Traduzione discorso di Mathilde Panot per introdurre il diritto di aborto nella Costituzione Francese

Signora presidente, ministri, colleghi.

Oggi, la Francia dà un segnale al mondo. Oggi la Storia ci guarda in faccia e ci chiama a prendere una decisione che sia all’altezza di quello che siamo collettivamente.

Colleghi, è oggi che dobbiamo consacrare il diritto all’aborto nella Costituzione.

E tuttavia, secondo alcuni saremmo riuniti per uno scopo inutile e vano, costituzionalizzare l’aborto non sarebbe né urgente, ne fondamentale né vitale.

Significa negare che nel 2024 in Francia, 49 anni dopo la legge Veil, il diritto all’IVG non è ancora pienamente effettivo. Significa negare che nel 2024 in Francia è ancora difficile per alcune donne accedere all’aborto nel periodo giusto, senza fare centinaia di chilometri, nel modo in cui lo desiderano. Significa negare che nel 2024, 130 centri abortivi sono stati chiusi in 15 anni e che l’accesso all’aborto è ancora condizionato alla doppia clausola di coscienza dei medici. E qesto, perchè? Perchè, 49 anni dopo la legge Veil, la lotta delle donne per il diritto di disporre del proprio corpo, è più che mai di attualità.

Colleghi, è oggi che dobbiamo consacrare il diritto all’aborto nella Costituzione, perchè 49 anni dopo la legge Veil, restiamo in un “eh ma” insopportabile di questo governo, a cominciare proprio da Emmanuel Macron.  Emmanuel Macron che, una settimana fa, non ha avuto una singola parola in due ore e 20 di conferenza stampa per la costituzionalizzazione del diritto all’aborto. Al contrario, ha preferito, riprendendo le parole di Viktor Orban, primo Ministro ungherese di estrema destra, farsi il cantore del “riarmo demografico”. Viktor Orban che, lo ricordo, impone alle donne ungheresi di sscoltare il cuore del feto quando vogliono mettere fine a una gravidanza. Questo stesso Viktor Orban, che è d’altro canto il modello di Jordan Bardella e del Rassemblement National, che, come tutti i reazionari e i fascisti nel corso della storia, si è impadronito della questione demografica per strumentalizzare il corpo delle donne.

Colleghi, le nostre ovaie non sono armi di guerra. Si, ministro, ministra, il corpo delle donne non appartiene né allo Stato, né alla famiglia, né ai giudici, ma alle donne e solo a loro. L’ossessione natalista è legata da sempre alla criminalizzazione dell’aborto.

Il Regime di Vichy aveva reso l’aborto un crimine contro la sicurezza dello Stato, passibile di pena capitale, come corollario della sua politica natalista. In rutti i regimi fascisti del secolo scorso, il controllo della riproduzione e la dominazione del corpo delle donne sono le prime mosse verso lo Stato totalitario.

Oggi, ovunque nel mondo, i retrogradi raddoppiano le loro strategie per limitare e violare i diritti sessuali e riproduttivi.

Colleghi, è oggi che dobbiamo cinsacrare il diritto all’aborto nella Costituzione, perchè i movimenti pro-vita sono sempre una minaccia feroce e organizzata. E non esiste un’eccezione francese. Manifestano. Fanno disinformazione massiccia sui social. I loro militanti attaccano sempre più regolarmente i consultori. Fanno campagna per eliminare l’aborto dalle prestazioni passate dal SSN. Combattono anche l’educazione alla vita affettiva e sessuale a scuola, attaccando in questo modo, la corretta informazione sulla contraccezione, l’educazione al consenso o ancora la lotta contro le disuguaglianze.

Questi antidiritti siedono, compreso all’estrema destra si questo emiciclo, all’interno del Rassemblement National, il cui fondatore, Jean-Marie Le Pen, dichiarava nel 1996: “L’idea che il vostro corpo vi appartenga è semplicemente ridicola. Esso appartiene alla vita e, in parte, alla Nazione”.

Rassemblement National che, nel 2012 desiderava, tramite le parole di Marine Le Pen, eliminare dalle prestazioni a carico del SSN gli aborti cosiddetti “di comodo”. Marine Le Pen, sempre, che nel 2022 si opponeva all’allungamento del periodo legale per abortire.

Banco di estrema destra su cui troviamo alla rinfusa, Laure Lavalette, che scrive di voler “eliminare a breve termine il diritto all’aborto”, Hervé de Lépinau, cheparagona l’aborto « ai genocidi armeno e ruandese, alla Shoah, ai crimini di Daesh », Caroline Parmentier che si rammarica che “dopo aver « genocidato » i bambini francesi in ragione di 200 mila l’anno (il numero degli aborti in Francia) si debbano ora sostituire a profusione con dei migranti »

Si, si, il pericolo maggiore per i diritti delle donne, siete voi.

Colleghi, ecco perchè oggi dobbiamo consacrare il diritto all’aborto. Abbiamo una responsabilità immensa. L’aborto non è forse in pericolo imminente. Forse. Iscriviamolo nella Costituzione e non lo sarà mai nemmeno in futuro. Perchè è proprio quando non è ancora in pericolo imminente che bisogna proteggerlo.

Introdurre il diritto all’aborto nella Costituzione mette in sicurezza la portata di questo diritto fondamentale, umano, oggi incerta. Significa affermare qui alle nostre figlie, alle nostre nipoti, alle nostre bisnipoti, che non avranno meno diritti di noi. Significa scongiurare l’idea che le generazioni future non debbano mai ingurgitare acqua ossigenata, o detergenti, né introdursi nell’utero un ferro da maglia, uno spazzolino da denti, acqua insaponata o una spiga di grano. Significa scongiurare la realtà delle sevizie che le donne potevano infliggersi prima del 1975 e che a volte ne causavano la morte.

