Stop troiofobia

“Stop Troiofobia” è una campagna, una pagina, una riflessione collettiva.

Oggi e sempre le donne che si sono sottratte alle leggi e alle aspettative del patriarcato sono state poi chiamate “troia” o con i tanti nomi che questo concetto assume.
Che fosse per una sessualità più libera “del previsto”, per una visione del mondo forte e ostinata, per una fisicità sfrontata, per un cervello controcorrente, ecco che le donne sono “troie” quando sono determinate a non essere comandate da nessuno.

E insieme alla concezione di “troia” come ribelle, come inaspettatamente sfuggevole al potere maschile, ecco che nasce anche la “troiofobia”.
Fenomeno antico, ma di cui troviamo solo oggi il nome.

Orde di moralisti che puntano il dito su ogni donna sessualmente attiva e non castigata, ti frugano nelle mutande, ti contano quelli con cui hai avuto approcci o flirt o rapporti sessuali. Sciami di maschilisti che auspicano la gogna per ogni donna indipendente e capace di esprimere la propria opinione.
Scaricare le proprie frustrazione sulla “troia” di turno, non è un fenomeno solo maschile: anzi, è largamente diffuso tra le donne.
E molte di queste donne si credono femministe, ma il femminismo non ha mai fatto rima con moralismo.

Femminismo è autodeterminazione. Di fare sesso con chi ci pare, di seguire i nostri desideri, di non controllare le verginità altrui, non contare gli uomini o le donne con cui sei stata a letto, non additare come “puttana” o “troia” qualsiasi donna che non si comporti secondo certi canoni, non screditare il pensiero di una donna per la sua vita privata, non svilire la concezione del mondo di una donna perché è una donna.

Ecco perché nasce “Stop Troiofobia”: per scriverne, per ragionarne, per far nascere un neologismo che descriva tanti e tante. Ma soprattutto per rendere omaggio a tutte le “troie” grandi e piccole della nostra storia, donne di tutto il mondo e le estrazioni, donne biologiche e non, fermamente convinte di voler essere libere.

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