Le nuove crociate contro la parità di genere e le pari opportunità

La Commissione VII della Camera sta per discutere un testo unificato che, in attuazione della legge 107 (la cd “Buona scuola”) introduce «l’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione».

Ecco il testo che verrà discusso: scuola_testo-unificato

Un testo unico come questo, che vorrebbe introdurre l’educazione di genere, l’educazione alle differenze, chiamiamola come vogliamo, dovrebbe essere bene accolto da tutt*, almeno nelle sue intenzioni. All’art. 1, comma 2, infatti leggiamo che verranno integrati i programmi scolastici con l’educazione interdisciplinare ai “principi di pari opportunità”, all’ “educazione alla parità tra i sessi”, al “rispetto delle differenze di genere”, all’ “educazione socio affettiva”, alla “soluzione non violenta dei conflitti interpersonali”, alla “prevenzione della violenza e di tutte le discriminazioni” e al “contrasto ai discorsi di odio”.

Cosa significano queste espressioni? Significano semplicemente che a scuola dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere insegnato in varie modalità che nascere femmine o maschi non deve significare che le opportunità nella vita sono diverse o diversificate in base al sesso di nascita, che femmine e maschi hanno il diritto di essere trattati in modo paritario, che le differenze di genere vanno valorizzate e non umiliate o utilizzate per giustificare condizioni di vita o trattamenti discriminatori, che i futuri e le future cittadine vanno educat* all’affettività e ai valori che permettano loro di vivere in modo corretto e rispettoso nella società. Significano, inoltre, che i futuri e le future adult* devono imparare che i conflitti vanno risolti senza ricorrere alla violenza che va prevenuta, per debellarla, così come le discriminazioni e i discorsi impregnati di odio.

Chi mai potrebbe opporsi a simili principi?

Chi mai potrebbe NON voler vedere realizzate le pari opportunità tra donne e uomini, per esempio o chi mai potrebbe non volere il contrasto alla violenza o ai discorsi di odio?

Ovviamente, chi sulla violenza, l’odio e la discriminazione ha fondato il suo sistema di vita e di valori.

Ho analizzato un paio di articoli pubblicati su giornali on line di matrice cattolica, di quelli, per intenderci, tanto cari a Sentinelle in piedi, adinolfiniani, partecipanti al Family Day e compagnia bella (pardon, brutta).

I toni che utilizzano per commentare il testo unico sono apocalittici.

Provita.it, per esempio, ci dice, introducendo l’analisi del testo unico, che l’espressione “Educazione di genere”

è la porta che si apre per qualsiasi forma di educazione sessuale, anche perversa, a qualsiasi forma di presentazione distorta della natura sessuata umana (…)

“La Nuova Bussola Quotidiana”, invece, ignorante, si chiede quando mai sia capitato che le “femminucce” siano state discriminate nella vita

(…) siamo di fronte ad un testo che mira ad insegnare ai bambini a non discriminare le femminucce (a margine: ma quando mai è capitato?)

Ignoranti e in mala fede. Alla NBQ sarebbero da inviare i dati sulla disparità salariale tra donne e uomini, per esempio. I dati sulla disoccupazione, quelli sul carico di lavoro casalingo e famigliare che pesano sulle spalle delle donne…. (QUI, QUI, e QUI, solo alcuni).

Ma continuiamo…

Il secondo comma dell’art.1, che io vi ho riportato quasi integralmente, viene spiegato in questo modo dalla NBQ:

Il comma 2 dell’art. 1, così come il comma 1 dell’art. 2, infatti stabilisce che occorre inserire nei curricula scolastici l’ “educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze di genere”. Il rimando non può che essere alla teoria del genere: ogni orientamento sessuale va bene e “maschio” e “femmina” non sono dati di natura ma costrutti psico-sociali che ognuno sceglie liberamente.

Ma, se si vanno a leggere, il comma appena citato e anche il comma primo del secondo articolo, l’orientamento sessuale non compare neppure. Nemmeno una volta. Ohibò… la NBQ non conosce la differenza tra orientamento sessuale e appartenenza a un sesso? Oppure, in gran malafede, sta imbrogliando i suoi lettori e le sue lettrici? 

