Il pelo pubico che fa paura. Autodeterminazione, decoro e dintorni

Immaginereste mai che il pelo pubico possa urtare la sensibilità di tante persone tutte insieme? Forse sì. Perché si sa, nonostante tutto quello che ci viene propinato al giorno d’oggi attraverso i media di massa e i nuovi media, il mostro peloso che esce minaccioso fuori dalle nostre mutande… non si può proprio vedere!

Abbiamo trattato recentemente di come alcuni modelli culturali ci siano entrati talmente dentro da diventare la lente attraverso cui leggiamo la realtà e risultare invisibili, seppure presenti. Ci dicono che taglia dobbiamo portare, come dobbiamo essereper risultare appetibili, addirittura che cosa mangiare. Come se tutto questo fosse in qualche modo connaturato al genere femminile. Come se le donne avessero la prerogativa di conformarsi e rimettersi al giudizio altrui.

Opera di Skid Staniak https://www.facebook.com/pages/Skid-Staniak/262748440468224

“Cespugliami”, opera di Skid Staniakhttps://www.facebook.com/pages/Skid-Staniak/262748440468224

Ed è chiaro, ci dicono anche che dobbiamo essere completamente glabre, lisce come pesche mature per l’occhio che ci guarda e la mano che ci tocca.

Così, l’immagine sulla destra, opera di un artista italiano e postata sulla nostra pagina facebook, ha suscitato una serie di commenti con reazione a catena tra chi si è definito inorridito e chi sghignazzava dietro allo schermo.

Vi riportiamo di seguito alcune tra le “accuse” portate avanti come bandiere da coloro che parevano far parte dei sindacati estetiste e cerettatrici .

  • Sarà libertà, ma non è né bellezza né femminilità. Non rispetta il senso estetico.

ciao

A quanto ci risulta il concetto di “femminilità”, così come quello di “bellezza”, è socialmente costruito  su canoni estetici prestabiliti, che possono variare nel tempo anche in base al periodo storico e alle mode.Non esiste un concetto assoluto di “femminilità” e “bellezza”, tanto più che i canoni promulgati dai media e dai  “costumi” vigenti, come nel caso dell’epilazione integrale, si rifanno maggiormente a caratteristiche artificiose e costruite culturalmente piuttosto che date “per natura”, che soddisfano a loro volta un immaginario socialmente condiviso. Pertanto non si può parlare di “femminilità” come una premessa metafisica di appetibilità e di fatto questa parola si svuota di tutto il significato comunemente attribuitole.

Come potrebbe, in effetti, un pube femminile (ovvero appartenente ad una donna) non essere considerato “femminile” nel momento in cui mantiene la sua peluria in dotazione? Rimane un mistero e un paradosso. I messaggi che acquisiamo inconsciamente non descrivono LA femminilità o LA bellezza in senso assoluto, ma riguardano da una parte il concetto di appetibilità femminile, così come imposto “dall’alto”, e dall’altro il profitto del mercato dell’estetica. Infine, quando si parla di senso estetico ci domandiamo “senso estetico di chi?”. Il senso estetico è per definizione individuale e soggettivo, seppure condizionato dall’esposizione costante ad un certo tipo di immagini. Pertanto crediamo disonesto e sovradeterminante pensare di potersi arrogare il diritto di definire ciò che dovrebbe essere considerato universalmente “bello”.

In definitiva il fantomatico concetto di femminilità, per molti, non può far rima con libertà, perché il risultato di una scelta libera potrebbe non risultare, ai più, “femminile”. E allora, più probabilmente, femminilità farà rima col concetto di costrizione. Ed ecco che ci ritroviamo a vivere in gabbie sociali e culturali e ad obbedire a norme estetiche imposte da terzi.

  • C’è un limite al decoro e alla decenza. Offende il buon gusto, l’eleganza. Non si può andare in giro “conciate” in questo modo. Se non ti depili e metti il perizoma sono risate assicurate.

Amanda Palmer, "Map of Tanzania"

Le reazioni suscitate dal pelo pubico fanno appello a concetti qualidecoro, decenza, buon gusto ed eleganza. Ma cerchiamo di decostruire questi significati attraverso la loro definizione:

Decoro: complesso di valori e atteggiamenti ritenuti confacenti a una vita dignitosa, riservata, corretta.

Decenza: rispetto della morale, delle convenienze sociali.

Buongusto: capacità di cogliere e apprezzare ciò che è bello.

Eleganza: che possiede grazia e un certo pregio estetico.

Il significato che questi concetti assumono quando vengono rapportati all’estetica femminile è lampante: moralizzare la “femminilità” e la “bellezza” femminile. Si tratta infatti di rispettare valori e convenzioni sociali, il senso comune del bello, del pregio e della grazia. Modelli all’interno dei quali la donna non può uscire, dettati da uno sguardo esterno che giudica e schernisce ogni devianza da ciò che risulta socialmente accettabile, volti a privare di fatto la donna dell’autodeterminazione e della libertà di scelta.

Quanto detto illustra bene come vi sia un “controllo sociale” sui corpi femminili, controllo non previsto in egual misura per gli uomini. Abbiamo già espresso la nostra opinione a riguardo del “valore sociale della bellezza”, quale giudizio di valore che svuota il femminile di soggettività, sorretto da rigidi schemi culturali da rispettare, pena la perdita sociale di “dignità”.

