La caccia alle streghe e la misoginia che non siamo riusciti ancora ad arginare

La caccia alle streghe, al contrario di quanto spesso si affermi, è stato un fenomeno che si è sviluppato soprattutto durante l’Umanesimo e il Rinascimento. È bene specificare che un primo inizio si verificò a fine Medioevo, quando si diffuse l’idea che dietro le streghe ci fosse il diavolo, ma ha avuto il suo apice proprio nell’epoca rinascimentale.

Tale fenomeno è durato circa tre secoli e ha attraversato tutta l’Europa fino ad arrivare, grazie anche alla diffusione dei mezzi di comunicazione, fino alcune zone dell’America. Notissimo infatti fu il processo di Salem –da cui poi sono nate decine di pellicole
In tre secoli di caccia alle streghe migliaia di donne finirono al rogo con accuse pretestuose e grottesche

 Un po’ di date:

  • 1326: la Chiesa considera la stregoneria simile all’eresia, entrambe vanno perseguitate dai frati inquisitori
  • 1487: esce il manuale Malleus Maleficarum (“Il martello delle streghe”) scritto da due domenicani tedeschi. Ha un seguito notevole che si diffonde in tutta Europa
  • 1782: è l’anno dell’ultima vittima della caccia alle streghe. La malcapitata si chiamava Anna Goledi e fu decapitata in Svizzera, in una piazza, dopo essere stata sottoposta a una serie di strazianti interrogatori e torture.

Alla base di tale persecuzione ci furono sicuramente superstizioni e fanatismo religioso, ma uno degli elementi che maggiormente contribuì a questa strage di innocenti fu la radicata misoginia e la considerazione che si aveva della donna.

Dal libro “Stringo i denti e diranno che rido. La donna e l’accidentato percorso-nascita” di Rosa Papa e Roberta Arsieri:

Le streghe sono ciò che vela il non detto, il capro espiatorio, la spettacolarizzazione crudele della sanzione oscurantista. La negazione e il disprezzo del corpo femminile, e di tutti gli accadimenti ad esso collegati, dal parto alle mestruazioni, tutto ciò ha radici antichissime. Le pratiche simboliche come la magia hanno costituito un riferimento più che condiviso dal mondo antico, soprattutto per ciò che gli uomini non riuscivano a comprendere come il sangue mestruale, la gravidanza e la sterilità, il parto e l’aborto[…]

 

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Sempre citando lo stesso libro:

La vulva, inquietante tentazione, diviene per gli inquisitori il luogo da cui escono bruchi e cavallette; se animali di ogni genere attentavano alla vita umana o come portatori di malattie o colpendo i raccolti con la siccità, vi era tra essi anche la vagina dentata delle streghe che mutilava i malcapitati! I processi contro le donne-streghe sono stati ricostruiti, interpretati e decodificati in chiave antropologica, politica, religiosa e di genere. Che vi sia trattato di un olocausto non vi è dubbio, ma la caccia alle streghe non è solo una guerra contro il genere femminile in quanto tale, la lotta è contro quella trama sociale che il femminile riesce a tessere trasversalmente in una comunità. La creatività e l’autonomia spaventano e quindi stimolano repressione e controllo[…] Sui roghi arderanno in quei corpi di donne, la miseria, l’angoscia, la paura, la fragilità sessuofobica di tanti uomini e la superstizione, la semplicità e l’ignoranza ma anche la forza di tante donne.

Da uno stornello popolare dell’epoca, citato nel libro “Le streghe sono tornate. La ricostruzione dei grandi processi. Cinque secoli di storia dalla parte delle streghe” di Vanna De Angelis, si legge: 

Dolor senza consiglio, sacco senza fondo, febbre continua che mai non fina, bestia insaziabile, foglia menata al vento, canna vuota, pazza scatenata, male senza niun bene, in casa un demonio, nel letto un cesso, nell’orto una capra, immagine del Diavolo

Ma chi erano davvero queste donne perseguitate e bollate come streghe?

