Sei etero o sei gay? Il monosessismo che discrimina

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Tratto da una storia vera.

 

Sei bisessuale? Ah ancora non sai da che parte stare quindi?

Anch’io dicevo di essere bisessuale all’inizio, è una fase.

Dici che ti piacciono gli uomini e le donne solo perché sei troia e vuoi apparire.

 Asessuale? Cos’è? Una malattia?

Non sei attratto da nessuno perché non hai ancora provato un vero uomo.

Sei asessuale perché hai paura di confessare agli altri la tua omosessualità.

Asessuale? È una scelta religiosa?

Frocio di merda. Lesbica di merda.

 

Molte di queste frasi (e le loro innumerevoli varianti) le ho sentite (più volte) con le mie orecchie. Altre mi sono state riferite. Tutte sono state pronunciate.

La paura del diverso. Un concetto da cui ci hanno messo in guardia (in teoria) fin da piccoli, eppure raramente interiorizzato. Si ha paura di ciò che non conosciamo, di ciò che non vediamo tutti i giorni, di ciò che non siamo abituati a frequentare.

Il senso di appartenenza. La volontà di appartenere ad un modello, ad una comunità, escludendo a priori ciò che non vi rientra. Stigmatizzando coloro che non ne sono parte ed ostracizzando chi non rientra nei canoni.

Queste sono le principali matrici dell’intolleranza. Atteggiamenti che purtroppo fanno parte di noi, perché parte della cultura in cui volente o nolente siamo cresciuti, in cui ci siamo formati e in cui viviamo. Per questo motivo posso capire che non sia facile sconfiggerli.

Quando si parla di orientamento sessuale poi, questi atteggiamenti riemergono in tutto il loro triste splendore.

Non conto le volte in cui ho sentito eterosessuali discriminare omosessuali.

Ho sentito eterosessuali discriminare bisessuali.

Ho sentito omosessuali discriminare bisessuali.

Ho sentito omosessuali discriminare asessuali.

Ho sentito eterosessuali discriminare asessuali.

La paura del diverso e il senso di appartenenza portato al parossismo si sconfiggono con la conoscenza. Conoscere ciò che ci sembra distante, fisicamente ed idealmente, è il primo passo. È una condizione necessaria, ma non sufficiente. Perché la conoscenza deve essere introiettata, rimasticata, fatta propria.

Essendo cresciuti in una società eteronormativa, tutti conosciamo l’eterosessualità. Un po’ meno l’omosessualità e ancora meno altri orientamenti sessuali, quali la bisessualità, l’asessualità e la pansessualità. Molti pensano che la sessualità sia binaria. O sei eterosessuale o sei omosessuale. E coloro che non si riconoscono nell’una o nell’altra categoria vengono discriminati, tanto da eterosessuali quanto da omosessuali.

Il monosessismo è appunto quella concezione secondo cui solo la monosessualità (ovvero l’attrazione esclusiva per un sesso, che può essere opposto -l’eterosessualità- oppure lo stesso –omosessualità – ) è legittima e autentica. Tutto il resto è una situazione di comodo, una fase, una moda, una menzogna. In altre parole, tutto il resto è discriminato.

422-wiki-300x300Gli stereotipi sulle persone bisessuali abbondano e tanti, tantissimi mettono in dubbio l’esistenza della bisessualità. Qualche anno fa ricordo che Dan Savage, giornalista americano omosessuale che tiene una rubrica sulla sessualità su Internazionale, rifiutò di credere che un ragazzo di 19 anni potesse essere bisessuale, sostenendo che avrebbe riconosciuto la propria piena omosessualità più avanti negli anni. Per questo fu accusato da alcuni di bifobia.