Provita.it, invece straparla. Scrive cose che non hanno senso, a proposito sempre dei due commi citati:

Come al solito, il pretesto per l’indottrinamento gender è la “parità fra i sessi”. Ma ad essa segue un “e” (quindi si aggiunge) qualcosa relativo al genere: si dà per scontato, quindi che il genere sia qualcosa di diverso dal sesso:  per esempio l’art.1, comma 2, dice «educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze di genere», l’art.2,  comma 1, ripete «parità tra i sessi e alle differenze di genere» (e dove si scrive genere, si legga gender).

La parità tra i sessi non è un pretesto, diciamo che è quanto previsto sin dagli anni ’40 dalla nostra Costituzione, ma Provita.it la mette tra virgolette (forse per loro è un concetto alieno), la etichetta come pretesto. Ma pretesto per cosa? Non si capisce bene. Dobbiamo leggere “gender” al posto di genere, dicono. Ebbene…. secondo questa stranissima affermazione, la parità tra i sessi sarebbe un pretesto per ottenere il rispetto delle differenze di gender. Sinceramente non ho capito. O forse, parlano una strana lingua tutta loro.

A proposito dei “discorsi di odio”, la NBQ, sempre innovando il testo in esame alla Camera, ovvero, inventando (o imbrogliando), scrive:

Sempre il medesimo comma indica che bisogna battersi per il “contrasto dei discorsi d’odio”. Affermare ad esempio che l’omosessualità è una condizione intrinsecamente disordinata, che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere bene, che la famiglia è fondata sul matrimonio tra due persone di sesso differente è derubricato a discorso d’odio, con buona pace per la libertà di espressione.

Per fortuna, sul tema, Provita.it tace. Non oso immaginare cosa avrebbe potuto scrivere nella sua strana, bizzarra e imbarazzante lingua.

Vediamo l’articolo 3 del testo unico:

Nel piano triennale dell’offerta formativa è predisposto il piano per l’educazione socio-affettiva e di genere. Esso è volto allo sviluppo delle competenze socio-affettive e di genere, attraverso la promozione di cambiamenti di modelli comportamentali, l’eliminazione di stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali FONDATI SULLA DISCRIMINAZIONE DELLE PERSONE IN BASE AL SESSO …)

Ci sta dicendo, questo comma, che a scuola si vorrebbero eliminare tutte quelle pratiche comportamentali, quei modelli e quei costumi che indicano, ad esempio, che la gestione di una famiglia è di esclusiva competenza femminile, o che la retribuzione da corrispondere a chi lavora va differenziata in base al sesso, che sia normale subire molestie sul lavoro, se sei donna…. ecc. ecc. Perché, come ho evidenziato, i modelli, gli stereotipi, i comportamenti ecc ecc che vanno cambiati sono quelli fondati sulla discriminazione fondata sul sesso di appartenenza che, ripeto, è GIA’ vietata da 70 anni dalla Costituzione italiana.

Questo proprio non piace ai nostri due quotidiani cattolici. Ma, siccome non possono dire che è giusto che le donne vengano discriminate, inventano fantasiose, quanto mendaci interpretazioni, per cercare di creare un clima di paura, di terrore, di ansia in chi li segue. Arrivano a spiegarci che il comma 1 dell’art. 3 testé riportato, vuole distruggere l’essere umano e la sua dignità.

Provita.it, indirettamente, critica anche l’art. 3 della Costituzione, perché afferma che le discriminazioni sono sacrosante (bontà loro, però, le discriminazioni sacrosante sarebbero quelle “giuste”) (???)

