Voi metteteci le tette: il senso virale della comunicazione contro il cancro al seno #2

quotidiano piemonteseDal blog Afrodite K apprendiamo di una nuova campagna video per la prevenzione del tumore al seno, “Noi ci mettiamo la faccia, voi metteteci le tette!”, promossa dal Quotidiano Piemontese in collaborazione con #NCMLF e LILT Torinese.

I due ragazzi protagonisti del video approcciano per strada ragazze sconosciute, chiedendo se possono toccare loro le tette, svelando in seguito che si tratterebbe di una giusta causa, ovvero la prevenzione del tumore al seno.

Della mercificazione e strumentalizzazione del corpo femminile anche quando si tratta di lotta al tumore al seno ne avevamo già parlato qualche settimana fa (qui), con riferimento alla campagna #fatevedereletette diffusa su twitter. Gallery di foto di tette, senza testa né corpo, sane e formose, noncuranti di chi il seno lo ha perso proprio a causa del tumore. Se lo scopo è lecito, si può usare ogni mezzo. Si possono usare pezzi di corpi spersonalizzati per aumentare la viralità della campana, si possono usare bassi cliché pubblicitari, perché alla fine tutto è mercato.

Ma la campagna “Noi ci mettiamo la faccia, voi metteteci le tette” va oltre. Non si utilizzano pezzi di corpi, si utilizzano le molestie sessuali. Ragazzi che chiedono con insistenza a passanti sconosciute e imbarazzate se possono toccare loro le tette. Mi piacerebbe tanto comprendere in che modo un video che riprende molestie sessuali possa aiutare nella lotta contro il tumore al seno. Guardandolo non ho provato altro che fastidio e disgusto. Ci sono davvero poche parole per commentare una trovata simile.

Ecco come viene descritta l’iniziativa dal promotore, Quotidiano Piemontese:

Sensibilizzare le donne sul delicato tema della prevenzione del tumore al seno senza annoiare o ergersi a professorini. (…)“Siamo stati subito entusiasti di partecipare a questa iniziativa – confermano Marco e Nicola -. Nonostante la domanda scottante che proponevano alle nostre vittime, la risposta è stata molto positiva, soprattutto considerando l’importanza dell’argomento. E poi, girare un video del genere, ci ha fatto un enorme piacere…” Doppio senso d’obbligo visto il carattere giocoso e sfrontato del filmato in questione che, giocando sulla prevenzione del tumore al seno, vede la coppia di youtuber approcciare le ragazze chiedendo “scusa, posso toccarti le tette?”.

 Anche la presidente della sezione torinese della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) ha commentato l’iniziativa:

“È un’iniziativa spiritosa, non volgare e dedicata alle donne di ogni età, a cui abbiamo partecipato e prestato la faccia molto volentieri. La prevenzione è importante e ricordiamo che fino a fine ottobre è possibile prenotare gratuitamente una visita presso i nostri uffici all’ospedale San Giovanni Antica Sede, ma le visite continueranno poi in tutto il 2015″.

Ce la metto tutta, mi sforzo, ma proprio non riesco a vedere le molestie sessuali (anche se di finzione) come un’iniziativa spiritosa e non volgare. Ma si sa che la mancanza di ironia è un difetto delle femministe.

 

2 Risposte a “Voi metteteci le tette: il senso virale della comunicazione contro il cancro al seno #2”

  1. Ho scritto alla Lilt, per quel poco che potrà servire.

    Buona sera gentili staff Lilt,

    ho qui vicino a me il bollettino che compilo da 3 anni in genere destinato alla sede Lilt di Biella, di cui ho usufruito di alcuni servizi.

    Decido però di sospendere le mie donazioni a causa di una campagna online di Lilt Torino.

    Il video in questione è questo:

    https://www.youtube.com/watch?v=jDWjfaIUgOU

    Le persone nel video sono maggiorenni e nessuna appare costretta ad apparire in video per la campagna “Posso toccarti le tette?”. Anzi molte sono sorridenti e affrontano il tema della richiesta sessuale con maturità e disinvoltura.

    Però il messaggio dell’approccio è disturbante: ” Se vuoi apparire nel video, ti tocco le tette” Tradotto: “Io do una cosa a te, tu una a me… Tutto è merce, oggetto di scambio”.

    Le persone che si sono fatte toccare vengono inoltre premiate con una spilletta e srotolano il poster della campagna.

    Quindi il messaggio di nuovo è che: “Tutto è merce, oggetto di scambio, anche la malattia è una merce: se ti fai toccare, appari in video, ti prendi la spilla, t’informiamo e soprattutto diventi protagonista”.

    Ottimo. Proviamo a seguire questo ragionamento.

    Se tutto è merce, scelgo anche io da protagonista dove “girare” il mio denaro per le donazioni: altrove.

    Mi spiace per le altre sezioni Lilt che non hanno contribuito al video, ma è solo dando un gesto piccolo ma forte che vi arriverà il messaggio che forse state mescolando la malattia con un’altra tematica altrettanto delicata: la molestia sessuale in strada.

    Cordiali saluti

  2. Quello che più mi fa arrabbiare è che non ci si riesce a scostare dall’idea di “tette” alla Beavies and Buthead.
    Si parla di tumore al seno, c’è la parola seno e quindi teeeeetteeee.
    No, signori, non sono le tette la cosa importante qui. È il tumore. Quella cosa che uccide un sacco di donne, sapete? Potremmo, per cortesia, piantarla di parlare di tette e rincominciare a parlare del tumore, e magari di come curarlo o fare prevenzione PRIMARIA?

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