La donna deve essere pura. Il concetto di dignità della donna che passa attraverso le sue mutande

Ieri, su una pagina facebook di poeti in erba che seguo con piacere da diverso tempo, è stata pubblicata una poesia che parlava di purezza femminile, di ragazzine che si svendono –per pochi spiccioli o per ricariche telefoniche- abbandonando troppo presto l’innocenza per lasciar posto alla superbia.

Qualcuno, tra i commenti,  ha protestato perché come me era rimasto infastidito dalle parole della poesia e le risposte dell’autrice non sono state delle migliori andando così  a confermare quell’ombra di paternalismo che si percepiva sin dalle primissime righe— paternalismo che di certo non dovrebbero appartenere ad una/o aspirante poeta.

Senza contare il fatto che della questione “baby-squillo”  è stato detto tanto, troppo e tutto in modo sbagliato con linciaggi misogini e moralisti alle ragazzine,  ma nessun tipo di riflessione sugli uomini maturi che pagavano queste giovanissime per avere delle prestazioni sessuali.  Tutto ciò perché  in Italia  il cliente è socialmente accettato ma le prostitute vengono ancora e purtroppo emarginate, umiliate e perseguitate.

Non linkerò la poesia e la pagina perché il mio intento  non è quello di scagliarmi contro la pagina, o la poesia in sé, ma, più che altro, volevo cogliere l’occasione per  parlare di un concetto ancora troppo presente in Italia, ovvero all’importanza che ancora si dà alla purezza femminile.

In questi anni la condizione femminile presente nel nostro paese è passata  al centro di tantissimi  dibattiti: si è parlato tanto di violenza sulle donne, di femminicidio, di pari opportunità, di sessismo, siamo persino diventati tutti esperti e attenti alle pubblicità, ad analizzare e guardare con occhio critico quelle che sfruttano il corpo femminile per vendere ogni sorta di servizio o prodotto.

Spesso però  le lotte contro pubblicità o programmi televisivi che ritraevano donne nude, o comunque vestite in modo succinto, mute e accondiscendenti,  sono state travisate e per qualcuno sono diventate delle vere e proprie crociate contro la nudità e contro la libertà sessuale delle donne, portando sempre più a quella odiosa e netta distinzione tra donne per bene e donne per male.

Ne parlavo già un paio di anni fa in questo post e ripresi più o meno il discorso “coniando”, con questo post, il termine “troiofobia”.

Se da una parte quindi il concetto di sessismo e sfruttamento del corpo femminile è stato recepito dai più quello di autodeterminazione sessuale e riappropriazione del proprio corpo purtroppo pare sempre più incomprensibile.

Quasi tutto iniziò qualche anno fa alle porte del famoso 13 febbraio 2011, e quindi l’avvento del “Se non ora quando”, quando migliaia di donne “invasero” Roma per dire che in Italia sono più le Madonne che le puttane , e che quindi esistevano altre donne (per bene, precisiamo) oltre alle escort dell’affaire Berlusconi.

Ovviamente, anche in quell’occasione,  non si andò a mettere in discussione e a puntare il dito contro il sistema patriarcale, ovvero quello che ha creato e normalizzato tutto questo, ma a colpire le singole ragazze , tutto ciò promosso e alimentato da programmi televisivi e giornali che dell’antiberlusconismo ne hanno fatto una vera e propria ragione di vita –per poi andare a comportarsi e ragionare esattamente come lui.

Da allora, sempre più,  si è andato diffondendo il concetto di “dignità femminile”. Cosa significa esattamente dignità femminile e perché questa dignità non viene mai citata al maschile?

Perché la dignità di una donna passa attraverso la sua vita sessuale? Cosa ci sarebbe esattamente di così degradante, per le donne, nel fare sesso?

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Ma soprattutto: perché mai le donne devono essere tirate tutte in ballo e messe sempre tutte in discussione? Insomma, perché il genere femminile deve avere delle rappresentanti che portino alto il nome e la dignità di tutte? Genere che, a quanto pare, è sempre minacciato da qualche poco di buono e libertina.

