Come combattere l’omofobia con l’ironia: intervista a Giampietro Belotti, il “nazista dell’Illinois”

Domenica 5 ottobre, in piazza S.Anna, a Bergamo, si svolgeva la solita veglia di preghiera delle “Sentinelle in piedi”.

Ormai tutti conosciamo “Le sentinelle in piedi”: un’organizzazione che si definisce apartitica e apolitica che periodicamente si riunisce in diverse piazze d’Italia per opporsi al progresso, all’emancipazione e alla libertà, ovvero –tra le altre cose– al riconoscimento dei diritti delle coppie gay e alla legge Scalfarotto che prevede l’aggravante per l’omo-transfobia.

Le Sentinelle fanno tutto ciò nascondendosi dietro la solita retorica della libertà d’espressione. Non è ancora ben chiara, ai più, la differenza tra libertà d’espressione e discriminazione.

Il 5 ottobre, quindi, come in tutte le veglie, erano lì, corrucciati, immobili, immersi nella loro lettura, ma tra di loro si è aggiunto un ragazzo vestito in maniera molto particolare: divisa da nazista dell’Illinois una copia del “Mein Kampf “ in mano, una fascia al braccio con il simbolo usato da Chaplin ne “Il grande dittatore” e un cartello con la scritta “I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle.”

giampietro_belotti

Incuriosita, da come sia andata poi a finire la vicenda e dal suo ironico e provocatorio modo di fare attivismo, ho chiesto all’ormai notissimo Giampietro Belotti una piccola intervista.

 

Da cosa è partito il tuo attivismo? Quando e come è maturata in te la voglia di voler scendere in campo, in prima persona, contro l’omofobia?

Beh, se fossi un omofobo potrei introdurre il discorso con: “ho tanti amici gay e…”, ma io non ho bisogno di scusanti per le mie azioni. Ho tanti amici, uomini e donne e sinceramente non mi servono da giustificazione per nessuna azione. Il mio attivismo, se così vogliamo chiamarlo, nasce dalla rabbia scaturita dalla visione di persone che scendono in piazza per manifestare il loro “diritto” ad odiare, ad etichettare certe persone come cittadini di serie B, anzi, categoria “amatori” e porsi nella fascia di “popolo eletto”. Nonostante l’enorme numero di vittime che l’omofobia dilagante ed il silenzio omertoso fanno continuamente: sabato in manifestazione abbiamo ricordato una ragazzina di Brescia, lesbica, che avrebbe dovuto essere con noi in piazza ma stanca dei continui soprusi ha deciso di farla finita. A lungo, leggendo le imprese di questi benpensanti portatori di verità assolute, ho pensato di dover ad ogni costo fare qualcosa. Fosse anche solamente per non sentirmi come qualcuno che aveva assistito in silenzio a tanti soprusi senza mai intervenire.

E’ originale il modo in cui fai attivismo, non è da tutti riuscire a lottare per un qualcosa di ancora così ostico –quali sono i diritti civili– usando l’ironia e la provocazione –un tipo di comunicazione a cui, noi italiani, purtroppo, siamo poco abituati. E infatti nel tuo esordio a Bergamo, il 5 ottobre scorso, sei stato fermato dalla Digos con l’accusa di apologia di fascismo. Il tutto ha dell’assurdo, l’unica volta che hanno accusato qualcuno di apologia di fascismo quel qualcuno stava semplicemente facendo una parodia. Cosa è successo esattamente? Come ti sei sentito in quel momento?

Quelli di Spinoza hanno commentato che in Italia è illegale l’apologia di fascismo quando fatta per finta. E’ successo che la polizia ha fermato e tradotto in questura una persona colpevole di starsene su una pubblica piazza a leggere un libro di libera vendita, il tutto mentre questa persona partecipava in maniera silenziosa e rispettosa ad una manifestazione autorizzata, nei modi e negli atteggiamenti previsti da chi quella manifestazione pubblica l’aveva organizzata. Sicuramente indossavo abiti quantomeno inusuali (comprati in negozio, nessuna “divisa”) e portavo indosso simboli cinematografici, che gli agenti intervenuti hanno immediatamente riconosciuto come tali, l’unica spiegazione che posso darmi è che abbiano deciso di procedere col mio fermo e con la ridicola accusa obbligati da di ordini superiori.In quel momento mi sono sentito stranito: gli agenti comprendevano l’ironia del gesto, era più che palese la mia collaborazione (a mostrare i documenti come ad allontanarmi dalla piazza) eppure hanno voluto utilizzare impropriamente la propria autorità per un atto di pura intimidazione nei miei confronti.

Leggo dalla tua pagina fb che, al contrario di come raccontino molti giornali, la tua vicenda non è stata ancora archiviata. Come sta procedendo?

Come non sta procedendo sarebbe la domanda più idonea. Molto semplicemente dalla sera del 5 ottobre, quando sono stato accompagnato al cancello della questura di Bergamo con la copia del mio verbale in tasca, ad oggi 10 novembre, non è cambiato assolutamente nulla! Sembra incredibile ma in più di un mese il mio fascicolo non è mai stato trasmesso dalla questura al tribunale, ed i giornali hanno titolato tranquillamente “archiviata la posizione del nazista dell’Illinois” senza contattare il sottoscritto o il mio avvocato. Sarei curioso di sapere che cosa potrebbero mai aver archiviato al tribunale di Bergamo, ma sarei ancora più curioso di sapere chi ha comunicato questa “balla” ai giornali. E per quale scopo.

Sabato scorso sei stato nuovamente a Bergamo, come è andata?

E’ stato semplicemente meraviglioso, nella città simbolo della Lega e della curia (basti pensare che lo stesso quotidiano cittadino “L’Eco di Bergamo” è di proprietà della curia e non a caso è chiamato “Il Bugiardino” dai bergamaschi) questa è stata la manifestazione per i diritti GLBT più partecipata che si sia mai vista, centinaia e centinaia di giovani, meno giovani, omosessuali, famiglie coi bambini e dittature unite da tutto il mondo hanno deciso di camminare tutti insieme per ripetere che gli uomini nascono tutti uguali. Un doveroso ringraziamento all’associazione “Rompiamo il silenzio Bergamo” senza quale tutto questo non sarebbe mai stato possibile.

 Cosa ti aspetti dal tuo attivismo? Quando, secondo te, cambierà davvero qualcosa, a livello culturale, nel nostro Paese?

Qualcuno ha detto che tutta questa partecipazione è merito mio, io sono convinto che le persone da tempo si sono accorte da sole di vivere nel 2014. Quello che forse ho mostrato chiaramente a tutti è l’importanza di non sottovalutare certi movimenti inneggianti all’odio. Prima del mio gesto tante persone tutt’altro che omofobe prendevano facilmente le  sentinelle sotto gamba: una manifestazione fra il kitsch ed il folcloristico di anacronistici bigotti, non diversi dai leghisti che si danno appuntamento a Pontida (BG) per sfoggiare i loro costumi da vichingo con le corna di plastica in testa. Mostrando a tutti il vero volto di questi “odiatori organizzati” invece tante persone hanno capito che bisogna sempre contrastare l’odio e l’intolleranza pubblicizzata e portati in piazza con becero orgoglio. La mia vera speranza è inoltre quella di riuscire, col mio esempio, a spingere tante persone etero a manifestare il loro odio per l’omofobia fregandosene dell’essere etichettati omosessuali: in questo Paese dove il machismo è un valore essere sicuri della propria identità sessuale è una conquista.

 

Articolo pubblicato anche su GAY.tv