Il mio primo ciclo

“Ho le mie cose”, “sono indisposta”, “è arrivato il marchese”.

Nascoste dietro formule e giri di parole, circondate ancora da miti e leggende, le mestruazioni continuano ad essere un tabù.

In “quei giorni” potrò fare il bagno? Dovrei rimandare l’appuntamento dal parrucchiere?

Tramandate da generazioni e generazioni di donne, arrivate a noi tramite le nostre nonne, con varianti e aggiunte regionali, i più o meno falsi miti sulle mestruazioni si perdono ormai nella notte dei tempi e sopravvivono agli assorbenti ultrapiatti, profumati, con le ali ecc. Mistico e leggendario è anche il menarca, la prima mestruazione, rituale di passaggio che ci accompagna all’età adulta.

Evento traumatico, inaspettata sorpresa, “Oddio che mi succede sto per morire!”, “Evvai finalmente sono arrivate”, storie diverse che però un po’ si somigliano tutte.
Lola ha avuto l’idea di raccogliere nel suo blog le vostre storie sul giorno in cui siete “diventate signorine”.
Noi abbiamo risposto all’appello.

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Sapevo già dell’esistenza delle mestruazioni. No perchè le donne della mia famiglia me ne avessero mai parlato, in realtà non sapevo molto del funzionamento tecnico, mi sfuggiva da dove di preciso provenisse quel sangue e il perchè della sua comparsa, ma sapevo che esistevano le mestruazioni perchè a casa mia il concetto di privacy era completamente sconosciuto e le chiavi alle porte non esistevano.

Ho sempre visto mia mamma in bagno che si cambiava l’assorbente, credo di non averle mai chiesto di cosa si trattasse, succedeva e basta e sapevo che un giorno sarebbe successo anche a me. Volevo però che succedesse tardi, mi avevano detto che dopo le mestruazioni non sarei cresciuta più e io volevo essere un po’ più alta.

Avevo 12 o 13 anni, ero in casa da sola con mia sorella più piccola. Quando vidi la macchia sulle mutande, le cambiai e ne misi delle nuove. Facendo finta di non averle viste sarebbero scomparse? no, erano di nuovo lì.
1,63 non sarei andata oltre. Mia sorella mi guardava e non diceva niente ma so che stava pensando: “ho tre anni di meno e sono quasi già più alta di te”.

Mia mamma in lacrime in maniera teatrale, mio padre in lacrime in maniera più composta. Imbarazzo totale. Era domenica, c’era il mercato, mia mamma voleva comprarmi un regalo perchè “ero diventata signorina”.
Ma io avevo come l’impressione che tutti mi guardassero, che tutti sapessero, forse perchè quel coso in mezzo alle gambe mi faceva camminare in maniera strana? forse perchè mia mamma aveva già fatto il giro di telefonate tra amici e parenti e in un paese piccolo le notizie girano velocemente? Sicuramente la seconda, l’avevo detto io che a casa mia il concetto di privacy era sconosciuto.

                                                                                                                                                                                                                              (Enrica)

Le aspettavo con ansia da mesi. Ormai in classe non si parlava di altro e si faceva il conto di “quelle che mancavano”, come 2cac12ac74afd17a4a9f26e823c61343un giallo a camera chiusa: a tutte prima o poi sarebbe successo, chi sarebbe stata la prossima? Fortunata Sara, a lei sono già venute! Federica invece ancora nulla…

Avevo dato il mio primo bacio pertanto ero convinta fosse giunto il momento. Con le dicerie e le leggende che circolavano tra famiglia allargata, scuola e giornalini vari avrei potuto scrivere un libro. Avevo letto che erano precedute da mesi di perdite bianche e allora l’appuntamento nei bagni per confrontarsi le mutande con l’amica erano ormai quotidiani. A me fanno male le tette da più tempo. A me sono iniziate le perdite prima. A me fa male la pancia. Io ho più peli.

E i parenti quando mi vedevano: fra poco diventerai signorina. Ti si sono allargati i fianchi, ti è diventata la faccia così, hai quest’altra cosa colì: è sicuro, fra un po’ ti arrivano. Occhio che poi non puoi toccare le piante, non puoi farti la tinta e nemmeno il bagno.

Alla fine mi sono arrivate d’estate, tra la seconda e la terza media. Era luglio, faceva caldo. E l’unica cosa che ricordo è la felicità di “essere diventata signorina” (che voleva dire poi?) e mia mamma che mi ha aiutato a pulirmi e mi ha dato un suo assorbente. Una specie di materasso. E poi le chiamate al papà, alla nonna ecc. E i complimenti della gente (cos’ho fatto di così straordinario?, mi chiedevo). Presi una penna e un’agendina su cui scrissi la data di quel giorno “importante”. Ad oggi quell’agenda contiene ancora solo quella data.

