Se la Curia vuole schedare le “scuole gay friendly” dov’è la laicità?

E’ di questi giorni una notizia che ha fatto molto discutere. Sto parlando della lettera che Don Fabio Landi, collaboratore di Don Gian Battista Rota (responsabile per la Curia di Milano del settore insegnanti di religione cattolica) ha inviato agli oltre seimila insegnanti di religione cattolica delle scuole di Milano, il cui testo ha fatto nascere perplessità negli stess* insegnant* e reazioni negative da parte di molt* e creato anche un certo imbarazzo nella Curia che, dopo qualche giorno si è scusata e ha fatto un passo indietro, parlando di malintesi.

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In realtà il testo della lettera e la sua “strana” sparizione appena è stato chiaro che il suo contenuto sarebbe stato reso pubblico, fanno pensare a tutto fuorché a un malinteso.

“Cari colleghi, come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessualeaffermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale. Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del ‘gender’, vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte. Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se possibile entro la fine della settimana. Grazie per la collaborazione”.

Una lettera di questo tipo è doppiamente grave: prima di tutto perché chiede agli insegnanti di fare la parte degli “spioni” (in nome di Dio?), mettendo il naso nel lavoro dei colleghi, dipendenti dello Stato, in grazia di non si capisce bene quale investitura.

Commenta Scalfarotto: “Trasformare o dare l’impressione di voler trasformare gli insegnanti di religione in una sorta di agenti segreti o delatori è lesivo della loro dignità e nuoce ad una Chiesa che tanti, credenti e non credenti, vorrebbero accogliente e inclusiva”.

Ma non è solo per il ruolo antipatico da 007 che dovrebbero svolgere gli insegnanti e per la Chiesa, che questa richiesta è lesiva.

La cosa più grave è che viene messo in discussione tutto il sistema di valori su cui si fonda la scuola pubblica.

In un documento elaborato dopo l’esperienza di “Educare alla differenze” si dice chiaramente:

“La scuola è luogo di crescita ed evoluzione personale e culturale, nonché luogo in cui si impara e si pratica la cittadinanza attiva.”

E questo è molto importante, soprattutto per la scuola pubblica, ma non solo.

“La scuola si dovrebbe impegnare a mettere in atto tutto quanto sia utile perché si decostruiscano stereotipi e pregiudizi, contro ogni discriminazione, condividendo strategie educative comuni.

“Si dovrebbe favorire per ciascun alunno/alunna, la scoperta e l’espressione delle proprie peculiarità, dei propri orientamenti e delle proprie ambizioni; la definizione serena di un’immagine, personale e professionale, di sé proiettata nel futuro; la costruzione di rapporti tra pari basati sulla comunicazione e la condivisione di stati d’animo, emozioni e sentimenti, libera da pregiudizi e pressioni, tanto per i maschi che per le femmine e nella relazione tra i generi”

continua il documento.

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