Natale senza stereotipi: Monica Pasquino ci racconta la campagna di SCOSSE

Si avvicina Natale e con questo il martellamento mediatico-pubblicitario della produzione per l’infanzia: giocattoli, accessori, immaginari venduti quotidianamente a bambini e bambine per farne degli adulti inquadrabili nel mercato.
E così ogni anno sotto l’albero di tante famiglie abbondano stereotipi nocivi per la costruzione di un’identità libera, fin da piccoli: un mondo rosa confetto per lei, fatto di cura per la casa, per la prole e di canoni estetici già artefatti, un mondo azzurro per lui, dove regna invece l’azione e lo stimolo della logica, ma anche quello di una aggressività “virile”.

L’anno scorso abbiamo lanciato la campagna La discriminazione non è un gioco proprio per cercare di segnalare e quindi contrastare il consumo sfrenato di stereotipi. La nostra campagna nasceva da un’inchiesta, Infanzia Made in Italy, sulla produzione per l’infanzia italiana e si poneva sostanzialmente due domande:

Come orientarsi nel temibile panorama natalizio? C’è un modo di consumare che sia fuori da stereotipi e discriminazioni?

I consigli per gli acquisti quest’anno li fa SCOSSE – associazione di promozione sociale  con la campagna Natale senza stereotipi.  Per scoprire in cosa consiste abbiamo incontrato Monica Pasquino, presidente di SCOSSE, alla quale abbiamo chiesto di raccontarci come nasce e quali obiettivi si pone la campagna.

In che cosa consiste “Natale senza stereotipi”?

L’idea è molto semplice. I bambini e le bambine hanno bisogno di una moltitudine di stimoli, modelli e di schemi in cui identificarsi per sviluppare identità indipendenti e fiduciose, in grado di intessere relazioni positive e paritarie. Giochi, albi illustrati e giocattoli svolgono un ruolo strategico in questo processo, a cui i genitori spesso non fanno attenzione. Natale senza stereotipi attraverso la diffusione di due adesivi, uno positivo e l’altro negativo, vuole aumentare la consapevolezza sugli stereotipi di genere diffusi nelle pubblicità e nel mondo dei giocattoli e spingere gli adulti verso acquisti intelligenti.

Ogni persona può scaricare l’adesivo dal sito e attaccarlo sulle immagini che ritiene più appropriate (o non appropriate!) oppure stamparlo e attaccarlo vicino ai negozi di giocattoli, facendo una sorta di recensione dei prodotti in vendita.

Così, tutte e tutti possiamo dare un piccolo contributo affinché quest’anno, sotto l’albero, ci siano doni che aiutano l’immaginazione e la libertà dei bambini e delle bambine, non giochi che rinforzano la divisione tradizionale di ruoli tra maschi e femmine.

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Perchè Scosse ha sentito il bisogno di lanciare questa campagna? Da che esigenza è mossa?

 Questa campagna nasce dalla nostra attività quotidiana. L’associazione di promozione sociale S.CO.S.S.E. – Soluzioni Comunicative Studi Servizi Editoriali – lavora da anni per valorizzare le differenze e combattere le diseguaglianze, a partire da quelle legate alla costruzione dell’identità di genere, all’orientamento sessuale e alla pluralità dei modelli familiari, attraverso formazione, ricerca, gioco e comunicazione.

Oggi è in atto una grande operazione di diffamazione contro chi propone la parità per uomini e donne, che vuole terrorizzare i genitori e armarli contro una presunta “ideologia del gender” che distruggerà il futuro dell’umanità. La campagna Natale senza stereotipi non ha la potenza di trasmissione che ha quella apocalittica, promossa dal vicariato e dalle forze conservatrici, ma almeno è una contromossa, un tentativo per promuovere libertà e sottrarre i bambini e le bambine da un oscurantismo di ritorno, che non aiuta la loro creatività e il loro futuro.

 

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Quali sono secondo te i giocattoli più “nocivi” per bambini e bambine? E i migliori?

