POP POST DI FINE ESTATE. BEYONCÈ: FEMMINISMO VS. GIRL POWER

post del 27 agosto 2014.

Un post pop di fine estate ci vuole.
Così viene la voglia di parlare di Beyoncè e della sua performance agli Mtv Video Music Awards di qualche giorno fa.
La cantante si è esibita per 20 minuti in un medley canterino tra coreografie, luci, proiezioni e costumi sfavillanti.
Verso la fine della performance sullo schermo alle sue spalle è apparsa la scritta “Feminist” e una voce ha descritto il concetto di femminista.
Anzi, la voce inizia dicendo

“Insegniamo alle ragazze che non possono essere “sexual beings” [ndr. vivere la loro sessualità in maniera spregiudicata ] come fanno i maschi.
Insegniamo alle ragazze a diminuirsi per rendersi più piccole.
Diciamo alle ragazze: “puoi avere un’ ambizione, ma non troppa”, “dovresti ambire ad essere di successo, ma non troppo di successo, per non intimidire l’uomo”.”

Poi appare la scritta  “FEMINIST” e la voce continua

“Femminista.
Una persona che crede nella parità sociale, politica ed economica tra i generi sessuali”

 

Beyonce-Feminist-VMAs

E via con la polemica. Non solo negli USA, ma anche in Italia.

Il problema, in sintesi, è: può una che fino a due minuti prima si è dimenata su un palco mezza nuda, cantando e ballando, poi dichiararsi femminista?

double standards

E poi: può una che canta quelle canzoni, tra cui tale “Bow down bitches” poi dirci che cos’è il femminismo e cosa diciamo o meno alle “ragazze”?

Onestamente, non avremmo mai pensato di dedicare un post a Beyoncè e al suo personale concetto di femminismo, ma sono sorti due motivi per farlo.

Numero 1. Il femminismo pop è alle porte.

We-can-do-it-beyonceE non è detto che sia sempre un male, nonostante c’è chi lo osteggerebbe fino alla morte.

Di come le tematiche legate ai diritti delle donne, o dei gay, siano strumentalizzate da marketing e show business ne abbiamo già parlato a proposito del mito della real beauty e di quanto si tratti solo di un trend pubblicitario che difficilmente cambierà la situazione femminile nel mondo. Allo stesso modo, sicuramente Beyoncè avrà i suoi motivi di immagine per dirsi Feminist sul palco di uno dei premi musicali più seguiti al mondo.
Nonostante questo, vedere la parola Femminista in un contesto così lontano dalle aule dei collettivi e i blog e i giornali e i festival di nicchia, potrebbe avere i suoi risvolti positivi. Soprattutto se accompagnato da una descrizione che non ne fuorvia completamente il senso. Soprattutto se l’anno scorso la performance chiave dello show era stato il twerking di Miley Cyrus ( ma per fortuna ora è la fidanzatina d’America ).

La parola “feminist” potrebbe addirittura arrivare alle ragazzine di #Idontneedfeminism e magari convincerle con il volto pop della questione a non girarsi dall’altra parte la prossima volta che una professoressa, amica, madre, scrittrice o che si definirà tale.
Oppure possiamo fare finta che Beyoncè non sia una pop star amata soprattutto da giovanissime fan e continuare ad ascoltare Claudio Lolli convinte che sia ancora un fenomeno da adolescenti.*

Numero 2. La coscia è antifemminista.minigonna

Lasciando perdere per un attimo l’affaire Beyoncè, una delle motivazioni dell’ira verso la cantante è legata al fatto che prima di dichiararsi femminista, ballasse scatenata in abiti succinti, con coreografie sensuali e pose ammiccanti.
Quindi una spogliarellista non può essere femminista. Una ballerina di burlesque nemmeno. Anzi, minano il mio femminsimo puro.

A meno che non ci si spogli per chiedere fondi contro la violenza sulle donne, insomma, non si possono mostrare le cosce.

Non capisco perchè questa performance in sèsarebbe antifemminista, non capisco perchè cantare e ballare bene e in abiti succinti sarebbe contro le rivendicazioni femministe, non capisco perchè una spogliarellista dovrebbe minare il mio femminismo, figuriamoci Beyoncè.

