Laura e le altre: il velo è caduto #4: Alma e i suoi figli. I quattro fratellini di Cuneo e il sospetto padre pedofilo

Quarto appuntamento con le storie di #giustiziaingiusta, l’hashtag che abbiamo lanciato per raccogliere tutte le storie che stanno – finalmente – venendo alla luce e che riguardano la violenza istituzionale, barbaramente agita contro madri e bambini che si trovano invischiate in procedimenti giudiziari lunghissimi per l’affidamento dei minori, nei quali la “psicologia nera” dei vari CTU, sposata con la rinuncia dei giudici al proprio ruolo, finisce per strappare i bambini alle loro mamma, su basi farlocche, anche quando si è in presenza di agiti violenti del partner.

La storia che l’avvocata Manente di Differenza Donna racconta nella Conferenza Stampa a questo punto, preferiamo riportarla, invece che usando le parole dell’avvocata, attraverso i vari sviluppi che la stampa locale puntualmente pubblica.

E’ la storia che si svolge a Cuneo, cui anche noi abbiamo accennato QUI

Iniziamo con una notizia fresca, proprio di oggi, 12 agosto, riportata da Cuneo24.

Una storia iniziata nel novembre 2019 quella dei quattro fratellini di Cuneo che da allora sono stati prima allontanati dalla mamma e affidati ai nonni paterni, da luglio 2020 i tre più grandi divisi in comunità differenti e la piccola affidata ad una famiglia.

Lo scorso 17 marzo F. e C., i due più grandi, sono tornati nella loro casa in seguito a un provvedimento del Tribunale dei minori di Torino “in quanto è stato appurato che la soluzione della comunità non stava producendo gli effetti che avrebbe dovuto”

E Alma con F. e C. sta continuando a lottare per riavere a casa con lei anche i due più piccoli L. e M..

L. da qualche mese ha avuto la possibilità di tornare a casa dapprima per qualche ora una volta a settimana, poi è stata concessa una notte di pernottamento fino ad arrivare a questa settimana in cui ha potuto fermarsi a casa per tre notti.

La speranza di tutti è che dal prossimo 22 agosto ci sia anche per lui la possibilità di rientro definitivo a casa in modo da riprendere in tempo la scuola, tornare alle sue abitudini, alla sua vita.

E infine la piccola M., 7 anni appena, che da fine luglio torna una volta a settimana e che oggi, giovedì 12 agosto, finalmente potrà riunirsi ai suoi fratelli per la prima volta da quel giorno di luglio dello scorso anno in cui vennero divisi.

Sta, dunque, per finire questa odissea vergognosa per i 4 fratelli e la loro mamma?

Per questi 4 ragazzini, la solidarietà via social è stata fin da subito potente e diffusa, tanto che, quando F e C hanno iniziato uno sciopero della fame, anche su FB è stato organizzato uno “Sciopero della fame a staffetta” con l’hashtag #scioperodellafameperibambinidicuneo

La mamma ha raccontato a Cuneo24:

Sono stata costretta a chiedere l’intervento dell’opinione pubblica visto che nelle aule di tribunale nessun magistrato si è dimostrato disposto né a sentire i bambini né a leggere tutti i documenti.

Ma come mai questi 4 fratelli sono stati portati via dalla mamma e addirittura divisi tra di loro?

La storia è lunga e Alma stessa, la mamma, la sintetizza così, in uno stralcio di intervista pubblicata su Torino oggi del 21/11/2020

“… a marzo del 2018 mi sono separata, a settembre dello stesso anno vengo a conoscenza che il mio ex marito aveva abusato di 3 miei figli. A quel punto faccio partire una denuncia penale nei suoi confronti che porterà a due CTU, una penale e una civile. Entrambe non terranno minimamente conto dei miei racconti e di quelli dei ragazzi, e porteranno il 2 dicembre 2019 all’allontanamento dei miei quattro figli per inserirli a casa dei nonni paterni. Da quel giorno, i miei figli subirono le pressioni dei nonni, dei servizi socio assistenziali, dell’avvocato curatore, affinché modifichino la loro versione. A marzo 2020, dopo che la NPI (Neuropsichiatria infantile) di Cuneo ha ascoltato i miei figli ha deciso di elaborare un progetto dove i ragazzi tornavano a casa, visto l’enorme disagio in cui si trovavano. Non si sa bene per quale motivo questo progetto, che andava a favore della salute psicofisica dei miei figli, non è stato approvato. Il 10 luglio 2020 I miei figli sono stati prelevati con l’uso della forza in modo coatto, con un blitz dei carabinieri e trasferiti in tre comunità differenti. Mia figlia più piccola è stata portata in una famiglia nel cuneese, tale famiglia è stata secretata e io non ho contatti con lei se non una volta ogni sette giorni, per un’ora. Non ho nessun confronto con un adulto per poter capire mia figlia come sta e come vive questa situazione. Aspetto assai più grave, la bambina temo sia costretta a chiamare i due della famiglia affidataria mamma e papà. Preciso che io ho piena la responsabilità genitoriale. Per quanto riguarda i miei tre figli più grandi ho il diritto di sentirli ogni tre giorni. Inoltre, nessuno dei tre va a scuola…”. E aggiungo, da il quotidiano La Repubblica: “… il tribunale li colloca in comunità divisi, su richiesta del padre, perché i ragazzi smettano di influenzarsi a vicenda e ritrattino le accuse a lui rivolte…”.

