La violenza come destino per le donne nello spot RAI

Nel corso degli anni abbiamo analizzato diverse campagne, istituzionali e non, contro la violenza di genere, spesso in queste abbiamo trovato clichè, luoghi comuni, stereotipi e un mancato incontro-confronto con le realtà che si occupano di violenza contro le donne.

La donna con l’occhio nero, quella per cui la violenza è solo quella che si vede, quella della passività e dell’impossibilità di reazione, quella sola, è il clichè per eccellenza delle campagne contro la violenza.

Più volte e a gran voce, realtà femministe e centri antiviolenza hanno denunciato questo tipo di rappresentazione, ne hanno messo in evidenza la pericolosità, hanno chiesto immaginari differenti.

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne del 25 Novembre solitamente si scatena la pericolosa retorica delle campagne istituzionali. Purtroppo anche quest’anno è accaduto.
La spot realizzato dalla rai vede come protagonisti bambini e bambine. Tra quest* c’è chi da grande vorrebbe fare la veterinaria, chi il maestro di sci, chi la stilista e chi: “quando sarò grande andrò in ospedale perchè mio marito mi picchia”.

Anteprima della campagna. Il solito occhio nero!
Anteprima della campagna. Il solito occhio nero!

Cosa ci dice questo spot? Che la bambina da grande verrà picchiata, che questo è il suo destino, che così è scritto.
E se è scritto nè io, nè lei, nè chi la picchierà potremmo farci niente, potremmo evitarlo. Questa campagna non solo ci dice che le donne sono destinate a subire violenza, ma che gli uomini sono condannati ad agirla. Violenza come destino sia per chi la subisce sia per chi la esercita.

Questa comunicazione è fortemente sbagliata, fuorviante e pericolosa, non solo perchè nasconde le ragioni profonde e strutturali della violenza di genere contro le donne, ma anche perchè delegittima qualsiasi forma di azione/prevenzione per rendere possibile il cambiamento. Perchè se è scritto nei geni, nella biologia, nelle stelle allora non puoi far nulla per cambiare.

Ma non è così. La violenza contro le donne ha una sua specificità, ha motivazioni sociali, culturali, economiche, è profonda, è radicata, non è solo quella esposta, quella dell’occhio nero, è quella verbale, psicologica, economica. La violenza non è un destino, proprio per questo possiamo prevenirla, agendo sulle cause.
Questo spot raccontandoci una bugia, presentando alle donne la violenza come loro destino di genere, le condanna alla passività, all’accettazione rassegnata.

La campagna istituzionale della RAI ha giustamente suscitato lo sdegno di tanti e tante. La richesta di ritiro è arrivata da Lea Melandi e altri spazi e realtà femministe. C’è anche una petizione. Perchè in questo caso si tratta veramente di rovinare il lavoro preziosissimo di tante donne che si impegnano quotidianamente contro la violenza e che dovrebbero essere interprellate prima di realizzare queste campagne.

Non vogliamo più vedere questo tipo di rappresentazioni. Alimentano proprio quella violenza che dicono di voler combattere. Vogliamo narrazioni e linguaggi diversi. E’ possibile realizzarli. Un esempio bellissimo è la campagna grafica di Chayn Italia #cambiamoilfinale.

Non vogliamo essere rappresentate sempre e solo come vittime, perchè la violenza non è il nostro destino, non siamo come ci rappresentano e pretendiamo che le cose cambino.

vittima

Sullo stesso argomento il contributo di Chayn Italia https://medium.com/chayn-italia/la-pubblicit%C3%A0-della-rai-per-la-giornata-internazionale-per-leliminazione-della-violenza-contro-le-925eb36a67db#.jbzfxxjug