EDUCARE ALLE DIFFERENZE#2: IL LAVORO DI UNA CASA EDITRICE

Tra le realtà che hanno aderito, c’è una piccola Casa Editrice: la Casa Editrice Mammeonline.

Ho raggiunto  la sua fondatrice, Donatella Caione, nei giorni scorsi e abbiamo fatto una “chiacchierata”.

Mammeonline ha una genesi del tutto particolare, essendo nata per sostenere economicamente una community nata nel web alla fine degli anni ’90, una delle prime comunità virtuali che nascevano allora e che raccoglieva soprattutto donne (madri e non) per discutere, conoscere, mettere in comune esperienze di vita di famiglia e di maternità. I temi di discussione si sono via via allargati, fino a comprendere anche i modi diversi da quello “naturale” di diventare genitori: adozione e PMA soprattutto.

Alla ricerca di fondi per sostenere la community, sempre più vasta:

Pensammo di realizzare un libro raccogliendo le fiabe che le mamme scrivevano per i loro bambini. E la cosa funzionò.

mi racconta Donatella.

Poi sono arrivati i libri per bambine e bambini, strumenti per avvicinarli ai libri, ma anche per affrontare temi importanti. Abbiamo cominciato con il desiderio di spiegare loro la nascita per adozione o per procreazione assistita e poi abbiamo continuato parlando del fratellino, del cibo, dell’amicizia, della diversità, dell’accettazione di se stessi, dei disturbi dell’apprendimento, del gestire le emozioni, affrontare la paura, ecc. Non perché il libro diventi una medicina per curare un problema, ma perché leggendo il libro può capitare al bambino di riconoscersi nel problema.

Insomma, libri che offrano ai giovani e giovanissimi lettori (e lettrici) una pluralità di rappresentazioni, più vaste del solito, in maniera che anche i bambini e le bambine meno aderenti allo stereotipo dominante potessero riconoscersi e ritrovarsi per poter dire: “Allora esisto anch’io!”

Ovviamente, le “tematiche di genere” sono state importanti, per la Casa Editrice, fin dalla nascita, se si tiene presente che le prime pubblicazioni parlavano di problemi di fertilità (la scelta di diventare madre, così come quella di non diventarlo, e quindi anche la discussa L 40 sulla procreazione assistita, sono sempre inerenti alla libertà e alla salute delle donne). Si è scelto anche di lavorare in modo da dare rilievo alla creatività delle donne e di offrire rappresentazioni del femminile diverse e variegate dallo stereotipo della “principessa rosa” o simile che imperversa spesso nella letteratura riservata ai lettori e alle lettrici più giovani.

(…) le nostre Quisquilia, Ninablu, Bea, Sara, Giorgia, ecc. sono bambine cui piace investigare, portare la barca, andare sullo skateboard o praticare il parkour!

Spiega Donatella:

Una delle maggiori difficoltà nel fare “educazione di genere” è anche la scelta dei titoli, affinché non caratterizzino quel libro come “libro per maschi” o “libro per femmine” (…)

ultimamente abbiamo deciso che fosse necessaria un po’ di determinazione in più, visto anche l’avanzare di una corrente di pensiero tendente a svalorizzare il femminile, a screditare l’educazione emotiva, a snaturare l’idea stessa di educazione di genere, manipolando anche le indicazioni dell’OMS. E quindi abbiamo deciso di pubblicare un numero del nostro libro/giornale “Echino giornale bambino” tutto dedicato al genere: “Mi specchio in te“. Mentre pochi mesi avevamo pubblicato “Chiamarlo amore non si può”, un libro di racconti per gli adolescenti sulla violenza contro le donne.

photo1

Chiedo a Donatella:

Come vedi il mondo dell’editoria, rispetto a queste tematiche?

C’è molta attenzione, specie da parte dei piccoli editori, ma c’è anche un po’, secondo me, il desiderio di “cavalcare l’onda”. (…) Credo che il libro troppo dichiaratamente antistereotipo (ricordo che, nei giorni della fiera di Bologna dedicata alla letteratura per l’infanzia, Donatella rimase colpita in modo negativo da libri per bambini che recavano scritto sulla copertina, come un segno distintivo, la scritta “libro gender friendly” o simili, perché, secondo lei, ogni pubblicazione rivolta ai bambini dovrebbe avere uno “sguardo non stereotipato”, senza che vi sia una nicchia apposita di libri dedicati) consegua meno risultati perché viene acquistato e letto solo da chi è già consapevole dell’importanza dell’argomento. Non si può rendere normale un approccio non stereotipato se lo si tratta in libri che vengono proposti come “speciali” sul tema. In realtà tutti i libri per bambini e bambine dovrebbero essere senza stereotipi di genere, a cominciare da quelli scolastici che invece ne sono, purtroppo, ancora pieni.

Cosa ti aspetti dalla giornata del 20 (e 21) settembre? Quali sono le tue speranze per questo incontro?

Come casa editrice Mammeonline condivideremo soprattutto le esperienze fatte portando, in questi mesi, il libro “Chiamarlo amore non si può” nelle scuole medie e superiori. Abbiamo portato tra ragazze e ragazzi il libro, i racconti e abbiamo ricevuto tanti di quegli stimoli! I ragazzi e le ragazze, dopo la lettura del libro, hanno preparato video, canzoni, racconti, cartelloni, fotografie, installazioni e hanno dato vita a discussioni entusiaste su amore e non amore, emozioni, sentimenti, stereotipi, dimostrando che c’è un interesse straordinario sul tema. Ragazze e ragazzi sono confus* da quel che vedono nei telegiornali, che sentono raccontare e che spesso, purtroppo, vedono nelle loro famiglie e nelle relazioni tra loro e hanno un gran bisogno di parlare  e di essere aiutati a risolvere e a gestire la confusione che nasce in loro tra i modelli mediatici finti, la realtà della cronaca e della famiglia, le loro emozioni e prime esperienze sentimentali, spesso difficili perché si trovano a viverle con il conflitto di questi modelli contrastanti.

Dunque, la mia speranza è che si possano davvero gettare le basi per portare nelle scuole l’educazione al genere, nel modo il più possibile spontaneo e soprattutto in modo interdisciplinare e senza indottrinamenti.

In ultimo, segnalo che la Casa Editrice Mammeonline, insieme ad altre piccoli editori come loro, ha scritto un manifesto per sensibilizzare sulle difficoltà che, come piccoli editori, si trovano a dover affrontare e che penso la penaa vada letto.