Contraccezione d’emergenza e obiezione (senza) coscienza. Un racconto da Perugia

Riceviamo e condividiamo questa esperienza sulla contraccezione d’emergenza, perchè riteniamo che far circolare questi racconti possa aiutare a sensibilizzare, farci sentire meno sol*, informare su quali siano i nostri diritti e le modalità con cui possiamo difenderci da chi cerca di negarceli.
Grazie a chi ha deciso di raccontarcela e condividerla con tutt* noi.

 

Perugia, è una bella domenica di primavera: pranziamo insieme, chiacchiere, risate, buona musica, tante coccole.

Poi facciamo sesso.

A fine rapporto mi rendo conto che il preservativo é rotto, nonostante un paio di minuti prima in un cambio di posizione fosse perfettamente integro, siamo entramb@ poco agitat@, abbiamo esperienza e siamo persone adulte, sappiamo però che essendo Domenica la faccenda potrebbe complicarsi.

Io sono già da qualche anno un militante femminista, quindi sono informato sull’iter che la legge prevede per ottenere un contraccettivo d’emergenza, ma sono anche cosciente dei possibili e ingiusti ostacoli dei quali purtroppo spesso mi è giunta testimonianza.

Sono le 16.45. In 15 minuti faccio un paio di telefonate ad alcune amiche che vivono nella mia città per chiedere dove rivolgerci a colpo sicuro per avere la ricetta per la pillola del giorno dopo, una riesce a darmi consigli generici, l’altra indica con sicurezza l’ospedale di Assisi come “amico”; purtroppo noi non abbiamo l’auto, quindi le opzioni sono due: guardia medica o ospedale di Perugia.

Decidiamo per l’ospedale, immaginiamo che nel reparto di ginecologia non ci siano problemi.

Mentre ci prepariamo per uscire io decido di contattare Vita Di Donna, Associazione per la tutela della salute femminile, la quale si occupa anche di questioni legate al reperimento della pillola del giorno dopo: tramite il programma “S.O.S. Pillola del giorno dopo” è stato attivato un numero telefonico attivo 24/7 per avere supporto nel caso si incontrino medici obiettori e al quale chi vive in determinate città (Roma, Milano, Bari, Perugia, Brescia, Firenze, Palermo, Pisa, Verbania, Cosenza, Udine, Lecce, Sassari, Matera), può rivolgersi per avere i contatti di medici che possono fornire la ricetta tutti i giorni, anche Sabato notte e Domenica.

Chiamo e risponde Lisa Canitano, una responsabile della Onlus, la quale pone una serie di domande di natura tecnica e medica per rendersi conto della situazione e poi ci dice che mentre noi ci avviamo all’Ospedale lei sentirà un suo contatto su Perugia, in caso dovessimo incontrare problemi avremo a disposizione un opzione B.

Prendiamo il Minimetrò e poi il Bus, alle 17.25 siamo all’ospedale S.Maria della Misericordia di Perugia.

Arriviamo al secondo piano, entriamo nel reparto di Ginecologia e ci avviamo alla zona di accettazione, è Domenica, l’ospedale è molto più tranquillo del solito.

Entriamo nella piccola stanza, nella quale sono presenti due giovani dottoresse, dopo aver spiegato di essere giunti perché c’è necessità di avere la prescrizione per la pillola del giorno dopo, le due ci chiedono di aspettare 5 minuti nella sala di attesa.

Passano 5 minuti e le due escono, ci dicono che devono andare a parlare con la loro “strutturata”. Tenete bene a mente questa cosa per dopo.

Dopo circa 10 minuti le due tornano e ci dicono che la strutturata ha riferito loro che essendo obiettore di coscienza non fa questo genere di prescrizioni. 

Noi rispondiamo con decisione dicendo che l’obiezione di coscienza per legge non si applica ai contraccettivi di emergenza e che dunque vogliamo parlare di persona con la loro superiore, insistiamo affinché vadano a riferirle che pretendiamo di vederla di persona.

Le due si allontanano e io richiamo Lisa, la quale al telefono mi da una serie di consigli su come affrontare la questione, su dove fare leva, ecc. Intanto ci informa che la sua collega di Perugia è fuori città ma che tornerà in serata, che ora la sentirà telefonicamente per farci sapere un orario preciso.

Sono passati altri 15 minuti, le due dottoresse tornano e ci dicono che la loro strutturata è impegnata e che non ci può ricevere al momento, noi insistiamo dicendo che se si rifiuta di prescrivere la pillola del giorno dopo deve “per legge” darci una motivazione sanitaria per iscritto e che finché non lo farà noi non andremo via.

Le due vanno nuovamente via per riferire alla loro superiore.

Questa volta decido di seguirle, per capire dove si trova lo studio di questa “misteriosa” strutturata.

Le due mentre passeggiano con la massima calma, chiacchierano tantissimo, gesticolano; io le vedo solo per qualche secondo alla volta, in quanto seguendole a distanza le noto sempre poco prima che girino a qualche bivio.

A un certo punto le perdo, però guidato dall’istinto ritrovo la strada giusta. 