Le streghe, tutte coloro che furono accusate di esserlo, erano donne perlopiù sole, nubili o vedove, povere, vecchie, straniere, prostitute, ribelli, malinconiche e guaritrici. Molte streghe erano semplicemente donne che avevano o mostravano indipendenza, donne coraggiose e di carattere, capaci di replicare e di difendersi. In Inghilterra, ad esempio, alcune donne vennero accusate di stregoneria semplicemente perché sapevano nuotare. Spesso relegate in una posizione marginale, queste donne trovano nei loro poteri una capacità di rivalsa.

Le donne sospettate di stregoneria venivano sottoposte a varie “prove” una di queste era la prova dell’acqua. Le sospettate venivano legate ad un masso e gettate in uno stagno o in un fiume: se riuscivano a galleggiare (e quindi l’acqua le “rifiutava”) erano sicuramente colpevoli; se affogavano, erano innocenti.

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Per verificare la presenza di marchi invisibili, che provassero il cosiddetto “marchio del diavolo”, che spesso poteva essere anche semplicemente un neo o una macchiolina, si adottava la “prova del sangue”: se la presunta strega, dopo essere stata punta da un ago, non sanguinava allora quest’ultima doveva sicuramente essere colpevole.

Queste donne, praticamente, non avevano nemmeno diritto ad un vero e proprio processo, l’inquisitore partiva con la certezza dell’accusa; sicché toccava all’accusata dimostrare di non essere una strega. Ma non avevano alcun modo per dimostrare la propria innocenza poiché, per confessare cose che fondamentalmente non avevano mai fatto, venivano sottoposte ad atroci torture.

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Le vittime avevano due scelte: o confessare ed essere umiliate pubblicamente e spesso, nonostante tutto, anche condannate a  morte oppure rifiutare la propria colpevolezza ed essere arse vive sul rogo. Tutte o quasi tutte finivano col confessare colpe mai commesse sotto torture crudeli e disumane.

La strega, molto spesso, era una donna che aveva un ruolo piuttosto importante nella comunità in cui viveva. Queste erano perlopiù erboriste eccezionali, profonde conoscitrici delle erbe e dei loro poteri —non a caso, nell’immaginario comune, le streghe vengono rappresentate come curve, non perché anziane, ma perché passavano diverse ore del giorno chine sul terreno a scrutare la vegetazione.

Erano considerate delle vere e proprie guaritrici e molti, soprattutto le donne —di ogni estrazione sociale, di campagna o di città—, si rivolgevano loro per invocare guarigione dalle malattie proprie, dei figli, dei mariti, eccetera.

Esse, inoltre, erano anche delle ottime levatrici e praticavano aborti; quindi erano considerate figure in grado di gestire e controllare le nascite e in generale la fecondità e la sfera sessuale. Capitava di sovente che se nella comunità qualche uomo soffrisse di impotenza, problema che feriva profondamente l’orgoglio maschile, povere malcapitate venissero accusate di aver fatto fantomatici sortilegi ai danni degli uomini.
Una delle tante accuse mosse a queste donne fu la capacità di far sparire completamente gli organi genitali maschili.

Nel famigerato Malleus Maleficarum, cito da Vice:

Si parla di tre casi in cui le streghe avrebbero privato degli uomini del loro pene. I primi due riguardano degli uomini che per magia avrebbero avuto solo l’illusione di non avere più i genitali—le streghe “sono in grado di portar via l’organo sessuale maschile,” scrive Heinrich Kramer, “non togliendolo fisicamente, ma nascondendolo con qualche trucco di magia.” Il terzo caso invece riguarda il fenomeno delle streghe che evirerebbero gli uomini per conservare i loro peni come degli strani animali domestici da nutrire e coccolare. Ci fu addirittura il caso di un uomo che, disperato per aver perso il pene, contattò “una certa strega” che gli disse di “arrampicarsi su un certo albero dove si trova una cesta contenente molti peni, da cui avrebbe potuto prendere quello che preferiva.”

Un murale scoperto in Toscana raffigurante un albero di peni. Foto via Wikimedia Commons
Un murale scoperto in Toscana raffigurante un albero di peni. Foto via Wikimedia Commons

Ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate se non fosse che proprio a causa di queste folli credenze migliaia di donne vennero uccise ingiustamente.

