“Sex and the teens”: un’altra “meravigliosa” inchiesta di Beatrice Borromeo

Giovedì sera, su Sky TG24, è andato in onda un programma-inchiesta condotto da Beatrice Borromeo dal titolo “Sex and the teens”. Se ve la foste persa potete guardarla qui (prima parte, seconda parte)

sex & the teens

Tempo fa ebbi già modo di parlare delle sue inchieste, precisamente nel post “Vergini sfigate e adolescenti indemoniate. Inchieste di cui potremmo fare a meno”, e devo dire che da allora è cambiato ben poco: “Sex and the Teen” è simile, per non dire identico, alle inchieste che circa un anno fa scrisse sul Fatto Quotidiano.

Come si evince dal titolo, il programma è incentrato sulla sessualità dei teenagers –o forse sarebbe meglio dire delle teenagers. Sì, perché non ci crederete, ma anche questa volta, la parte dedicata alle “cattive” abitudini sessuali dei giovanissimi è totalmente incentrata sulle ragazze.

Il programma si apre con un gruppo di ragazzine che raccontano a una rigidissima Beatrice Borromeo –che finge nonchalance– la vacanza a Mykonos, tra lettini con la fila per poter fare sesso o semplicemente pcc (pompini col culo –spiegano le ragazze). Ma non finisce qui.

Ecco che dalla vacanza si passa al sesso nei bagni della scuola. Questa volta però le ragazze che fanno sesso nei bagni vengono definite baby doccia, ovvero quelle che hanno almeno un rapporto sessuale al giorno con la stessa frequenza di una doccia, appunto.

Vi ricordate la ragazzina con le stellette ai polsi, la sfigata che non si era ancora fatta stappare? Ecco, questa volta al suo posto c’è Nina, che però ha ceduto alla lussuria e confessa:

Il primo anno di liceo, nella mia classe, quasi tutte avevano già perso la verginità. Io mi trovavo un po’ fuori posto[…] ingenuamente ho cominciato anche io a interessarmi, a chiedere…”

Nina fa la baby doccia per due anni e filma le sue giornate a scuola. Mentre vengono mandati questi spezzoni, Borromeo, in uno di quei filmati, scova un dettaglio scottante e lo annuncia con tragico sensazionalismo “Guardate cosa succede!!1”. Praticamente un ragazzo e una ragazza, durante l’ora di educazione fisica, si allontanano dalla palestra per andare ad appartarsi in bagno. A questo punto mi chiedo se Beatrice Borromeo sia mai stata adolescente e abbia mai frequentato le scuole superiori. Se sia stata, non dico protagonista, sia mai, di certi flirt, ma almeno testimone. Perché dai miei ricordi, nell’ora di educazione fisica, anche alle scuole medie, accadeva puntualmente che qualcuno-a si appartasse –per andare a farsi una “storia”, le si definivano così– e non ci si prendeva neanche il disturbo di andare nei bagni, ma si flirtava nel cortile della chiesa dove tutti gli altri fingevano di fare educazione fisica.

Voglio dire che questo modo di voler raccontare i giovanissimi e le giovanissime (soprattutto), con la solita velata retorica de “i giovani di oggi sono perversi e sfacciati e non ci sono più le brave ragazze di una volta” oltre che patetica è anche piuttosto falsa.

All’improvviso il suono di una notifica, arriva un messaggio su whatsapp. “Messaggi per fare sesso orale in bagno arrivano più o meno tutti i giorni” annuncia Borromeo con un tono di voce tanto solenne da farla sembrare l’annunciatrice di una catastrofe che di lì a poco avrebbe distrutto la terra.

Man mano che i racconti vanno avanti la giornalista accenna sorrisi imbarazzati, di sufficienza.

Nuovamente le ragazze parlano tra di loro e una chiede all’altra come fa ad organizzarsi, a capire quando è ora di andare in bagno con uno. “Ma niente, con uno sguardo”, risponde l’altra. Sì perché, a chi non è capitato guardardandosi con un compagno di scuola o una persona in generale di capire immediatamente se quest’ultimo volesse sss (sesso) o ccp (vedi sopra)?

Ironia a parte, una delle cose più criticabili delle inchieste di Beatrice Borromeo è proprio il modo in cui vengono narrate queste vicende, senza filtri, esattamente come quella sul Fatto: domande che si susseguono sempre più ossessivamente, martellanti, lapidarie. Non c’è mai una finestra che lasci la parola a un esperto (che sia un sessuologo o, in generale, un esperto di adolescenza) e il terzo grado si alterna fra toni tragici e a occhiatine perplesse.

Tutto viene ricostruito come se fosse un mix tra Lucignolo, La vita in diretta e Le iene, sfiorando spesso dei momenti di disagio inenarrabile, tanto che il tutto, più che a un’ inchiesta (seria!1), in alcuni momenti tende a somigliare a uno sketch satirico.

