Ed ecco che nell’ombra degli scogli e delle alghe scoprì una famiglia di pesciolini rossi proprio come quelli del suo branco. “Andiamo a nuotare nel sole e a vedere il mondo” disse felice. “Non si può”, risposero i pesciolini, “I grandi tonni ci mangerebbero”. “Ma non si può vivere così nella paura” disse Guizzino “Bisogna pur inventare qualcosa”. E Guizzino pensò, pensò a lungo. Improvvisamente disse: “Ho trovato: noi nuoteremo insieme come il più grande pesce del mare” e spiegò che dovevano nuotare tutti insieme vicini, ognuno al suo posto. E quando ebbero imparato a nuotare vicini, disse: “Io sono l’occhio”. E nuotarono nel grande freddo del mattino e nel sole del mezzogiorno, ma uniti riuscirono a cacciare i grandi pesci cattivi.
(“Guizzino”, Leo Lionni, Babalibri)
Questi pesciolini sono tutte le minoranze, anche le minoranze raccontate da tutti i libri della bibliografia di “Leggere senza stereotipi”. Famiglie diverse da quelle tradizionali, che però ci sono e che magari, proprio come i pesciolini del libro, vivono nascoste nei fondali perché hanno paura del mare aperto, del giudizio della società, dei grossi tonni che purtroppo esistono veramente (…)
(Renata Guizzetti, dal comunicato di chiusura di #Flashbooksenzastereotipi)
Con questo pezzo voglio ritornare sul bellissimo post di Enrica che ragionava sulla grande agitazione che ha colpito alcune persone del nostro Paese quando il Comune di Venezia ha promosso il progetto “Leggere senza stereotipi”.
Nel suo post, Enrica parlava delle reazioni di alcuni esponenti del mondo politico italiano quando sono venuti a sapere che in alcune scuole sarebbero state introdotte le famigerate “Fiabe gay”.
Siccome sono una persona curiosa, nei giorni seguenti a quei fatti, ho svolto alcune ricerche in rete, per capire quali fossero questi libri, quali fossero le fiabe da “mettere al bando” e, tra tutti quelli che sono riuscita a trovare, sono quattro soltanto i libri che trattano direttamente il tema dell’omosessualità. Ma la mia ricerca si è allargata (l’ho detto, sono curiosa) e, all’indomani della bufera su queste fiabe e del ritiro dei fascicoli dell’Unar, ho voluto navigare nella pagina FB della Casa Editrice pioniera nella letteratura dell’infanzia che tratti di “famiglie” e mi piace metterlo al plurale, perché i libri tacciati di divulgare ideologie depravate e di “incitare all’omosessualità”, in realtà, con teneri disegni, atmosfere morbide e parole semplici, parlano di famiglie.
Ho raggiunto Francesca Pardi, fondatrice, con la compagna Maria Silvia Fiengo (Meri), della Casa Editrice Lo Stampatello, al telefono questa mattina e abbiamo fatto una lunga chiacchierata.
“Francesca – le ho chiesto – come è nata la tua Casa Editrice”?
“Lo Stampatello” – mi racconta Francesca – è nata dall’esigenza di aiutare nostra figlia, Margherita, a trovare le parole giuste per rispondere ai suoi compagni di classe di II, III elementare che iniziavano a porle delle domande sul perché avesse due mamme. Margherita è una bambina timida e, benché sapesse già tutto sull’ovino e sul semino si trovava in difficoltà a raccontare ai bambini della sua età, quasi sempre meno informati di lei sul concepimento, la storia della sua nascita”.
E così è nato il primo libro, scritto proprio da Pardi e intitolato “Piccola storia di una famiglia”. Inizialmente il libro era stato accettato da una casa editrice, ma poi la stessa aveva deciso di non pubblicarlo più, per via della tematica definita “troppo calda”. Perciò Francesca e Meri hanno pensato che fosse più semplice avere una casa editrice tutta loro.
“Poi ci è venuta l’idea di chiedere ad Altan di illustrare un racconto perché è bravissimo e noi volevamo fare un libro che raggiungesse tutti, portasse le nostre famiglie nelle librerie, e lui incredibilmente ci ha detto sì. A quel punto siamo anche riuscite a trovare un distributore e diventare una vera casa editrice”.
Già allora (2012), la Casa Editrice e la tenera storia del piccolo ovetto che cerca di indovinare in che tipo di famiglia nascerà, avevano scatenato un putiferio, causato dalle parole di un esponente del PD che aveva affermato che il libro avrebbe dovuto entrare in tutte le scuole materne.
Le prime reazioni furono di “Forza nuova” che invocava addirittura i roghi dei libri, ma come sempre accade, tutto questo non fece che aumentare la diffusione del libro che divenne (ed è) famosissimo.
