Moschee vietate, terroristi di 8 anni ed eroine musulmane

Per qualche giorno in molt* siamo stati Charlie. All’attentato alla rivista satirica francese sono seguite le lacrime, la rabbia, le vignette in difesa della satira e poi le passerelle politiche un po’ ipocrite, le  voci in difesa della libertà di espressione, che erano ovunque, anche dove non te le saresti mai aspettate, e la forte consapevolezza degli “occidentali” di essere dalla parte giusta della barricata, la parte dei buoni, la parte dei liberi.

Che la lettura semplicistica dell’attentato di Parigi come uno “scontro di civilità”, dove si affrontano barbari incivili senza senso dell’umorismo che seguono alla lettera cose scritte su un libro e figli e figlie di Voltaire e dell’illuminismo che credono nella libertà, d’espressione e dei mercati, avrebbe gettato benzina sul fuoco dell’islamofobia e generato il panico sociale contro il nuovo “nemico oggettivo” era prevedibile.

Siamo negli Stati Uniti, culla della libertà, per la precisione nella liberalissima San Francisco, dove un gruppo di estrema destra è libero di far circolare nel traffico cittadino messaggi di odio contro le persone musulmane. Freedom Defence è un’associazione che sostiene di combattere contro “l’islamizzazione degli Stati Uniti” e lo fa anche piazzando sulle fiancate degli autobus immagini e slogan che accomunano la religione islamica al nazismo.

B7KZYZaCEAAcJtlL’agenzia dei trasporti, pur ammettendo di non condividere i messaggi razzisti, sostiene di essere costretta a portarli ingiro per la città perchè difesi dal Primo Emendamento della Costituzione. E’ libertà di espressione a quanto pare.
Ma libertà di espressione non significa fare e dire qualsiasi cosa, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, non sono opinioni legittime dalle quali al massimo possiamo dissentire, sono istigazione all’odio; questo è il messaggio che un gruppo di attivist* ha voluto lanciare modificando i cartelloni di Freedom Defence sulle fiancate dell’autobus grazie all’aiuto di Miss Marvel, eroina musulmana, nuova arrivata nella casa di produzione di fumetti statunitense.

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Miss Marvel

Kamala Khan, alter ego di Miss Marvel, è una giovane ragazza pakistana di fede musulmana che vive negli Stati Uniti; creata da G. Willow Wilson, anche lei musulmana e americana, da un anno è protagonista di un nuovo fumentto della Marvel.
Kamala/Miss Marvel deve combattere cattivi criminali grazie ai suoi superpoteri, ma deve combattare quotidianamente anche con la propria famiglia, in particolare con un fratello conservatore e una mamma opprimente.
A prescindere dal giudizio sul fumetto in sè, che non sono capace di formulare non avendolo letto, è sicuramente interessante l’azione militante che ha trasformato l’eroina pakistana in un simbolo della lotta al razzismo e all’islamofobia.
“Stop al razzismo”; “Libertà di espressione non è diffondere odio”, con queste frasi i messaggi del gruppo di estrema destra vengono coperti e completamente stravolti e nello stesso tempo Kamala, donna e musulmana, contribuisce a scalfire quella visione statica e monolitica della donna musulmana come l’oppressa.

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Francia. Il panico post attentato arriva a livelli spaventosi e ne rimane vittima un bambino di 8 anni.
Nei giorni immediatamente seguenti all’attentato parigino in una scuola di Nizza si discuteva di Charlie Hebdo, Ahmed, 8 anni, ammette di non sentirsi Charlie, perchè quelle vignette offendevano il profeta, “io sono i terroristi”  esordisce il bimbo.
L’insegnante spedisce il bambino in caserma dove, interrogato per due ore, viene fuori, come era ampiamente prevedibile, che il bambino nell’ingenuità della sua età non avesse idea del significato del termine “terrorista”.
La vicenda sembrava archiviata, ma il 21 Gennaio scorso arriva una querela di apologia di terrorismo per il piccolo Ahmed da parte del direttore della scuola e una querela pure per il padre del bambino reo di essere entrato nel cortile dell’edificio scolastico, per accompagnare suo figlio, senza autorizzazione.
L’avvocato della famiglia del bambino parla di psicosi collettiva, la scuola si difende sostendendo che si tratta di una misura cautelare.
La scuola non sceglie la via pedagogica ma quella punitiva, chiama la polizia, sottopone un minore, secondo la stampa anche affetto da diabete, a un lungo interrogatorio, il bambino viene segnalato ai servizi sociali, la sua famiglia sarà tenuta sotto controllo, sono potenziali terroristi.
Un bambino di 8 anni che non ha idea di cosa significhi terrorismo viene accusato di farne apologia perchè si chiama Ahmed.

Chi è che difende la libertà di Ahmed di avere otto anni?

b8gk5scieaab1xu4Italia. Anche da noi hanno un’idea molto contorta di come si applichi quella libertà di espressione che tutt*, dopo l’attentato alla rivista satirica, si sono sbracciati a difendere. In definitva anche questa volta il tutto sembra tradursi in libertà di diffondere odio nei confronti delle persone di fede musulmana.
La Lega, con l’appoggio del centro dentra,  riesce a far approvare in Lombardia una legge regionale che nega l’autorizzazione alla costruzione di nuovi edifici di culto.
Si parla di legge “antimoschee” perchè, pur colpendo tutte le confessioni religiose, è soprattutto a quelle che non hanno un’intesa con lo stato italiano che si rivolge, e tra queste c’è l’Islam, inoltre arriva proprio in un momento in cui a Milano era stato presentato un bando per la costruzione di una nuova moschea.
I leghisti, per arginare l’incostituzionalità della legge, in quanto questa viola in maniera più che evidente il diritto alla libertà di culto, sono ricorsi a cavillose questioni urbanistiche: richieste di valutazione ambientali, dotazione di parcheggi che devono essere grandi un tot rispetto all’edificio principale, distanze minime e massime da rispettare, armonizzazione del nuovo edificio di culto con gli edifici circostanti, dotazione di impianti di videosorveglianza collegati con le stazioni di polizia e altri divieti e richieste più o meno fantasiose che hanno la per niente velata volontà di colpire una minoranza religiosa.

“Non si tratta di ostacolare o meno la libertà religiosa, ma di porre delle regole certe, per la salvaguardia dei cittadini, di fronte ai recenti fatti di cronaca e all’arroganza di chi pretende di dettare legge a casa nostra”  queste sono le parole del leghista Roberto Anelli, il classico mai morente “se io non posso costruire una chiesa a casa loro, allora loro non possono costruire una moschea a casa mia” a cui si aggiungono i recenti fatti di cronaca, l’attentato a Charlie Hebdo, utilissimi per generare paura che chiama securitarismo.
Anche Salvini era Charlie, il leader leghista difendeva la libertà di espressione, libertà di mettere telecamere, di aumentare controlli e repressione per difendere la libertà, un corto circuito, libertà che valgono di più e libertà che valgono di meno, persone che valgono di più e persone che valgono di meno.

Problematizzare “la libertà di espressione” è d’obbligo per costruire un discorso antirazzista, alimentare la polarizzazione liberi (noi)/non liberi (loro) se si traduce in vedere in un bambino di 8 anni un terrorista o promuovere leggi razziste, evidentemente è una cosa che non va fatta.