La violenza è glamour. Il calendario delle studentesse

13 Gennaio 2014

Ha iniziato Yamamay per vendere mutande, ha proseguito Coconuda per promuovere abbigliamento, Prada l’ha fatta sfilare in passerella.
La violenza contro le donne è decisamente di moda.
Tra marketing e pinkwashing le aziende attingono a piene mani a questo enorme bacino di dolore, ingrassano i loro profitti sulla pelle delle donne.

La violenza contro le donne, attraversando le pagine patinate delle riviste di moda, arriva anche sui calendari.
Il 2014 è decisamente l’anno della violenza contro le donne. Anche il calendario delle studentesse, il quale da tradizione – leggo nel loro sito–  è interesasto a sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di interesse generale, non si è lasciato sfuggire il must di quest’anno. Il titolo scelto per l’iniziativa è #ilcoraggioèdonna perchè l’idea sarebbe quella di veicolare un’immagine di donna forte e coraggiosa.

 i dodici scatti, firmati da prestigiose firme e interpretati da venti modelle, vogliono sovvertire la percezione di sudditanza di cui è spesso vittima la donna mostrando testimonial forti, sorridenti, provocatorie e coraggiose che pretendono rispetto. (fonte qui)

Ben contenta di non vedere più occhi neri e lividi sparsi ma mi piacerebbe che le donne pretendessero un qualcosa di più del semplice rispetto, ad esempio, prendendo spunto dal calendario, potrebbero partire dal rivendicare rappresentazioni plurali e al di fuori dai severi canoni estetici standardizzati.
E invece le studentesse testimonial del calendario hanno dovuto superare un casting.
Foto intera, foto primo piano, altezza, misure.
I numeri sono giusti? Puoi fare il calendario contro la violenza sulle donne.

Giungo. Si apre la stagione della pesca. Una donna con sensuali labbra socchiuse e un collare borchiato si strappa via una retina dal volto, forse metafora del patriarcato che la tiene prigioniera. Chissà.

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Aprile strizza l’occhio al maschio eterosessuale proponendo un sensuale bacio lesbico in chiave multietnica e corredato di lividi e sangue. La tentazione di metterci il livido è stata troppo forte, il risultato troppo splatter.

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Marzo. Inquietanti donne manichino, inserite in scenario necrofilo, ci ricordano che non sono le bambole di nessuno.

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Agosto è neocolonialista. Tagliamo via il velo che opprime i nostri corpi. Benvenuta taglia 38 segno di libertà.

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Settembre si ispiara alle Pussy Riot proponendoci atletiche attiviste in passamontagna e mutande. Perchè l’estetizzazione non colpisce solo la violenza ma anche l’antiviolenza.

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Una carrellata quasi ridicola di stereotipi. Il trucco pesante, le pose innaturali, i corpi conformi all’estetica dominante, il logo del Mac Donald’s sotto lo foto.

La settima edizione del Calendario delle Studentesse ha puntato anche questa volta non soltanto all’immagine e alla comunicazione, ma anche all’estrema concretezza di diventare una vera e propria opportunità di lavoro. Con Optima Italia, multiutility leader nel settore della telefonia, gas ed energia elettrica, le studentesse protagoniste sono state inserite nel progetto “Marketing & Comunicazione” dell’Azienda. Tra queste importanti aziende campane hanno dato il loro sostegno: Laif Nail Collection, Giappo Italia Franchising e Mc Donald’s. (fonte qui)

Un calendario di selezionate studentesse in posa contro la violenza e la possibilità di ottenere un lavoro presso una grande multinazionale.
Non ci sarà qualche contraddizione? L’imposizione di canoni etsetici e l’esclusione, dal casting e dalle pubbliche rappresentazioni, di corpi diversi, non è violenza? Il capitalismo delle multinazionali non è violenza? Utilizzare la violenza per vendere, farsi pubblicità, costruirsi un volto etico non è violenza?

Io quest’anno ho comprato il calenadario delle Mujeres Libres. Riprendiamoci i nostri corpi, riprendiamoci le rappresentazioni dei nostri corpi, riprendiamoci la lotta alla violenza.