Se a fare bullismo sono gli insegnanti. Su Anita Iacovelli, i lati negativi della DAD e il dileggio degli adulti

A fine 2020, una giovane adolescente italiana, Anita Iacovelli, è balzata all’onore delle cronache, anche internazionali —tanto da essere ritenuta da giornali stranieri una delle donne dell’anno. Ne avevamo parlato nella nostra Gallery delle Donne del 2020 — per la sua protesta contro le scuole chiuse in Italia. La giovane, infatti, pur consapevole dell’emergenza sanitaria in corso, voleva puntare i riflettori sulle mancanze di un insegnamento scolastico solo a distanza (la famosa DAD, Didattica a Distanza) e sulla necessità, per gli studenti di poter tornare al più presto a fare lezione presenzialmente a scuola.

Negli ultimi mesi si è parlato molto di Anita, della sua protesta, della sua decisione di farsi portavoce di tutti quegli studenti che stanno vedendo i limiti di un insegnamento scolastico non presenziale. Ma questo ha spesso portato a dure critiche verso di lei, anzi a insulti, da parte di adulti in primis. E pochi giorni fa c’è stato l’ennesimo episodio al riguardo.

Mercoledì 24 febbraio, infatti vari giornali italiani hanno riportato la notizia di un post, su Facebook, della ex ministra dell’Istruzione. Un post che denunciava pubblicamente un recente caso di bullismo contro Anita. Avvenuto sugli stessi social. La ex ministra raccontava di esser da poco venuta a conoscenza di insulti contro Anita, sulla pagina Facebook di un portale legato al mondo della scuola. Un portale che diversi giornali hanno poi individuato, ovvero Orizzonte Scuola.

A inizio febbraio, Anita aveva rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa, parlando di nuovo della sua  protesta contro la DAD. E dichiarando che per lei era una buona idea recuperare classi fino a fine giugno. Questa intervista è stata poi ripresa proprio da Orizzonte Scuola, con un loro breve pezzo, in data 10 febbraio. Una sorta di pezzo-riassunto, ma molto breve, dell’articolo de La Stampa. Orizzonte Scuola ha quindi condiviso il suo pezzo sulla sua pagina Facebook, in due occasioni: il 10 febbraio stesso e pochi giorni fa, il 20 febbraio. E in entrambi i casi, questi due post su Facebook hanno dato spazio a commenti indecenti contro la ragazzina. Molti dei quali, oltretutto, da parte di insegnanti.

Tutto questo lo si si può ancora vedere nella pagina Facebook di Orizzonte Scuola, sia sotto il post del 10 febbraio

 

sia sotto il post del 20 febbraio

 

Ci troviamo di fronte a una chiara situazione di bullismo e cyberbullismo. Perché Anita non viene affatto “semplicemente” criticata nel merito delle sue dichiarazioni, ma viene vessata, dileggiata, accusata di essere manovrata: troviamo commenti che la irridono, che parlano di una ragazzina cresciuta a “latte al plutonio”, troviamo giudizi discriminatori. Troviamo persino commenti che mettono in dubbio la salute mentale di Anita, o commenti stupidi che le dicono che non è “normale” perché i ragazzini “normali” non pensano a voler stare di più a scuola. Ma a godersi l’estate. Molti, poi, i commenti che la accomunano alla giovane attivista Greta Thunberg, ma con toni ironici, critici e denigratori.

Tutto questo lascia davvero sgomenti. E ciò che ci lascia ancora più sgomente è che tutti questi insegnanti nel bullizzare Anita abbiano bullizzato tutta una serie di bambin*, adolescenti e ragazz* che con la DAD hanno non solo incontrato una serie di difficoltà, ma sono stati isolati dal mondo, spesso in condizioni familiari e sociologiche per cui la scuola diventa l’unico luogo di scambio con coetanei, l’unico modo per interfacciarsi con una realtà diversa dalla loro, di poter sviluppare le proprie attitudini e le proprie facoltà per poter coltivare dei saperi e delle capacità cognitive, sperare in un futuro diverso da quello in cui sono costretti o da cui provengono le famiglie di origine. Ignorando totalmente che per tantissimi minori le ore a scuola rappresentato un’evasione da situazioni difficili.  E senza contare i/le bambin* e gli/le adolescenti con difficoltà di apprendimento, quelli/e non adeguatamente forniti dei mezzi e delle capacità informatiche necessarie e con genitori spesso privi di mezzi culturali e non adeguatamente preparati per poterli aiutare.

