Otto consigli utili in situazioni di violenza domestica

Doverosa premessa a tutto il post: ogni storia di violenza è diversa da tutte le altre, così come sono diversi i maltrattanti e diverse le vittime. Solo la donna protagonista della propria storia ne conosce tutti i dettagli e può decidere se quanto scriverò sia applicabile alla sua storia o meno. In ogni caso, i consigli che sto per elencare non possono sostituire il prezioso lavoro dei centri antiviolenza e/o delle Forze dell’Ordine e non hanno la pretesa di “salvare la vita” con certezza matematica, si tratta solo di comportamenti facilmente adottabili che possono aiutare una donna che si trovi a vivere una situazione di violenza a trovare delle strategie per autotutelarsi.

Infine, quanto state per leggere si applica più facilmente in casi di violenza (fisica) lieve e/o in quei casi in cui gli episodi di violenza sono appena iniziati e/o si susseguono con lunghe pause tra l’uno e l’altro.

Vediamo dunque che cosa si può fare in caso ci si trovi, improvvisamente, protagoniste di un episodio di violenza (o quando si inizi a riconosce e capire appieno che quanto si sta vivendo, magari da parecchio tempo, ci sta mettendo in pericolo) e non si abbia la possibilità o la volontà di uscire dalla casa in cui vive anche l’uomo violento.

  • CONOSCERE E RICONOSCERE IL CICLO DELLA VIOLENZA: normalmente, gli episodi di violenza si susseguono secondo uno schema “a cerchio”. Inizialmente la tensione sale e si incrementa il nervosismo. E’ necessario imparare a capire quali siano i segnali che ci dicono che si sta accumulando tensione. Anche in questo caso, ogni donna conosce l’uomo che le vive accanto. In alcuni casi, la tensione che cresce si riconosce perché aumentano le liti in numero o intensità, ma in altri casi, potrebbe anche essere il contrario: invece che frequenti scontri verbali, il maltrattante potrebbe avere atteggiamenti di esclusione (non rivolge la parola alla sua partner, tende a uscire spesso di casa senza dire dove va, allontana la partner, ecc…). Qualche volta, capita che il nervosismo si manifesti rompendo oggetti, per esempio, o prendendo a calci mobili o porte o altro. Quando la tensione giunge al culmine, avviene la violenza vera e propria. Occorre diventare brave a tenere a mente e a fare caso al tipo di violenza che si scatena nel punto più “alto” del cerchio: se il gesto violento resta sempre uguale o se invece cambia e varia in intensità (ad esempio, se si passa da uno spintone, a uno schiaffo, poi a un pugno, poi alle mani al collo…). Anche il tempo che separa gli episodi di violenza è importante. Potrebbero rimanere molto distanziati l’uno dall’altro, ma se aumentano in frequenza e/o diventano sempre più gravi, è importantissimo esserne consapevoli, per poter scegliere di agire di conseguenza. Dopo la violenza, di solito lui “chiede scusa”, promette che non lo farà più e/o fa qualche regalo alla compagna, mostrandosi dolce e premuroso (fase c.d. della “luna di miele”).  La “luna di miele” è quasi sempre un’illusione, ben presto la tensione ricomincia ad accumularsi e si riprende da capo.

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  • PARLARE CON UNA PERSONA DI FIDUCIA. Non è mai molto facile raccontare ad una persona quello che sta succedendo: vergogna, paura, sfiducia sono spesso compagne fedeli della violenza. Tuttavia, è molto importante che almeno una persona sia a conoscenza di quanto sta accadendo. L’ideale sarebbe che si trattasse di un/una vicino/ di casa, al quale o alla quale poter chiedere di chiamare senza indugio le Forze dell’Ordine, in caso senta grida o rumori o liti violente. Utile anche accordarsi con una persona vicina o amica, o con una parente per trovare un modo di chiedere aiuto, senza che tale richiesta sia palese, individuando una frase “neutra” ma alla quale la vittima e la complice danno il significato di una richiesta di aiuto. Se, dopo aver sentito rumori forti e/o urla, una vicina di casa bussasse alla porta per chiedere se va tutto bene, sarebbe importante adottare una sorta di “codice segreto” che lei sia in grado di capire, che non desti sospetti nel maltrattante. Ad esempio, alla vicina (o alla parente) informata che bussa e chiede: “Tutto bene?”, una risposta potrebbe essere: “Sì, grazie, mi è solo caduto un vaso/una pentola ecc. e mi sono spaventata”. Se si sceglie di parlare con una persona che non ci vive vicino e che, dunque, non può sentire litigi o voci alte, ma che, magari chiama, proprio per preoccupazione o perché le è stato chiesto di telefonare spesso per tenere la situazione controllata, la “frase in codice” può essere, ad esempio “Sto bene, grazie, pensa che stavo proprio per farmi un caffè/un thè” o cose simili.

