Barbie Antiviolenza

Vi ricordate quando eravamo bambine e ci regalavano la Barbie? C’erano tanti tipi di Barbie, per mille giochi diversi: Barbie veterinaria, Barbie regina, Barbie maestra, Barbie tennista…

Tutte inviariabilmente sorridenti, bionde, icone sexy ma anche poliedriche, viaggiatrici, ballerine, professioniste, scienziate.

Ebbene, la Lega ha deciso di regalarci una Barbie nuova di zecca! Che incredibile, bellissima sorpresa! Ecco a voi….

BARBIE ANTIVIOLENZA!

Bellissima, biondissima, sorridentissima, rosissima, fotogenicissima, glamourissima, con il suo spray al peperoncino che sembra un profumissimo!

Patrizia Ovattoni, segretaria provinciale della Lega a Prato pubblicizza in questo modo un’iniziativa contro la violenza di genere.

Prima di spiegare come mai tale immagine e tale messaggio mi sembrino persino offensivi, occorre far notare che la Segretaria Ovattoni, in una intervista di oggi a “La Nazione” afferma: ” La tutela delle donne rappresenta un tema che abbiamo molto a cuore e per il quale intendiamo batterci in modo risoluto e concreto”.

Ah, davvero? Eppure mi pareva che alla Lega non importasse proprio niente della violenza contro le donne, visto che ha appena proposto un ddl che non solo favorirebbe la povertà femminile, ma darebbe un enorme contributo al permanere della donne in situazioni di violenza! Il cortocircuito è solo apparente. Ormai penso che l’abbiano capito anche i sassi che la violenza contro le donne è un ottimo ingrediente per carpire consensi, per fare propaganda, per risultare sempre più popolari. L’importante è difendere le donne italiane dagli immigrati, purché poi facciano le mamme sottomesse, le incubatrici per l’italica razza o le prostitute per il macho latino sempre così caliente.

I dati ISTAT, i fatti di cronaca nera, le parole delle esperte che continuano a dire che la violenza contro le donne avviene principalmente tra le mura domestiche proprio non riescono a recepirle.

E dunque questa iniziativa appare un’ennesima strumentalizzazione fatta sulla pelle delle donne e sinceramente sono stufa.

Mi piacerebbe tanto invitare tutte queste persone così pronte a sbraitare “Difendiamo le nostre donne!” (!!!) a condividere con me una tipica giornata in un centro antiviolenza, forse capirebbero che la Barbie non ci serve. E nemmeno il peperoncino.

Ci servono Istituzioni pubbliche lungimiranti, una rete tra i vari servizi ed enti che si occupano di violenza, lavoro, istruzione, educazione, fondi, progetti e finanziamenti continuati nel tempo, spazi adeguati, strutture abitative per ospitare le donne che scappano di casa, una riforma della giustizia, tempi snelli per i provvedimenti a tutela di chi rischia la vita, forze dell’ordine formate, medici collaborativi, progetti scolastici per la prevenzione della violenza, una puntuale applicazione della Convenzione di Istanbul, un mercato del lavoro femminile meno mortificante, strumenti nuovi per non dover rinchiudere donne e bambini in strutture dalle quali non possono uscire, ma per fermare il maltrattante, formazione e cultura.

Le donne vittime di violenza non sono sorridentissime e glamourissime.

Sono donne giovani o anziane, Italiane o straniere, pestate a sangue o terrorizzate, schiacciate e isolate, integrate, lavoratrici o casalinghe. Mute, ridotte al silenzio, o focose e ribelli, insultate o minacciate, ridotte in schiavitù, o ricattate, rinchiuse, segregate.

Tutte le donne che ho visto e sentito, ascoltato e accolto non avrebbero avuto alcun bisogno di spray al peperoncino e nemmeno avrebbero potuto riconoscersi in quella rappresentazione che ritengo ridicola e finanche offensiva.

E, per finire, una grossa delusione per la Segretaria Provinciale leghista: glielo dico che il nastrino rosa è il simbolo della lotta al cancro al seno o la lascio nella sua beata ignoranza?