Di Minetti, Para(h)culi e moralisti

Articolo pubblicato il 26/09/2012

 

Nei giorni scorsi Nicole Minetti, Consigliere regionale della Lombardia, ha fatto discutere più del solito. La settima da poco trascorsa era quella della moda a Milano, e Nicole ha sfilato per il famosissimo marchio di costumi da bagno e intimo “Parah”.

La sfilata ha destato molto scalpore poiché, secondo qualcuno, un Consigliere regionale dovrebbe conservare un po’ di etica e quindi non sfilare in bikini.

Certo, non siamo proprio il paese giusto per parlare di etica, perché tra una sfilata in costume e fare festini vestiti da maiali usufruendo di soldi pubblici che  –a parità di spese–  sarebbe potuti essere investiti nell’assistenza domicialiare a 100 malati terminali, forse è preferibile una sfilata in costume.

Ma questa non è di certo una difesa a Nicole Minetti che per farsi odiare ce la mette proprio tutta.

Abbiamo speso intere giornate e centinaia di articoli a tentar di spiegare che il sessismo non è il modo giusto per combattere certe piaghe, ma soprattuto che Minetti è solo una pedina, uno dei tanti manichini costruiti in una società, quella italiana, dove gli unici modelli che le donne possono seguire sono quelli della valletta o dell’angelo del focolare.

Forse in molti non è ancora maturata la consapevolezza che prima di puntare il dito verso di lei dovrebbero puntarlo verso chi questi sistemi li ha creati, dove una donna accusata di sfruttamento della prostituzione (e che ha ceduto prestazioni sessuali “in cambio di”), tra l’altro priva delle competenze necessarie, ora ricopre il ruolo di Consigliere regionale di una delle più grandi regioni italiane.

Questo sistema non lo ha creato lei, lei è solo una pedina –pagata lautamente, ma pur sempre la pedina di qualcuno ben più potenete–, una delle tante, in questo sistema, fallocentrismo, contro cui lottiamo giornalmente affinché la nostra società cambi e si evolva.

Questa non è una difesa alle donne che fanno carriera in cambio di prestazioni sessuali, anche perché noi non siamo nessuno per giudicare, ma se in Italia è pratica comune, molte (soprattutto le più giovani) si sentiranno legittimate a procedere unicamente in questo modo per raggiungere i propri traguardi.

Si è visto di tutto: pagine e pagine di intellettuali o pseudo tali che a colpi di twitter e battute più o meno sagaci riempivano lo scorso week-end tutti i social, commentatori compulsivi che farcivano ogni frase con decine di troia “e so’ tutte troie”, indignazione generale, clienti del prestigioso marchio Parah che ne invocavano il boicottaggio con frasi tipo:

Non mi sento rappresentata da una prostituta, avete fatto una scelta chiara, inutile giustificarsi ora”.

Da quando in qua per indossare un costume Parah bisogna essere vergini?

Fra l’altro è nata la pagina facebook “Boicotta Parah e la Minetti”

Le donne non possono essere rappresentate da una persona ignobile come la Minetti, Boiccottiamo i prodotti Parah e nessuno compri il costume indossato da lei.

Guardate l’immagine, sembra di essere tornati al periodo della caccia alle streghe.

Decine di uomini, su quella pagina, tra un “troia” e l’altro, lasciano la loro solidarietà alle donne, mentre Minetti viene svergognata in stile “Malena”; li avessimo mai visti appoggiarci per qualche protesta seria, questi cuor di leone.

Ma chi ve l’ha chiesto l’appoggio su una lotta che avete aperto solo voi? Perché non ci appoggiate per ottenere diritti essenziali?
Premettiamo che noi precarie, comunque, i costumi Parah, con o senza Minetti come testimonial, non possiamo acquistarli –e la cosa non ci mortifica più di tanto.

E poi per quale motivo le donne dovrebbero o non dovrebbero sentirsi rappresentate da Minetti? Chi l’ha eletta “Rappresentante suprema del genere femminile”?

Perché ogni donna non può essere sé stessa? Cos’è questa smania moralistica di definire qualsiasi donna che non rientri nei finti schemi moralisti “donna ignobile”?
Qualcuno ha anche affermato che Minetti avrebbe “sporcato” il mondo della moda, e con esso il sogno di migliaia di ragazze. Lei, donna ignobile, ha inquinato il purissimo mondo della moda, noto per l’assenza totale di compromessi sessuali, l’esemplare regime alimentare e l’irrisorio consumo di coca.

Ma il peggio deve ancora arrivare.

Persino Linkiesta.it, neonato giornale on line, solitamente serio e puntuale, scivola incredibilmente (nella sezione “blog”) nel pettegolezzo da bar ricordando più un centro ricreativo per anziani intenti a sbavare sull’uscio mentre una donna passa dalla porta, che una sezione letteraria moderna.

Leggete i loro “alti” contenuti.

È stato un lunedì intenso nella redazione romana de Linkiesta. E dopo un breve ma sentito consulto, siamo giunti alla solenne conclusione: Nicole Minetti è una figa pazzesca o, se preferite, una gnocca senza eguali.

p.s. La nostra conclusione, ovviamente, non comporta alcuna adesione al progetto politico della fu igienista dentale.

Il tutto corredato da un voyeurismo imbarazzante.

Che senso ha affidare articoli di costume a ragazzini un po’ troppo cresciuti che si scoperebbero qualsiasi forma di vita, e che, non paghi, hanno replicato con un secondo articolo cercando anche l’approvazione delle amiche di sinistra?

Siamo alle solite. È inutile criticare Berlusconi se ancora troppi italiani, troppi scrittori e giornalisti lo ricordano così da vicino.