Dal Malleus Maleficarum«uccidono il bambino nel ventre della madre, così come i feti delle mandrie e dei greggi, tolgono la fertilità ai campi, mandano a male l’uva delle vigne e la frutta degli alberi; stregano gli uomini, donne, animali da tiro, mandrie, greggi ed altri animali domestici; fanno soffrire, soffocare e morire le vigne, piantagioni di frutta, prati, pascoli, biada, grano e altri cereali; inoltre perseguitano e torturano uomini e donne attraverso spaventose e terribili sofferenze e dolorose malattie interne ed esterne; e impediscono a quegli uomini di procreare, e alle donne di concepire…»

Ciò che faceva terrore era il fatto che, con tutte coloro che si rivolgevano loro, instaurassero una vera e propria alleanza di genere. E forse questo, più di ogni altra ragione, portava sgomento nella società, talmente tanto da aver scatenato una paranoia che è poi degenerata in una vera e propria persecuzione. Questa unione tra donne minacciava il controllo di una società prettamente maschile.

Tra le varie streghe italiane c’è, ad esempio, il caso di Matteuccia una donna che aiutava le altre a non avere gravidanze indesiderate e a procurarsi degli aborti. Matteuccia, per questo, fu arsa viva il 20 marzo del 1428.

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C’è poi Gabrina che era il punto di riferimento di molte donne. Gabrina degli Albeti fu guaritrice, ostetrica, erbaiola,sapiente preparatrice di pozioni e filtri d’amore. Gabrina era analfabeta e fu condannata al taglio della lingua; sicché tutti i suoi saperi morirono così —e questo era essenzialmente l’obiettivo degli inquisitori.

C’è poi Benvenuta Benincasa a cui si rivolgevano decine di donne di tutte le estrazioni sociali per questioni legate alla salute propria o dei propri cari o per pozioni d’amore. Essa non venne arsa viva ma derisa e umiliata talmente tanto che fu costretta a rinnegare la propria sapienza e la propria arte di guaritrice.

Ci sono poi le storie di Isabella Arienti giustiziata al rogo per stregoneria a Milano nel 1603, Caterina Capelleta che venne lapidata e uccisa da una folla inferocita a Reggio Emilia nel 1599, c’è poi Judith Franchetta una donna ebrea che fu bruciata viva, nel 1600, nel corso di una spettacolare cerimonia pubblica svoltasi a Mantova sotto gli occhi di una folla numerosa che assisteva indifferente alla morte.

C’è poi la storia di Caterina Medici che si sposò a soli 13 anni con uomo che la costringeva a prostituirsi. Rimasta vedova molto giovane, Caterina, iniziò a lavorare come serva a Pavia e nel Monferrato. Dal padrone ebbe due figlie e una terza figlia non fu da questi riconosciuta. Dopo una lunga convivenza, nel 1611, si trasferì a Milano, continuando a lavorare come serva. Nel 1616 entrò al servizio di un senatore milanese. Quest’ultimò iniziò improvvisamente a soffrire di dolori allo stomaco e di melanconia, Caterina Medici fu accusata, nel dicembre 1616, di avergli fatto un sortilegio. Fu un ex padrone della donna ad accusarla per primo. La donna confessò subito. Sottoposta a processo, nel corso del quale fu impiegata la tortura, fu infine condannata a morte. L’esecuzione, a conclusione di uno spettacolo pubblico nel corso del quale la donna fu esposta su un carro e torturata di nuovo con tenaglie roventi, avvenne per impiccagione il 4 marzo 1617 (il cadavere fu quindi bruciato sul rogo).

Ci sono poi Angela, Marta, Santina, Doralice Isabella, Caterina, Faustina tutte condannate a morte.

E poi le streghe di Benevento, le donne di Triora, dello Sciliar, del Salento, quelle di Bitonto e tante altre.

