Thelma & Louise, Nobel e la rappresentazione delle donne sui giornali

Sono passate tre settimane dal conferimento del Nobel per la Chimica di quest’anno. E la
notizia è finita sulla bocca di tutti, anche in Italia. Soprattutto perché ad essere premiate sono state
due scienziate, evento che non accadeva da decenni. Ma non solo.
La popolarità della notizia, impossibile negarlo, è stata “merito” anche della trovata di
diversi giornali nostrani, che hanno parlato delle due ricercatrici come le “Thelma & Louise” della
ricerca. Anzi, del DNA.

Primo tra tutti i quotidiani italiani ad usare questa “definizione” è stato il Corriere della
Sera, con un titolo inequivocabile: “Le «Thelma e Louise» del DNA”. A seguire, poi, altri giornali
del Bel Paese hanno fatto da eco, sempre con titoli che offrivano questo parallelo tra le due
scienziate e le protagoniste del famoso film degli anni ‘90 – “Sì, Thelma e Louise” de Il Foglio; “In difesa di Thelma e Louise: il leaderismo è il vero padre del sessismo” del Huffpost. E su certe
testate giornalistiche si è persino parlato di “signore del Nobel” – Le signore del Nobel (per la chimica 2020)” di Città Nuova.
Fortunatamente, però, non sono mancati nella stampa italiana anche titoli ed articoli in cui si
è scelto di parlare di queste ricercatrici senza stare (inutilmente) a scomodare le due protagoniste
del film di Ridley Scott. Basta fare una rapida ricerca su Google per rendersene conto. Ma è
significativa la scelta del titolo del Corriere. Ed è giusto analizzarla nel dettaglio per commentarla a
dovere.

Va detto, come prima cosa, che il titolo del quotidiano di via Solferino non è totalmente
farina del suo sacco. Come si legge in un post del blog “Lost in Galapagos”, legato proprio al
Corriere, si scopre che il primo quotidiano che chiamò così le due scienziate è stato il francese Le
Monde. E, andando ancora più a fondo, scopriamo anche che questo parallelismo è stato poi persino ripreso in ambito accademico: su Facebook, l’autrice del pezzo del Corriere (biologa, giornalista scientifica, esperta in editing genomico) spiega, in un post pubblico, che il fondatore della rivista Nature Genetics ha ripreso questa denominazione per intitolare un capitolo dedicato alle due scienziate, nel libro Editing Humanity. Il Corriere, quindi, non è stato così “originale”, non ha creato per primo un vero “titolo ad effetto” sull’argomento, la questione nasce ben prima. Ma
questo non cambia il punto, mosso da molte femministe italiane, e non solo: ha davvero senso un
titolo del genere, per parlare di due scienziate, oltretutto sul quotidiano nazionale principale
d’Italia?

Le critiche mosse al titolo scelto dal quotidiano milanese (con post su Facebook di Se non ora quando, di Labodif. E anche qui su Narrazioni Differenti) partono tutte da una stessa domanda,
implicita o messa chiaramente nero su bianco: quale sarebbe il nesso tra Thelma & Louise e
Doudna & Charpentier? Quale sarebbe il vero legame tra queste due coppie di donne?
Le due protagoniste dell’omonimo film, come sappiamo, sono donne che hanno vite diverse
ma che ugualmente le soddisfano poco, che hanno un’esistenza amara, alla quale poi decidono di
ribellarsi. Anche se, alla fine, scelgono di porre fine alla loro stessa vita. Le due scienziate, invece,
le conosciamo per i loro studi, non per la loro vita privata. Perché, in quanto scienziate, è questo
quello che ci interessa, la loro vita “pubblica”, la loro vita accademica, le loro ricerche e i loro
risultati. Perché è questo quello che le ha portate a vincere il Premio Nobel. Dove sarebbe, quindi, il nesso tra loro e la vicenda personale di Thelma & Louise?

D’accordo, sì, c’è chi ha scritto in Italia che Thelma & Louise sono due donne che si
ribellano al maschilismo (vero) e che, quindi, per questo sono da vedersi come un simbolo del
femminismo (ok, va bene). Ma quante sono le donne famose, reali o personaggi di libri e film, che
si sono ribellate al maschilismo, negli anni, nei secoli? Non ci sono state anche scienziate famose
che lo hanno fatto, o anche personaggi storici inventati però legati al mondo della scienza? Perché
scegliere proprio la figura di Thelma & Louise?
Viene il dubbio, allora, che tutto si riduca a un mero parallelo estetico. Che, come al solito,
rimanda ad un atteggiamento trito e ritrito quando si parla delle donne: Thelma & Louise sono due
donne belle, perché sono belle le attrici che le interpretano. Doudna & Charpentier sono due
scienziate belle, perché sono due donne effettivamente belle. Un puro parallelo semplicemente
estetico. Che, di nuovo, rinforza la domanda di prima: quale sarebbe il vero nesso tra Thelma &
Louise e Doudna & Charpentier? La risposta, a questo punto, sembra essere: nessuno. Non c’è
alcun vero nesso tra Thelma & Louise e Doudna & Charpentier.
I titoli degli articoli non sono gli articoli. E vengono scelti dai titolisti, non dagli autori degli
articoli. Ma il titolo è parte dello stesso articolo, non sono due livelli realmente separati. È il titolo
che ci introduce un pezzo, è il titolo che ci spiega in poche parole l’argomento del pezzo. È il titolo
la vetrina in cui si espone un pezzo giornalistico.

Viviamo in una società in cui l’informazione cambia, perché cambia costantemente il
linguaggio con cui si danno le notizie. E, specie in Italia, è cambiato anche il modo in cui si fanno i
titoli dei giornali, dove, negli anni, sono comparsi titoli di articoli sempre più “pop”, anche nei
quotidiani più conservatori.
Ma l’impatto dei giornali sulla società, anche in Italia, non è diminuito. I giornali sono
ancora uno dei grandi megafoni con cui l’informazione arriva nelle nostre case, nelle nostre vite,
nella nostra mente. E ci vuole responsabilità quando si scrive su un giornale, bisogna rendersi conto che una parola non vale l’altra, che le parole vanno scelte con piena consapevolezza, soprattutto quando si scrive pubblicamente. Perché quello che conta, in una comunicazione, è anche (o soprattutto, in certi casi) come viene compresa quella comunicazione.

Non si può, quindi, far finta di non sapere che le parole non sono importanti, specie nel
mondo dell’informazione. Non si può continuare a dire “Ma era solo un titolo”, facendo finta di non
sapere che ad oggi l’informazione corre veloce sui nostri telefoni e sui nostri computer, con lettori
che leggono sempre più di fretta, fermandosi in molti casi solo al titolo di un pezzo di giornale.
Non si può lavorare nel mondo della comunicazione e non rendersi conto che certe metafore, certi
accostamenti, certi parallelismi sulle donne possono finire per rimarcare, ancora, una precisa
visione della figura femminile. Lontana, purtroppo, da quella di una donna che è soprattutto una
professionista. E che è molto di più di una bella donna

 

Laura Torre