“Ma come hanno accolto il pubblico, i genitori, le insegnanti i vostri libri?” ho domandato a Francesca.
“Bene: molti insegnanti e molti genitori hanno trovato utile e bello non solo “Piccolo uovo”, ma anche “Piccola storia di una famiglia”, per parlare della nostra famiglia ma non solo. Poi – continua – qualche genitore può continuare a pensare e ad insegnare al proprio figlio che io e Meri sbagliamo, ma intanto noi esistiamo ed è giusto che siamo rappresentati come famiglia, come tutte le altre”.
Eppure, qualcuno che ha ancora paura del “Libro cattivo” c’è. All’indomani della vicenda che rammentavo all’inizio, la pagina FB della Casa Editrice è stata presa d’assalto da gente che insultava, minacciava e lanciava intimidazioni alle due donne: “Avevamo un po’ di paura perché abbiamo quattro figli e sai com’è – mi dice Francesca – si pensa sempre prima a loro”.
(Francesca mi ha chiesto di non riportare gli screenshot degli insulti e delle minacce ricevute e io rispetto la sua richiesta).
Mi racconta che hanno sporto denuncia e che hanno trovato accoglienza e gentilezza e, soprattutto, moltissimo sostegno da parte della comunità virtuale e non solo.
Ma allora chi sono quelli che insultano in quel modo così aggressivo? Perché lo fanno?
“Alcuni sono dei personaggi esaltati fuori da ogni possibile comprensione cui non vale la pena di dare attenzione, ma spesso sono legittimati da movimenti di estrema destra o integralisti cattolici organizzati che stanno comparendo sempre più spesso sulla scena nazionale. I loro interventi, mistificatori e spesso preparati a tavolino – mi spiega Pardi – sono dovuti al fatto che il pregiudizio ‘di pancia’ contro l’omosessualità sta venendo meno. L’omosessualità fa sempre meno paura alla gente comune, in generale, e i libri come “Piccolo uovo” la raccontano in modo rassicurante. Per alcune persone questo rappresenta un pericolo, hanno bisogno di creare un ‘mostro’, qualcosa o qualcuno di cui aver paura, e allora si inventano ‘propagande gay’. Per loro è fondamentale che si mantenga la paura di tutto quello che è diverso e quindi si spara sul mucchio di tutti i libri che parlano di differenze, per colpire il messaggio rassicurante che è contenuto in quelli che parlano di omogenitorialità. Ma i pericoli che essi paventano e mostrano sono solo teorici e non reali: nessuno vuole escludere né annientare la famiglia eterosessuale. In realtà, se c’è un’ideologia (se così vogliamo dire) che viene portata avanti da libri come “Piccolo uovo” è quella dell’inclusione, e infatti la prima famiglia che Piccolo uovo incontra è proprio una classica famiglia con un padre e una madre.”.
“La cosa che preoccupa di più – continua Francesca – e che in me ha creato grande allarme, è stato il ritiro dei fascicoli dell’Unar.Erano davvero un ottimo strumento per affrontare, prevenendolo, il bullismo omofobo nelle scuole, quello sì, un pericolo e un problema reale. Si tolgono risorse alla scuola. La curia ha diffuso nelle scuole cattoliche una circolare che mette in guardia i genitori dalle iniziative che “si spacciano per lotta alla discriminazione” e l’ha intitolata “emergenza educativa”. Il fongas (forum delle associazioni genitori presso il ministero dell’istruzione) ha chiesto al ministero dell’istruzione di chiedere in tutte le scuole ai genitori il consenso scritto per partecipare a iniziative su temi sensibili come “la sessualità, l’omosessualità e la lotta contro le discriminazioni”. Che scuola vogliamo, allora? Una scuola che deve chiedere il permesso prima di educare all’inclusione, alla tolleranza e, insomma, alla civiltà?”
. “Mercoledì 9 aprile, alla Libreria dei Ragazzi di Milano, Francesca e Meri hanno partecipato ad una serata-dibattito dedicata ai “libri cattivi”: Libri messi all’indice: da Cenerentola a Piccolo uovo, libri per bambini e ragazzi tra stereotipi e questioni di genere.
Nelle fiabe ci sono personaggi, si raccontano storie ed è bello e utile che si presentino realtà diverse tra loro, perché ognuno possa sentirsi un po’ rappresentato e raccontato. Senza clamori, la diversità ci riguarda tutti, ed è sempre un valore. Imparare ad accettarla e ad accettare che ognuno possa indossare una “diversa diversità” è importante e questa consapevolezza va condivisa anche con i bambini.(…)
Non ci sono storie giuste o sbagliate. Ognuno ha la sua storia, ogni storia è un po’ speciale. E noi le vogliamo leggere tutte.(Dallo stesso comunicato)