Quando una foto non è quel che sembra: bufale, islamofobia e propaganda.

Gira in rete una petizione, si chiama

Schiavitù sessuale su donne e bambini: Contro la malvagità dell’ISIS un “Ci dispiace” #noncibasta”.

E’ diretta alla alta rappresentate dell’unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini.
Chiede

un pubblico appello affinché intervengano a sostegno del popolo yazida contro quello che è un genocidio, un vero e proprio stupro di guerra, un crimine contro l’umanità.

Qualche giorno fa l’esercito turco ha seviziato e ucciso Ekin Wan, combattente del PKK, partito dei lavoratori del Kurdistan. La sua foto, a terra, nuda e sporca di sangue, ha fatto il giro del mondo.
Noi abbiamo deciso di non pubblicarla perché crediamo che assecondare lo sguardo pornografico della violenza sulle donne sia parte della strategia di quella stessa, strutturale, violenza.

Poi incappiamo in questa petizione. Le prime firmatarie sono per lo più giornaliste e scrittrici, in cima spicca La27aOra. Condividiamo l’appello a sostegno del popolo yazida, ci chiediamo quanto le petizioni abbiano davvero senso e ci rispondiamo che spesso possono servire ad attirare l’attenzione su questioni altrimenti nascoste.

C’è qualcosa però che non ci torna. E’ nella forma in cui viene proposta questa petizione, che grazie all’ipertesto internettiano rimbalza da una pagina femminista all’altra, da un social network all’altro.
La foto scelta per accompagnare l’anteprima della petizione è questa

11885132_10200831394184009_8203163386130998526_nLeggiamo il titolo della petizione, guardiamo la foto.
Ecco la terribile violenza dell’ISIS sulle donne, velate da un pesante burqa e costrette in catene.

Peccato che la foto ritragga invece donne musulmane sciite che marciano durante una rievocazione della battaglia di Kerbala nel corso di una cerimonia funebre nel villaggio di Saksakieh, nel sud del Libano.
Si tratta quindi di una rappresentazione di un evento storico, la liberazione delle donne prigioniere durante l’esodo.

Ed ecco qui la fonte della foto, IBT International Business Times, che svolge un reportage sulla rievocazione storica: scorrendo tra le foto, troverete quella usata per la petizione. L’agenzia è Reuters e la didascalia dice:

Muslim Shi’ite women, chained to each other, march during a re-enactment of the battle of Kerbala during a mourning process in Saksakieh village, in southern Lebanon, on Dec. 4.REUTERS/Ali Hashisho

La foto non è affatto collegata alle schiave del sesso.
E pur condividendo l’appello a Mogherini per un interesse specifico per le vicende delle donne yazida, non possiamo che rilevare la totale disonestà – o superficialità – dell’uso di questa foto.
Un’immagine di un Islam stereotipato a cui, evidentemente in molte, sono portate a credere per partito preso, senza nemmeno verificare.

L’ISIS è stato capace finora di atroci violenze e non è escludibile che compiano barbarie simili.
Ma perché l’informazione, anche femminista, occidentale cade nelle trappole della propaganda occidentalista e dell’ islamofobia latente che occupa il Vecchio —e il Nuovo— continente?
La diffusione di questa foto è violenta tanto quanto quella del corpo di Ekin Wan, ma in questo caso l’uso di una foto il cui senso è del tutto falsato vanifica anche l’intenzione della petizione stessa.

Così il giornalismo e i blogger con la testa fra le nuvole riprendono la foto senza nemmeno chiedersi da dove venga e cosa rappresenti e la piegano alla proiezione dell’Islam che vogliono dare. Come fa la propaganda che criticano.
Per la cronaca: la bufala è stata messa in circolo per primo da IRAQI NEWS, che avrà anche le sue ragioni a cercare di screditare il più possibile l’ISIS, ma proprio questo fa: propaganda.

iraqinews-isis

 

Non siamo nuove a bufale di questo tipo, per promuovere cause spesso anche condivisibili si usano però mezzi falsati, mistificati o manipolatori. E così non si fa altro in realtà che diffondere false credenze e veri stereotipi, forse anche in quelle realtà che per prime ostentato l’appiattimento sul luogo comune.

E la forma conta.
Perché spesso tradisce la sostanza di chi scrive.
E come la chiediamo al giornalismo, così anche a chi fa politica o controinformazione.

 

Laura, Fabiana e Enrica

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8 Risposte a “Quando una foto non è quel che sembra: bufale, islamofobia e propaganda.”

  1. scusate, ma trovo questo articolo assurdo. Questa foto non si riferisce a un ipotetico Islam, ma all’Isis. Che sia vera o falsa, dell’Isis parla, e non dell’islam. Quindi il punto è se veicola un’idea vera o falsa dell’isis. Se quello che fa l’Isis è peggio di ciò che c’è in foto, di che state parlando, di quale islamofobia? Se ci fosse stata un’immagine vera di violenze vere fatte dall’Isis, ben peggiori di tenere donne in catene, l’effetto sarebbe stato diverso? Basta dire che l’immagine è falsa, nel contesto è una questione irrilevante, se condividete la petizione. Oppure per coerenza dovreste essere contrarie anche a quella, e obiettare dicendo che non è vero ciò che si dice dell’Isis e delle violenze che compie.

