Insieme per “Gioppy”

Si chiama “Insieme per Gioppy” ed è un gruppo FB creato a supporto e a sostegno di mamma D. e di suo figlio, un bambino di 9 anni che, come in altre storie atroci da noi raccontate con l’hashtag #giustiziaingiusta, rischia di essere allontanato dalla sua mamma e dalla sua casa, perché il padre, incapace di coltivare un sano rapporto con il figlio, ne ha chiesta la reclusione in una casa famiglia.

La storia di D. è una delle tante, troppe storie in cui una donna denuncia violenza all’interno della coppia e non viene creduta dalle istituzioni, così come ha anche recentemente denunciato il Consiglio d’Europa.

Purtroppo, anche se il tema (da poco) sta emergendo in una dimensione pubblica, quanto accade alle donne che subiscono violenza domestica resta sconosciuto all’opinione pubblica, sempre tesa e pronta ad indignarsi e ad invocare pene severe per chi ammazza le proprie mogli o compagne (o ex), ma del tutto ignara del tortuoso percorso che si vive quando si aprono denunce, fascicoli, quando ci si separa, quando si chiede aiuto per tutelare se stesse e i propri figli.

“Il cittadino” giornale di Lodi, 2019

 

Quello che succede è proprio quanto vissuto da mamma D. che, uscita di casa nel 2017, ha denunciato gravi episodi di violenza da parte del partner, ma ha visto il processo chiudersi con una assoluzione dello stesso e in più ha dovuto subire e sta ancora subendo tutta una serie di atti di violenza istituzionale per quanto riguarda il figlio minorenne della coppia: il piccolo “Gioppy”, appunto.

Ormai è una prassi consolidata: ogni volta che in una separazione, si solleva qualche difficoltà che concerne il rapporto tra un bambino e il padre (prevalentemente), si mette in moto una macchina perversa. E non importa se le difficoltà di rapporto derivano da paure, da violenze, o semplicemente da resistenze da parte di un bambino abituato (come, lo sappiamo, la stragrandissima maggioranza dei bambini) ad essere accudito prevalentemente dalla mamma che non si trova bene a doversi dividere in modo equo e non deciso da lui (o lei) tra due case, due stili di vita diversi. Per i “professionisti” coinvolti nelle vicende di questo tipo, ogni bambino, indipendentemente dall’età, dalle abitudini, dalle sue preferenze, DEVE essere felice di frequentare, secondo calendari imposti, anche il padre e se non lo è, è colpa della mamma. Sempre. E il legame tra madre e figlio viene patologizzato e, spesso, rotto con la forza.

Anche nei casi in cui ci si separa per gravi violenze fisiche, quelle che lasciano i segni, gli occhi neri, le ossa rotte, sul terreno del processo civile per la separazione e l’affidamento dei figli minori le cose funzionano così.

Nonostante la querela per maltrattamenti, i miei figli furono comunque obbligati a vedere il padre, benché ne avessero paura: il maltrattante, insieme ai genitori, promosse anche due cause civili contro di me, con l’accusa di essere una madre alienante, ostativa, che impediva il rapporto dei miei figli con loro.

Nella bellissima intervista che Patrizia Cadau ci ha rilasciato si poteva leggere proprio questo.

Figuriamoci cosa accade quando i processi penali non procedono perché viene tutto archiviato, o perché la giustizia è troppo lenta o quando, come nel caso di D., si giunge ad una assoluzione.

Non è sempre vero che archiviazione o assoluzione significhino che la violenza non sia stata agita, anzi.

Nei Tribunali si è ormai imposto un iter duro da scalfire e che dipende in grandissima parte dalla presenza di una legge (la 54/2006 che di fatto ha dato ai padri un potere immenso di tormentare le ex compagne, aggravato dal fatto che molto spesso, in una coppia l’elemento economicamente più fragile e più ricattabile è la donna), da una narrazione diffusissima che parla di padri impoveriti e vessati da ex mogli sanguisughe e vendicative e da una pletora di “professionisti” che si arricchisce avendo a che fare con questi casi, gente che spessissimo è in conflitto di interessi. 