Come dice Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, con la chiusura delle scuole sono emersi ancora di più il divario digitale e la povertà educativa. Soprattutto nelle fasce più deboli, la scuola “in presenza” è un livellatore democratico che fa sedere tutti sui banchi nella stessa classe. Dai dati Istat emerge, infatti, che il 12,3% degli studenti (circa 850mila) non ha un computer o un tablet a casa. Il divario diventa ancora più ampio al Sud, in cui la percentuale sale al 20%.

Dai dati, relativi al 2019, dell’ultima indagine Istat, si vede poi che la percentuale di famiglie connesse alla rete è molto differente, da un 82,3% nella provincia autonoma di Trento al 67,3% della Calabria.

Da un’indagine condotta da IPSOS per Save the Children emerge inoltre:

Un altro dato preoccupante, è quello che riguarda la partecipazione degli alunni con disabilità e con la DAD: tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% di loro (circa 70 mila) non vi ha preso parte, e come al solito la percentuale sale nelle regioni del Mezzogiorno fino a toccare il 29%. I motivi più frequenti che, secondo il report dell’Istat, avrebbero reso difficile la partecipazione degli alunni con disabilità in DAD sarebbero: la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio-economico (17%).

Ma la scuola non è solo nozioni e didattica, è fatta anche di relazioni sociali, sport, musica, sviluppo di capacità non cognitive fondamentali per la crescita. Sempre dall’indagine IPSOS per Save the Children:

 

Come sostiene Stefano Vicari, professore Ordinario e responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nonché coautore di “Bambini, adolescenti e covid-19″:

In questo periodo di isolamento, che sia il lockdown o la dad, il non avere un confronto reale con i coetanei porta i ragazzi a non aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilita l’umore depresso… Su questo la scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo la possibilità di incontrare un altro, di raccontare quel che gli passa per la testa, c’è una mediazione tra il suo pensiero interiore e la realtà. I compagni e gli insegnanti diventano un ammortizzatore di alcuni pensieri.

 

Sul Corriere, Vicari, ha poi sostenuto «Io non ho mai avuto tanti accessi al pronto soccorso e tentativi di suicidio e di autolesionismo. Abbiamo una quantità di richieste di aiuto che sono addirittura superiori alle nostre possibilità di accogliere», facendo una correlazione con l’isolamento in cui la pandemia ha costretto tantissim* bambin* e ragazz*.

Insomma, alla luce dei dati Istat, delle parole di Vicari e della ricerca IPSOS per Save the Children, alla luce dei divari ancora troppo ampi tra fasce sociali, tra Nord e Mezzogiorno, fanno doppiamente male quei commenti che dileggiavano la salute mentale della giovane Anita o le sue condizioni sociologiche in famiglia e in casa. Ancora di più, poi, se a sostenere tali commenti sono proprio degli e delle insegnanti.

Ma ci sentiamo di dire che anche il comportamento di Orizzonte Scuola, in questa vicenda, non ci è parso dei migliori. Innanzitutto, per il titolo scelto per i post su Facebook, del 10 e 20 febbraio, con cui ha scelto di condividere il suo breve pezzo su Anita e le sue dichiarazioni a favore della scuola fino a fine giugno. Il titolo dei due post, infatti, dice “Calendario scolastico, Anita: “Preferisco la scuola alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo – Orizzonte Scuola, riprendendo in toto il titolo del breve pezzo di Orizzonte Scuola. Ma è un titolo che tergiversa le parole di Anita, come poi si può leggere proprio nel pezzo, una volta aperto: qui, infatti, si riportano brevemente le dichiarazioni di Anita Iacovelli a La Stampa. E non troviamo in alcun modo qualcosa che rimandi al titolo del pezzo di Orizzonte Scuola e dei relativi post su Facebook. Nel pezzo, il passaggio sulle parole di Anita dice testualmente: “A La Stampa interviene Anita Iacovelli, studentessa di seconda media, diventata il simbolo della protesta anti Dad a dicembre: “Con i docenti non ne abbiamo ancora parlato, ma dal mio punto di vista ritornare in classe [fino] al 30 giugno è un’ottima cosa. Potremmo recuperare il programma inevitabilmente perduto dai rallentamenti della Dad”. Poi aggiunge: “Sono felice dell’idea di stare più in classe anche se significa rinunciare a una parte delle vacanze con i nonni””.

