Panariello a Sanremo: tra “troike”, ministre belle, violenza sulle donne e sui neuroni

Sabato 14 febbraio, su Rai1, veniva trasmessa l’ultima serata di Sanremo e, tra i vari ospiti, c’era l’attore e comico toscano Giorgio Panariello.

Dopo la classica imitazione di Renato Zero, Panariello ha intrattenuto il pubblico dell’Ariston con un monologo.

Il monologo spaziava dal costume alla politica fino ad arrivare alla giustizia. Per scaldare il pubblico dell’Ariston, fino ad allora congelato –molto probabilmente– dalla sua comicità, Giorgio Panariello ha cercato poi di colpire la pancia del pubblico e, a proposito di peccati, ha aggiornato l’elenco di quelli capitali nel nostro Paese, inserendo tra questi: «Corruzione, violenza contro le donne, spreo di denaro pubblico, evasione fiscale»

La violenza sulle donne è ormai diventato uno di quegli argomenti come la fame nel mondo.
Non importa assolutamente essere preparati o informati a riguardo, vale sempre la pena citarla tra un po’ di retorica e l’altra e il figurone è assicurato.

Il comico toscano ha poi citato vari casi di malagiustizia tra cui Eternit, Cucchi e il terremoto de L’Aquila che ha visto tutti i capi d’accusa assolti, fino ad arrivare a Schettino e, non poteva mancare il presunto accanimento giudiziario nei confronti Fabrizio Corona, il tormentone del momento –dopo i marò.

Ovviamente si è scatenato il mega applauso, ci vuole davvero poco per accontentare il pubblico italiano. Secondo Panariello sarebbe l’unico a pagare in Italia. “Cosa avrebbe mai fatto?” si è domandato.

Giusto per dovere di cronaca forse vale la pena rinfrescare la memoria di Giorgio Panariello e di molti e molte italiani-e ricordando tutti i vari reati di cui è accusato Fabrizio Corona, basta dare un’occhiata su wikipedia.

Ma arriviamo alla politica, il momento clou della sua esibizione.

Una cosa Renzi ha imparato dal suo predecessore: ha capito che l’immagine era tutto per vincere“.

Quando parla di immagine si riferisce alle ministre e cita poi i nomi di Prestigiacomo, Carfagna e Gelmini

A questo punto sullo schermo, dietro il comico, appaiono le foto delle ministre Madia e Moretti

Panariello_MadiaPrima confonde i cognomi delle ministre, tipico esempio di chi parla per luoghi comuni e poi ovviamente, tra le “belle” al Governo non poteva non citare Maria Elena Boschi che, come ben sappiamo, è ormai diventata l’ossessione morbosa un po’ di tutti –giornalisti in primis.

Dopodiché, riferendosi a Annamaria Cancellieri, ex ministra dell’interno e poi della Giustizia, sfodera la battutona : “ll governo Monti non ha funzionato perché si è presentato con lei

Panariello_Sanremo

Da notare la scelta non casuale dell’immagine che tanto ricorda i “bei” tempi dei tg4 condotti da Emilio Fede.  Un’immagine particolarmente brutta o imbarazzante serve per rinforzare il proprio discorso e/o per ridicolizzare l’altro-a o chi si sta criticando. Come se non bastasse, come se fino a quel momento non avesse già esternato cose offensive, sessiste e mediocri ha aggiunto: “Sembra Cecchi Gori”

Ma non è finita qui, figuriamoci.

Poi, lui, lo stesso che poco prima ha confuso persino i nomi delle ministre ha ben pensato di dire la sua autorevolissima opinione sulla politica estera. Riferendosi al conduttore:  «è stato così bravo da far riappacificare Al Bano e Romina e gli Spandau Ballet, e probabilmente anche Putin e Poroshenko. Ora devi far fare pace alla Merkel e Tsipras, anche se il leader greco ha detto che non vuole pagare la Troika».

Poi, assist elementare –perché evidentemente più di quello non può–, ha tirato in ballo Silvio Berlusconi: «Lui l’ha chiamato e gli ha detto: “Eh, no eh, guarda che le troike si pagano”»

Risatona e strizzatina d’occhio all’italiano medio con la bava alla bocca.

Tra divisioni ministre fiche/bruttone, troike da pagare e qualunquismo vario si conclude il monologo di Panariello.

Un monologo fatto di nulla cosmico, commenti gratuiti e sessisti soprattutto, da una persona che tre minuti prima citava la violenza sulle donne come uno dei peccati capitali.
Perché la violenza sulle donne è quella roba con l’occhio nero che ci fanno vedere negli spot istituzionali o in quelli di abiti, mutande e braccialetti.

Non avevamo alcun dubbio che Panariello avesse citato la violenza sulle donne, così, per strappare l’applauso e perché è tanto di “moda” condire discorsi ufficiali citando questo problema. La violenza sulle donne è quel bel discorsetto di cui tanto amiamo riempirci la bocca nell’ultimo periodo ignorando del tutto che la violenza non è altro che l’atto finale di una serie di discriminazioni.

Panariello non sa che parlare di ministre alludendo al fatto che ricoprano quel ruolo per la loro avvenenza fisica è anche quella discriminazione e dire che un Governo abbia fallito perché tra le sue fila c’era una bruttona come Annamaria Cancellieri è anche quella violenza, e stupidità, tra l’altro.

Panariello è tutto ciò che un comico non dovrebbe mai essere. E’ il classico italiano (medio) che parla per sentito dire, che si crogiola e ridacchia per battute che dovrebbero rimanere tra le mura di un bar ma che invece ritroviamo in prima serata a uno degli spettacoli più importanti del Paese.

 

Fonti e immagini: Corriere.it, Repubblica

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