L’omosessualità non è una scelta. Nonostante la pubblicità.

“Hai fatto scelte che altri non hanno capito”

“Ha condiviso le tue scelte quando agli altri sembravano strane”

Due spot diversi, per prodotti molto distanti, un noto fast food statunitense, una marca di materassi.

 Non entriamo nello specifico di come reclamizzano cosa, un post sul recente pinkwashing del mezzo pubblicitario è di pochi giorni fa. Parlando però dei materassi Dorelan che ora sfoggiano multietnici consumatori dai più vari orientamenti, ricordiamo come reclamizzavano i propri prodotti meno di un anno fa.  Sarà cambiata la politica dell’azienda? Più semplicemente è cambiato il trend.

Entrambi gli spot hanno in comune un concetto, passato sottilmente: l’omosessualità è una scelta.
E lo trasmettono con una naturalezza capace di ignorare anni di discussioni scientifico-filosofiche e confutazioni in merito.

Un materasso condivide la tua scelta di essere lesbica, scegliere di essere lesbica è più difficile che scegliere che hamburger prendere.

Le teorie sulla differenziazione dell’orientamento sessuale si sprecano nel tentativo di spiegare l’esistenza di esseri umani omosessuali o bisessuali a differenza da una presunta maggioranza eterosessuale.
C’è chi sostiene il determinismo biologico, per cui solo i geni e non  i fattori sociali possono determinerebbero il modo in cui un organismo agisce o cambia nel tempo, chi sostiene che il dominio di riferimento sia quello psicologico e quindi l’orientamento si ricolleghi allo sviluppo psichico infantile.

E poi c’è chi considera l’omo/bisessualità una scelta, che fa rima con malattia, vizio, infermità. Perchè chi sostiene si tratti di una scelta, non solo spesso la considera una scelta sbagliata, da correggere, ma chiaramente una caratteristica reversibile, da riportare alla norma eterosessuale.

Spesso chi sostiene questo si rifà ai “Tre saggi sulla sessualità” di Freud ( 1905 ), in cui l’illustre psichiatra definisce gli omosessuali degli “Invertiti” malati di una forte “perversione”. Freud (semplificando ) sostiene che l’omosessualità nasca da tratti narcisisti e derivi dalla scelta di evitare la vagina della donna per quel che riguarda gli uomini, poichè questi avrebbero avuto relazioni con la madre complicate. L’omosessualità femminile viene invece spiegata come un tentativo di evitare per sempre il dolore nato da una delusione d’amore con il padre.

born this way

Possiamo spiegare ogni aspetto del nostro essere con i geni? No, certo.
Potremmo avere i geni dell’alcolismo o del cancro, ma non diventare alcolizzati o ammalarci.
Anche l’ambiente, come la genetica, infatti, svolge un ruolo importante nel modo in cui si sviluppa il comportamento.

Il modo in cui l’orientamento sessuale si sviluppa  non è ancora del tutto chiaro.
Quasi tutti però sono concordi nell’affermare che l’orientamento sessuale si formi per la maggior parte delle persone nei primi anni di età tramite complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e sociali.
E questo vale per omo, bi e eterosessuali.

Già nel 1973  l’APA, Associazione Americana degli Psichiatri, eliminò il termine “omosessualità” dal DSM, il manuale ufficiale che classifica tutti i disordini mentali ed emozionali, esortando tutti gli operatori a non considerarla più tale.
Inizialmente rimaneva una distinzione tra omosessualità egodistonica e omosessualità egosintonica; veniva considerata malattia solo nell’accezione egodistonica, perché vissuta dalla persona non in modo piacevole ma come causa di stress e di difficoltà relazionali. Nel 1987 scompare anche la differenza tra egodistonica e egosintonica, in quanto il vissuto egodistonico viene imputato non direttamente alla persona ma come il risultato di un disagio psicologico evolutivo non necessariamente legato all’omosessualità.

Con questo, ovviamente l’APA smentisce qualsiasi possibilità di “riabilitazione” di un essere umano non eterosessuale alla condizione considerata ancora da molti “naturale” ed “originaria“.
Non c’è alcuna ragione scientifica perché si provi a cambiare l’orientamento di gay, lesbiche e bisessuali. Non c’è possibilità di riuscita, proprio perchè non si tratta di una scelta che genitori, amici, preti o parlamentari possano influenzare.
Nel 1990 anche la WHO, World Health Organization, ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali riconosciute ( reperibile qui, per chi ne volesse conferma ).

isn't a choice

Le Associazioni Psicologiche internazionali sottolineano come trattamenti “riabilitativi” non abbiamo risultati attendibili:  cambiare l’orientamento sessuale non vuol dire invertire la tendenza di una moda, ma richiede l’alterazione delle sensazioni emotive, sentimentali e sessuali e una ristrutturazione sostanziale dell’identità sociale dell’individuo.

Dunque chi sostiene che l’omosessualità sia una scelta, considera solo i comportamenti sessuali degli esseri umani, ma non l’orientamento, molto più complesso nella sua composizione.