Le comunità omosessuali guardano con sospetto alla bisessualità. LUG è un acronimo in uso nella comunità LGBT che sta per “Lesbian until graduation” (lesbiche fino alla laurea) e indica quelle persone che hanno esperienze omosessuali solo in età giovanile. Come dire, ci sono persone che solo per moda “fanno” le lesbiche per un certo periodo della loro vita, così come ci sono lesbiche che in età matura abbandonano la propria omosessualità in favore di una comoda vita senza discriminazioni.

 

In questo video “Things Bisexual People Are Tired of Hearing” sono riportati alcuni dei pregiudizi più diffusi sulle persone bisessuali.

1)    Scegli.

2)    È solo una fase.

3)    Sei gay ma non lo vuoi ammettere.

4)    Menti.

Aggiungo io altri stereotipi che vedono i/le bisessuali promiscui, infedeli (come se dovessero avere sempre e contemporaneamente una relazione con una donna e con uomo) ed esibizionisti. Molte persone, sia etero che gay, affermano che non potrebbero mai avere una relazione con una persona sedicente bisessuale per paura del tradimento o per la paura di non poterla mai soddisfare appieno.

Anche sull’asessualità vi sono stereotipi fastidiosi. Soprattutto per via di una conoscenza ancora ridotta sull’argomento, le persone asessuali vengono viste, se giovani, solo in attesa del vero amore. Se non più così giovani, come sfigat* che, non trovando partners, si rassegnano ad una vita senza sesso. Molti pensano che l’asessualità sia una scelta, dettata perlopiù da motivi religiosi, oppure sia una moda.

Bisessualità, asessualità, omosessualità, eterosessualità. Sono tutte definizioni. Le definizioni sono gli strumenti con i quali il nostro cervello organizza ed ordina le informazioni. Definire qualcosa è un modo di conoscere. E la conoscenza ci permette di superare la paura del diverso e il senso di appartenenza. Tuttavia, come ci ricorda anche l’etimologia latina della parola (“definire” deriva da finis, “confine”) in essa è contenuto il pericolo che i confini si tramutino in limiti ed infine in gabbie.

Ho conosciuto persone che pur dichiarandosi eterosessuali, hanno avuto una o più esperienze con persone dello stesso sesso, così come ho conosciuto omosessuali dichiarati che dopo il coming out hanno avuto esperienze eterosessuali.

Si potrebbe scomodare a questo punto la scala di Kinsey, biologo americano che nella metà degli anni 50 condusse uno studio sulla sessualità umana, rivelando all’America ancora conservatrice di quegli anni che l’omosessualità esisteva ed era molto più diffusa di quel che si pensava.

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Ma al di là della scala di Kinsey e dei suoi valori numerici, ritengo che nell’ambito della sessualità umana non esistano definizioni univoche e durature.

Non durature in quanto l’orientamento sessuale, sebbene non sia mai una scelta, non sempre è fisso ed immutabile ma può, in alcuni casi, modificarsi nel tempo.

Non univoche in quanto tali definizioni hanno come limite la volontà del soggetto che si definisce. Le definizioni non devono essere ulteriori gabbie ma solo aiuti nella comprensione di noi stessi. Per questo sono soggettive. Ci sono persone omosessuali che continuano a definirsi tali anche se in seguito hanno avuto rapporti eterosessuali. Altre che in tali situazioni si definiscono bisessuali. Altre che non si definiscono affatto. Solo il soggetto che si definisce ha il diritto di definirsi (o di non definirsi).

Forse se accettassimo il fatto che la sessualità non è binaria e neppure rigida e che prima di essere gay, etero o asessuali, siamo persone, ci sarebbero meno discriminazioni.

L’orientamento sessuale non è una caratteristica determinante l’identità di una persona, in quanto non determina i nostri comportamenti, atteggiamenti o idee. I gay non hanno tutti gli stessi comportamenti, gli eterosessuali non hanno tutti le stesse idee. Siamo tutt* uguali proprio perché siamo TUTT* diversi, a prescindere dal nostro orientamento sessuale e sesso.

“Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente“.
“Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente“.

 

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