La scena che mi si prospetta è piuttosto assurda: le due dottoresse sono ferme ed entrambe poggiate a un muro e confabulano tra loro, il sospetto che avevo avuto già in precedenza prende forma, probabilmente non c’è nessuna “strutturata” ma le due non hanno il coraggio di dire che sono loro che vogliono esercitare la presunta obiezione.

Mi notano e incredule mi invitano in maniera brusca a lasciare questa parte dell’ospedale: “Ma lei cosa ci fa qui? Ci ha seguite? Non può stare qui!”, io rispondo dicendo che voglio vedere dov’è l’ufficio di questa famosa strutturata, loro dicono che è in sala parto e che devo tornare in sala di accettazione.

Sono le 18.20, torno in sala di accettazione e ricontattiamo Lisa, dice che ha sentito la collega di Perugia, la quale tornerà in città per le 20.30, le diciamo di lasciarci il numero in modo tale da contattarla e accordarci direttamente.

Lo facciamo immediatamente, prendiamo appuntamento per le 20.45 in una zona a 15 minuti dal centro.

1545029_201483963375445_516135225_nA questo punto sapendo con certezza che avremo la prescrizione, ma solo tra più di due ore, decidiamo che possiamo “perdere tempo” con le nostre simpatiche amiche obiettrici.

Passano altri 10 minuti, le due tornano, dicono che la strutturata ci invita a tornare l’indomani mattina per avere la dichiarazione per iscritto, noi contrariat@ ribadiamo che ci troviamo lì ora e che “pretendiamo” di vedere di persona la strutturata, io chiamo Lisa e obbligo una della due ad ascoltare al telefono ciò che ha da dire.

Diciamo con fermezza e chiarezza che se la strutturata si rifiuterà nuovamente di riceverci e di farci avere per iscritto la motivazione “sanitaria” del rifiuto, chiameremo le Polizia.

Le due, visibilmente irritate e sorprese ci dicono che alle 21 comunque c’è il cambio e che magari chi verrà dopo non sarà obiettore. Noi facciamo presente che questo non cambia la situazione che troviamo fortemente ingiusta. 

Dunque vanno nuovamente via per riferire alla strutturata.

Noi due intanto siamo divis@ tra chi crede che questa strutturata non esista e tra chi pensa il contrario.

Passano 10 minuti e le dottoresse ci dicono che la strutturata si rifiuta di riceverci.

A quel punto le avvisiamo che stiamo chiamando la Polizia, le due ci dicono di fare pure.

Mentre chiamo, tra me e me ho dei dubbi sul fatto che le forze dell’ordine possano comprendere la situazione; rispondono al centralino, spiego che ci siamo presentat@ al reparto di ginecologia per avere la prescrizione per un contraccettivo d’emergenza e che chi si rifiuta di prescriverlo non ci vuole ricevere e non vuole rilasciare una dichiarazione per iscritto nella quale indica una motivazione sanitaria del rifiuto. 

Il poliziotto dice che invia una pattuglia. In tutto ciò sono le 18.45.

Passa una buona mezz’ora, finalmente vediamo i due poliziotti (che giungono dalla Questura di Perugia), chiedono i documenti, immediatamente spieghiamo la situazione e quello dei due che “decide” sembra irritato dalle nostre richieste, dice che “lo stiamo dicendo noi che la legge stabilisce questo”; in quel preciso istante ho pensato che le dottoresse in quanto “medici” avrebbero avuto una maggiore autorevolezza in questa situazione e che gli ufficiali avrebbero probabilmente dato maggior peso alle loro parole piuttosto che alle nostre.

Chiede di vedere le dottoresse e le due sembrano in un primo momento spiazzate, però cercano di dire che c’è la “clausola di coscienza” e che nessun@ è obbligat@ a prescrivere la pillola. 

Noi facciamo presente all’ufficiale che non è affatto così, che l’obiezione non si estende ai contraccettivi e che ad ogni modo il rifiuto può essere solo per un motivo sanitario e che deve essere messo per iscritto. 

Facciamo presente che ci troviamo lì dalle 17.30 circa e che questa famosa “strutturata” non ha nemmeno ricevuto chi ha richiesto legittimamente la prescrizione per la pillola del giorno dopo.

L’ufficiale dice che vuole parlare con la strutturata, una delle dottoresse dice che è occupata e che non può ricevere nessuno; a questo punto il poliziotto fa presente che questa è una situazione inaccettabile, che comunque lui è stato chiamato e che quindi deve parlare con l’altra parte.

Le due lasciano la stanza per dire che andranno a riferire.

Nel mentre, noi facciamo parlare al telefono l’ufficiale con Lisa, la quale gli spiega per bene la situazione e cosa dice la legge.

Immagine da: https://collettivaxxx.wordpress.com/tag/collettiva-xxx/
Immagine da: https://collettivaxxx.wordpress.com/tag/collettiva-xxx/

Dopo 5 minuti tornano e dicono che non è possibile parlare con la strutturata, a questo punto il poliziotto perde la pazienza, in tutta risposta una delle due dice che scriverà lei il documento nel quale spiega i motivi del rifiuto e dove si prende la responsabilità del rifiuto.