 

Non esistono giochi buoni o cattivi, ma solo giochi che fanno divertire o annoiano quel bambino o quella bambina. Esistono, invece, le buone o cattive abitudini; la subalternità totale alle rappresentazioni offerte delle aziende produttrici oppure il desiderio di promuovere e premiare modelli nuovi.

Il punto fondamentale sono le rappresentazioni associati ai giochi, che le dipingono come adatti a femmine o a maschi. Alle femmine vengono proposti giocattoli che fanno riferimento al lavoro domestico e alla cura dei figli o che rientrano nell’ambito del culto della bellezza,  mentre ai maschi sono rivolti giocattoli che fanno riferimento all’avventura, che valorizzano l’intelligenza, la manualità, la fisicità e fanno appello alla tecnica e alle scoperte scientifiche del mondo o, ancora, eroi virili, forti, guerrieri e vincitori.

Ma tutto questo ha ben poco a che fare con l’infanzia e con il divertimento dei bambini e delle bambini, parla piuttosto di una egemonia culturale della disparità tra i generi, che in modo reticolare e velato si presenta in ogni ambito e ogni età.

L’anno scorso ci siamo impegnate in una campagna simile – La discriminazione non è un gioco – e il limite maggiore che abbiamo incontrato è stato quello di proporre un consumo che non assecondava “la moda”, il mercato che considera anche i piccolissimi già dei consumatori malleabili.
Secondo te quali sono gli ostacoli principali nel proporre un consumo differente?

Sicuramente il mercato e le strategie di marketing che propongono giocattoli e attività ludiche rigidamente differenziate in base al genere sono gli ostacoli principali, Natale senza stereotipi si rivolge ai genitori, ai nonni, agli adulti, cercando di convincerli a non assecondare le mode.

La vostra campagna dello scorso anno, che anche la nostra associazione S.CO.S.S.E. ha adottato, era molto simile a Natale senza stereotipi, con la differenza che noi proponiamo anche un contrassegno positivo. Ci interessa particolarmente dare visibilità e premiare giochi, rappresentazioni per l’infanzia e libri che non hanno immagini stereotipate, piuttosto che sottolineare gli esempi negativi. E questo perché abbiamo riscontrato più volte, nel nostro lavoro quotidiano, la difficoltà per genitori e insegnanti di trovare “un regalo diverso”. Quindi ben venga la promozione dal basso e la diffusione di buoni esempi!

Non a caso, sul nostro sito, abbiamo messo a disposizione un catalogo di libri illustrati per Leggere senza stereotipi, con titoli facilmente reperibili ed economici.

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Questa campagna nasce nell’ambito dei lavori di Educare alle differenze. Puoi dirci in che fase è al momento questa esperienza? Che tipo di rete si è sviluppata e quali sono i prossimi appuntamenti?

 

Educare alle differenze è una delle più grandi sfide e risorse che abbiamo davanti, noi, voi e altre centinaia di esperienze interessate a a promuovere narrazioni differenti e a sostenere la scuola pubblica, laica e democratica.

E’ un network promosso dalle associazioni Scosse, Stonewall e Il Progetto Alice e da oltre 200 organizzazioni del territorio nazionale tra scuole, associazioni, comitati di genitori, insegnanti, gruppi femministi e queer, professionisti nel campo della pedagogia, centri antiviolenza e spazi sociali. Il primo appuntamento si è svolto a Roma, il 20 e 21 settembre 2014, con oltreseicento le persone, divise per tavoli tematici.

In quella occasione abbiamo condiviso bisogni, metodi di lavoro e proposte, che ora si stanno sviluppando territorialmente. In diverse città ci sono assemblee autoconvocate, corsi di formazione e altre iniziative nate a partire da quell’incontro e che continuano il discorso iniziato assieme nella Scuola Di Donato. A settembre del 2015, se tutto va come speriamo, siamo pronte per un nuovo appuntamento nazionale, con “Educare alle differenze 2”!

 

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