Quante Roberta Siragusa esistono?

Il terribile femminicidio commesso a Caccamo ha colpito particolarmente l’opinione pubblica. I motivi sono diversi: in primo luogo per la giovanissima età di vittima e presunto colpevole; e in secondo luogo per le modalità con le quali si sarebbe svolta la storia tra Roberta e Pietro. I giornali ci hanno raccontato di una “gelosia morbosa” che lui nutriva verso di lei, di due famiglie in cui le liti tra i due venivano definite “sceme” e in cui si faceva ammettere a Roberta che “aveva provocato” le reazioni aggressive di Pietro, di amici che avevano visto l’occhio nero di Roberta, che sapevano che lei aveva paura… Ma, forse, il dettaglio che ci ha colpito maggiormente è quello della solitudine.

Una ragazzina di 17 anni che si isola da tutti, che frequenta gli amici solo se insieme a lei c’è anche Pietro, che rinuncia ai suoi sogni e passioni (la danza), che abbandona la scuola. Questi elementi ci fanno piombare in una atmosfera malsana, morbosa, soffocante, ansiogena. In fondo, la solitudine delle vittime di violenza domestica è una costante: un lavorio intenso che inizia con le azioni del carnefice, continua con l’indifferenza sociale, delle istituzioni e termina con il terrore paralizzante e il senso di colpa, di vergogna della vittima.

Com’è possibile che una ragazza del nuovo millennio possa incappare in una storia così opprimente e violenta? Forse se lo è chiesto qualcuno. Le ragazzine di oggi vengono descritte come emancipate, spregiudicate, lolite provocanti, “sgamate”.

Roberta ha dimostrato a tutti che non è così. Che le ragazzine sono solo ragazzine, che sono vittime di una subcultura che le vede sempre e comunque funzionali al piacere dell’uomo, al suo servizio. Una cultura che le priva di autonomia, di libertà, che le spinge a ritenersi meno importanti di “lui”, della loro relazione, della loro coppia. 

Quante Roberta Siragusa ci sono ancora in Italia? La domanda ci fa piombare nell’angoscia.

Cosa possiamo fare per loro? Per loro, così giovani, così “nuove” alle relazioni? All’amore?

Di Disamorex avevamo parlato qui. Una scatoletta simil farmaco, contentente 6 bustine ricche di consapevolezza che, ognuna con una serie di 10 domande, guida chi lo “assume” attraverso le varie forme di violenza che possono colpire una donna. Queste domande, studiate con l’aiuto dei centri antiviolenza, non danno risposte e definizioni della violenza, ma accompagnano le donne in una riflessione sulla propria relazione, facendo in modo che mettano a fuoco dettagli ed elementi che possono, se presenti, far loro capire di trovarsi in una relazione che, al meglio, non le rende felici, al peggio si configura come una relazione decisamente violenta, lasciando a loro libertà: di scegliere se restare in quella relazione, cercando di modificarla (se possono/vogliono) o di interromperla.

Per questo motivo “Disamorex” è uno strumento utilissimo. E’ la donna che, protagonista della sua vita, raggiunge consapevolezza, inizia a vedere la sua relazione con un nuovo “paio di occhiali”, valuta, definisce e sceglie.

“Disamorex” sembra proprio un farmaco, con tanto di foglietto illustrativo con le proprietà (il principio attivo è la consapevolezza), le indicazioni (si usa come prevenzione, “assumendo” le prime cinque bustine, e anche come pronto intervento, grazie alla bustina numero sei che indica a chi rivolgersi in caso di necessità), le destinatarie (donne di tutte le età e donne vittime di qualche forma di violenza), le controindicazioni (nessuna), la posologia (da “assumere” almeno una volta), le avvertenze, gli effetti collaterali (aumento della consapevolezza = aumento dell’autostima), ed altre voci simili, tipiche dei “bugiardini” farmaceutici.

Disamorex è stato protagonista di tantissimi nostri interventi nelle scuole, perché è una piccola idea geniale, immensa nei contenuti, pratica nella forma e soprattutto… contiene una “bustina” di farmaco per le adolescenti.

Come mai un cartoncino dedicato in modo specifico alle adolescenti?