SalemWitchcraftTrialE infine non potevo non citare il famoso Processo di Salem. Nell’inverno tra il 1691 e il 1692, nel villaggio di Salem ( contea di Essex, Massachusetts), Elizabeth “Betty” Parris e Abigail Williams, rispettivamente figlia e nipote del parroco Samuel Parris, iniziarono a comportarsi in modo inusuale: rimanevo per lunghissimo tempo taciturne, si nascondevano dietro vari oggetti, strisciavano sul pavimento e emettevano strani versi. Il pastore fece visitare sua figlia da vari medici ma nessuno seppe dare una spiegazione ai disturbi della ragazza. Uno di questi medici ipotizzò si trattasse di una possessione demoniaca.

Elizabeth Parris e Abigail Williams e altre ragazze, che como loro iniziarono a comportarsi in maniera singolare, vennero  incalzate a rivelare i nomi di altre ragazze, che potessero essere streghe o possedute dal demonio. Le due fecero il nome di Tituba, una schiava (indiana o africana non è ben noto) che era anche la collaboratrice domestica del parroco Samuel e poi, in base alle altre testimonianze, vennero fuori i nomi di altre due donne: Sarah Good e Sarah Osborne. La prima era una signora anziana e inferma; la seconda era una mendicante nota in città e fu accusata semplicemente perché parlava da sola.

Dopo le prime delazioni delle ragazze, fu istituito un vero e proprio tribunale. Sarah Osborne, Sarah Good e Tituba furono arrestate con l’accusa di stregoneria. Il giorno dopo l’arresto si tennero i primi interrogatori: Osborne e Good si dichiararono innocenti, mentre Tituba confessò di essere una strega. La comunità del villaggio credette alla confessione fatta sotto tortura dalla schiava e il 1º marzo 1692 le tre donne furono incarcerate. Le pseudo manifestazioni demoniache ovviamente non cessarono dopo l’arresto delle tre donne e tutto ciò diede il via a una paranoia che portò l’incarcerazione e la condanna a morte di decine di altre donne –ma non vennero risparmiati neanche bambini/e.

L’isteria generale si concluse nell’autunno del 1692 e il 12 ottobre 1693, il governatore Phips, sciolse “La Corte” (il tribunale creato per processare le streghe) e istituì una Corte di giustizia che, dopo aver preso in esame 52 casi, assolse 49 detenuti e commutò la pena di 3 condannati a morte.

Riportando un’altra citazione del libro sopraccitato (Stringo i denti e diranno che rido. La donna e l’accidentato percorso-nascita): 

E’ importante e legittimo dare un nome a queste vittime, cadute sotto i colpi di armi purtroppo sempre attuali: l’ignoranza e la misoginia.

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A distanza di vari secoli possiamo affermare che l’ignoranza e la misoginia siano state arginate?

Nonostante i vari progressi e le piccole grandi conquiste la risposta purtroppo è no.

Mi viene in mente il caso della ragazza che poco tempo fa si è suicidata  — per dei video che la ritraevano mentre aveva dei rapporti sessuali e diffusi senza il suo consenso— perché stanca di subire insulti umilianti.

Mi viene in mente la ragazzina di Melito che ha denunciato le violenze sessuali subite in tre anni da diversi uomini del paese e a cui l’intero paese non solo ha voltato le spalle, ma l’ha anche accusata di essersela andata a cercare.

Mi vengono in mente tante altre ragazze che sono state costrette ad abbandonare la propria casa e il proprio paese perché, dopo essere state stuprate, hanno visto le intere comunità in cui vivevano spalleggiare gli stupratori e, non paghi, accusare queste ragazze di essere delle puttane,  delle rovina famiglie/padri di famiglia/bravi ragazzi (vedi il caso di Anna Maria Scarfò o di Montalto di Castro). Mi viene in mente Carmela che, a soli 13 anni, dopo essere stata stuprata, non ha visto altra soluzione che il suicidio.

Mi viene in mente Sara che è stata data alle fiamme dal suo ex ragazzo e infine mi vengono in mente tutte le centinaia di donne che sono state ammazzate per mano di chi non ha accettato il loro no.

Altre fonti:

Wikipedia, Storia di Milano, Rai Storia, Linkiesta, Università delle donne