L’art.3, comma 1, invita alla «eliminazione di stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla discriminazione delle persone in base al sesso», così andrà abolito anche l’odioso stereotipo sessista che prevede un uomo e una donna per fare un figlio: si potrà insegnare nelle scuole che i figli si fanno in provetta o si comprano in America: si cancella la madre e si diventa (miracolosamente) padre1 e padre2 del bambino. Le discriminazioni , in questo testo, non sono mai accompagnate con l’aggettivo “ingiuste”. Temo che non sia una svista, ma un preciso intento ideologico. Le discriminazioni giuste sono sacrosante. Gli ideologi del gender vogliono eliminare tutte le discriminazioni (differenze) in nome di una omogeneità distruttiva dell’essere umano e della sua identità.

La NBQ ha sempre difficoltà a comprendere cosa sia l’identità di genere e spinge la sua interpretazione delle parole del testo unico bene al di là, (molto bene al di là) di quello che ogni persona più o meno equilibrata possa immaginare.

L’art. 3 comma 1 mira infatti alla “promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali, l’eliminazione di stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni, e altre pratiche socio-culturali fondati sulla discriminazione delle persone in base al sesso”. Le parole sono pietre. Il passaggio qui riportato significa che si promuoverà la cosiddetta identità di genere dei bambini ad esempio non facendo più giocare i maschietti con giochi da maschi e le femminucce con quelli per femminucce, ma mischiando i ruoli. Occorrerà cancellare alcuni “stereotipi” quali ci sono lavori più mascolini di altri, solo due persone di sesso differente possono sposarsi, le donne sono attratte dagli uomini e viceversa, etc. Via anche le tradizioni: ripugnante ad esempio portare dei fiori ad una donna, mettere al collo di un maschio una cravatta e ai fianchi di una donna una gonna, scegliere per la cameretta del pupo maschio tinte sull’azzurro.

E, siccome nell’ultimo comma dell’articolo 2 si parla di “linguaggio di genere” (ovvero, banalmente, dell’uso non sessista della lingua italiana), la NBQ, ormai leader indiscussa della menzogna, commenta:

I bambini, sin dalla prima infanzia, dovranno essere addestrati “all’uso del linguaggio di genere” (art. 2 comma 3). Non solo quindi dovrà diventare pane quotidiano l’uso di termini quali lesbica, queer, asessuato, cisgender, omogenitorialità, genitore 1 e genitore 2, ma si dovranno bandire espressioni “omofobiche”  quali “il transessuale”, se costui invece si sente donna, e “famiglia naturale”.

Nel comma successivo, si fa riferimento al codice di autoregolamentazione POLITE dei libri di testo scolastici che, come potete tranquillamente leggere nel link, è volto ad una migliore rappresentazione del femminile e del maschile, al fine di realizzare le pari opportunità (POLITE significa, infatti Pari Opportunità nei Libri di Testo).

Le pari opportunità sono proprio qualcosa di incomprensibile per Provita.it, che, infatti, come prima, ci rifila una definizione stranissima del codice di autoregolamentazione POLITE:

(se cliccate sul link potete approfondire e farvi una cultura su quanto sia subdola l’ideologia  gender nei libri di testo scolastici)

Quel link è lo stesso che avete potuto cliccare anche voi, appena qualche riga più su (POLITE). Giuro: non capisco.

Mentre La NBQ quotidiana continua a confondere in modo voluto e terroristico i termini e i concetti e a raccontare bugie:

L’art. 3 comma 2 poi stabilisce che i libri di testo dovranno rifarsi al codice di autoregolamentazione Polite. Come avevamo già spiegato, questo codice “siglato tra gli altri anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari opportunità e dall’Associazione italiana editori” è teso alla “ promozione e adozione tra gli editori di libri di testo per l’educazione alle pari opportunità. Grazie a questo progetto abbiamo già sui banchi di scuola testi come il famigerato Piccolo Uovo: fiaba per bambini in cui si spiega che esiste anche la famiglia omosessuale. Poi vi sono racconti per l’infanzia dove la bella addormentata è svegliata da una principessa”. In parole povere i nostri bambini leggeranno fiabe e libri che promuoveranno l’omosessualità e il transessualismo.