Perchè, ancora nel 2014, le donne non vengono considerate singoli soggetti, tutte diverse l’una dall’altra come si fa con gli uomini?

In Italia quindi siamo arrivati più o meno ad una sensibilizzazione sotto il punto di vista dei femminicidi e delle donne oggetto ma non riusciamo ad andare oltre alla dicotomia santa/puttana, anzi sempre più si radica questa distinzione che divide le donne : da una parte le  mamme e le mogli devote e dall’altra quelle con cui fare un certo tipo di  sesso;  perché, bisogna precisare, che siam ancora al “certe cose con mia moglie/fidanzata non le faccio”.

Lo abbiamo notato anche con il caso Boldrini qualche tempo fa, quanto il nostro paese sia arretrato e conservatore, quanto i ruoli di genere siano rigidi e sacri, quanto siano, sotto alcuni punti di vista, comodi e ci facciano sentire protetti.

In quell’occasione furono proprio le donne, per prime, a scagliarsi con tanta violenza contro la Presidente della Camera, rea di aver, in un convegno a tema dal nome “Donne e media”, invitato a riflettere su come le pubblicità rappresentino un’Italia obsoleta e  patriarcale, dove viene ripresa solo e unicamente la donna servire a tavola marito e prole.

 

slut-2Tornando alla sessualità,  in Italia il sesso per le donne viene visto ancora come una cosa sbagliata da fare e la tua dignità e integrità morale verrà giudicata in base al numero di persone con cui sei andata a letto.

Sin da piccole viene effettutato su di noi quasi un lavaggio del cervello, ci viene insegnato a martirizzarci per  l’amore romantico e struggente, inoltre ci insegnano a cercare solo l’amore nella vita –sia mai anche il sesso come se i nostri corpi fossero castrati e privi di pulsioni- e quindi un uomo da sposare e con il quale mettere su famiglia. Al diavolo la carriera –e se siete lesbiche o non volete sposarvi, curatevi!

Ci insegnano a non fare mai il primo passo altrimenti l’uomo perde interesse, a non fare sesso prima di tot appuntamenti o prima di un fidanzamento ufficiale,  in alcuni contesti si parla ancora di sesso dopo il matrimonio, perché altrimenti perdiamo il nostro valore di donne e rischiamo di farci appiccicare addosso, quasi come una lettera scarlatta, l’etichetta di donna facile.

Se, come diceva Nanni Moretti, “le parole sono importanti” sarebbe ora una volta per tutte di stare un po’ più attenti anche al linguaggio, di abbandonare, ad esempio, quegli squallidi modi di dire del tipo “me la sono fatta/scopata”.

Le donne non si fanno/scopare, le donne fanno/scopano. Le donne decidono e se decidono di fare sesso con qualcuno è semplicemente perché hanno voglia di farlo; il sesso non è una concessione o un regalo.

Così come molte donne dovrebbero smetterla di giudicare le altre. Sarebbe ora che le donne, tutte, si emancipassero e, se avete voglia di fare sesso con qualcuno, fatelo senza paura dei giudizi altrui, se invece non ne avete voglia dite semplicemente  “non mi va” invece che un “non sono quel tipo di donna”, perchè non esiste nessun “quel tipo di donna”.

Diamoci un taglio con questa bruttissima abitudine di dividerci in vergini immacolate o puttane impenitenti.

 

Articolo scritto il 07/01/2014

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2 Risposte a “La donna deve essere pura. Il concetto di dignità della donna che passa attraverso le sue mutande”

  1. Grande, veramente grande articolo, che andrebbe letto anche da molte presunte femministe, ma che poi altro non fanno se non perpetuare e radicare il vecchio concetto di donna “rispettabile”! Sic!

  2. Mi vergogno al sol pensiero che questo sia il pensiero di troppi imbecilli con il cervello fuso dalle religioni

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