Da quel giorno, ogni mese, le ho aspettate. Non sapevo bene perché. Erano un appuntamento fisso. Un appuntamento mensile con le mie mestruazioni. Dopo qualche anno ho iniziato a gioire un po’ meno per il loro arrivo a causa dei crampi molto dolorosi che mi provocavano il primo giorno di ciclo. La gravidanza invece deve aver rimescolato qualche cosa perché poi i dolori non li ho più avuti. Ed ora l’arrivo delle mestruazioni significa solo che posso fare sesso con il mio compagno senza troppi problemi.

                                                                                                                                                                                                                              (Alessia)

Gli assorbenti di mia mamma sono stati, per tanto tempo, una sorta di pacchetto misterioso di cui ignoravo l’uso. Mi 32a7dcef16a44289c26971f67f7e4628attiravano tantissimo quei piccoli pacchetti colorati, a volte avevano su dei fiorellini, altre erano monocolore con un fucsia o un azzurro predominante, sulla confezione invece spesso c’erano gli occhi, ben truccati, di una donna. Dettagli che attiravano la mia attenzione, mi incuriosivano. Per diverso tempo credetti che fossero dei normalissimi fazzoletti, o salviettine inumidite, che mia madre custodiva gelosamente nello scaffaletto del bagno e che poteva utilizzare solo lei.

Un caldissimo pomeriggio di luglio, avevo undici anni, quasi dodici, dopo aver passato l’intero pomeriggio girando in bicicletta con mio fratello, andai in bagno e mi ritrovai gli slip completamente insanguinati.

Sulle mestruazioni, checchè se ne dica, ci sono ancora tantissimi tabù, di sicuro avevo avuto modo di ascoltare discorsi in famiglia o tra ragazzine a cui era venuta la prima mestruazione, più volte avevo chiesto delucidazioni e un po’ per ridere, un po’ per imbarazzo, spesso mi era stato risposto: “E’ diventata signorina” o “E’ caduta dalle scale” o “E’ andata in bicicletta”, insomma i soliti stupidi modi per definire le mestruazioni. Per di più a tutte le mie amiche non erano ancora arrivate quindi non avevo avuto modo di approfondire con loro questo discorso.

Così, quel pomeriggio, mentre osservavo quella bella chiazza rossastra sui miei slip, la prima cosa che feci fu quella di urlare e chiamare mia madre. Mia madre non sentì immediatamente le mie urla -il bagno nella mia mente di ingenua ragazzina si era trasformato in una scena da film splatter- così urlai nuovamente per richiamare la sua attenzione,  finalmente mi rispose, sarà stata roba di secondi ma per me fu un’eternità e in quegli attimi di attesa, osservavo quella macchia e la mia mente iniziò a fare dei “trip” mentali, del tipo: “Quindi è vero, che la bicicletta fa sanguinare le donne”o “Forse sono caduta dalle scale e non me ne sono accorta?”. Finalmente, arrivò mia madre, si emozionò tantissimo e mi spiegò che dovevo essere felice, che ero diventata “signorina” e quella serie di discorsi pieni di retorica, mentre tra me e me pensavo solo che fossero una gran rottura di scatole queste mestruazioni e quei pacchetti che tanto avevo osservato con interesse nell’infanzia ora mi davano la nausea.

Per diversi mesi nascosi alle mie amiche l’arrivo delle mestruazioni, qualcuna di loro fingeva il loro arrivo, non capivo perchè mentre a loro eccitava quel cambiamento e lo attendevano bramandolo a me invece imbarazzava tantissimo la mia precocità.

Per tanto tempo invidiai i miei coetanei maschi, liberi da quella che per me era solo una gran rottura. Col tempo, ovviamente, ho imparato a conviverci, a scoprirne l’importanza e ad aspettarle. Ho capito che quel pessimo approccio con le mestruazioni è stato forse dovuto al fatto che mia madre soffrisse molto durante il ciclo mestruale -i dolori e il flusso abbondante le facevano vivere malissimo quei giorni-  ma soprattutto, col tempo, ho capito che i ragazzi e i bambini in famiglia e a scuola, non affrontando l’educazione sessuale, non vengono assolutamente preparati alla sessualità e ai cambiamenti nella pubertà, vengono totalmente abbandonati nei tabù e negli innumerevoli dubbi e curiosità che spesso poniamo all’amica/o che più ignaro/a di noi e tutto ciò non fa altro che creare ancora più confusione.

(Faby)

Le attendevo con ansia. Sulle mutande un giorno trovai una minuscola macchiolina di sangue dovuta a chissà che e mi aconvinsi che era il mio primo ciclo. Allertai mamma, nonna, e mi rallegrai di non avere dolore. Non avevo nemmeno le mestruazioni, in realtà.