Il testo unico prevede anche momenti di coinvolgimento delle famiglie e del personale non docente e garantisce che verranno sempre informate le famiglie su quanto si svolge a scuola, per realizzare l’educazione di genere.

Questo punto non piace (ma davvero?) né alla NBQ che continua imperterrita a mentire e a usare un linguaggio falso, terroristico e apocalittico:

Ultimo aspetto. Il Testo unico all’art. 4 comma 2 assicura che le famiglie saranno informate di tutte queste iniziative gay friendly. Non è dato modo di sapere come i genitori potranno difendersi. Sarà loro concesso adottare libri diversi, chiedere lezioni alternative, tenere i figli a casa? Non crediamo, dato che tale formazione è obbligatoria per gli studenti. Inoltre la proposta di legge precisa che dovere dell’istituto non è quello di trovare un piano didattico condiviso con le famiglie, ma meramente di informare le famiglie che così si è deciso anche se non piace. Assolto tale onere che i genitori si arrangino.

né a Provita.it che, per una volta, scrive in modo comprensibile:

Quanto alle famiglie, l’art. 3, comma 3, prevede «momenti di coinvolgimento delle famiglie» (ma proprio attimi?) e l’art.4 comma 2  dice che «Le istituzioni scolastiche assicurano l’informazione, la pubblicità e la comunicazione alle famiglie degli interventi educativi deliberati»: di consenso informato neanche l’ombra. Le famiglie saranno informate, sì, ma non  serve il loro consenso.

Il comma 2 dell’art. 5 parla della formazione del personale docente:

Le istituzioni scolastiche (…) mettono in atto attività formative anche in accordo con gli enti, con le associazioni del territorio, con le università e con gli uffici scolastici territoriali e regionali, finalizzate all’acquisizione di conoscenze e di competenze sull’uguaglianza di genere, sulla non discriminazione, e sulla parità tra donne e uomini e atte a prevenire e contrastare i discorsi di odio e i fenomeni di violenza

Nel comma successivo si specifica che, per chi vorrà fare l’insegnante, vedrà inseriti nei percorsi universitari gli studi educativi e didattici per le competenze socio-affettive e di genere.

Giusto. Non si possono affidare agli e alle insegnanti temi così complessi e fondamentali, senza una corretta formazione.

Provita.it insinua dubbi maliziosi:

Dulcis in fundo: l’art.5, comma 2, parla di  «raccordo con gli enti, con le associazioni del territorio, con le università e con gli uffici scolastici territoriali e regionali, finalizzate all’acquisizione di conoscenze e di competenze sull’uguaglianza di genere, sulla non discriminazione e sulla parità tra donne e uomini e atte a prevenire e a contrastare i discorsi di odio e i fenomeni di violenza».

Enti e associazioni accreditati all’UNAR, come Anddos e il Circolo Mario Mieli?

Mentre la NBQ vince definitivamente il premio per il quotidiano più bugiardo e falso del mondo:

Il Testo unico inoltre prevede momentidi formazione gender per i docenti e le famiglie a cura di associazioni Lgbt (art 3 comma 4, art. 5 comma 2) perché le “figure” e gli “organismi di parità del territorio preposti alle politiche di pari opportunità” non possono che essere realtà associative a favore della gender theory. Inoltre anche chi vorrà prepararsi a diventare insegnante dovrà studiare in università la teoria del gender (art 5 comma 3).

Vi invito a leggere con attenzione il testo unico, il codice POLITE e le parole di Provita.it e di “La nuova bussola quotidiana”.

La malizia sta nell’occhio di chi guarda e questi quotidiani cattolici tanto cari a Sentinelle e compagnia sono decisamente maliziosi. Marci, direi. Bugiardi.

Hanno intenti terroristici, usano toni apocalittici, imbrogliano e dicono il falso.

Perché? Chiediamocelo e chiediamoglielo.

Hanno in mente una nuova crociata e stanno cercando di portarla avanti come in passato, nascondendosi dietro a una presunta “verità” e santità delle loro azioni.

Speriamo che il Parlamento si dimostri degno di uno stato laico, civile e della nostra Costituzione.