Il tema dell’educazione e dell‘ampliamento dei modelli proposti come esempio da seguire ai giovani e soprattutto alle giovani di oggi, fin da piccolissim* mi interessa moltissimo e così non manco mai di segnalare materiali e/o argomenti utili a questo scopo.
E così per me è molto importante che si forniscano a bambine e bambini esempi di donne “fuori dal ghetto rosa”, come quelle di cui abbiamo parlato qui e qui. Insomma, donne che si sono distinte in vari campi professionali o sociali, o politici… rompendo gli schemi e superando gli stereotipi.
Sappiamo bene, però, purtroppo, che quando una donna occupa cariche o posizioni importanti nel nostro Paese, la stessa viene presa di mira da maschilisti e maschiliste di vario genere, sempre pront* a svilire la donna in questione, focalizzando l’attenzione quasi sempre sul suo aspetto e/o sulla sua sessualità. Esempi ne abbiamo a bizzeffe in campo politico, ad esempio qui, qui, qui, qui, qui e qui (lo so, è un elenco tanto lungo da sembrare imbarazzante e non è nemmeno esaustivo!).
Non sono solo le donne della politica, “colpevoli” di avere raggiunto un certo grado di potere nella società, ad essere bersagliate di insulti e di becero sessismo.
Il governo di un Paese, la “Res publica” non è il solo “campo” nel quale una donna italiana è malvista.
Che ve ne pare di un’eccellenza italiana nel campo dell’aereonautica, della fisica, della scienza e dello spazio come Samantha Cristoforetti?
Come sappiamo da questo bel post de “Il Ricciocorno schiattoso”, molte persone non perdonano alla nostra astronauta il fatto di aver osato volare. E volare alto, lontano. “Invadere” lo spazio pubblico oltre le nuvole, il campo del volo, della fisica. E allora, chi si scaglia contro il suo aspetto (sembra un maschio), chi insinua che abbia usato il sesso come arma per fare carriera, chi scherza su come parcheggerà e chi la indica come donna delle pulizie dello spazio.
Già, perché, lo sappiamo fin troppo bene, il posto di una donna è la casa e il suo ruolo è quello della maternità e ogni volta che qualcuno cerca di mettere in discussione questa affermazione, viene bersagliato di gravi critiche, come è accaduto in più occasioni a Laura Boldrini e anche a molte altre persone che si impegnano su vari fronti in tal senso (penso anche alle recenti polemiche sul cosiddetto “linguaggio di genere” e dell’uso dei femminili per tutte le professioni, messo alla berlina anche da chi, come Luciana Littizzetto spesso e volentieri si erge – ahinoi – a paladina dei diritti delle donne).
Pubblicità di allegre casalinghe, di madri indaffaratissime (e felici della loro fatica, orgogliose di avere il tanto decantato “multitasking”), programmi televisivi e interviste che esaltano il matrimonio e la maternità, Costanza Miriano, le Sentinelle in piedi…. tante, troppe rappresentazioni che spingono le donne nelle case, nella famiglia, anche da parte delle istituzioni
E le donne che non si allineano a questo modello sono colpevoli, non rispettano la loro “natura” (ad esempio qui e qui).
E il nostro Paese è sempre più teatro di manifestazioni retrograde che addirittura mettono in discussione la libertà di scegliere se e quando diventare madri, proponendo l’abrogazione della Legge 194 che garantisce l’interruzione volontaria di gravidanza e indicando in modo negativo le donne che si macchiano del “delitto di scelta”.
Domani, a Milano e a Caserta sfilerà il corteo nazionale di No194.org, un’associazione della quale abbiamo già più volte scritto e che abbiamo spesso contrastato in varie occasioni, il cui nome dice tutto e che avrà come “guardiani” i militanti di Forza Nuova: clero e fascisti ancora uniti contro l’autodeterminazione femminile. (Per inciso, due di noi ci saranno, domani, a Milano, in una contromanifestazione)
E nei giorni scorsi, un prete ha insultato tutte le donne che scelgono liberamente di non portare a termine la gravidanza, chiamandole “sgualdrine” (una donna che non lascia che il suo corpo e la sua sessualità, la sua potenziale capacità procreativa nelle mani di Dio e degli uomini è sempre una puttana, ormai lo sappiamo).
E in questo delirio cattofascista, in questo ritorno al ventennio di mussoliniana memoria, in questo balzo all’indietro di secoli, “Il Foglio” non si è risparmiato di dire la sua.
Ragazze di oggi, volete contribuire al progresso del vostro Paese? Volete far riemergere l’Italia dalla crisi economica?
Allora sposatevi e fate figli!
Non fate come quel brutto esempio di Samantha Cristoforetti che è così inutile al progresso. Inutile studiare, prendere molte lauree, partecipare a programmi di ricerca, volare.
No, no, voi dovete restare a casa, a far figli.
In questo pezzo, di due giorni fa, l’autore scrive:
Samantha Cristoforetti ha avuto fortuna perché ha un nome “televisivo”.
Samantha Cristoforetti non è un esempio perché sta a lungo lontanissima dal proprio uomo.
Le donne che non fanno figli sono responsabili della crisi economica.
Gli esempi da seguire, dunque, sono le donne di “una volta”, quelle che sacrificavano interessi, passioni, capacità per “stare a fare figli”.
Il ruolo paterno nel calo demografico non è nemmeno preso in considerazione, è noto che noi donne ci riproduciamo grazie allo Spirito santo, ma solo se siamo sposate, altrimenti siamo delle puttane che dovevano tenere le gambe chiuse (e anche lì, il ruolo del padre non conta niente, perché la donna è tentatrice, si sa).
E la voce autorevole di Chiara Saraceno che, ribaltando gli assunti retrogradi che ci martellano ovunque, ci dice il contrario, ovvero che è il lavoro femminile uno degli strumenti-chiave per superare la povertà delle famiglia in Italia
Il basso tasso di occupazione femminile è una delle cause dell’alta incidenza di povertà nelle famiglie in Italia.
si perde – quasi – nel caos, nelle grida, negli insulti e nei cortei della parte peggiore dell’Italia di oggi.
Il basso tasso di occupazione femminile è anche causa della bassa natalità, infatti si vede che paesi (nord Europa) che hanno investito nelle pari opportunità e nell’occupazione femminile con sostegni alle famiglie (asili nido, congedi di paternità, ecc.) hanno una natalità che è il doppio della nostra.