F., il figlio maggiore, (oggi non distante dalla maggiore età), scrive, in una lettera pubblicata ancora da Torino oggi:

Nel 2018 i miei genitori si sono separati a causa di mio padre, che è sempre stato un alcolista e che ha abusato di me e delle mie due sorelle. Dal momento in cui abbiamo raccontato a nostra madre quello che abbiamo dovuto subire, mio padre ed i servizi sociali hanno deciso che eravamo stati plagiati dalla nostra mamma e per questo siamo stati affidati prima ai nonni paterni e poi divisi in strutture differenti. Quello che è capitato ci ha fatto arrabbiare, abbiamo perso fiducia nella giustizia e in tutte le Istituzioni; siamo molto delusi e ci sentiamo abbandonati da tutti, non riusciamo a capire perché stia capitando tutto questo, visto che non abbiamo fatto nulla di male, se non raccontare la verità di quello che abbiamo subìto. Noi chiediamo solo di ritornare a casa da nostra madre, dai nostri amici, dai nostri cani; chiediamo di ritornare alla nostra vita. In questo momento nessuno di noi va a scuola, perché non abbiamo la testa, non riusciamo a concepire di andare in una scuola che non è la nostra, con dei compagni che non sono i nostri amici di sempre. Dopo due anni di appelli, abbiamo parlato finalmente con la giudice, le abbiamo raccontato ciò che abbiamo subìto da nostro padre e del nostro desiderio di ritornare a casa, purtroppo siamo ancora qui. Abbiamo estremo bisogno che qualcuno finalmente ci ascolti e provi che quello che diciamo è la verità, senza alcun pregiudizio. La stanchezza, la delusione, il senso di abbandono non ci lasciano mai, c’è solo una luce sulla quale ci concentriamo giorno e notte: la nostra mamma. Lei sta facendo di tutto per far sì che i giudici, gli assistenti sociali, gli educatori possano capire che stiamo dicendo semplicemente la verità. Ci è stato assegnato un avvocato curatore che non abbiamo mai visto, non ha mai parlato con noi, eppure ha deciso solo leggendo dei documenti, che tra l’altro sono falsi e scritti con pregiudizio, che non dovevamo tornare a casa da nostra madre. Un nuovo provvedimento del giudice ha deciso finalmente di farci incontrare tra fratelli, ma non con la mia sorellina più piccola (6 anni), perché secondo loro noi potremmo influenzarla. Noi! Non ho ben capito questa loro decisione, anche perché mia sorella chiama mamma e papà due perfetti sconosciuti, quindi: chi è che influenza mia sorella piccola? Io sono F. sono il più grande dei fratelli, ho 16 anni e mi sto battendo per i miei fratelli più piccoli, perché a differenza loro io ho un cellulare. Spero che questo mio messaggio possa arrivare a qualcuno che in qualche modo ci aiuti a tornare a casa. Grazie”.

Quando i fratelli sono stati portati via, la casa era invasa dai Carabinieri, erano ad ogni uscita. I ragazzi erano spaventati, in lacrime, abbracciati. Una delle persone incaricate del prelievo, ha intimato a C. all’epoca 14 anni “O mi dai tua sorella (la piccola) con le buone o con le cattive. Mentre venivano portati via, la nonna paterna, li ha minacciati “Tutto sta accadendo perché avete continuato a dire quelle cose su vostro padre”.

Lettera di L. Il terzo fratello

Il padre è stato rinviato a giudizio per le accuse portate avanti da madre e figli, ma sotto perizia è finita la madre e i 4 figli sono stati torturati, perché non troviamo altre parole per definire quanto hanno dovuto subire.

In questa storia, pare proprio ci siano tanti indizi che portano a ritenere che tutto quanto sia inquinato non solo da un pesante pregiudizio nei confronti della parola della mamma e di quella dei ragazzi, ma anche da conflitti di interesse, amicizie e condizionamenti. L’avvocato di Alma, la mamma, infatti, in una Conferenza Stampa promossa alla Camera dei Deputati, a luglio 2020 aveva chiesto: “Al presidente del Tribunale dei minori del Piemonte e Val d’Aosta (…)se il pregiudizio che ha pesato sulle decisioni dei giudici sia per caso legato a don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di Torino e zio del padre dei quattro fratelli di Cuneo, il sospetto pedofilo, visto che il prelato da sempre vantava di avere buoni rapporti con il Tribunale dei minorenni e di essere stimato negli uffici giudiziari”.

Lettera di L, il terzo fratello

Cliccando i vari articoli che abbiamo linkato, emergono anche altri dettagli: mentre Alma per parecchio tempo non ha potuto vedere i figli, essi pare siano stati obbligati a incontrare il padre in incontri protetti e, a responsabilità genitoriale intatta, la mamma si è vista scavalcare nelle sue decisioni riguardanti i figli: non aveva dato il permesso a che la più piccolina andasse in vacanza in camper con quelli che erano, a tutto diritto, degli sconosciuti (la famiglia cui era appena stata affidata e di cui Alma non sapeva niente) e invece la bambina è partita per il campeggio.

Le valutazioni che vorremmo fare sono ancora e sempre le stesse:

  • Come mai i 4 fratelli che accusano il padre non sono stati sentiti subito da un magistrato?
  • Come mai sotto perizia ci è finita la madre nonostante i giudici penali abbiano valutato che ci sono gli elementi per un rinvio a giudizio del padre?
  • Come mai i 4 fratelli son stati prelevati con la forza, senza nessuna cautela, delicatezza e allontanati non solo dalla mamma ma anche uno dall’altro acuendone la sofferenza e la solitudine?

La strada della Giustizia per le donne e i loro figli è spesso un labirinto con un mostro al centro: il padre padrone e i suoi paggetti e ancelle che purtroppo fanno parte delle Istituzioni, a tutti i livelli.

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