#giornalismodifferente Fuori dal “ghetto rosa”!

Nella nostra campagna #giornalismodifferente, tra i punti indispensabili per il cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno in Italia, auspicavamo anche una maggiore presenza di qualità delle narrazioni che riguardano le donne nel nostro paese.

Più in generale, il giornalismo tende a narrare e rappresentare le donne solo come vittime di violenza. Affollano le pagine dei quotidiani e le schermate dei pc tutte le donne stuprate, uccise, aggredite, sfgurate. Di donne forti, uscite dalle difficoltà, capaci di reagire o che propongono un immaginario differente da quello descritto finora non c’è quasi traccia.

Abbiamo bisogno di raccontare le donne vere, non soltanto di parlare di donne uccise, di donne violentate e picchiate. Siamo anche stufe del cosiddetto “ghetto rosa” ovvero di quel ristretto numero di argomenti in cui le donne sono rappresentate e di cui sono protagoniste. Oltre al campo della violenza (in cui sono sempre vittime, o “porno-vittime”), anche il campo della salute, del benessere, della cura della casa, di tutto quel che riguarda il mondo dell’infanzia e della scuola. Non c’è niente di male ad essere protagoniste e ad essere rappresentate in quei campi, ovviamente, ma quelli sono campi tradizionalmente “femminili” perché riguardano casa e famiglia, estetica, bellezza e la cura degli altri, secondo gli stereotipi femminili dominanti.

Noi vogliamo uscire dagli stereotipi e mostrare che i ghetti rosa sono troppo stretti. Usciamo dal ghetto, dunque!

Ecco alcune donne italiane (di oggi) fuori dal ghetto, per le quali mi piacerebbe ci fosse maggior spazio nei media, sui giornali, per mostrare che Samantha Cristoforetti e Fabiola Giannotti non sono eccezioni.

Chiara Daraio, una delle 10 migliori scienziate under 40 che lavorano negli USA.

Chiara Daraio, a San Diego ha creato “l’ecografia del futuro”. E la rivista “Popular science” l’ha inserita nella prestigiosa top ten. 

In una sua intervista di qualche anno fa racconta di una sua invenzione: la chiamano l'”ecografia del futuro” e per questo lei è chiamata: “la maga del suono”. Chiara Daraio dice che se avesse pari opportunità in Italia, considererebbe la possibilità del ritorno nel nostro Paese.

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Caterina Falleni che nel 2012 ha progettato il primo frigorifero che funziona senza corrente elettrica e che le è valso una borsa di studio negli USA. Caterina, nel 2014,  ad aprile, per l’indonesiana WoodenCycle, ha disegnato una nuova linea di biciclette ipertech.

Marisa Costelli, avvocata, legale dell’ADUSBEF, un paio di anni fa ha vinto nel processo per truffa sui derivati sottoscritti dal Comune di Milano, un processo in cui erano in gioco migliaia di euro.

Daniela Ducato, imprenditrice sarda, premiata alla fine del 2013 a Stoccolma, con l’Euwiin International Award come miglior innovatrice d’Europa nell’edilizia verde, trasformando le eccedenze delle lavorazioni agricole in materiali per l’edilizia.

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Francesca Damadei, scienziata in erba: 19 anni soli. Scelta per rappresentare l’Italia al 56° Forum internazionale dei giovani scienziati a Londra.

Ingegnere, progettiste, inventrici, avvocate nel campo della finanza, imprenditrici in settori come l’edilizia, scienziate… le donne fuori dal ghetto rosa ci sono, sono importanti. Vincono premi, partecipano, alla pari dei colleghi uomini al progresso, alla scienza, fuori dallo stereotipo che dipinge il mondo scientifico, quello matematico, economico ed edile di competenza “maschile”.

Penso che se le donne come queste (e come molte altre) venissero narrate e raccontate più spesso, meglio, le persone si abituerebbero a vedere donne protagoniste o co-protagoniste in tutti campi del vivere e, forse, commenti sessisti e ignoranti come quelli che hanno accompagnato il lancio spaziale di Samantha Cristoforetti non ci sarebbero, o sarebbero veramente pochi, o ancora davvero spiritosi e ironici, invece che volgari ed offensivi.

In finale, mi piace ricordare le “altre” lavoratrici, quelle che non vincono premi, quelle che non studiano in prestigiose università americane, quelle che ogni giorno difendono il posto di lavoro in un mercato sempre più precario e difficile, (specialmente per le donne).

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Le donne dell’IGEA, in Sardegna che proprio nei giorni scorsi hanno dormito  fuori casa, nella miniera che hanno occupato per denunciare il mancato rispetto degli accordi raggiunti per il pagamento degli stipendi arretrati e l’avvio dei progetti di bonifica che dovrebbero rilanciare l’attività della società.

“C’è freddo e umidità ma stiamo vicine vicine e ci teniamo al caldo. Una cosa è chiara: non molliamo”

“Devono stabilizzare tutti. qui si sta creando un clima speciale. Siamo amiche e sorelle: non molleremo mai”.  

“Discutiamo, parliamo. E soprattutto sogniamo un futuro migliore e stabile per tutte noi. E per le colleghe e i colleghi di tutti i cantieri Igea”. (Fonte)

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Fuori dai ghetti rosa, perché sono stufa di leggere commenti sessisti e da bifolchi come quelli rivolti a Cristoforetti, perché sono stufa che la TV di Stato e le altre TV mainstream non abbiano mandato in onda il lancio che l’ha vista protagonista, sono stufa che di donne si parli solo come vittime di violenza, come madri, come donne di casa o come graziosi oggettini per il piacere maschile.