Un “Nuovo Maschile” per “Educare alle differenze”

Proseguono le nostre interviste alle varie associazioni che parteciperanno, anche questo settembre alla seconda edizione di “Educare alle Differenze”.

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Ho deciso di contattare “Nuovo Maschile”, un’associazione pisana, perché mi interessava moltissimo conoscere più da vicino un’associazione dedicata al “maschile” e metterne a fuoco gli obiettivi.

Mi ha risposto Riccardo Guercio, presidente dell’associazione

1) Come e quando nasce “Nuovo Maschile”? Quali sono i suoi obiettivi?

“Nuovo maschile. Uomini liberi dalla violenza” è un’associazione  di promozione sociale, nata a Pisa nell’ottobre 2012. L’associazione è nata dal desiderio di 3 persone, inizialmente, impegnate in modo diverso in ambito sociale: Riccardo Guercio, Desirée Olianas e Anna Frosini.

Io sono uno psicologo e lavoro come educatore nell’ambito delle  tossicodipendenze da diversi anni. Oltre ad aver fatto un lungo percorso di consapevolezza, mi sono formato grazie alla Casa della Donna di Pisa, la Asl 5 e il Cam (Centro ascolto maltrattanti di Firenze).

La vicepresidente, Desirée Olianas è psicologa e psicoterapeuta, e fin dall’università si è formata sul tema della violenza alle donne e all’infanzia, proseguendo la propria formazione con la casa della Donna di Pisa e la Asl 5. Anche lei, lavorando con donne e uomini, ha riscontrato il fatto che quando le persone trovavano una persona disposta ad ascoltarle autenticamente, senza pregiudizi e con rispetto, emergessero violenze subite , spesso mai riconosciute; oltre a questo, nel caso degli uomini, anche coloro che cercavano aiuto per altri tipi di problemi, spesso cominciavano a parlare delle proprie relazioni, in cui vi erano spesso comportamenti caratterizzati almeno da violenza psicologica verso la partner.

Anna Frosini è una filantropa, una persona che da sempre si è impegnata nell’aiutare ragazze e  donne in difficoltà (e noi indirettamente facciamo anche questo), e ci ha molto sostenuto nella nostra crescita, soprattutto a livello organizzativo.

A questo nucleo originario si è subito aggiunta la D.ssa Daniela Lucatti, psicologa psicoterapeuta attiva anche alla Casa della Donna di Pisa, nostra supervisora; si sono poi aggiunte altre figure: una musico terapista, due educatori, una dottoressa in giurisprudenza, una psicoterapeuta che è la nostra referente scientifica.

Riccardo Guercio
Riccardo Guercio

La nostra storia, i nostri valori, il nostro lavoro, hanno  fatto sì che desiderassimo impegnarci attivamente nella società , dando il nostro contributo, non solo lavorando nel nostro studio con i/le pazienti in un certo modo (ovvero lavorando anche sul significato culturale dell’essere donna/uomo, sugli stereotipi, sull’impatto e i danni  che la violenza ha avuto sulla loro vita o su quella delle persone vicine), ma impegnandoci per cambiare la cultura alla base della violenza maschile sulle donne ( e sull’infanzia), ovvero il patriarcato. Non solo, abbiamo deciso di occuparci proprio di chi mette in atto la violenza, perché se è giusto e necessario aiutare chi subisce la violenza ad uscirne, è altrettanto fondamentale che la società si assuma la responsabilità di occuparsi di chi agisce violenza, perché il problema della violenza maschile , non è un problema delle donne (nel senso che pur non facendo niente per provocarla , debbono vivere difendendosene continuamente), ma degli uomini che la attuano. Sono loro che devono cambiare, non le donne, che non sono libere di esprimersi liberamente, vestirsi come desiderano, frequentare i luoghi che vogliono negli orari che desiderano, accedere ad incarichi di lavoro meritati e con parità di retribuzione, ecc

Secondo noi la società non deve agire solo attraverso misure punitive di tipo detentivo, che lasciano la persona non consapevole realmente di ciò che ha fatto (tant’è che il tasso di recidiva per crimini di questo tipo è molto alto), ma soprattutto prevenendo la violenza , e poi fornendo agli uomini che la attuano un luogo in cui poter riflettere su di sé e cambiare.

2) Quali sono i principali disagi o quesiti che gli uomini che si rivolgono a voi, vi pongono? E come lavorate con loro?

La nostra associazione fornisce agli uomini con una storia di abusi subiti  nell’infanzia o nell’adolescenza, un luogo in cui poter elaborare la propria esperienza traumatica, che ha forti ripercussioni nella vita emotiva e/o relazionale, anche se perlopiù misconosciute e sottovalutate. La violenza sessuale, inoltre viene ancora più difficilmente riconosciuta quando ne sono vittime bambini e adolescenti di sesso maschile.

