Laura e le altre: ancora un prelevamento forzato, tra riflessioni e speranze

Con questo post, vorremmo concludere i racconti di #giustiziaingiusta e tirare un po’ le somme di tutta questa lunga e dolorosa rassegna di bambini e madri separati a forza da uno Stato padre-padrone che diventa longa manus dell’uomo maltrattante che, grazie a denaro, potere, pregiudizi misogini nei Tribunali e un sistema (quello dell’affido di figli minori) che impone la bigenitorialità forzata, anche quando ci troviamo di fronte ad un padre rifiutato/inadeguato/violento, senza tener conto del reale interesse di bambine e bambini, infierisce sulle madri trasformandole in madri malevole, alienanti, ostative ecc ecc, quando esse, semplicemente, nella maggioranza dei casi, stanno solo cercando di proteggere i propri bambini che, spesso, hanno cresciuto da sole, in modo perfettamente adeguato.

Il tema resta, purtroppo, di nicchia, anche se un numero sempre maggiore di mamme danneggiate dai Tribunali e da tutto il circo crudele che vi gira attorno, sta prendendo la parola pubblicamente, nonostante il rischio che si corre, facendolo. Iniziando a parlarne, queste mamme hanno capito di non essere sole, che gli allontanamenti violenti dei bambini sono meno infrequenti di quanto si pensi, si sono riunite in piccoli gruppi sparsi su tutto il territorio nazionale e, sebbene non abbiano alle spalle alcuna lobby bene organizzata, hanno iniziato a chiedere giustizia.

Abbiamo parlato dei presidi che, per tutta l’estate si sono svolti davanti le prefetture di alcune grandi città.

Quest’autunno, i presidi hanno continuato e si sono svolti, per adesso, davanti anche alle Procure: a Torino e Milano, per citare le prime due tappe:

A Milano c’era anche una di noi, con un proprio cartellone. Le donne presenti, tutte protagoniste di storie presenti o passate di enormi sofferenze, di separazioni dai propri figli, hanno protestato con il megafono, spiegando le storture della giustizia e attirando l’attenzione dei passanti e anche del Giudice Roia, uno dei maggiori “alleati” delle donne vittime di violenza.

I presidi delle donne non si fermano (seguite quiquesta pagina FB se volete partecipare), ma, purtoppo, non si ferma nemmeno la mattanza di bambini prelevati con la forza e strappati con dolore dalle proprie madri. Una delle mamme presenti a Milano, in presidio, si è vista portar via il suo bambino di 10 anni proprio ieri, come possiamo leggere in questo articolo.

Il padre di questo bambino ha riconosciuto il figlio dopo ben 5 anni dalla sua nascita che egli aveva osteggiato, volendo che la compagna abortisse. La donna ha cresciuto il bambino da sola, tra mille difficoltà. Negli ultimi mesi la situazione è precipitata, fino al tragico epilogo di ieri.

La situazione è drammatica, ma piano piano, sembra che le cose si muovano.

Le mamme hanno pronta una richiesta di disegno di legge e cercheranno di portarla a Montecitorio il prossimo 12 ottobre:

 Nella richiesta di decreto legge vengono elencati una serie di punti sottoposti all’attenzione del Governo tra cui “il rientro immediato presso la casa nativa di tutti quei bambini che sono stati allontanati utilizzando il costrutto ascientifico della Pas, la cosiddetta sindrome di alienazione parentale, la sindrome della madre Malevola, o costrutti simili o da quelli derivati; lo stop ai prelevamenti coatti e violenti dei bambini dalle loro madri, contro la loro volontà; la richiesta di indennizzo per tutte quelle famiglie che si sono viste allontanare i propri figli violando le normative di riferimento e condannate a pagare le relative spese per difendersi e le condanne alle spese processuali per tentare di difendersi dagli allontanamenti illeciti”.

Continuano associazioni, legali e comitati: “La mera conflittualità genitoriale non deve essere patologizzata nei tribunali , né criminalizzata, divenendo motivo di allontanamento ed istituzionalizzazione dei minori. Chiediamo la protezione dei bambini e delle loro madri dalla violenza domestica e dagli abusi incestuosi, la negazione dell’obbligo di contatto tra il bambino che abbia paura del padre violento; l’ascolto obbligatorio dei minori a qualsiasi età, nei casi di affido in cui sussistano denunce per abusi incestuosi e violenza domestica, condotto da parte del Giudice togato, videoregistrato e senza poter essere delegato”.

