Principesse sboccate, pinkwashing e gender gap

Che cosa è più offensivo? Una bambina che dice parolacce o ​​una società diseguale e sessista per le ragazze e le donne?

principessa

E’ una delle frasi che pronunciano le piccole principesse rosa confetto in questo video.

Il video è una campagna promozionale targata FCKH8 , un’azienda di abbigliamento che produce t-shirt  “impegnate” su temi come il sessismo, il razzismo e i diritti LGBT
Il titolo della campgna è “Girls Just Want to Have FUN-damental Rights”.
Mike Kon, il produttore della FCKH8, ha comunicato che ogni 15 dollari guadagnati con la vendita delle magliette, 5 dollari saranno donati ad organizzazioni e progetti anti-sessismo
Nel video ci sono bambine dai 6 ai 13 anni vestite da principessa ma molto diverse dalle principesse docili e domate che ci propina la  Dinsey da decenni.
principessa2Queste principesse si arrabbiano e esternano con grinta concetti sull’uguaglianza di genere, sui problemi che ancora affliggono le donne, dalla disparità salariale alle violenze sessuali, il tutto condito da parolacce e toni provocatori.
Non sconvolgetevi per qualche parolaccia ma per il fatto che 1 donna su 5 è stata vittima di violenze sessuali, aggressioni o molestie e in tutto questo ricordiamoci del “victim blaming” ovvero la continua colpevolizzazione della vittima: come era vestita, se ha provocato con una scollatura o una gonna corta, dove camminava e a che ora.
Smettete di suggerire alle ragazze come vestirsi, insegnate agli uomini a non stuprare.
Scandalizzatevi per la disparità salariale: le donne a parità d’impiego principessa3continuano a guadagnare quasi il 25% in meno rispetto ai colleghi maschi.
 
 Ne scrissi giusto qualche giorno fa parlando della campagna “Close the Gap” che vedeva protagonista Sarah Silverman e l’esilarante video dove si faceva installare un pene per guadagnare finalmente quanto un uomo.

 

Proprio in questi giorni è apparso il nuovo rapporto sul Gender Gap e come al solito ai primi posti troviamo: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca. Nonostante ciò, in tutto il mondo, non c’è alcun paese in cui una donna guadagna quanto un uomo rivestendo il medesimo ruolo.

Per l’Italia, ad esempio, come molti altri paesi del resto, mancano circa 81 anni per raggiungere una vera e propria parità di genere e per quanto riguarda la parità salariale ci piazziamo al 129esimo posto. Le donne qui guadagnano circa il 48% in meno rispetto agli uomini.

 

enhanced-5001-1413914353-5Sii carina: la società insegna alle ragazze che il corpo è più importante del cervello e che il valore delle donne si misura in base al girovita.

 

 

 

 

Il video si conclude con un ragazzino vestito, anche lui, con un luccicante vestito da principessa e arrabbiato urla alla società che quando dici ad un ragazzo di non comportarsi come una ragazza è perché pensi che non sia positivo essere una ragazza.

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Senz’altro il video è piacevole. Colpiscono molto queste bimbe ribelli che tra un “fuck” e l’altro ripetono furiose quello che tante volte la società si rifiuta di sentire. La comunicazione di questo video è di certo più accattivante rispetto a tutte le altre campagne promozionali che fingevano di avere come unico scopo quello della sensibilizzazione.

Non ci sono frasi retoriche, donne con patetici e fashion lacrimoni neri stile Pierrot

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Non ci sono slogan imbarazzanti del tipo “Ferma il bastardo”

Moda:Yamamay, no violenza donne, campagna Ferma il bastardo

 

Non ci sono occhi neri, donne che si coprono il volto e altri messaggi che vittimizzano in continuazione le donne rendendole unicamente esseri bisognosi di protezione. Le ragazzine in questo video sono soggetti attivi e ci tengono a precisare che non sono principesse indifese da salvare.

Se l’unico scopo di questo video fosse la sensibilizzazione, se dietro non ci fosse comunque una campagna promozionale che mira alle vendite, che sfrutta il femminismo, le sue rivendiazioni, i problemi che ancora quasi tutte le donne del mondo sono costrette a subire, per vendere qualche maglietta il riscontro sarebbe di certo positivo, ma come abbiamo precisato nel Manifesto:

[…]  non accettiamo che la violenza sulle donne diventi un tema caldo per le campagne pubblicitarie di aziende e governi.

Certo, la passione con cui queste ragazzine lanciano queste bombe antisessiste ci fanno ben sperare, ma dei dubbi restano: queste bambine hanno idea e consapevolezza di ciò che stanno esternando? Sono ragazzine già sensibilizzate sul tema o ripetono semplicemente un copione? E se così fosse che senso avrebbe se non unicamente quello di vendere qualche maglietta in più?

 

Altre fonti: buzzfeed Wired

 

2 Risposte a “Principesse sboccate, pinkwashing e gender gap”

  1. Esempi di “principesse docili e domate che ci propina la Disney da decenni”:
    – Belle che rivendica il suo diritto all’istruzione e a non diventare una mogliettina rammenda calzini e sfornafigli
    – Jasmine che grida in faccia al padre “io non sono un premio da vincere!” riferito al suo matrimonio obbligato
    – Mulan che da sola salva la Cina e riceve gli elogi dell’imperatore
    – Merida che gareggia per vincere la sua stessa mano
    – Elsa prima regina Disney che non ha bisogno di consorte e insegna alla sorella svampita che non ci si può sposare con il primo che passa
    Negli ultimi anni la Disney ha presentato personaggi femminili sempre più determinati e autonomi: siamo lontane migliaia di anni luce da Biancaneve e Cenerentola. Come mai voi non ve ne siete accorte?
    Sono molto delusa: da un sito che pretende di fare informazione contro i pregiudizi e gli stereotipi, trovo pregiudizi e stereotipi fin dalle prime righe (e non è la prima volta che mi capita con un sito femminista: pare che le femministe debbano odiare la Disney a prescindere, per potersi definire tali).
    Non ho letto l’articolo: magari è bellissimo, ma se nelle prime righe mi imbatto in una castroneria del genere, immagino che anche nel resto dell’articolo potrei trovare lo stesso pressapochismo, e decido che non ho tempo da perdere. Saluti.

    1. Non hai tempo per leggere l’articolo ma hai tempo per lasciare un commento inutile e banale ad un articolo di cui hai letto, sì e no, tre righe. Un comportamento molto maturo e intelligente, complimenti.

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