La prevenzione viene da noi perseguita attraverso attività di sensibilizzazione, attività che hanno lo scopo di rendere consapevoli gli uomini delle radici culturali degli stereotipi di genere, che niente hanno di “naturale” o “genetico”ma sono  costruzioni culturali che ci  impongono “come dovremmo essere/sentire/comportarci in quanto uomini o donne”.Queste costruzioni culturali, che da un lato chiudono gli uomini in una gabbia di machismo, forza (a scapito della possibilità di vivere in modo più autentico le emozioni e i rapporti) li vede però anche imporsi con la forza sul genere femminile, cui è sì permessa una maggiore espressione emotiva (salvo poi tacciarle di “emotività” e “ isteria”), ma che viene anch’essa imprigionata in aspettative di docilità, ubbidienza, disponibilità quasi indiscriminata al genere maschile, per cui sembra che le donne debbano vivere in un perenne stato di allerta, facendo attenzione all’abbigliamento, ai luoghi che frequentano, al momento della giornata in cui escono da sole.  Tutto ciò, e la distribuzione ineguale del potere (che continua ad essere gestito dal genere maschile o con modalità maschili, ovvero prevaricanti) è ciò che secondo noi favorisce la violenza di genere. Secondo noi la sensibilizzazione passa attraverso: attività con gli/le studenti/esse nelle scuole di ogni ordine e grado, convegni, dibattiti, cineforum, corsi di formazione per operatrici/tori, la nascita di gruppi di condivisione maschile in cui questi possano confrontarsi autenticamente su cosa significa essere uomini oggi, su come questo influenza le loro relazioni affettive, ecc.

Nel gruppo di condivisione gli uomini svolgono un percorso di riflessione su di sé in relazione e in confronto con altri uomini. Un percorso fondato sull’ascolto delle idee, delle emozioni, della storia dell’altro. Un ascolto attento e profondo che porta al rispetto dell’unicità di ogni uomo che si racconta. Ogni uomo è diverso. Nel gruppo non vengono emessi giudizi né sulla persona che si racconta né sul contenuto che porta. Non si ascolta l’altro per criticare certi suoi comportamenti o certe emozioni che prova. Si ascolta l’altro uomo perché  ci interessa ascoltarlo, ascoltare quell’unicità. Questo ascolto spesso stimola negli altri uomini del gruppo il desiderio di parlare di sé e di raccontarsi .Il nostro gruppo uomini è già attivo da un anno, e al momento sta preparando un’iniziativa pubblica per il 25 novembre (giornata internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne).

Riccardo e Daniele con Beppe pavan
Riccardo Guercio e Daniele Bouchard che gestiscono i gruppi di condivisione

Altro fronte è quello del lavoro con gli uomini, quando la violenza è già stata messa in atto, attraverso percorsi , individuali o di gruppo sempre condotti da personale formato, in cui confrontarsi con se stessi, con i propri modelli culturali, familiari, con le proprie aspettative, con le proprie difficoltà, emotive e relazionali, a gestire una relazione paritaria.

In questo senso, abbiamo attivato una linea telefonica cui gli uomini possono contattarci (370-3230356) e un’email ([email protected])  per avere informazioni, preliminari ad una serie di colloqui gratuiti con lo psicologo dell’associazione. Durante i colloqui viene ascoltata la persona, valutata la sua consapevolezza circa le cause e le conseguenze del proprio comportamento, la propria motivazione ad impegnarsi per cambiare. In base ad una serie di variabili, l’equipe può indicare all’uomo un tipo di percorso, che può essere individuale con lo psicologo o la terapeuta, o di gruppo.

Oltre a ciò abbiamo cominciato alcuni incontri con i detenuti all’interno delle case circondariali.

Non è semplice per gli uomini contattarci, innanzitutto perché hanno difficoltà a rendersi conto che ciò che mettono in atto è una violenza. Per loro, uno schiaffo, la continua svalutazione o il controllo della partner, sono normali modalità di relazione, che anche quando vengono ammesse, vengono sminuite nelle loro conseguenze, ma soprattutto vengono percepite come “provocate” dalla donna. Per tutti questi motivi, gli uomini che arrivano, lo fanno perlopiù spinti dalla paura di perdere la partner, che se ne è andata o minaccia di farlo se non cambieranno. Questi uomini, se da una parte chiedono di essere aiutati, in realtà hanno difficoltà a percepirsi come coloro che fanno qualcosa di sbagliato, si percepiscono perlopiù come vittime della donna, vissuta come prepotente, non abbastanza dedita al rapporto, dominante. Ci parlano di difficoltà a gestire la propria rabbia o aggressività, ma soprattutto a capire cosa stanno facendo. Ci chiedono, in qualche modo, se davvero stanno agendo violenza, come viene detto loro dalla partner, o se questa non stia esagerando.

25 novembre 2014
25 novembre 2014
3) “Nuovo Maschile”aderisce alla “Rete educare alle differenze – Pisa”, che parteciperà alle giornate del 19 e 20 settembre 2015 “Educare alle differenze – 2” a Roma.
Per quali motivi  avete scelto di aderire alla rete? Cosa intendete voi con l’espressione “Educare alle differenze”? Cosa porta a questo progetto un’associazione come la vostra? Qual è il valore  aggiunto (se c’è) che il sesso maschile porta con sé nella lotta contro le discriminazioni, il sessismo e tutte le forme di omofobia?