 

  • ATTENZIONE ALLE STANZE! Se si scatena un litigio che mette in agitazione o che si pensa possa degenerare, è importante cercare di evitare di scappare in bagno (si rischia di rimanere chiuse dentro, in trappola), cercare di uscire o di non entrare in cucina (stanza piena di “armi”, come coltelli, forbici e altri oggetti contundenti) e di non avvicinarsi a finestre e/o balconi (una spinta può essere fatale). Dirigersi sempre verso la porta di ingresso/uscita, unica via di fuga efficace.

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  • CHIAVI. Non si dovrebbe permettere al maltrattante di chiudere o bloccare la porta di casa. Utile, a questo scopo tenere sempre con sé le chiavi di casa. Potrebbe essere che si abbia l’abitudine di lasciare la chiave sempre nello stesso posto: infilata nella serratura, per esempio, o appesa ad un apposito gancio, o dentro un cassetto, ecc. Per non destare sospetti, togliendo la chiave dal “solito posto” per tenerla sempre in tasca o appesa ad una catenina, meglio fare un duplicato (SENZA dirlo) da tenere sempre, lasciando così nello stesso posto la chiave, in modo che nessuno abbia sospetti.

Die Immobilie

 

  • NIENTE MINACCE! L’uomo che agisce violenza, lo fa perché vuole stabilire un controllo sulla donna, vuole avere la certezza che lui sia il padrone della sua vita e di quella di lei. Perciò, evitare frasi come: “Se lo fai ancora, ti lascio”, o “stai attento a quello che fai che ti denuncio!”. Se si decide di andare via, di lasciare il partner o di sporgere denuncia, lo si faccia e basta, senza comunicarlo o minacciarlo in anticipo, perché la minaccia di reazione, di solito, fa aumentare la violenza: l’uomo sente che è lei che vuole avere il controllo, che vuole “fargli fare come vuole lei” e questo lo incattivisce ancora di più. Lo stesso vale per eventuali “tracce” come libretti e volantini informativi che riguardino i servizi attivi sul territorio per i casi di violenza domestica, nomi di avvocat*,  e numeri di telefono “sospetti”. Imparare a memoria il numero di telefono del centro antiviolenza più vicino.

 

  • DENARO. Anche se non si ha un reddito, è opportuno iniziare ad accumulare a poco a poco, una piccola somma di denaro (sempre che lo si possa fare senza che lui se ne accorga), utilissima in caso di urgenze.

 

  • VALIGIA PRONTA. Chiedere a qualcuno di fiducia se si può lasciare a casa sua una piccola valigia che conterrà le fotocopie dei documenti (anche dei/delle figli/e), un paio di cambi (anche quelli per i/le bambini/e) e qualsiasi altra cosa si ritenga utile, nel caso sia necessario allontanarsi in tutta fretta da casa, in modo da non avere bisogno di tornarvi per recuperare quanto serve.

 

 

  • SEGNALAZIONI ALLE FORZE DELL’ORDINE E/O REFERTI MEDICI. Importante segnalare sempre ai Carabinieri o alla Polizia i gesti violenti, anche se si sceglie di non sporgere denuncia così come farsi refertare dal pronto soccorso o recarsi dal proprio medico facendogli poi fare un certificato ogni volta che si subisce un’aggressione, anche ove questa non lasci segni fisici. Si forma, in questo modo, una sorta di “registro” che fa sì che medici e FFOO abbiano un “occhio di riguardo” in caso si chieda aiuto, conoscendo già la situazione e non rischino di sottovalutare il pericolo. 

Referto-medico-e-assicurazione-cosa-fare-in-caso-di-danni-a-personeverbale

Ribadisco ancora una volta che questi otto consigli sono solo indicazioni di massima, “trucchi” che ogni donna vittima di violenza può adottare per autotutelarsi, ma non sostituiscono un aiuto professionale delle operatrici di un centro antiviolenza, né l’intervento delle Forze dell’Ordine. Sono solo piccoli accorgimenti che si possono facilmente mettere in atto e che si possono consigliare  anche ad una amica che si trovi in difficoltà per una situazione di violenza con il partner ma che non bastano, da soli, a salvarsi la vita, né portano alla risoluzione della violenza. NON SOTTOVALUTARE mai la violenza, anche se “è la prima volta” o se “in fondo è solo uno spintone”.

Dalla violenza non si esce quasi mai da sole, chiedere aiuto è il primo indispensabile passo per vincere, ma ogni donna è la prima attrice del suo percorso di uscita dalla violenza e questi semplici consigli sono davvero alla portata di tutte.

Una risposta a “Otto consigli utili in situazioni di violenza domestica”

  1. CHI TI AMA TI RISPETTA, non permettere mai che qualcuno ti mortifichi e ti umili. Non permettere che ti mettino le mani addosso.
    L’uso delle mai è un brutto vizio che difficilmente si riesce a eliminare.
    NON TI RISPETTA??? ALLORA NON TI AMA. LASCIALO PERDERE SUBITO.

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