Nel frattempo Pina Picierno, europarlamentare ha proposto al Parlamento Europeo di prendere una posizione sul tema, come possiamo sentire in questo video

E Strasburgo, in una risoluzione approvata proprio oggi, ha chiesto ad ogni Stato membro di non utilizzare nelle cause di affidamento di figli minori, la controversa alienazione parentale e concetti affini, giustamente individuati come strategie processuali che mettono a rischio le donne e i bambini.

La “cosiddetta sindrome da alienazione parentale e concetti e termini analoghi”, si legge nel testo, “si fondano solitamente su stereotipi di genere” e “operano a scapito delle donne vittime di violenza domestica, colpevolizzando le madri per aver alienato i figli dal padre, mettendo in discussione le competenze genitoriali delle vittime, ignorando la testimonianza del bambino e i rischi di violenza cui sono esposti i figli”.
Pertanto, la risoluzione del Parlamento “esorta gli Stati membri a non riconoscere la sindrome di alienazione parentale nella loro prassi giudiziaria e nel loro diritto e a scoraggiarne o addirittura proibirne l’uso nei procedimenti giudiziari, in particolare durante le indagini per accertare l’esistenza della violenza”.

Si fatica moltissimo ad avere fiducia nelle Istituzioni, perché abbiamo visto come, nonostante la Cassazione e la Convenzione di Istanbul, i prelevamenti coatti dei bambini e la vittimizzazione delle mamme nei Tribunali non siano mai cessati.

Le armi che abbiamo a disposizione noi comuni cittadini e cittadine sono molto poche: consapevolezza e solidarietà.

Vi invitiamo a documentarvi il più possibile sul tema, a partecipare ai vari presidi, a parlarne. Dobbiamo fare in modo di diventare la voce di decine e decine di bambini, bambine e mamme che sono stati zittiti con la forza e il ricatto e ignorati dalle Istituzioni.

Qualche link:

Le storie di #giustizia ingiusta:

1 (Laura Massaro)

2 (La mamma di Pisa)

3 (Altre storie)

4 (Alma, a Cuneo)

5 (Maria Assunta)

Per saperne di più su PAS e storture della giustizia e per agire:
Madri protettive

MaternaMente

MovimentiAMOci Vicenza

Giù le mani dai bambini e dalle donne

Per una riflessione che, per una volta, non veda la figura del “povero padre separato che dorme in macchina,spennato dalla ex moglie e da lei privato dei figli”, vi proponiamo un elaborato delle associazioni delle mamme danneggiate dai Tribunali, senza pretendere che si sia tutti concordi. E’ uno stimolo a vedere le cose diversamente da come il mainstream ci racconta, sempre tenendo a mente che queste riflessioni sono scaturite dalle tragiche esperienze di vita di donne che sono state torturate dai Tribunali, dai periti, dai servizi sociali per anni e che, in moltissimi casi, se non in tutti, hanno subito violenza domestica, subito la sottrazione dei propri figli, combattuto per riaverli e che, sempre, sono state gravemente depauperate economicamente.

