Il triste caso dei libretti Unar per il contrasto al bullismo omofobico nelle scuole

Post scritto il 23 Febbraio 2014

«È in atto una strategia persecutoria contro la famiglia, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società e metterla in balia di chi è più forte e ha tutto l’interesse a che la gente sia smarrita. Nel torbido il male opera meglio»

A chi si riferiscono queste durissime parole del presidente della Cei Angelo Bagnasco? Cos’ è questo male che opera nel torbido?

Si tratta dell’Istituto A.T. Beck, associazione professionale di psicologia e psicoterapia, incaricata dall’UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, di realizzare degli opuscoli informativi rivolti agli/alle insegnanti per il contrasto del bullismo omofobico nelle scuole.
Tutto ciò secondo un protocollo d’intesa MIUR-Pari Opportunità che parla di approfondimento nelle scuole di “temi riguardanti la violenza di genere, la violenza nei confronti dei minori, la pedopornografia, anche on line, il bullismo anche quello a sfondo omofobico e transfobico.” Quindi no, nessuno ha agito “nel torbibo”, ma perfettamente in linea con le linee guida nazionali e internazionali in materia.

progetto-UNAR

Segue imponente campagna mediatica, iniziata da Avvenire e appoggiata da diverse testate giornalistche.
Il Corriere.it ospita questo articolo che presenta il progetto UNAR nelle scuole come un attacco alle favole tradizionali. Titola: “Ma re e regine fanno male ai bambini? La guida contro la disciminaizone sconsiglia ai genitori di leggere fiabe ai bambini: promuovono solo la famiglia”.

L’84% dei lettori/lettrici del corriere è “indignato”.

Furbescamente Isabella Bossi Fedrigotti, autrice del pezzo, fa leva sull’emotività di chi legge, sul legame affettivo di questi con la favola di Biancaneve, sui ricordi d’infanzia, ed ecco che scatta l’indignazione per la sottrazione di quella favola che non ha mai fatto male a nessuno, che ce le hanno sempre raccontate e siamo venuti su benissimo.
In realtà la pedagogia ha fatto passi in avanti, la letteratura per l’infanzia è materia di studio nelle Università, di conseguenza i maestri e le maestre hanno strumenti pedagogico-didattici che non sono più la scarpetta di cenerentola, il principe azzurro e la fata madrina.
Ma, per ignoranza o per malafede, la giornalista del Corriere prosegue ridicolizzando il progetto Unar con toni “sarcastici” che sminuiscono l’educazione di genere, praticata in tantissimi altri paesi e trattata con serità.

Per le Pari opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole, specialmente per i bambini. Avanti allora con esempi più moderni, di coppie omosessuali, con genitori uno e due.

Dopo il caso montato dal quotidiano dei Vescovi e rinbalzato un po’ ovunque, l’ex viceministra Cecilia Guerra, con delega alle Pari Opportunità, esce allo scoperto per dire che lei non ne sapeva niente – ma come non c’era un protocollo d’intesa MIUR-PariOpportunità? – che è “materia sensibile”, segue ramanzina al presidente dell’Istituto Beck.

Poteva non dire la sua Giovanardi? Insieme a Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi, firma  un’interpellanza al Presidente del Consiglio nel tentativo di impedire l’ingresso della teoria del gender – perchè la nominino in inglese è un mistero, forse per renderla più spaventosa?- nelle scuole pubbliche.

Avvenire ci riprova giocando la carta della spesa economica sostenuta per realizzare il progetto, che si sà in tempi di cirsi smuove le coscienze.
A questo punto per correttezza dovremmo fare anche il conto dei soldi spesi per gli/le insegnanti di religione cattolica, nominati dai vescovi e pagati dallo stato, dei soldi pubblici che, in contrasto con l’articolo 33 della Costituzione, vanno a finanziare le scuole paritarie, per la maggiorparte religiose, dei finanziamenti utilizzati per far entrare le associazioni prolife in ospedali e consultori pubblici ecc..ecc..