Tuttavia, nella prima parte, non si è parlato solo della sessualità delle ragazze, ma anche della droga dello stupro, problema non assolutamente assimilabile a quello della sessualità consenziente. Un argomento che meriterebbe una riflessione a parte e approfondita. Tra l’altro, anche nelle inchieste sul giornale online si preferiva fare la morale sull’alcol tralasciando un dettaglio importantissimo, ovvero che fare sesso con una ragazza sotto effetto di alcol o droga è pari all’infliggerle una violenza sessuale.

La verginità, poi, è un leitmotiv di Borromeo, quasi una fissa, un’ossessione. Nina, seppur giovanissima, ha tentato (a suo modo e con tutti i suoi limiti) di spiegare a una Borromeo decisamente più adulta –e presumibilmente matura–, che la verginità non è un valore.

L’unica cosa non criticabile dei 24 minuti di questa prima parte del programma-inchiesta, forse, è un dettaglio sicuramente non ascrivibile a chi ha ideato l’inchiesta, ma alla ragazza stessa, Nina, quando dice che i genitori pensano che i propri figli non facciano sesso e non si approccino in alcun modo al sesso. Ed è proprio questo il problema: i giovani e le giovanissime (soprattutto), sono completamente lasciate a sé stesse, tra genitori muti e assenti, educazione sessuale mai ricevuta e programmi televisivi come questo o “16 anni e incinta“.

È interessante osservare come queste ragazzine col volto censurato, intervistate come fossero testimoni di dio solo sa cosa, nelle inchieste di Borromeo non abbiano mai un contraltare maschile. Insomma, i maschi non vengono mai tirati in ballo, la loro vita sessuale non è contemplata, sono semplicemente personaggi marginali che chiedono pompini con la stessa facilità con cui si chiede l’orario a qualcuno. Anche sulle altre inchieste di un anno fa (sempre sul FQ), i ragazzi venivano tralasciati, descritti superficialmente come ingenuotti spiazzati e impauriti da questa esuberanza sessuale delle coetanee.

Anche la seconda parte, dedicata alle “baby-squillo”, alle camgirl e al cyberbullismo, purtroppo, non affronta opportunamente le tematiche trattate. La morale sul fatto che internet (questa entità misteriosa e oscura) e i social spingano i giovani a insultare o fare bullismo, trapela da ogni inquadratura, come se la realtà, prima dell’avvento di internet e dei social, fosse rose e fiori.

Come ben sappiamo, non è la rete che scatena bassi istinti, ma la cultura di chi è dietro lo schermo, quella stessa cultura machista che spinge ad umiliare e picchiare ragazzini omosessuali e perseguitare ragazzine minorenni, definendole troie per video o scatti privati postati su facebook e su youporn, con nome e cognome, ovviamente senza il proprio consenso, da ex che vìolano non solo la privacy della ragazza, ma che se ne infischiano totalmente dell’età di quest’ultima.

Siamo al paradosso: uomini adulti, di quaranta, cinquant’anni, alla ricerca di ragazzine –definite ormai da tutti con il simpatico appellattivo “baby-squillo”– moraleggiano sull’educazione delle ragazze di oggi. Quelli della loro generazione invece –persone perbene con una salda morale!– che cercano avidamente ragazzine da comprare con denaro e regalini, loro sì che sono venuti su bene! Ma in fondo che c’è di male? Lui non è un orco. Non è l’unico e non sarà mai il solo, spiega uno di questi. La colpa non è mica sua! La colpa non è mai della domanda, ma dell’offerta.

Con “Sex and the teens” Borromeo sembra dire: “Ecco, visto che quello che affermavo sul Fatto Quotidiano era tutto vero? Lo vedete o no, che non esageravo con la storia delle ragazze assatanate che vogliono solo farsi stappare?”. Non sa che l’immagine che passa è quella di una moralista (lei) che non è in grado di interpretare le problematiche legate alla sessualità di una grandissima fetta di adolescenti.

È come se avesse scoperto l’acqua calda. Le ragazze fanno sesso, e da quando? Perché nessuno ci ha avvisati? Perché nessuno ha mandato una circolare a Beatrice Borromeo? Le sembra così assurdo che le ragazze si approccino al sesso –ognuna a modo proprio, giusto o sbagliato che sia per gli altri– da indurla a realizzare documentari ad hoc. Come se non bastasse, poi, si lascia credere che la prostituzione minorile sia un fenomeno di costume recentissimo, diffusosi solo da qualche anno a questa parte, magari attribuibile alla rete o a Berlusconi –ché tanto, nell’epoca di quell’antiberlusconismo sfrenato –in cui anche lei ha sguazzato– ci hanno fatto credere anche a questo.

 

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