Ieri siamo state in presidio al tribunale di Milano per questo. Organizzato dalle donne di MaternaMente e MovimentiAmoci Vicenza con il supporto di Giù le mani dalle donne e dai bambini. Si sono unite molte donne e madri che con coraggio sono scese in presidio a denunciare quanto sta accadendo. La rete di donne sta crescendo insieme alla solidarietà e alla consapevolezza e alla voglia di far sentire la propria voce contro la inaccettabile violenza isituzionale. Una nostra delegazione dunque è stata ricevuta dalla vice procuratrice Mannella, che ci ha gentilmente dedicato il suo tempo prezioso e la ringraziamo per questo. Eravamo una nonna, la cui figlia è stata vittima di femminicidio e che ha cresciuto un nipote da sola, una madre con in corso un procedimento di affido “condiviso” con un padre violento, e una donna di MaternaMente. Purtroppo non siamo riuscite ad ottenere, come a Torino col Procuratore generale, un impegno rispetto alle nostre richieste. Ma è stato importante comunque poter portare la voce delle madri e delle donne. E su molti punti ci siamo trovate perfettamente in accordo con la procuratrice. Abbiamo poi avuto modo di parlare anche con il Giudice Fabio Roia. Che ci ha onorate della sua presenza e attenzione e col quale ci siamo potute confrontare ampiamente. Ci ha aggiornate riguardo ad importanti modifiche che sta presentando sul tema delle separazioni e affido dei minori. Ci ha manifestato la sua solidarietà. Noi da parte nostra, abbiamo ringraziato ma anche posto alcune critiche alla radice della legge.
Questo uno dei punti che ci siamo permesse di fargli presente:
“Parlando della Legge 54/2006 e facendo un passo indietro, non serve porre dei limiti alle violenze estreme prodotte da questa, che sarebbero come delle toppe, noi non possiamo non denunciare che questa legge sia sbagliata di per sè. In quanto essa stessa “generatrice di violenza”.
Pensiamo infatti ad una coppia di genitori che si separa. Pensiamo adesso che questa coppia, non abbia particolari problemi conflittuali, per ipotesi. Ora, ipotizziamo anche che questa coppia abbia non so, due figli piccoli, diciamo uno di pochi mesi e un’altra di due anni. Il più piccolo viene allattato dalla madre. La grande è in una fase naturalmente delicata: un nuovo fratellino, l’età, la separazione dei genitori. Questi genitori si rivolgono ai relativi avvocati per il divorzio e affrontano una consensuale. Ora, cosa prevede la 54/2006!? Prevede un affido paritario. 50 e 50. Anche dal punto di vista economico.
Potremmo fermarci qui. Chiunque con un po’ di buon senso capirebbe che siamo di fronte ad una assurdità senza senso. Assolutamente irrealistica. Ma andiamo avanti.
Dunque. Una madre, che ha avuto due gravidanze, due parti e due allattamenti, dei quali uno ancora in corso, viene considerata “per legge”, uguale al padre. Cioè tutto il carico e il vissuto psico-fisico, nonchè la condizione lavorativa, ciò che ne deriva, viene preso e archiviato. Equiparando questa, alla condizione psicofisica-economica del padre. (Ricordiamoci che siamo in Italia!).
Ora, senza niente togliere all’esperienza della paternità, questo è a-scientifico e tendenzioso, quantomeno. Ma andiamo avanti. Semplificando per necessità. Il giudice dunque, applicando il principio della bigenitorialità alla lettera, stabilisce che i bambini dovranno stare a partire dalla settimana successiva, metà col padre e metà con la madre. Non importa che il bambino di sei mesi prenda ancora la poppa, il padre potrà comodamente dargli il biberon. Magari la mamma si tira anche il latte e glielo consegnerà. (???)
(E’ possibile ancora fare riferimento ai dati di fatto o no? Si può ancora sostenere che anche in una famiglia unita, i bambini avranno un naturale attaccamento verso la madre, diverso da quello verso il padre? E che lo manifestino nei modi a loro propri? Si può ancora sostenere che il ruolo materno e quello paterno siano tali in quanto diversi e specifici? Che la crescita e lo sviluppo (sano) del bambino sia per gradi e che questi gradi non si possano stabilire a tavolino? Si può affermare che siano i genitori, dal momento che hanno messo al mondo una creatura, a dover accogliere, gestire, riconoscere, prendersi cura, dei bambini adattandosi alle loro esigenze e bisogni e non viceversa. O no?
Domanda: “dov’è finito il superiore interesse del minore in tutto questo? )