Arrivarono un anno dopo, avevo 12 anni ed era il 25 aprile. Me lo ricordo perchè a casa c’erano tutti i parenti a pranzo e perchè ho pensato: è la Festa della Liberazione e sono arrivate le mie prime mestruazioni. Come se la solennità del momento fosse paragonabile, come se diventare donna e uscire dalla pubertà che rimescola ormoni sedati a stento fosse una liberazione. Ho imparato col tempo che può essere anche una condanna diventare adulta, crescere e ogni mese mal di pancia, soldi spesi in assorbenti che irritano la pelle, mutande orrende riservate ai giorni del ciclo, uomini che non vogliono nemmeno sfiorarti quando ce l’hai, ma che magari vogliono essere soddisfatti comunque, perchè loro questa condanna non ce l’hanno, sono sempre sessualmente pronti e puliti e non sanguinolenti.

Mia madre non ha festeggiato, mi ha dato un assorbente e mi ha spiegato come metterlo. Era scomodo, lo sono tutt’ora.
Mio padre ha accolto la notizia senza eccessivo slancio. Sono grata ad entrambi per aver trattato l’avvenimento come un dente caduto, un paio di pantaloni che ormai vanno corti perchè si cresce, nient’altro, e nella vita delle bambine prima o poi si diventa donne. Signorina, per fortuna, non mi ci hanno mai chiamata.

Io le ho sempre chiamate mestruazioni, non c’era bisogno di neuralizzare la mia corporeità e infatti l’ho sempre vissuta in armonia con i miei umori, odori, periodi.  Non c’era un “marchese” che mi visitava una volta al mese, non c’erano “le mie cose” di cui non parlare con nessun altro, non sono mai stata “indisposta”. E ho sempre fatto il bagno al mare non solo senza preoccuparmi delle leggendarie atroci conseguenze del gesto, ma sfilando via semplicemente l’assorbente e godendomi l’estate.
Non nascondo gli assorbenti come fosse imbarazzante avere una vagina e una biologia, non ho bisogno di astucci colorati che sembrino porta occhiali o porta caramelle per metterceli dentro, che in borsa sta male portarli sciolti, non sia mai qualcuno li veda e realizzi che siamo donne, oltre le gambe c’è di più: le mestruazioni.

                                                                                                                                                                                                                                       ( L. )

c07358de9f8b9a7bcd39051230095634Penso di essere stata molto fortunata, ho avuto una famiglia che parlava del corpo umano in modo del tutto neutro, senza imbarazzi, senza parole sciocche come “patatina”, definendo le cose con il loro nome e parlandone nel modo più naturale del mondo.

Ho sempre guardato, anch’io, con curiosità, i pacchetti di assorbenti di mia mamma. A casa eravamo in 5, di cui l’unico maschio era mio padre. Avevamo un bagno solo, molto piccolo e non esistevano chiavi, nessun problema ad entrare ed uscire da quella stanza anche se dentro vi era già qualcuno.

Sapevo tutto di cosa fossero le mestruazioni, da cosa derivassero, la loro frequenza, eventuali disturbi. Mia mamma non soffriva (o forse sì, ma non ce l’ha mai lasciato intendere), non se ne lamentava.

Ho una sorella gemella e a tutte e due sono venute le mestruazioni in terza media. Le aspettavo, perché a lei, mia sorella, erano già venute da tre settimane, quando è accaduto anche a me.

Nessun dramma, nessuna reazione emotiva. Una cosa normale che doveva accadere, ecco tutto. Ho preso un assorbente e l’ho messo.

Le cose che non mi piacquero furono mia madre che telefonò alla nonna per raccontarglielo (la cosa mi mise in lieve imbarazzo) e mia zia che mi portò un mazzo di fiori (anemoni rossi e viola, lo ricordo come fosse ieri). A dire il vero mi piacevano i fiori, mi piaceva il regalo, ma la sua motivazione mi metteva a disagio. E poi non mi piacevano gli assorbenti. In quell’anno non erano ancora usciti gli assorbenti ultra sottili e con le ali che ci sono adesso: erano alti, scomodi, si appallottolavano tutti, davano fastidio e si spostavano, e quando avevo ginnastica a scuola avevo il terrore che si spostassero e mi potessi sporcare.

Non ho sofferto di dolori quella prima volta, poi sì. Non sempre, talvolta, ma bastava una pillola e passava tutto. Non mi pare di aver mai rinunciato a niente, per via del ciclo.

Oggi, dopo due figli e la scoperta della coppetta mestruale, posso dire che voglio molto bene al mio ciclo. E’ un segno che nel mio corpo tutto funziona nel modo giusto.

In casa, con mio figlio e mia figlia, parliamo di mestruazioni senza imbarazzo alcuno, divertendoci a ridere un poco quando racconto delle false credenze che le circonda(va)no e degli imbarazzi di ancora troppi genitori, anche oggi che, ai figli che sorprendono la mamma in bagno con qualche macchia di sangue sulle mutandine rispondono che “la mamma si è fatta male”.

                                                                                                                                                                                                                                    (SdS)