Violentare una puttana. (Beppe Grillo e le donne)

Abbiamo dato grande spazio alla vicenda che riguarda la querela per stupro di gruppo, sporta da una ragazza contro il figlio di Beppe Grillo ed altri ragazzi, nei giorni scorsi, sulla nostra pagina FB, anche con un nostro post.

In quel post analizzavamo lo sproloquio che Grillo fece dalle sue pagine social, contro la ragazza, e che puntava a giustificare il comportamento dei 4 accusati e a indicare alle vittime, tutte, quali siano i “comportamenti giusti” da tenere in caso si subisca uno stupro: occorre denunciare subito e non dopo 8 giorni ed evitare di fare kitesurf il giorno dopo (avevamo anche criticato l’uso dei social come tribunali).

E’ di oggi la notizia che Grillo avrebbe alzato il tiro e, non pago di averci già elargito queste perle di saggezza sul perfetto comportamento post stupro della perfetta vittima, abbia deciso di andare a fondo, per spingersi ancora di più alla ricerca della perfezione.

E, ancora una volta, pretende di sostituirsi e giudici e tribunali, per scavare nella vita della ragazza che ha denunciato lo stupro.

Nel 1979, la RAI mandò in onda il documentario “Processo per stupro”, nel quale, esattamente come in questa brutta storia, c’è una vittima, diciottenne, che denuncia per stupro 4 “bravissimi ragazzi” che, come disse la madre di uno di loro, “volevano solo divertirsi”.

Gli avvocati della difesa descrissero la ragazza come una poco di buono e le pene furono lievissime, come se il comportamento della “poco di buono” rendesse più lecita la possibilità di essere violentata.

A distanza di 42 anni, ci troviamo di fronte allo stesso, schifoso comportamento: scavare nella vita di chi denuncia, non nelle prove che essa porta a sostegno della sua querela! Perché?

Perché indagare sulla vita, le abitudini, la personalità di una donna che denuncia uno stupro? 

La risposta è sconfortante e non vorremmo neanche darla: perché, oggi come ieri e come sempre, si tende a vedere la donna come responsabile di quello che le è accaduto. Nella vita e nella personalità di questa giovane ragazza ci deve essere per forza qualcosa di difettoso, di sbagliato. Lei deve avere qualcosa che induce 4 poverini a volersi solo divertire con lei.

E’ una ragazza socievole? TROPPO!

E’ una ragazza aperta, solare? TROPPO!

E’ una ragazza studiosa? TROPPO POCO!

E’ una persona seria? ASSOLUTAMENTE NO!

Le piace bere, ballare, indossare abiti alla moda che la fanno distinguere tra la folla? Eh, signora mia, vede bene dove sta la tara? Queste giovani ragazze che amano gli stravizi non possono mica poi lamentarsi se vengono stuprate, se alzano il gomito non è colpa di nessun altro se poi qualcuno se ne approfitta. E quella disinibizione, quell’allegria sfrenata? Eh, sì la gioventù… ma sono giovani anche i 4 poverini e, come lei si diverte anche loro hanno diritto a saltellare divertendosi con i piselli di fuori, scherza? E che dire poi del fatto che è per metà Svedese? Si sa che le ragazze del Nord sono più emancipate e che la danno via con facilità.

Questi sono i discorsi che ogni volta si sentono quando una donna (specialmente se giovane) denuncia per stupro un uomo, specialmente se bianco, ricco o potente o, come in questo caso, “figlio di papà”.

Ma la cosa più grave, anzi la cosa gravissima, è che questa volta provengono da un uomo di potere. Un uomo politico, un uomo che ha fatto della diretta comunicazione con i suoi seguaci il suo tratto distintivo. Un uomo che ha il potere di smuovere le masse, le opinioni, l’elettorato.