Ma andiamo avanti. Ora. E’ possibile, che una madre che ancora allatta e che ha una bambina di due anni in piena crisi, ad una tale affermazione, non dico che si opponga, ma quantomeno, palesi dei dubbi. Proponga una diversa organizzazione in base ai tempi dei figli. Chieda un diverso tipo di gestione. In sintesi metta in atto esattamente ciò che le compete e che è suo dovere! e che è suo compito e ruolo di madre.
Attenzione! E’ esattamente questo lo snodo. E’ qui, che come in un ordigno diabolico, si palesa la trappola. Annidata ovviamente nelle premesse. Da qui in poi è la figura paterna a dettar legge. Quella materna è sotto scacco. Sotto attacco. Cancellazione. Processo. Diagnosi. Nel senso concreto del termine. Tutto girerà intorno al volere del Pater Familias dunque . Sarà lui a decidere. Se avrà a cuore che i figli abbiano diritto ai loro tempi, alla loro madre, ad un ascolto, al buon senso, allora ok. Altrimenti, avrà a sua disposizione tutta una macchina infernale, pronta a far rispettare la volontà del Pater Familias. E, se tanto tanto la madre si permette di dire qualcosa, tac! Assistenti sociali, ctu, mediazione. Praticamente d’ufficio. L’autorità materna soppiantata, rimpiazzata dalle figure istituzioniali, le quali sole, potranno stabilire i tempi e i modi, in vece materna e funzione paterna. La relazione materna, viene negata. Al fine di produrre una reazione, provocata lucidamente. Che ci sarà. Ovviamente. E’ qui che l’empio progetto si palesa e giunge infine a compimento. Nella maggior parte dei casi. Verrà analizzata la psiche della madre nonchè quella del figlio. Quella del padre no. E se di fronte a questa macchina infernale di nuovo la madre, poveraccia (possiamo dirlo a questo punto) si permetterà di avere una reazione di nervosismo, tristezza, opposizione, tac! Di nuovo. Diventa d’ufficio la madre malevola, simbotica, aderente, oppositiva e via e via. In genere, nella quasi totalità, gli avvocati, non consapevoli, non preparati, non sappiamo bene se in modo intenzionale o meno, hanno assorbito le teorie pseudo-paritarie e patriarcali intrinseche alla legge 54. Gli iter sono quelli della pas. Per cui la madre non sarà difesa. Tutt’al più accompagnata ad accettare questa realtà parallela. Per disperazione e per sottrarsi alle estreme conseguenze. Quelle della SOTTRAZIONE DEL MINORE. Anche perchè parliamoci chiaro. La quantità di posti di lavoro in questione sono molti. Il salario è assicurato. E ogni reazione naturale verrà patologizzata e frutterà economicamente appunto. Compresa quella dei bambini. Se, come è naturale che sia appunto, i figli piangeranno o manifesteranno stress o agitazione loro stessi, ecco che la madre nuovo e di nuovo sarà lei a non favorire la relazione col padre, che li aliena, li manipola….Non so se è chiaro.
La figura paterna è intoccabile. Sacra. Quella della madre al suo servizio. I figli strumento di potere e tortura e ricatto sulla donna.
L’unica via di fuga è avere un ex-compagno-ex marito padre dei tuoi figli, evoluto e sano. Per cui, di fronte a tutto questo, decide che ok. Facciamo questa consensuale, ci accordiamo noi come ci pare. E fine. Il chè accade. Non così spesso, ma accade. Poi magari se non ti passa i soldi delle spese dei figli, sono affari tuoi, donna! Se devi fare un ISEE e devi aspettare la sua documentazione che ti darà appena avrà tempo e voglia, pace…..(faremo una rubrica solo per questo)
Ad ogni modo, tutto questo, considerando una separazione non fortemente conflittuale. Almeno in partenza. Non in presenza di violenza. Ma se, come in moltissimi casi, vi è una situazione conflittuale, oppure una violenza domestica, una violenza assistita, un abuso?
Niente. Si procede come da protocollo. Anzi, meglio.
Le reazioni naturali sono già in atto. La macchina della tortura parte di default. Ogni denuncia, tentativo di difesa, di tutela dei figli, la alimenterà.
E la guerra, procurata dalle leggi stesse, avrà fine solo se la madre cederà oppure se questo non accadrà, quando i figli le verranno sottratti. O per inserirli in un percorso di resettaggio in case “famiglia” o per darli al padre in questione.
A questo punto fateci risparmiare soldi e fatica e dolore. Prendeteveli subito no!? Abbiate il coraggio delle vostre intenzioni e azioni!!!
Niente. In sintesi è questa l’obiezione, la questione, relativa alla L.54/2006, che ci siamo permesse di fare al Gentilissimo, Giudice Fabio Roia.