Come associazione abbiamo partecipato, entusiasti, alla prima edizione di Educare alle differenze, nel settembre dello scorso anno. E’ stato bello vedere quante realtà fossero impegnate ed interessate a portare avanti l’educazione alle differenze nelle scuole. Fin dall’inizio abbiamo aderito, sentendo una comunanza di ideali con le organizzatrici: lavorare sulle differenze fra le persone (genere/orientamento/etnia/religione/abilità ecc) perché queste non divenissero ostacoli nel raggiungimento dei diritti, ma fossero una risorsa. E il luogo migliore è la scuola, in cui studenti/esse si formano nel corso degli anni, passano tanto tempo, una scuola che dovrebbe essere laica e democratica. Perciò dopo l’incontro di settembre, con altre associazioni di Pisa presenti all’assemblea, abbiamo formato la Rete Educare alle Differenze di Pisa, che al momento è formata da : AIED, ArciLesbica Pisa, Arciragazzi Comitato di Pisa, Casa della Donna Pisa, Fratelli dell’Uomo Pisa, Le Barbe della Gioconda, Municipio dei Beni comuni, Nuovo Maschile, Pink Riot – Arcigay Pisa, Queersquilie- Collettivo Femminista queer.

Per noi l’educazione alle differenze è appunto la possibilità di vederci, confrontarci , vivere armoniosamente avendo pari diritti, partendo dalle nostre molteplici differenze, che ci rendono tutte/i diverse/i, non sbagliate/i , malate/i, da correggere.  L’educazione alle differenze è ciò che permette l’integrazione, contro ogni discriminazione legata al fatto di avere caratteristiche che rendono differenti. L’educazione alla differenze è ciò che fa vedere che siamo tutte persone, dietro le differenze, e che abbiamo un bagaglio di ricchezza da donare, oltre al diritto di vivere e non vergognarci.

La nostra associazione , nella rete, porta la necessità di lavorare sulle differenze di genere, sulla loro matrice culturale, sull’identità maschile così intrisa di machismo e sessismo, così tanto da danneggiare se stessi oltre che il genere femminile attraverso l’imposizione della violenza. Portiamo il desiderio e la possibilità, per gli uomini, di conoscersi autenticamente, fuori dagli stereotipi che imprigionano sé e l’altro/a, di mettere in discussione il potere, di vivere relazioni paritarie ed autentiche, accettando che l’altra non è lì per noi, per il nostro desiderio, ma se c’è, c’è per sé stessa.

Da uomini, ci rivolgiamo ad altri uomini. Crediamo che la nostra forza, come gruppo misto di uomini e donne, sia proprio il fatto  che a mettere in discussione un sistema di potere e relazioni maschili , siano altri uomini. Perché se sono le donne a farlo, purtroppo come uomini si è tentati di sminuire, trincerarsi dietro un “ma loro cosa ne vogliono sapere”. Se a parlare di certe cose sono altri uomini, uomini normali ma con una consapevolezza diversa, rispettosi, capaci di mettersi in gioco  ed anche accettare qualche “provocazione”, le cose cambiano… si può parlare da uomo a uomo. Portando noi stessi, facciamo vedere che il sessismo è una scelta, una violenza, che si annida anche laddove noi non siamo abituati a percepirlo, per troppa abitudine. Portiamo la nostra esperienza, la difficoltà di percepire cosa possiamo aver fatto, anche senza volerlo, nelle relazioni con le donne.  Anche riguardo all’omofobia, ancora prima di aderire ad Educare alle Differenze, ci eravamo espressi. Gli uomini, perlopiù, hanno interiorizzato l’idea che l’essere uomini sia necessariamente associato all’eterosessualità: “il vero uomo è etero”..ma chi sarebbe il “vero uomo”? cosa è che lo rende tale? E poi gli uomini sono terrorizzati dal contatto corporeo, dalla fisicità, con gli altri uomini (eccetto contesti molto normati come alcuni sport, in cui non è solo concesso ma necessario), così come dall’espressione delle normali emozioni di vulnerabilità, tristezza, vergogna e paura. Spesso gli uomini che parlano più facilmente delle proprie emozioni, le mostrano, o mostrano un normale contatto corporeo con altri uomini (cosa che fra le donne è accettato ), vengono additati, o comunque tacciati di essere “gay” (come se ciò fosse un’offesa, cosa che non è, visto che il termine indica un normale orientamento sessuale). Questo atteggiamento ci parla di un’impossibilità, da parte degli uomini, ad accettare caratteristiche che non solo sono normali, ma indicative di una certa salute emotiva e relazionale; questi aspetti, infatti vengono da sempre ritenuti caratteristici solo delle donne , non solo, ma vengono ritenute una “debolezza”.

Il fatto che gli  uomini possano mostrare che parlare di sé autenticamente, esprimere le proprie emozioni, anche attraverso il corpo, è una cosa “buona” , “normale” , ed è anche un naturale bisogno delle persone, ha un effetto liberatorio.

 

Ringrazio moltissimo Riccardo e Desirée  per la loro immensa disponibilità.

 

Vedi anche:

Educare alle differenze 2: la parità passa anche per le strade intitolate alle donne

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