Una coppia si separa e sorgono contrasti per l’affidamento dei figli minori? Si impongono visite ai bambini, si nominano periti, curatori, mediatori. Si spendono moltissimi soldi, ci si impoverisce, i problemi e le difficoltà dei bambini si aggravano, nessuno ne ascolta le parole perché si dà per scontato che non siano credibili, che siano manipolati e si finisce con separazioni “consensuali” nate da stanchezza e ricatti o, peggio, con anni di battaglie che culminano, troppo frequentemente, con l’allontanamento forzato e violento del bambino dalla mamma (più spesso) e il collocamento dello stesso in una casa famiglia o dal padre. E con la rimozione totale e violenta della figura materna, avendo anche la faccia tosta di affermare che sia per il maggior interesse del bambino.

L’unica cosa che conta, per tutte le figure che entrano in campo in queste storie, nella valutazione della capacità genitoriale della mamma, è che lei sia in grado di favorire una felice e serena frequentazione della prole con il padre: se questa madre ha cresciuto da sola il figlio o la figlia, se il padre per anni non ha voluto neanche saperne del figlio (QUI, QUI), se i bambini hanno assistito a episodi di violenza (QUI, ad esempio), se il bambino è ancora piccolissimo, se in continuità di coppia il bambino fosse prevalentemente accudito dalla madre… non ha alcun rilievo.

Scriveva su FB mamma D. il 25/11/2021

Giornata contro la violenza sulle donne.
Potrei scrivere di come dopo 7 anni sono uscita di casa il 26 febbraio 2017 con i carabinieri e i miei figli per mano che hanno pregato mia madre e mio fratello di non farci piu’ tornare.
Potrei parlarvi delle mie denuncie di violenza domestica di cosa subivo o di come con semplicità mi veniva chiesto di abortire mio figlio.
Oggi e’ la giornata della violenza contro le donne ma vi voglio raccontare di come le denunce complichino la situazione, portino all’affidamento di tuo figlio all’ente perche’ coppia conflittuale ( fa niente lo sia solo uno dei genitori), di come tuo figlio sia obbligato a fare incontri protetti con il papa’ di cui ha paura, in alcuni strattonato, in alcuni spaventato a morte fino a farsi la pipí addosso, in alcuni in cui la madre veniva chiusa a chiave in uno stanzino per fare si il piccolo non la raggiungesse scappando dalla stanza degli incontri, dovesse incontrare il papa’ che veniva scortato dai suoi avvocati in incontri liberi dove si doveva fare rasserenare il bimbo per fare si si abituasse al padre. Di come si viene buttati in una CTU e accusate di sindrome di alienazione genitoriale…teoria inesistente. Di come i soldi volano in cause come queste dove trovi solo un muro che dall’altra parte preferisce rinchiudere il sangue del suo sangue invece di provare ad abbassare la testa e mettersi a livello di quel bambino cosi’ piccolo che il mondo deve ancora scoprirlo.
Di come si arriva allo schifo della richiesta della casa famiglia dei papa’ perche’ e’ l’unico modo per avere il figlio e avere un rapporto con loro, un semplice prelevamento violento in mezzo a compagni di scuola, adulti competenti che non fanno nulla, a nonni in ospedale durante un ricovero, deportandoli in comunita’ lontano da mamme sorelle fratelli e dal suo mondo.
Questo e’ lo schifo, tutto quello che sta dietro a DONNE DENUNCIATE.
Tolgono i figli alle uniche persone che si occupano di loro sia economicamente che amorevolmente.

La sola cosa che possiamo fare, vista l’inerzia politica e la larga diffusione di queste prassi nei tribunali e la formazione degli operatori di settore gravemente inficiata da pseudoteorie che vengono usate per dare una parvenza di scientificità alle perizie su cui si basano gli allontanamenti dei bambini, è la movimentazione, la presa di posizione, la solidarietà.

Esserci, insomma.

Come è successo e sta succedento con D. e “Gioppy”

D., nel suo Paese del Lodigiano è ben voluta e stimata da tanti. Ha un lavoro, una figlia (QUI, anche lei parla) nata da una precedente relazione che ha cresciuto senza nessun problema. “Gioppy” è un bambino bene integrato, bravissimo a scuola. E così da quando, il 10 febbraio scorso è uscito un decreto che stabilisce che il bambino debba essere allontanato dalla mamma e messo in una Casa Famiglia, ecco che i concittadini di D. e alcune altre persone, coordinate e trovatesi grazie al gruppo “MaternaMente” e all’Associazione “MovimentiAMOci“, hanno messo in piedi un presidio, sotto casa di D. L’opinione pubblica, vicinissima a questa mamma, si sta facendo sentire (in questa pagina FB, scorrendo un po verso il basso, un esempio di quanto D sia amata e apprezzata).