Sarò banale.
Ma il femminismo non prevede che si possa fare quel che diamine si vuole del proprio corpo e della propria persona, nel rispetto di sè in quanto donna?
Non sarebbe meglio constatare che nella vita ognuna può ballare e cantare quanto nuda vuole se questo non la rende un oggetto sessuale passivo, se non prevede uno svilimento della sua persona?
Se è una libera scelta, e giudicando dai milioni di Beyoncè non c’è dubbio, davvero dobbiamo ancora ostracizzare un balletto osè?

Per lo stesso criterio, per essere femminista non dovrei mettere minigonne inguinali per strada.

Non sarà che essere femminista prevede il potersi mettere miniminigonne e pretendere di non essere molestata per questo?

Cito Femminile Plurale:

Se da un lato credo sia positivo che in uno show musicale probabilmente andato in onda in prima serata e seguito prevalentemente da spettatrici molto giovani compaia a caratteri cubitali la scritta ‘femminismo’ connessa ad una personaggio pubblico glamour e di successo, dall’altro è a mio avviso lampante  la volontà di svuotamento di senso della parola per un effetto maggiormente rassicurante e, appunto, politicamente corretto.
La prospettiva che emerge dalle affermazioni e dai testi delle canzoni di Beyoncè appare più come una sorta di richiesta di “potere alle ragazze” del tutto estrapolata dal contesto che come una presa di posizione (e di coscienza) meditata.
Ma i femminismi sono tanti e ognuna può essere femminista come vuole, si sa.
Infatti qui non mi interspice girls girls poweressa appoggiare o contestare il femminismo di Beyoncè, ma fare una riflessione più ampia.

Questa richiesta di “potere alle ragazze”, quindi all’autoaffermazione ma anche all’autostima e alla considerazione che le ragazze e le donne debbono avere di sé, è molto bella, giusta e sicuramente utile, ma non ha senso senza la parte decostruttiva che analizza il sistema in cui viviamo e che ce lo fa comprendere, appunto, per combatterlo meglio. Questa pars destruens è un aspetto tipico della presa di coscienza femminista ed è assolutamente necessaria per una lotta che sia per tutte e che sia reale.

Inoltre, questa richiesta di potere innocua, senza analisi, può condurre  all’effetto contrario. Se si incoraggiano le donne a prendere il loro spazio, a rivendicare il proprio valore, se si insegna alle ragazze che possono fare quello che vogliono nella loro vita, ma poi tali desideri non vengono realizzati perché ci sono condizioni economiche e sociali che lo impediscono ma di cui non si parla non andiamo ad incrementare il pregiudizio negativo dell’incapacità o dell’inferiorità delle donne?

Il “girl power”  è qualcosa di  assolutamente innocuo perché non solo non modifica ma nemmeno nomina il sistema sessista in cui viviamo e che è causa l’ineguaglianza.

 

Di fatti, Beyoncè è innocua. Così come le pubblicità sulla bellezza naturale. Non cambierà una virgola della condizione delle donne nel mondo perchè non questiona il sistema economico in cui viviamo ( anzi! ), ma ne chiede semplicemente un volto più attento a certe tematiche.
Il femminismo con Beyoncè è totalmente prepolitico ( c’era bisogno di sottolinearlo? ), diventa fenomeno di costume.
Il punto è che anche le sedicenti femministe “vere” spesso non si interrogano sulle strutture da modificare, ma semplicemnente pontificano, scrivono, denunciano, si indignano, senza voler cambiare una virgola del sistema economico in cui sono perfettamente inserite.
Beyoncè è la conseguenza, non la causa, dello svuotamento della parola Femminista.
E la causa non risiederà tra tutte quelle intellettuali che hanno sdoganato il femminismo capitalista, quello di partito, quello di Stato.

Se non siag mette in crisi quello che impone la disparità di genere, se continuiamo a lavorare superficialmente su immagini perfettamente assorbibili dal mercato e dal sistema economico che lo manovra, la condizione femminile diventerà molto più glamour, ma avremo comunque il patriarcato a battere le mani a Beyoncè e tutte le altre.

Detto ciò, tocca riprendersi con Rebel Girl per smaltire tutti i lustrini di emmetivì

* Non me ne vogliano i fan di Claudio Lolli, è preso ad esempio solo perchè è quanto di più lontano possa interessare alla fan media di Beyoncè.
Viva Claudio, sempre.