 

Scelgo di essere nera. Scelgo di essere alta. Scelgo di essere mancina.
Scelgo di essere gay, lesbica, trans, bisessuale, eterosessuale.
Queste affermazioni hanno la stessa validità scientifica.

Evelyn Hooker ebbe un ruolo fondamentale verso la depatologizzazione dell’omosessualità e verso l’affermazione della non riconvertibilità dell’orientamento sessuale.

Psicologa statunitense famosa per il suo “The Adjustment of the Male Overt Homosexual” ( L’adattamento psicologico del maschio omosessuale ), in cui riportava vari esperimenti psicologici su gruppi di uomini omosessuali ed etero, chiedendo a psichiatri e neurologi di identificare la salute mentale di ognuno e di conseguenza l’orientamento sessuale, senza conoscere i pazienti, ma dai soli dati dei test sulla loro psiche.
Gli esperimenti dimostrarono che l’omosessualità non solo non è un disordine mentale, ma che non vi sono nemmeno differenze tra uomini omo ed etero in termini di adattamento psicologico.
I suoi studi furono fondamentali non solo per liberare le persone omosessuali dal pregiudizio della malattia,ma anche per dimostrare che non sussiste alcun tipo di “inferiorità” di sviluppo della mente omosessuale rispetto a quella eterosessuale ( ed eterosessista ).

Si dimostrò inequivocabilmente che le persone omosessuali non sono meno psicologicamente adattati della popolazione eterosessuale, quindi che l’orientamento omosessuale non deriva da un subconscio malato senza il quale sceglierebbero l’eterosessualità.

queer

L’orientamento sesuale è l’attrazione emozionale, romantica e sessuale di una persona verso individui dello stesso sesso, di sesso opposto o entrambi.  E non è soggetto ad alcun tipo di scelta dell’individuo. Slegata dall’orientamento è l’identità sociale che la persona di crea sulla base del proprio orientamento e dei comportamenti che ne conseguono nella sua comunità. E’ inoltre cosa ben diversa da sesso biologico e genere.

Banalità? Magari.
Prendiamo spunto dai due spot riportati sopra, ma chiaramente il discorso è più ampio, poco riguarda hamburger e materassi.
Se la pubblicità è lo specchio della società e dei trend, se questi sono i tentativi di essere gay friendly utilizzando gli argomenti dei peggiori reazionari, quelli che poi organizzano i corsi di recupero lager in cui colpevolizzano e redimono le persone omosessuali, se questo non è colto dalla maggioranza delle persone, il pinkwashing ha vinto, soffermarsi su queste tematiche non è una banalità.

Per molt* poi “essere gay” non è che una parte di quello che sono, del proprio orientamento, della filosofia che può ruotarvi intorno, sfidando le categorie definite, separate, in cui una persona deve trovare il minimo spazio sufficiente per esprimersi, invece di attarversarle tutte, liberamente.

Dick Swaab, noto neurologo e fisico tedesco, negli anni ’90 scrisse “Noi siamo il nostro cervello. Come pensiamo, soffriamo e amiamo“, rendendo chiaro che

Veniamo al mondo con un cervello reso unico dalla combinazione del patrimonio genetico e della programmazione che avviene durante lo sviluppo all’interno dell’utero e nel quale sono già fissati in misura rilevante i nostri tratti caratteriali, i nostri talenti e i nostri limiti. […]  Una volta adulti, vi sono molti limiti alle possibilità di modificare il nostro cervello, e le nostre caratteristiche sono ormai fissate. La funzione del cervello è determinata dal processo di formazione che si è svolto in questo modo, noi siamo il nostro cervello.

Nel paragrafo “L’omosessualità non è una scelta”, Swaab scrive:

Un argomento decisivo che smentisce l’idea che l’omosessualità rappresenti la scelta di uno “stile di vita” o sia indotta dall’ambiente è rappresentata dalla dimostrata impossibilità di spingere le persona a liberarsene.
[…]
Si è tentato in qualsiasi modo, per assurdo che fosse, dai trattamenti ormonali, alla castrazione/sterilizzazione, interventi che influiscono sulla libido, ma non sull’orientamento sessuale. Si è provato con l’elettroshock e l’induzione di attacchi epilettici. Tanto meno ha funzionato l’incarcerazione. Si è praticato perfino il trapianto dei testicoli, con un “caso di successo” in cui un omosessuale dopo l’operazione avrebbe dato un pizzicotto sul sedere a un’infermiera.

Un pizzico sul culo di una donna per guarire dal proprio orientamento sessuale. Sono questi i dati scientifici di chi vuole l’omosessualità come una scelta reversibile.

Swaab conclude il paragrafo con un consiglio alle alte sfere del clero.

Se anche le chiese […] lo accettassero apertamente, la vita di molti dei loro giovani membri e pastori sarebbe decisamente più felice.

nun's kiss

E Luca non “era gay e adesso sta con lei“.

E’ bisessuale.