L’uomo/padre gigante che si mangia tutto

La piccola comunità di Roncadelle, in provincia di Brescia, è arrivata agli onori della cronaca nazionale per un fatto incredibile e degno di più di una riflessione da parte nostra, non solo e non soltanto per la vicenda in sé, ma anche e soprattutto per come la narrazione dei media sia stata pervasiva, sbagliata, sbilanciata e, purtroppo, visti i commenti sui social, capace davvero di formare una mentalità già fortemente influenzata da anni di narrazione a senso unico delle separazioni, in cui l’uomo è sempre una povera vittima, la donna un’arpia, l’uomo salassato, la donna parassita. La cosa che abbiamo osservato è che, quando accadono fatti di cronaca violenta, in cui un uomo compie gesti aggressivi contro la compagna (o ex) e/o i figli, si sia passati da una giustificazione come “era geloso/incapace di sopportare la separazione” a “era disperato: temeva di perdere i figli”

Questo che stiamo per analizzare è un caso emblematico.

I fatti: un uomo, padre separato di un bambino di quasi 5 anni, alla fine di un incontro protetto con il figlio, invece che “restituire” il bambino all’Assistente sociale che lo accompagnava glielo strappa dalle mani, le mostra una pistola e si barrica in casa con il bambino per 18 ore. Sul posto intervengono i Carabinieri, il legale dell’uomo, e persino l’antiterrorismo.

Le prime notizie sono scarse, di questo uomo si sa che aveva agito già in passato violenza nei confronti della ex moglie e della sua avvocata, che possedeva una pistola e poco altro.

Via via, si scoprono i dettagli, il “Giornale di Brescia” stamattina racconta la vicenda per intero, ma ecco che assistiamo ad una crescita mostruosa di questo padre, che diventa un Padre, maiuscolo, un gigante e si mangia quasi tutto, tutta la scena, lasciando solo qualche briciola.

A questo link l’intera vicenda.

Vediamola passo passo.

Soltanto questa mattina i carabinieri hanno convinto il padre ad aprire. «Quando siamo entrati in casa aveva il figlio in braccio ed era il chiaro segnale che non avrebbe fatto del male a lui e a noi», racconta il luogotenente dell’Arma Mirko Gatti, il negoziatore dei carabinieri che ha condotto in prima persona la lunga trattativa con il 34enne, che nel suo appartamento stava scontando ai domiciliari una condanna per aver aggredito la sua ex, un anno fa a Iseo, nello studio dell’avvocato della donna, ferita in modo grave alla schiena con un coltello. Anche in quel caso aveva perso la testa – secondo quanto dichiarato – per la gestione del figlio, perché in seguito alla separazione non accettava di poterlo vedere solo per qualche ora e mai da solo.

Le ferite gravi per l’accoltellamento sono rimaste sullo sfondo, sono diventate briciole. La condanna per il gesto quasi passa inosservata.

Qui abbiamo un padre che viene condannato, prima al carcere e poi ai domiciliari per lesioni aggravate.

Lo dice il “Giornale di Brescia”, ma anche “Il Giorno”, in cui si legge chiaro che l’uomo era stato condannato, ma, prima ancora della condanna, si riportano parole di giustificazione, poste in grassetto.

La violenza agita, persino verificata in giudizio e meritevole di condanna è diventata una briciola.Anche il fatto – gravissimo – che l’uomo avesse una pistola pare non essere rilevante, né per le opinioni dei commentatori sui social, né per l’avvocato dell’uomo, né per la stampa che riporta il fatto quasi con nonchalance.

Dalla versione cartacea del “Giornale di Brescia” di oggi, 7/10/22

La pistola c’è. La pistola è stata usata per minacciare l’Assistente sociale, la pistola era carica ed era in casa, col bambino che, non dimentichiamolo, almeno noi, è stato con il padre tutto il tempo.

Ricapitolando, abbiamo una pistola carica, tra l’altro detenuta illegalmente perché modificata, abbiamo un sequestro di persona, abbiamo una precedente condanna per lesioni aggravate, abbiamo la minaccia aggravata agita con la pistola.

Ma, pare incredibile, la sola cosa che giganteggia, ipertrofica, è la figura del padre, divenuto Padre, con la P maiuscola, Vittima, una figura tragica per la quale provare compassione, da non giudicare, un poverino “mostrificato”. Lo dicono tutti. Lo dice l’avvocato, i giornali, i titolo… tutti.

Lui, il Padre, si è mangiato tutto.

«Non è una persona cattiva. Ha un amore incredibile per il figlio che sfocia in ossessione e questo gli fa commettere gesti clamorosi. Quanto commesso è molto grave, ma è il gesto di un uomo disperato», spiega l’avvocato Alberto Scapaticci, legale del 34enne, che in mattinata, indossando un giubbino antiproiettile, era arrivato sulla porta di casa del suo assistito per convincerlo ad uscire di casa e ad arrendersi. Come poi ha fatto.

Non è una persona cattiva, ma intanto, per prudenza, l’avvocato il giubbotto antiproiettile lo indossava e, per quanto riguarda l’amore che diventa ossessione, i gesti clamorosi e la disperazione di questo uomo, non resta che rimandare chi ci legge alle numerose riflessioni con le quali le stesse parole sono state usate per commentare stalking o femminicidi. Tutti, inesorabilmente, gesti clamorosi di uomini disperati che amavano in modo ossessivo ma non erano cattivi.

Una carrellata dell’orrore, tratta da “Il giornale d’Italia” e dal “Giornale di Brescia”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La violenza pregressa, la violenza del gesto, della minaccia, della pistola, del sequestro sono rimaste briciole. Prima di mangiarsele tutte, questo uomo padre gigantesco si era fagocitato totalmente la ex moglie e il bambino che sono del tutto scomparsi dalla narrazione.

Il bambino, si diceva, era con il padre. Ha visto estrarre la pistola per minacciare l’Assistente sociale? Come ha vissuto, sequestrato e lontano dalla mamma e dalla vita consueta per molte ore? Si è accorto dell’Antiterrorismo “sulla porta di casa”, dei Carabinieri? Nessuno lo sa. Nessuno se lo chiede, nessuno ce lo  dice. Il “Giornale di Brescia” di stamattina ci dice che il bambino “sta bene”. Che importa cosa ha vissuto lui. Importa solo “l’amore del padre” che prevale su tutto e diventa un diritto.

E la ex moglie? Evaporata.

Le donne e i bambini non sono soggetti di diritto. Non si sono proprio. Non contano. Esiste solo lui, il PadrePadrone. il PadreSantissimo. Eletto Padre dell’anno.

Qualche commento sui social, per finire. La ex moglie viene nominata solo da qualche commentatore. E indovinate? E’ lei la cattiva.

Non esiste nessuna narrazione che prenda in considerazione la condizione delle madri separate, tranne che in negativo (arpie/parassite), non esistono le storie delle donne/madri. Manca un approfondimento di qualsiasi tipo sulle madri che si arrabattano tra mantenimento mancato, bigenitorialità imposta, solitudine…

Rinnoviamo il nostro invito a prendere parola con noi.