Dal sito dell’associazione Beck non è più possibile ricevere la password per scaricare il materiale. E’ stato bloccato tutto. Ma da ieri i libretti incriminati circolano sul web, riteniamo quindi che sia importante leggerli e diffonderli.
Ho letto in particolare quello rivolto alle scuole secondarie superiori, perchè è l’ordine di scuola in cui lavoro, personalmente avrei forse approfondito di più i “temi” dell’intersessualità e della transessualità, per il resto credo che possano essere degli strumenti utili per i/le docenti.
Perchè?

Qualche giorno fa in aula insegnanti ho avuto modo di assistere a una conversazione tra due miei colleghi su un certo cantante omosessuale ospite al Festival di Sanremo. I due prof si lamentavano dell’ostentazione, a loro dire, dell’omosessualità da parte del cantante.
“Ha detto di essere gay, quasi vantandosi. E’ come se io andassi in giro a dire di essere etero, che bisogno c’è di dirlo? di osentarlo in questo modo?”. L’altro annuiva.

Quel ragazzo poteva evitare di vestirsi di rosa, quella ragazza però è sempre in compagnia di maschi e non è per niente femminile, quel ragazzino potrebbe attenuare un po’ quell’atteggiamento così “gay”. Poi altrimenti in classe vengono emarginati, presi in giro, bhè se si compartano così, se ostentano così l’ omosessualità cosa pretendono? Quei due insegnanti potrebbero ragionare così. Molt* ragionano così.

Aggiornamenti:

Il 4 Giugno 2015 si è svolto a Roma un Workshop dell’Asse Educazione e Istruzione organizzato da UNAR e RE.A.DY nell’ambito della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Il MIUR era il grande assente. Questo denota l’importanza che il problema del bullismo omofobico riveste per le Istituzioni. A conferma di questo “sospetto” c’è l’esito totalmente negativo dell’incontro: il MIUR abbandona ogni progetto di contrasto all’omofobia e discriminazioni di genere nelle scuole.

Per approfondire

http://www.orizzontescuola.it/news/miur-abbandona-strategia-nazionale-che-contrasta-discriminazioni-orientamento-sessuale-ed-ident

Link agli opuscoli UNAR

• Scuola PRIMARIA UNAR-File-Completo-Primaria
• Scuola secondaria di PRIMO GRADO UNAR-File-Completo-Media1
• Scuola secondaria di SECONDO GRADO UNAR-File-Completo-Media2

Una risposta a “Il triste caso dei libretti Unar per il contrasto al bullismo omofobico nelle scuole”

  1. Beh, la cosa divertente è che nelle fiabe tradizionali le famiglie sono quasi sempre spezzate. Uno dei genitori, frequentemente la madre, ci ha lasciato le penne, il che permette di introdurre l’elemento di crisi (la matrigna) che poi lancia lo sviluppo della storia. In molti casi invece i protagonisti sono orfanelli. Non è che ci veda tutta ‘sta famiglia tradizionale, a dire il vero. Per non parlare di tutti i bambini abbandonati a loro stessi! Quello che è certo è che la figura della donna è medievale, il che non dovrebbe sorprendere visto il periodo di genesi della maggior parte del materiale fiabesco che conoscono tutti.
    Ciao, seguo da un po’ il vostro blog e non posso che complimentarmi per l’opera di informazione che fate, sempre ben documentata e chiara. Come padre di due figli, maschio e femmina, ho tanti dubbi e difficoltà su come affrontare questi argomenti (specie quando si rischia di cozzare con quanto avviene a scuola o apriti cielo nei campi estivi gestiti quasi esclusivamente da suore, a meno di non avere miliardi da spendere). Ho dato un’occhiata agli opuscoli che linkate e penso che possano essermi utili almeno per partire da una base informata. Il resto… si vedrà 🙂

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