SOCHI: PROPAGANDA OMOSESSUALE E SEXY ATLETE

Olimpiadi di Sochi. Quanti sanno chi ha vinto le ultime medaglie?
Sicuramente meno di quanti ne hanno letto o sentito parlare per tutt’altro motivo che i meriti sportivi.

La polemica principale è nata intorno alle leggi sull’omosessualità recentemente varate in Russia.
A giugno 2013 entrava infatti in vigore la legge secondo la quale è vietata la “propaganda omosessuale”, definizione strategicamente vaga. Effusioni e manifestazioni omosessuali sono bandite dalle strade e i luoghi pubblici e i mass media del Paese, prevedendo  multe anche molto pesanti ( dai 100 euro per le persone fisiche ai 19mila-23mila euro per le aziende e le società). Sul web, le aziende potrebbero venire chiuse per 90 giorni, gli stranieri colpevoli detenuti per 15 giorni e poi espulsi.

E’ reato parlare in pubblico anche solo dei diritti dei cittadini gay. Ma soprattutto è  messa al bandoputin-omofobiapreventivamente la possibilità di eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di “propaganda gay”.
Alle proteste di chi sostiene che la legge sia espressione di una cultura omofoba, contro la libertà degli individui, è stato risposto da Putin stesso, che la Russia non ammette “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali”: il governo considera infatti l’omosessualità una corruzione dei costumi tradizionali russi, compromessi dal liberalismo occidentale. L’omosessualità è “un contributo strumentale” alle proteste anti Putin.

Nelle posizioni paradossali di uno Stato impossibile da giustificare hanno sguazzato per mesi i media nostrani e  le più alte cariche delle principali potenze mondiali si sono espresse contro questa nuova legge.

Così il 7 febbraio si sono inaugurati i giochi olimpici invernali di Sochi con alcune assenze illustri sugli spalti: Barack Obama, Angela Merkel, François Hollande e James Cameron non hanno presenziato alla cerimonia, anche se Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito sono tra le 88 Nazioni partecipanti ai Giochi.

Impossibile condividere le posizioni del governo russo, diritti per tutte e tutti subito, ovunque.
Eppure qualcosa di vero nelle parole di Putin c’è: l’omosessualità è stata presa a pretesto da alcune nazioni liberaliste e strumentalizzata al fine di attaccare la Russia in un clima da guerra fredda mai finita. Un gioco di specchi in cui l’ultimo a riflettersi nel mito del capitalismo è quello che vince e porta tutto a casa: soldi e retorica.

Ribadendo la sostanziale opposizione alle nuove leggi russe, non cadiamo però nella trappola dell’uso strumentale da Stati che con le retoriche dei diritti civili hanno bombardato decine di Nazioni cercando di portare democrazia, civiltà, libertà.

Per quanto Barack Obama nel suo discorso di insediamento nel 2013 dica ” Il nostro viaggio verso la libertà non potrà dirsi completo fin quando i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come tutti davanti alla legge: se è vero che tutti siamo creati uguali, allora l’amore tra ciascuno di noi dev’essere trattato allo stesso modo“, oggi il matrimonio omosessuale è consentito solo in 16 stati su 50 ( California, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Iowa, Maine, Maryland, Massachussets, Minnesota, New Hampshire, New Jersey, Rhode Island, Utah, Vermont, Whashington ).

usa omo

Dunque nemmeno gli Stati Uniti sono un Paese in cui tutti i diritti sono riconosciuti a tutti e tutte, come invece la scelta di due portabandiera lesbiche o di non presenziare alla cerimonia di apertura alluderebbe.

Sempre meglio dell’Italia, che nonostante l’articolo 3 della Costituzione, non ha una legge contro l’omofobia/lesbofobia, non sa nemmeno di dover combattere la transfobia, non riesce ad accettare nemmeno il dibattito sul matrimonio e le unioni civili omosessuali, men che meno sulle adozioni omogenitoriali e conserva come posizione più progressista un mesto “facessero quel che vogliono a casa loro”.

Certo, non è vietata la propaganda omosessuale in Italia. Ma quante sono le lesbiche che si sentono libere di baciarsi o di tenersi anche solo per mano per strada? Quanti sono gli omosessuali che vivono liberamente in ogni zona della loro città? I ragazzi e le ragazze che si sentono accettate a scuola? Le trans che hanno opportunità di lavoro diverse dalla prostituzione?