Come si vede, Anita non parla di “tempo perduto”, ma di “programma inevitabilmente perduto”. E, cosa ancora più importante, non dice in alcun modo che preferisce la scuola alle vacanze. Ci troviamo, quindi, di fronte a una situazione tipica di molti articoli e di molti post sui social: titoli ingannevoli che alludono a parole totalmente diverse da quelle sostenute. E che solo al leggere il pezzo per intero possono essere smascherati. Ma non solo: tutto questo fa sì che le persone, al leggere il solo titolo del pezzo o del post su Facebook, cosa oggi molto abituale (visto che viviamo in una società iperconnessa ma con una bassa soglia di attenzione e di approfondimenti, dove è la norma leggere le notizie solo affidandosi ai titoli), ricevano una informazione completamente errata. E questo non è cosa da poco, specie per le “reazioni” che poi vediamo scatenarsi sui social, per commentare i post. Orizzonte Scuola, quindi, scegliendo questo titolo e mantenendolo per i suoi due post su Facebook, non solo ha riportato in modo completamente errato le parole di Anita Iacovelli, ma ha anche contribuito a informare in modo scorretto, specie su Facebook, dove il solo testo in evidenza nei suoi post era precisamente il titolo.

Inoltre, lascia un po’ attoniti che Orizzonte Scuola abbia scelto di condividere su Facebook ben due volte questo suo breve post su Anita e la sua opinione sulla scuola fino a fine giugno. E, oltretutto, nel giro di pochi giorni, una prima volta il 10 febbraio, la seconda il 20 febbraio. Già sotto il primo post del 10 febbraio, infatti, erano stati numerosissimi i commenti con insulti verso la giovane. Era quindi prevedibile che, al riproporlo, oltretutto dopo soli dieci giorni, i commenti potessero essere dello stesso calibro. Cosa che così è effettivamente stata.

Infine, lascia altrettanto di stucco che, ad oggi, Orizzonte Scuola non abbia preso ufficialmente alcuna posizione critica verso tutti i commenti con insulti a Anita sotto i due post sulla sua pagina Facebook. Il portale web della scuola ha scelto solo di pubblicare, il 24 febbraio (ovvero lo stesso giorno in cui era uscita la notizia del post di Azzolina in difesa di Anita), una lettera aperta di Vittoria Casa, presidente della Commissione Cultura alla Camera. Lettera in cui Casa critica duramente gli insulti alla giovane studentessa, ricordando che vengono da lontano, da una società che da tempo si è dimostrata ostile a questa giovane ragazzina, con insulti anche arrivati da esponenti politici, che da tempo si rivela violenta sui social verso diversi ragazzini. E ricordando anche i vari lati negativi della DAD per molti studenti, ovvero isolamento, auotolesionismo, solitudine. E, non da ultimi problemi a poter usufruire in molti casi pienamente della DAD, limitata in molte famiglie per mere ma concrete limitazioni economiche.

Una lettera decisamente importante, quella di Casa, con un messaggio necessario. Ma da Orizzonte Scuola ci saremmo aspettati parole direttamente loro, direttamente del portale web, sulla vicenda degli insulti contro Anita Iacovelli. Ci saremmo aspettati una presa di posizione su quanto accaduto sulla pagina Facebook di questo portale del mondo della scuola. Ci saremmo aspettati, insomma, un coinvolgimento realmente in prima linea per criticare e condannare queste manifestazioni di bullismo da parte di adulti, molti dei quali, come abbiamo già detto, insegnanti.

La violenza, come abbiamo già detto diverse volte qui su NarrAzioni Differenti e come si dice in generale da diverso tempo, ha mille forme. E la violenza passa anche attraverso le parole. Perché le parole non sono mai “solo parole”, le parole sono sempre azione. Anche il bullismo è un fenomeno dai mille volti. Si manifesta in diversi modi, in diversi contesti e per mano di diverse persone.

Quanto accaduto, ancora, verso la giovane Anita Iacovelli è una chiara dimostrazione di tutto questo, del potere negativo delle parole negative. E della discriminazione, della irrisione, della cattiveria che possono manifestarsi anche con delle “semplici” parole.

Quanto accaduto verso la giovane attivista italiana ci conferma, poi, come il bullismo e il cyberbullismo non siano affatto un fenomeno solo dei giovani. Tutti possono metterlo in pratica, anche gli adulti. Del resto, i social, ogni giorno, non smettono di dimostrarcelo. Purtroppo.

Quanto accaduto verso la giovane Anita, infine, ci fa vedere che persino il mondo della scuola non rimane immune a tutto questo, alla violenza verbale, al bullismo, a una comunicazione sbagliata che può solo agevolare queste “gogne” sui social network.

È necessario essere pienamente consapevoli di tutto questo, non fare finta di nulla, non sminuire queste vicende. È necessario prenderne atto, affrontare la questione e denunciare questi comportamenti sbagliati. È necessario pretendere che anche nei commenti a dei post sui social ci siano narrazioni differenti, che non diano alcuno spazio ad insulti e a violenza verbale. Perché non si deve mai restare in silenzio di fronte alla violenza. Nemmeno a quella delle parole.

 

 

Fabiana e Laura T.