Il dipartimento mamme

Il Partito democratico si è moltiplicato in una serie di dipartimenti. Saranno in tutto 40. 20 per gli uomini e 20 per le donne. Perfetta parità di genere. O perfetta segregazione di genere.
I dipartimenti guidati dagli uomini sono tanto virili. L’energia, le imprese, le infrastrutture, lo sviluppo economico, la sicurezza.
I dipartimenti con a capo le donne sono legati alla cura, come quelli mamme, minori e lotta allo spreco alimentare; sono associati ad ambiti comunemente considerati meno prestigiosi, come sport e difesa degli animali; alcuni sono addirittura ridicoli, come il dipartimento feste dell’Unità.

Già da sola la suddivisione dei dipartimenti tra uomini e donne è un vuoto formalismo delle pari opportunità, poi fatta in questo modo – da una parte le cose da donne, dall’altra le cose da uomini – diventa addirittura segregazione di genere.

Tra i dipartimenti affidati alla guida femminile spicca come un pugno allo stomaco il dipartimento mamme.
Lo hanno veramente chiamato dipartimento mamme.

Le parole sono importanti, le parole non sono neutre. Sono anni che abbiamo iniziato una campagna contro il linguaggio violento e sessita, perchè crediamo che la lingua non sia solo veicolo informativo e comunicativo, ma abbia anche un potere trasformativo.

Dipartimento mamme… ed è subito handmaid’s tale

Dipartimento mamme
Bonus mamme
Le priorità: lavoro, casa, mamme

Non lo hanno chiamato dipertimento mamme perchè non gli è venuto in mente niente di meglio, perchè non hanno pensato che dipartimento genitorialità sarebbe stato più adeguato, che dipartimento famiglie forse era più corretto. Lo hanno chiamato dipertimento mamme perchè volevano chiamarlo così, perchè volevano usare quella parola.

Il dipartimento mamme, insieme al fertility day e i ridicoli bonus mamme e asili nido – sistemi di finto welfare indipendenti dal reddito – segnano un pericoloso e anacronistico ritorno, nei linguaggi, nelle politiche, nel quotidiano, alla mistica della maternità, alla sovrapposizione donna/mamma.

Scrive Loredana Lipperini in un post su facebook:

non ce ne fossimo accorti, è in corso una sempre più imponente ondata (anche di ex o attuali femministe) che sospinge le donne verso il destino biologico. Vedasi la retorica (non la discussione: la retorica) sulla Gestazione per Altri. O su Charlie Gard. Con tanto di dipinti della Madonna con bambino accostati a quelli della mamma di Charlie. E non me li sono sognati. Il Dipartimento mamme sembra sancire ufficialmente e politicamente quel “torna a casa, cara”. E non rendersene conto è gravissimo, di nuovo.

Il dipartimento mamme è guidato da Titti Di Salvo, vicepresidente del gruppo PD alla Camera e tra le storiche fondatrici di Se non ora quando?
In un articolo su l’Huffingtonpost di qualche mese fa spiegava perchè il suo partito ha deciso di puntare sulle mamme.

Sostiene che parlare di mamme è coraggioso, cita le leggi del suo partito a favore, a suo dire, della maternità, tra cui: il jobs act, quello che ha reso il lavoro più precario e instabile; le nuove norme sulla scuola dell’infanzia inserite nella “BuonaScuola”, riforma che ha portato l’aziendalizzazione nelle aule scolastiche; il bunus neo-mamme, ovvero gli 800 euro dati a tutti, dal ricco sfondato che non avrebbe bisogno di quei soldi, alla povera precaria/disoccupata che con quella somma non ci paga nemmeno un paio di mesi di pannolini; il congedo obbligatorio di paternità, pari a ben 2 giorni.

Titti Di Salvo sostiene che le donne non devono essere più costrette a scegliere tra maternità e lavoro. Giusto. Ma dovrebbe prendere in considerazione anche il fatto che, a prescindere dal lavoro e dalle possibilità economiche, esistono donne che  un/a figli* semplicemente non lo vogliono, o non possono averlo. Il dipartimento mamme offende queste donne, ci offende tutte.

Si occuperà di scelta, dice. Ma lo hanno chiamato dipartimento mamme, quindi, citando ancora Loredana Lipperini ” implica che la scelta sia stata fatta“.
Chissà se il dipartimento mamme che si occuperà  di scelta si interesserà anche della nuova primaria di ginecologia obiettrice appena incaricata al San Camillo, nonostante le proteste delle donne.

Titti Di Salvo dice anche che il suo dipertimento mamme si occuperà di condivisione. Ma allora, di nuovo, perchè quel nome?
La parola mamme, usata dal partito in maniera insistente e retorica, cancella totalmente il padre, i padri.
Il dipartimento mamme riconduce la maternità alla biologia, all’utero. Una visione misticheggiante che è l’esatto contrario di una genitorialità condivisa.
Offende le donne e offende gli uomini. Offende tutti e tutte.

 

 

 

 

 

 

Una risposta a “Il dipartimento mamme”

  1. va detto che le ancelle non sono madri, sono schiave obbligate a essere “gestanti per altri”. Comunque un partito progressista deve pensare ai diritti delle donne, madri e non madri, che vogliono avere figli e che non vogliono averne. la parola mamma come la parola papà va benissimo usata nel privato, “dipartimento mamme” fa pensare agli anni ’50

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