  • Non è igienico e non è comodo.

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“La mia peluria non è sporca”. Margot, Femen Belgique.

Se la logica non ci inganna, la presenza naturale del pelo pubico a qualcosa dovrà pur servire. Se ce lo abbiamo proprio lì un motivo ci sarà! Crediamo sia superfluo ribadire che l’igiene personale è data dall’adeguata frequenza dei lavaggi e non dall’eliminazione di una difesa naturale. Anche perché il pelo pubico ha proprio la specifica funzione di proteggere le parti più delicate e diminuire la possibilità di contrarre infezioni.

Checché ne dicano icomitati estetiste e cerettatrici, che hanno chiaramente il loro buon tornaconto nel promulgare l’idea che il pelo sia sporco, abbiamo fonti non finanziate dalle lobby della lotta al pelo che sostengono tutt’altro: “La rimozione dei peli pubici irrita ed infiamma naturalmente i follicoli, lasciando microscopiche ferite aperte. Per rimanere lisci bisogna rimuovere i peli frequentemente, causando regolare irritazione della zona depilata a rasoio o ceretta. L’irritazione, assieme al calore e all’umidità della zona genitale, favorisce la proliferazione di batteri patogeni tra i più aggressivi“.

Il nostro intento però non è tanto quello di dimostrare scientificamente la dannosità dell’epilazione, questione che non rientra nei nostri scopi; a nostro parere ognuna dovrebbe sentirsi libera di scegliere se depilarsi integralmente o tenersi fino all’ultimo pelo, senza essere bersaglio del giudizio altrui. Quello che non ci torna è come mai solo il “pelo pubico femminile” sia socialmente inteso come sporco. A quanto pare le nostre interlocutrici di questi giorni si assicureranno che i loro partner, quindi spesso anche gli uomini, presentino un pube adeguatamente glabro e depilato prima di avere qualsiasi tipo di contatto ravvicinato, altrimenti chissà quanti batteri!

Oppure l’uomo… ha da puzzà?

Per quanto riguarda la comodità sarebbe carino che si esprimesse chi decide di tenersi i peli nelle mutante, tra cui la stragrande maggioranza degli uomini!

  • Ci sono altri concetti più importanti nella lotta delle donne contro la società maschilista che tergiversare sulla depilazione, il femminismo con tutto ciò non c’entra nulla.

Forse chi ci ha mosso queste “accuse” di “pseudo-femminismo” pensa che noi giriamo tutto il giorno coi peli in bella mostra per far dispetto alla gente che incontriamo o per omologarci ad un canone di sovversione acriticamente.

Vorremmo far presente che il femminismo forse col pelo in sé non c’entra più di tanto (e infatti pelo o non pelo per noi fa lo stesso!) ma con l’autodeterminazione dei corpi sì, e nessuno può dirci che per decoro dobbiamo obbligatoriamente depilarci! Il decoro è una norma sociale e a noi le norme sociali stanno strette. Da notare, tra l’altro, come siano soprattutto le donne, in questo caso, ad aver introiettato norme imposte da terzi e uno sguardo esterno e giudicante su di sé.
Tutto questo non si traduce nel dover sovvertire nulla a priori e per principio, ma nel proclamare semplicemente la libertà di scelta. A questo punto ci chiediamo… Risulta ancora tanto difficile accettare la libertà di scelta altrui?

3 Risposte a “Il pelo pubico che fa paura. Autodeterminazione, decoro e dintorni”

  1. Finché una strisciante pedofilia tenterà di sovrapporre sempre di più l’immagine della donna adulta a quella della bambina saremo costretti a leggere esternazioni come quelle da voi riportate. Prima, in occidente (ma ancora accade in altre parti del mondo) la donna era considerata “minore”, in quanto incapace di intendere e di volere (e quindi sottoposta all’autorità/responsabilità del capofamiglia maschio). Ora che non si può più sostenere la sua “minorità” mentale, è necessario agire sul corpo: sembra che per molti uomini non sia tollerabile il rapporto con una donna adulta di corpo e di mente. La tendenza a farne una “minore/minorata” è sempre viva.
    In questi ultimi decenni si è sviluppato il gusto predatorio verso l’infanzia ed è così diffuso e “digerito” dal linguaggio comune, che ormai passa sotto silenzio. Salvo poi emergere in queste “mode”, come se non avesse nulla a che vedere con la pedofilia.
    Questa stigmatizzazione del pelo pubico femminile è solo la punta di un pericolosissimo iceberg che coinvolge anche i nostri piccoli.

  2. Ciò che è più desolante è riscontrare in proposito la reazione di alcune donne, che nel combattere il pelo non si appellano a questioni né di igiene né di presunto decoro, bensì intendono solo conformarsi al gusto maschile, abituate come sono a credere che il giudizio del loro compagno sia assai più importante della loro comodità.
    Io mi depilo con regolarità, ma spesso è capitato che io non sia riuscita a farlo per carenza di tempo. E negli spogliatoi della palestra mi sono sentita dire dalle compagne, in quei casi, “come mai non ti depili? Non hai un ragazzo?”
    Della serie: “come puoi non conformarti al gusto del tuo ragazzo?”
    Sono stata molto felice di vedere le loro facce dopo aver detto loro “sì, il ragazzo ce l’ho, ma mi ha sempre lasciata libera di scegliere se depilarmi!”

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