Perché è una problematica completamente diversa. Spesso nelle relazioni fra adolescenti non c’è vera violenza ma ci può essere il “seme” di un rapporto di lieve prevaricazione. Ed è facile per le adolescenti scambiare il senso di possesso per una sana e normale gelosia. Se nel bugiardino spieghiamo che il “principio attivo” su cui si basa Disamorex è la consapevolezza, siamo convinte che siano proprio le adolescenti ad avere bisogno di maturare la consapevolezza

Allora vogliamo regalare la bustina numero 5, quella azzurra, quella specifica per le adolescenti e le giovanissime donne, a tutte le Roberta Siragusa del nostro Paese: la sola cosa che possiamo fare per loro è inondarle di consapevolezza (il principio attivo di Disamorex).

1) è contento che tu segua le tue passioni e interessi? Senti che sostiene i tuoi progetti? 

Roberta aveva lasciato la danza.

Roberta aveva lasciato la scuola.

Un ragazzo che ti ama, ti ama anche perché ti piace la danza (o altro), perché vai a scuola, studi e ti impegni. Non ti impone la sua presenza come unico interesse, come tua unica passione. Lo sport, la scuola, i tuoi hobby, le tue passioni sono tutti elementi di crescita, di formazione, sono campi in cui ti sperimenti come futura donna adulta. Se lui ti ama, lui vuole che tu esprimi la tua personalità nelle cose che ti piacciono, ti sono utili, ti mettono alla prova.

2) e 3) Ti senti libera di uscire con amiche e amici? E’ geloso al punto che non tollera che tu abbia amiche e amici? Lo sai che la gelosia non è assolutamente una prova d’amore?

Le amiche e gli amici sono necessari: si diventa grandi e si impara a conoscersi anche attraverso il confronto e il rapporto con gli altri. Quando si è molto giovani il rapporto con un’unica persona, è limitante, morboso. I coetanei e la relazione con “il gruppo” ti aiutano a strutturare la tua personalità, a capire “chi sei”, chi vuoi essere.

Molto importante la parte che riguarda la gelosia. Moltissime ragazze (e anche tanti ragazzi), negli incontri con le scuole, se chiediamo quali sono le caratteristiche che deve avere l’uomo (o la donna) “ideale” rispondono “La gelosia” e alla domanda “perché?” rispondono: “perché significa che lui (o lei) tiene a te”.

No. La gelosia dimostra una sola cosa: l’insicurezza di chi la prova. La persona gelosa è qualcuno che non si sente abbastanza sicuro di sé da considerarsi attraente ai tuoi occhi. Teme, poiché sente di valere poco, che tu trovi qualcuno di meglio. E’ normale essere insicuri quando si è molto giovani, ma è comunque sbagliato limitare, ingabbiare, vessare e controllarti perché non sei tu che hai la funzione di rafforzare l’immagine che ha di sé stesso e non sei responsabile della sua felicità. Se lui è geloso, deve fare un lavoro su se stesso, magari anche parlandone con te, ma nessuno ha diritto a bloccare nelle maglie della sua insicurezza la persona che dice di amare che deve restare libera. Chi ama si fida. La fiducia è la vera prova d’amore.

4) e 5) Vuole sempre sapere dove sei e con chi sei? Ti senti controllata? Vuole leggere i tuoi messaggi su Whatsapp e controllare il tuo profilo Facebook? (o Instagram o TikTok, o… ecc ecc)

Roberta era talmente controllata che poteva vedere i suoi amici solo in presenza di Pietro. Il tema è sempre quello della gelosia, quando si manifesta in forma talmente potente da essere soffocante, da iniziare ad escluderti da tutto e da tutti. Privata di relazioni. 

6) Ti senti libera di vestirti come ti piace? Interviene per condizionare il tuo abbigliamento?

Qui si tratta di una forma di controllo che abbraccia aspetti della vita quotidiana. Anche attraverso i tuoi vestiti tu affermi la tua personalità e i tuoi stati d’animo. Nessuno ha diritto di mortificarti, né tantomeno di importi abiti che non senti “tuoi”. Nessuno ha diritto di dirti che, magari, con quei vestiti “attiri sguardi” e dunque non puoi indossarli perché ritiene che l’unico sguardo che DEVI attirare è il suo.