E così, come in un orribile sceneggiatura dell’orrore, ecco che Beppe Grillo chiede “indagini private” sulla vittima. Lui, un uomo anziano, chiede di scavare nella vita privata di una ragazza che ha osato querelare suo figlio. Ha osato alzare la sua testa di donna contro il potere maschile, denunciandone l’abuso, per svilirla, sminuirla, ridurre lei al ruolo di colpevole.

Sono dieci anni che Beppe Grillo non perde occasione di dimostrarci cosa pensi delle donne:

Famoso il post del 2014 del blog gestito dalla Casaleggio: «Cosa fareste da soli in auto con la Boldrini?», titolo a un video sull’allora presidente della Camera che scatenò i peggiori istinti e commenti della rete. Si scusò qualcuno, all’epoca? Boldrini si infuriò dicendo che era «istigazione alla violenza»; Claudio Messora, allora responsabile della comunicazione M5S, volle replicare: «Cara Laura, volevo tranquillizzarti. Anche se noi del blog fossimo tutti potenziali stupratori, tu non corri nessun rischio».

 

Persino Rita Levi Montalcini non fu risparmiata, Grillo le diede della «vecchia puttana».

Nel gennaio 2016, anche l’hashtag #boschidovesei, nell’ambito degli attacchi a Maria Elena Boschi relativi alla vicenda di Banca Etruria, fu lanciato in rete da Grillo con un tweet sessista: «#Boschidovesei in tangenziale con la Pina». Anche se si trattava di banche, conflitti di interesse, l’aggressione cadeva là: l’allusione era in tangenziale.

Non possiamo del resto dimenticare, anche dentro al Movimento, quale trattamento fu riservato a Giulia Sarti, la parlamentare che è stata vittima del sessimo grillino più violento: sue foto private sono state in giro per anni, dopo un hackeraggio che, secondo alcuni del M5S era stato «inside job». Una vicenda angosciante, tra il revenge porn e il regolamento di conti interno. Un lavoro sporco, comunque mai chiarito.

Giusto a dire in quanta considerazione tenga il genere – lui che pure ha fondato un partito dove tante sono le donne, a partire dalle sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino – fu Grillo stesso, in occasione della campagna elettorale per le Europee 2014, quando Renzi candidò cinque donne capilista, a parlare di «quattro veline» (circolava del resto anche un fotomontaggio ad hoc) la cui «scelta è una presa per il culo ma tinta di rosa». Per forza: sono donne.

Le «loro» donne, diverse dalle «nostre», come ebbe poi a chiarire in uno dei suoi spettacoli : «Ora lo psiconano vuole incontrarci: vorrà capire se nel Movimento c’è fica. Ma le nostre donne sono diverse dalle sue, forse non la danno nemmeno ai mariti».

Ma l’affermazione che più di tutte spiega i motivi della perizia privata che Grillo chiede per la presunta vittima è quella che egli fece, tempo fa, uno dei suoi spettacoli per spiegare qualcosa che si presentava come una contraddizione in termini:

«È come violentare una puttana: è lì per quello».

La giovane ragazza, dunque deve essere colta in fallo per dimostrare al mondo intero che era “una puttana” e dunque lo stupro non è possibile. Il suo figliolo adorato non ha colpa alcuna se si è divertito con una puttana. Le puttane a quello servono. A far divertire i ragazzotti come il suo rampollo e i suoi amici. Per chi è puttana il consenso non serve, non sono mica persone le puttane, per loro non vale, non funziona come per le “altre”, quelle “brave”: non serve che esprimano il consenso, il loro corpo non è loro, la loro sessualità non è loro. Tutto appartiene al maschio di turno che ha il diritto di divertirsi, che la puttana lo voglia o no.

Che tutto questo venga portato avanti da un uomo politico che ha ottenuto milioni di voti, che ha una potentissima comunicazione con i suoi seguaci e una enorme visibilità pubblica e mediatica, ci dà la misura della società italiana di oggi.

Non ci stancheremo mai di lottare, ma quanto sconforto.