Un bellissimo video tratto dal presidio (preso da “MaternaMente”):

https://fb.watch/banuChWyXm/

Ed è per questo motivo che noi abbiamo deciso di parlarvene.

Nelle pagine FB sopra indicate ci si sta organizzando per una manifestazione e per dare un segnale di vicinanza a D. e al bambino. Da MaternaMente:

IL PRESIDIO PER LA MADRE DI GIOPPY VA AVANTI. QUI LE LINEE GUIDA PER CHI VORRÀ PARTECIPARE. CONTATTATECI!
Kit presidi di solidarietà materna
PERCHE’ IL PRESIDIO?
Per non lasciare sola una mamma che sta rischiando il prelevamento coatto del/la suo/a bambino/a, per farle sentire concretamente che c’è qualcun’altra accanto a lei.
Per incoraggiare altre donne a partecipare ed essere solidali
Per attirare l’attenzione della stampa e creare un clima di attivazione, per far sentire le istituzioni guardate e giudicate nel loro operato
COSA FARE?
Prendere accordi con chi organizza il presidio su giorni orari e modalità di partecipazione; gli imprevisti possono sempre accadere, ma nei limiti del possibile cercare di tener fede all’impegno preso per il presidio o avvertire con il massimo preavviso possibile se si hanno problemi che impediscono di andare
Cercare di coinvolgere altre donne; l’impatto di queste situazioni è devastante sulle mamme, e la presenza di un bel gruppo di sorelle le aiuta a farsi forza
Portare almeno un cartello grande che spieghi bene i motivi del presidio, eventualmente scrivendo una frase concordata rima con le organizzatrici o con la mamma stessa per cui si fa il presidio. Posizionarsi in modo visibile con i cartelli di fronte all’abitazione della mamma presidiata.
Realizzare foto e brevi video, spiegando il senso della propria azioni: inviarli alle organizzatrici del presidio e diffonderli ai propri contatti, per cercare di creare attenzione ed empatia sulla situazione che si vuole denunciare.
Se ci sono momenti di tensione o si presentano le FF.OO., contattare immediatamente le organizzatrici del presidio, interagire con loro con calma e fermezza chiedendo il motivo della loro presenza e NON SPAVENTARSI: siamo cittadine italiane, la manifestazione pubblica del nostro pensiero è un diritto costituzionale!
Visitate il gruppo FB “Insieme per Gioppy” nel quale troverete video, foto, dettagli della storia e grandi manifestazioni di amore e solidarietà per madre e figlio, una petizione che potrete firmare.
Seguite le altre pagine FB che vi abbiamo segnalato e siateci.

Noi possiamo davvero fare la nostra parte. Non è più possibile fingere di non sapere cosa accade in troppi Tribunali.

Le storie e i post afferenti a #giustiziaingiusta:

Proteggere le donne e i bambini in Italia è impossibile

Laura e le altre: ancora un prelevamento forzato, tra riflessioni e speranze

Laura e le altre #5. Maria Assunta, il sequestro e le grida di suo figlio. Una storia agghiacciante che DEVE smuovere l’opinione pubblica

Laura e le altre: il velo è caduto #4: Alma e i suoi figli. I quattro fratellini di Cuneo e il sospetto padre pedofilo

Laura e le altre: il velo è caduto. Il pugno lungo della violenza maschile che esercita vendetta con l’appoggio delle istituzioni.

Laura e le altre: il velo è caduto. Di violenza istituzionale e violazioni di diritti umani.

La montagna ha partorito un topolino

 

La Convenzione di Istanbul compie 10 anni. Festeggiamo? No.

Tribunali civili: abbiamo un problema

Da Venezia a Cosenza, i Tribunali non sono spazi sicuri per le donne

Un grazie al Senatore Pillon e un augurio per i Centri antiviolenza

Più tutti i post con il TAG “DDL PILLON”