No. Niente censura, niente filtri. Voglio sapere che per strada gira anche questa gente, che un giorno dovrò proteggere i miei figli da persone del genere ed educarli in maniera tale che non diventino simili. Nascondere le brutture non nerve a niente, ci cala solo in un senso di falsa sicurezza.

  3. Grazie Roberto, grazie Lia, grazie Fabiana, grazie Dani e grazie Laura: è bello pensare che anche se facciamo poco rumore, siamo sempre la maggioranza degli italiani. Andrea

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