7) Ti soffoca con attenzioni che non desideri?

Questa domanda allude ad una forma, magari all’acqua di rose” di stalking. Le attenzioni che non desideri possono essere decine di messaggi, anche dal contenuto “neutro” o “dolce”, ma che diventano così soffocanti e continui da farti sentire braccata. Oppure troppi regali, oppure ancora troppe “gentilezze” o gesti che vogliono passare per gentilezze, ma che diventano una persecuzione, o qualcosa che asfissia. Se, dopo averlo lasciato, continua a lasciarti messaggi o piccoli doni, o a cercarti nel gruppo di amici, tanto da metterti ansia, allora non è amore. E’ ancora una volta, mettere se stesso e le sue fragilità al primo posto. 

Ma anche in costanza di rapporto, se la sua presenza diventa totalizzante, asfissiante, se spinge troppo sull’acceleratore, anche se non sei pronta, c’è qualcosa che non va.

8) Il sesso è voluto da entrambi? Piace ad entrambi?

Questo è importante. Purtroppo, c’è la tendenza a pensare che, se non si fa sesso si è “sfigati”, magari vedi intorno a te amiche e amici che lo hanno già fatto e ti senti pressata. Magari pensi che se non lo fai, lui ti lascerà. Ma non sono questi i motivi per un rapporto sessuale. Il sesso può essere meraviglioso, la miglior forma di comunicazione tra due esseri umani, il dialogo più intimo e vero. Ma, appunto, come non apri il tuo cuore e non racconti la tua vita privata a chi non ritieni in grado di capirti e accoglierti al meglio, lo stesso per il sesso. Lo dovete volere tutti e due. E non perché gli “altri” lo fanno già, ma perché siete pronti a donarvi la vostra intimità, intesa in senso lato (di corpi, pensieri, anime), anche solo per divertirvi, se è questo che volete. E sì, deve piacere a tutti e due. E’ fondamentale il consenso (prima, dopo, durante e su tutte le modalità). Quando si è giovani si deve anche imparare e quindi è normale che non siate subito in sintonia su tutto. Ma è fondamentale che, qualunque cosa facciate, non sia forzata e non ti faccia sentire “sporca” o a disagio, o, peggio, costretta. Il piacere femminile non è un accessorio e non serve a lui, per gonfiare il suo ego. Il tuo piacere è un tuo diritto. 

9) Diffonde e condivide con altri le vostre foto intime e private?

Si chiama Revenge porn ed è un reato e fa soffrire tantissimo. Non è una “bravata”, uno scherzo, o una “goliardata”.  Donne adulte hanno perso il lavoro o la vita, per via di questo reato.

10) Esiste un divario di potere nel vostro rapporto di coppia? Vuole decidere sempre lui?

Tutte le altre domande acquistano significato alla luce di questa. La violenza contro le donne nasce da un divario di potere, da una relazione che non è in equilibrio, in cui chi abusa ha la facoltà di decidere e chi subisce no, in cui chi ha il potere impone, limita, rinchiude. Rifletti su questo. Perché ogni aspetto che abbiamo visto sottolineato dalle altre domande può essere espressione di violenza, se esiste un divario di potere, se lui vuole il litigio ad esempio sui tuoi vestiti e i tuoi amici e tu no, se senti che non hai le risorse e la forza o la possibilità di reagire alle sue imposizioni, al suo controllo, alle sue azioni che cercano di renderti un oggetto a sua esclusiva disposizione, se hai paura delle sue reazioni, se hai paura di lasciarlo.

E se in questo momento non stai vivendo una relazione, sei single, Disamorex e questa bustina in modo particolare, possono fornirti una piccola guida, un memo: “le dieci cose da sapere” prima di iniziare una relazione.

Hai tutta la vita davanti. E’ tua, solo tua e nessuno te la deve limitare o te ne deve privare come Pietro ha fatto con Roberta.

La pagina Instagram di Matilda Editrice che stampa Disamorex e che in questi giorni si occupa come noi della “bustina numero 5”

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