Perchè si, la sola conseguenza della privazione del diritto delle donne ad abortire, è l’aborto clandestino e molto spesso la morte.

Colleghi, ecco perchè è oggi che dobbiamo consacrare il diritto all’aborto; essere il primo Paese del mondo a incidere nella propria Costituzione il diritto all’aborto, rende onore alla Francia come nazione pioniera dei diritti delle donne.

Questa consacrazione a cui chiamiamo oggi con i nostri voti, la vogliamo come incoraggiamento alla lotta e omaggio alle donne statunitensi, perseguitate fino nelle loro conversazioni su Facebook, e condannate per una pillola abortiva. Un omaggio alle donne argentine in sciopero generale oggi, appunto per il diritto all’aborto. Questa consacrazione acui chiamiamo oggi con i nostri voti, la vogliamo come omaggio a Vanessa Mendoza Cortès, trascinata in tribunale solo per aver denunciato daanti all’ONU il divieto quasi totale di abortire ad Andorra. Come omaggio a Justyna Wydrzynska, militante polacca condannata per acere aiutato una donna ad abortire. Questa consacrazione cui chiamiamo oggi con i nostri voti, la vogliamo come omaggio a Izabela, a cui è stato rifiutato l’aborto e nell’ultimo SMS prima di morire, dichiarava: “è la legge il supplizio dell’essere umano. Le donne sono diventate delle incubatrici”.

Questa consacrazione cui chiamiamo oggi con i nostri voti, la vogliamo come omaggio alle persone che muoiono ogni nove minuti nel mondo a causa di un aborto non sicuro. Colleghi, ecco perchè è oggi che dobbiamo consacrare il diritto all’aborto.

Noi Insoumises, ci proclamiamo eredi di un umanesimo il cui principio guida è l’autonomia. È l’autonomia individuale sancita dai diritti umani che sta alla base delle libertà di coscienza, di espressione, di movimento. È avere il controllo di se stessi, gestirsi, essere liberi di scegliere.

Non c’è aspirazione più alta per l’essere umano. È per questo che l’aborto è condicio sine qua non di ogni femminismo.

Costituzionalizzare oggi questo diritto, non significa solamente difendere la giustizia riproduttiva nel mondo, è difendere la democrazia, quella dell’essere attore della propria vita.

Perchè, di cosa si occupa il femminismo? No, non solo delle donne. Di cosa si occupa il femminismo? Una storia plurimillenaria di emancipazione.

Colleghi, ecco perchè dobbiamo oggi consacrare il diritto all’aborto. La costituzionalizzazione dell’IVG completa una lunga storia di privazione delle donne di disporre del proprio corpo. Si iscrive nella continuità di tutte le mobilitazioni femministe. Questa vittoria oggi è innanzitutto quella delle militanti delle associazioni e dei collettivi. Voglio celebrare la loro presenza in tribuna oggi e dire loro tutta la nostrariconoscenza per il loro impegno quotidiano per far vivere i diritti delle donne. Militanti femministe di ogni epoca, se questo dibattito esiste, se questa vittoria è vicina, è soprattutto grazie alle vostre lotte. Perchè dietro la legge c’è sempre una folla di persone. È questa lunga folla di militanti che ha strappato il diritto all’aborto nel 1975. È la lotta di queste donne che permette la presa in carico dell’aborto dal SSN nel 1981, al 100% nel 2013, che conquista l’allungamento dei termini da 10 a 12 settimane nel 2001, poi da 12 a 14 settimane nel 2022. È sempre questa folla di persone che strappa vittoria dopo vittoria i diritti delle minorenni ad abortire senza accordo genitoriale, la soppressione del periodo di riflessione, la creazione del reato di ostacolo, l’autorizzazione per le ostetriche di praticare le IVG.

È anche una vittoria degli Insoumis e parlamentare, poichè la proposta di legge che ho avuto l’onore di portare per il mio gruppo era stata adottata al Parlamento il 24 novembre 2022 e poi al Senato il primo febbraio 2023, cosa che ha forzato il Governo a iscrivere questo progetto di legge costituzionale all’ordine de giorno.

Dagli anni 60 fino al terzo millennio, il diritto all’IVG è un campo di battaglia permanente. Siamo coscienti che non ci sarà mai un marmo abbastanza potente su cui incidere definitivamente questo diritto. Siamo coscienti che la formulazione finale non è quella che avremmo sperato, al momento giusto nella Costituente il popolo migliorerà e aggiungerà il diritto alla contraccezione, corollario del diritto all’aborto.

Siamo coscienti di tutto questo, ma questa iscrizione nella Costituzione segna una vittoria storica. Questa vittoria è la vostra, la nostra e la sconfitta dei pro-vita. Oggi la Francia dà un segnale al mondo.

Per finire, voglio consegnarvi le parole di Gisèle Halimi, al momento della sua arringa al processo di Bobigny del 1972:

“nessuno, ascoltatemi bene signori, nessuno ha mai potuto obbligare una donna a dare la vita quando ella ha deciso di non farlo” .

E come simbolo magnifico nel momento in cui discutiamo questa legge, apprendiamo che le militanti polacche ritroveranno il libero accesso alla pillola del giorno dopo. La loro lotta è la nostra, la nostra vittoria è la loro!