    1. Peccato che per i più la differenza tra un ipotetico Islam e l’Isis praticamente non esista, ed è anche per questo che abbiamo parlato di islamofobia, perché per molti l’Isis non è altro che un modo per attaccare i musulmani, tutti.
      Non capisco dove sia il problema di fare chiarezza su un’immagine andando a spiegarne le origini, perché scrivere semplicemente “questa foto è falsa” non sarebbe stato corretto, la foto non è falsa ha un significato totalmente diverso da quello che solitamente gli si dà.
      Fare chiarezza e giusta informazione non è mai irrilevante è anche un modo per diffondere consapevolezza e per far sorgere qualche dubbio in modo che si prenda finalmente la buona abitudine di cercare fonti attendibili prima di credere totalmente a tutto ciò che ci capiti sotto gli occhi.
      Non capisco cosa ci sia di così assurdo in questo post, hai letto per caso che abbiamo giustificato o minimazzato le violenze dell’Isis?
      Non mi pare proprio, tutto il resto lo hai aggiunto e/o dedotto tu.

      1. Quindi siccome i più confondono le cose non bisogna parlare dell’Isis. Vorrei capire in che modo una petizione con un’immagine vera delle atrocità commesse dall’Isis avrebbe un effetto diverso dal messaggio veicolato da questa foto. Qualsiasi persona vede questa foto e non si pone dei problemi perché nel contempo gli sono giunte notizie che rendono credibile questa foto e perché sta leggendo una petizione che denuncia un genocidio in atto che è già propaganda anti-Isis. Per cui se appoggi la petizione appoggi anche il resto, solo correggi la foto, dicendo che è sbagliata e cosa ritrae davvero. Ma lì finisce, in nessun caso pui tirare in ballo l’islamofobia e la propaganda. A meno che non pensi che la denuncia va bene, ma l’immagine invece veicola islamofobia. Questo è assurdo. Non ho mica posto obiezioni al fatto che avete spiegato come stanno le cose. Avete fatto bene. Ma per il resto il vostro discorso avrebbe senso nel caso in cui questa immagine fosse stata usata per parlare di un paese arabo in cui non accade nulla di tutto ciò. Senza contare i tanti video fatti dall’Isis stesso.

        -guarda qua, che orrore!
        -la foto è falsa
        -dici?
        -eh sì, l’Isis non usa le catene

        1. Il tuo commento e l’esempio finale soprattutto sono la chiara dimostrazione che in Italia abbiamo il primato di analfabetismo funzionale. Ma chi ha detto che non bisogna parlare dell’Isis, dove lo hai letto? Spiegare e chiarire le origini di quell’immagine non era un modo per giustificare l’Isis ma fare corretta informazione, dato che quell’immagine, ultimamente, viene utilizzata per qualsiasi cosa che riguardi l’Islam e l’islamofobia è stata tirata in ballo proprio verso queste persone non verso la petizione o chi l’ha creata –che di sicuro però ha un’immagine molto stereotipata dell’Islam. Pensavamo fosse inutile specificare una cosa simile, che non intendiamo affatto minimizzare le violenze dell’Isis, ma a quanto pare c’è un grave problema di comprensione del testo. Quindi, secondo la tua logica, potrei prendere una foto della seconda guerra mondiale, delle violenze dei nazisti sugli ebrei, ad esempio, e adattarla a qualsiasi avvenimento tragico dei giorni nostri, a l’Isis ad esempio, tanto che problema c’è? Violenti erano i nazisti, violenti sono quelli dell’Isis. Informazione sommaria e di pancia, insomma, continuiamo ad agire e a fidarci di Catena Umana, Imola Oggi e compagnia bella.

          1. guarda che non ho insinuato da nessuna parte che volete giustificare l’isis, così come non ho obiettato affatto alla spiegazione di cosa davvero mostra quell’immagine, dato che ci sono blog che hanno capito come stanno le cose e hanno cambiato l’immagine. Così come è utile farlo quando una foto del genere veicola il falso per gettare discredito sull’islam e in generale sulla precauzione nell’uso delle immagini per veicolare messaggi. Quindi avete fatto bene, anche io l’ho appreso grazie a voi. Ho scritto invece che voi tirate in ballo l’islamofobia per una immagine attribuita all’isis. tu mi rispondi che ci sono molte persone che confondono le cose o che usano l’isis per attaccare l’islam, al che io ho replicato che con questa logica non dovresti affatto parlare dell’isis, perché qualunque cosa dici dell’isis veicoli lo stesso messaggio che passa con la foto in questione. Quindi tirare in ballo l’islamofobia in questo caso non mi pare sensato. Se la foto è usata per parlare di islam è islamofobica, se è usata per parlare di isis non lo è, altrimenti lo sarebbe pure parlare di isis con i loro video mentre sgozzano le persone. quella sarebbe propaganda islamofobica? Sei tu che ci vedi uno stereotipo dell’islam, io ci vedo donne in catene. Uno che avesse già le idee confuse non avrebbe alcun effetto dalla visione della foto, perché il problema è cosa gli hanno fatto credere dell’islam, non di ciò che gli fanno credere dell’isis.

            Secondo la mia logica tra mostrare foto di nazisti in azione vere e fotomontaggi la differenza è poca, non ho infatti obiettato nulla alla meritoria azione demistificatrice che avete fatto.

            -vedi a cosa arriva la bieca propaganda occidentalista? a far passare dei criminali per criminali. Incredibile, vero?

            In ogni caso grazie per le risposte e saluti

  2. Bello

    articolo pro islam che lo salva ecc ma guai a parlar bene del cristianesimo o di altro

    siete delle nazi-atee rosse o semplicemente ideologizzate contro la chiesa-da brave atelebane-

    vergognatevi,e se avete coraggio non censuratemi il commento

    saluti

    1. Caro Francesco Tamburini
      il vero coraggio è il tuo che scrivi queste scemenze senza pudore.

      Nazi-atee rosse talebane ancora non ce l’aveva detto nessuno, grazie per l’originalità.

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