Il relativismo culturale ha mietuto molte vittime, ma spesso insegna ad evitare sì stavolta la propaganda politica.

index

La soluzione della questione omosessuale non passa solo dal conquistare il diritto a sposarsi. Passa dal costruire una società pronta ad accettare e ad accettarsi, pronta ad assumersi la responsabilità del cambiamento e dell’educazione ad esso. Altrimenti al primo matrimonio omosessuale in Francia, ecco cosa succede: mentre Vincent e Bruno si sposano per la prima celebrazione omosessuale consentita a Montpellier, una delle città più “gay friendly” di Francia, fuori dal Municipio dove loro si abbracciavano commossi, un’orda di oppositori ai diritti LGBT tirava fumogeni e cercava di impedire che si compisse il rito.

Vivere barricati in luoghi sicuri, perchè il Paese reale non capisce, non accetta, non tollera.
E’ il primo passo, è sicuramente molto meglio che vietare la “propaganda omosessuale”, ma non è propaganda “occidentale” crocifiggere Russia e russi rivendicando un’apertura mentale, una democrazia e una tolleranza che invece non abbiamo?

Prendiamo questo video, che ha spopolato in rete tra gli “anti-Sochi”, la pubblicità di un rivenditore di attrezzature sportive:

E tutti a dire, che bello, bravi, gliene avete dette quattro.
Peccato che quasi sicuramente le due donne scelte per incarnare le lesbiche “tipo” piacerebbero a Putin.
Corpo da modella, femminili, sensuali, si prestano agli occhi degli atleti ( TUTTI UOMINI ) che mentre danno prova della destrezza di cui sono capaci nella loro disciplina, non lesinano occhiatine, ammiccamenti, fischi, c’è persino quello schiaffeggiato dalla moglie per gelosia, tutto sottolineato da una regia oggettivizzante che mira solo a culo, tette, labbra, come una qualsiasi altra pubblicità sessista, come un qualsiasi film porno.
C’è però il colpo di scena finale: la bonazza tutte curve è lesbica. Ahi ahi ahi, poveri maschietti.
Eppure lo spettacolo del bacetto saffico se lo godono, i guardoni.

Un filmetto per vouyeur che con la scusa dell’ironia ci mostra donne oggetto che si baciano e uomini attivi, capaci, di talento.

Quindi per andare contro a delle ingiuste leggi omofobe, dobbiamo sorbirci la più trita delle rappresentazioni sessiste che finge di non esserlo in nome del pinkwashing.

La Norvegia è stata la prima Nazione al mondo ad includere gli omosessuali nella sua legislazione anti-discriminazione nel 1981, ma come è possibile abbracciare questa rappresentazione di una questione di genere evoluta, studiata, affrontata,?

Guardiamo le foto delle atlete in lingerie rilasciate dalla squadra olimpica russa, addirittura sostenendo di rompere uno stereotipo, quello delle donne sportive tutte muscoli e mascolinità.
Volendo criticare una simile operazione, ci si scaglia contro le foto senza abiti che ritraggono le atlete russe partecipanti ai Giochi in nome di una propaganda di stereotipi eterosessuali, ma viene da chiedersi che differenza ci sia tra il promuovere delle immagini femminili di sportive solo per la loro avvenenza fisica come fanno in Russia

0_147f0f_50c89499_orig

o negli Stati Uniti

elena

o sui media nostrani, che trattano le Olimpiadi, sottolineando sempre, ad ogni edizione ( qui Londra 2012 ), avvenenza e fascino delle protagoniste, ritraendone sederi, seni e labbra come fossero quelli a portarle alla vittoria.

Immagine

sochi

k

re


La risposta è: nessuna differenza.

Sebbene quindi le leggi russe siano sicuramente da criticare e da osteggiare, non è possibile farlo in maniera così retorica, senza tenere conto di due fattori: la sostanziale non risoluzione della questione di genere e della questione omosessuale nello specifico in Europa o negli Stati Uniti, nonchè la forza delle Olimpiadi come strumento geopolitico.

Basta non prevedere il carcere per “propaganda omosessuale” per essere garanti dei diritti, democratici, egualitari?

Se lo Stato in cui vivo trova normale che le donne olimpiche siano o atlete dal bell’aspetto da ritrarre in foto o mamme amorevoli di piccoli atleti, se non ha mai tutelato i diritti degli omosessuali, se i ragazzini si suicidano a quindici anni perchè non possono essere omosessuali e i neofascisti vicini ad Alba Dorata ancora sprangano “i froci” in giro, posso accettare che si barrichi dietro le retoriche anti Putin solo per sostenere che “occidentale è meglio”?