Fuori gli omofobi ed antiabortisti dalle nostre Università

Schermata 2015-06-13 alle 15.25.30In questi giorni, da giovedì 11 giugno a domenica 14 giugno 2015, l’Università Bicocca di Milano, un’università statale e laica, patrocina ed ospita un congresso mondiale sulla Regolazione Naturale della Fertilità (RNF) (qui il programma completo).

Il congresso è organizzato dall’IIEF (Istitute Européen d’Education Familiale), un’istituzione che “promuove i valori della famiglia e la regolazione della fertilità attraverso metodi naturali ed è patrocinato oltre che dall’Università Bicocca, dall’Arcidiocesi di Milano, dal Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia e dalla C.I.C.R.N.F. – Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità, che si pone quale obiettivo la valorizzazione del significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale, il quale per sua intima struttura, mentre unisce profondamente gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna”.

Brividi.

Questi quattro giorni d’incontri e dibattiti vedono la presenza di ecclesiastici (tra cui l’arcivescovo di Milano Angelo Scola), medici (tra cui il primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia presso l’Ospedale di Melegnano), infermieri, etc., tutti accomunati dalla fede nella contraccezione naturale e dalla convinzione che la famiglia sia solo quella cattolica, composta da marito e moglie.Schermata 2015-06-13 alle 15.26.46

Dando un’occhiata al programma si nota la partecipazione di ospiti ormai conosciuti, tra cui Costanza Miriano (autrice del libro “Sposati e sii sottomessa”, nonché promotrice delle iniziative delle Sentinelle in Piedi e relatrice in numerosi convegni omofobi), che già altre volte ha parlato di contraccezione naturale.

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Lo fece ad esempio sulle colonne del Foglio, in un’intervista con Camillo Langone, in cui si scagliò contro l’utilizzo dei contraccettivi: “la pillola azzera il desiderio femminile e toglie il sesso dalla sfera del proibito, del sacro e dell’intoccabile. Il preservativo non è piacevole per l’uomo e non è sicuro neanche quando non si rompe”; e disse altre atroci amenità, come ad esempio: “per millenni il parto è stata solo cosa da donne. Il fatto che ora vada di moda condividerlo con gli uomini mi lascia estremamente perplessa. Mi sembra una moda figlia dell’ideologia del gender”.

Secondo Miriano le organizzazioni internazionali sono tutte contro la vita perché promuovono l’uso del preservativo; l’Unione Europea vuole la nostra estinzione; la pillola rende le donne lamentose e depresse e coloro che l’assumono sono alterate nelle loro funzioni vitali; i metodi naturali sono la cosa migliore perché mettono la vita nelle mani di Dio.

Questa persona, con tutte le sue idee oscurantiste e gravissime sulla contraccezione, ha parlato ieri 12 giugno nell’Aula Magna di un’università pubblica in cui ricercatrici/tori, professori/e, dottorande/i e studenti ogni giorno portano avanti con passione, tra mille difficoltà, la ricerca scientifica, in un clima che dovrebbe essere prima di tutto libero e laico.

Oggi, sabato 13 giugno, parlerà nell’Aula Magna dell’Università Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta dell’Ordine della Lombardia, sostenitore e fautore delle c.d. teorie riparative sull’omosessualità. Lo slogan di Marchesini è “cambiare si può”: dall’omosessualità si può guarire, si può attuare il ri-orientamento sessuale tramite la psicologia riparativa. Secondo lo psicologo “l’ideologia gay vuole limitare questa libertà, affermandosi come unica risposta all’omosessualità. Non è così: un’alternativa positiva all’omosessualità è possibile.”

Inutile soffermarsi sulla violenza delle teorie riparative, così come sulla pericolosità della contraccezione basata sui “metodi naturali”, che considera il profilattico insicuro, inutile e addirittura dannoso per il rapporto sessuale.

È di pochi giorni fa la notizia della radiazione dall’albo degli psicologi dell’Emilia Romagna di Tiziano Tubertini, psicoterapeuta collega di Marchesini, anch’egli seguace delle teorie riparative, noto per la sua strenua attività nel sostenere che l’omosessualità sia una “malattia” da curare.

Roberto Marchesini e Costanza Miriano sono solo alcuni dei nomi presenti in questi quattro giorni non-stop d’intolleranza, ignoranza e discriminazione.

E così, mentre l’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna provvede giustamente alla radiazione dal suo albo di una persona omofoba e pericolosa, mentre l’Associazione Italiana di Psicologia prende finalmente posizione sulla fantomatica “ideologia del gender”, negandone l’esistenza, l’Università Bicocca decide addirittura di patrocinare ed ospitare un congresso mondiale che ha come fine ultimo la diffusione dell’ignoranza, la negazione del metodo scientifico, la promozione dei pregiudizi e dell’intolleranza.

In un Paese dove viene quotidianamente calpestato il diritto ad una libera sessualità, in cui viene tuttora negato il diritto all’aborto tramite un’invasiva obiezione di coscienza, in cui gli omosessuali sono vittime di pesanti discriminazioni, in cui all’amore tra persone che hanno pieno diritto di costruire una famiglia si antepone l’anacronistico ed inconsistente valore della “famiglia tradizionale”, è inconcepibile che un’Università statale appoggi un simile convegno integralista, che andrà solo ad alimentare odio e pregiudizi.

La libertà d’espressione non fa rima con discriminazione. In nome del pluralismo non possono essere legittimati hate speeches ed istigazioni all’odio. Non c’è posto nelle Università pubbliche e laiche per persone che vogliono negare e togliere diritti inalienabili ad altri esseri umani.