Io a questo punto ricollego il tutto a quanto avvenuto in precedenza, dunque esclamo: “Dunque è lei che non voleva prescrivere la pillola?”, lei continua a mentire dicendo che non è così, ma che ad ogni modo neanche loro potevano fare la prescrizione in quanto anche loro obiettrici. 

L’ufficiale chiede un documento alla dottoressa, subito dopo le due chiedono di essere lasciate da sole per scrivere le motivazioni del rifiuto.

Intanto i minuti passano e scambiamo qualche frase con i poliziotti.

Siamo tutt@ visibilmente stressati e da parte nostra comunque partono esclamazioni sull’assurdo della situazione, in quanto quello che fanno questi medici è un vero e proprio abuso di potere, negano un diritto di chi si trova in una posizione più debole pur di difendere le loro posizioni ideologiche. Uno dei poliziotti dice che il problema è che dovrebbero esserci nello stesso turno obiettori e non obiettori, l’altro invece dice che comunque non si può obbligare chi ha una certa fede a fare determinate cose.

Passati 30 minuti sono circa le 20.15, le due finalmente hanno “prodotto” il documento del rifiuto, prima di darcelo recitano una sorta di “comunicato paraculo” nel quale dicono che possiamo rivolgerci ad altre strutture, che possiamo attendere le 21 o il giorno dopo, che la pillola del giorno dopo è un contraccettivo d’emergenza che evita l’ovulazione e non c’entra nulla con l’aborto.

Ben 30 minuti per scrivere 12 righe, metà di un foglio a4 sulla carta intestata dell’Azienda Ospedaliera, forse qualcun@ aveva timore di prendersi le sue responsabilità in questa situazione?

Diamo uno sguardo alle motivazioni e ovviamente non appare alcuna motivazione di natura sanitaria, ma viene citata una “clausola di coscienza”.

Il poliziotto ci fa presente che ha preso tutti i dati del caso e che se si volesse sporgere denuncia, in Questura forniranno su specifica richiesta tutte le informazioni.

Alle 20.20 usciamo dall’ospedale per prendere il bus che ci porterà nella zona della città dove vive la ginecologa con la quale ci ha messo in contatto Lisa di Vita Di Donna.

Ad ogni modo la soddisfazione di non averla data vinta a coloro che abusano del loro potere è tanta, tra l’altro il pezzo di carta che ci hanno lasciato e la presenza di due Pubblici Ufficiali può essere la base per un’ azione legale e per una specifica richiesta di intervento alla Direzione Sanitaria nonché all’Assessorato per le Pari Opportunità a livello regionale.

Alle 20.50 arriviamo nel luogo dell’appuntamento, da lontano vediamo un’auto e una donna scendere con numerose buste.

In quel momento ci sembrava quasi irreale, sinceramente nonostante il supporto di Lisa e le rassicurazioni della ginecologa al telefono, eravamo ormai preparat@ a qualsiasi imprevisto.

Ci incamminiamo verso la donna, ci presentiamo, capiamo che si, è il nostro contatto per avere finalmente la ricetta!

Ci proponiamo di darle una mano con le buste, lei ci invita a salire nella sua abitazione.

Facciamo tre piani di scale a piedi e siamo dentro.

Ci accoglie con un grande sorriso, ci da del tu, ci ospita in casa sua.

Nella mia testa tutto ciò stride fortemente con quello che abbiamo passato oggi pomeriggio in ospedale, è tutto così surreale.

Dovrebbe essere questa la normalità, una persona che esercita una professione delicata e che lo fa con umanità e senza pregiudizi. 

Io sono un uomo, ovviamente quanto è accaduto è responsabilità di entramb@ e penso che in simili situazioni si debba affrontare queste situazioni insieme, che si abbia una relazione stabile o meno. Però è anche vero che l’intervento della pillola del giorno dopo sul proprio organismo lo ha avuto lei. 

Dicendo ciò che sto per dire non voglio avere la presunzione di sapere davvero come si possa sentire una donna in tutta questa vicenda, da parte mia posso dire che l’incontro con la ginecologa segnalata da Vita Di Donna mi ha fatto sentire rassicurato, sostenuto, considerato; tanto che nel salutarla non ho potuto fare a meno di baciarla affettuosamente.

Queste sensazioni e il mio gesto non sono venuti fuori da pensieri del tipo: “Grazie, ci salvi da situazioni che preferiremmo non affrontare”, in lei non ho visto una “salvatrice”, piuttosto ho visto una persona che in modo umano, responsabile, limpido, fornisce gli strumenti per decidere del nostro futuro e lo fa spiegando il tutto in modo preciso, elencando le diverse opzioni e invitando a scegliere anche altri metodi contraccettivi oltre al preservativo.

Alla fine ha prodotto due prescrizioni, una per la pillola del giorno dopo “comune” e una per la nuova pillola, quella che viene chiamata dei 5 giorni dopo, la quale è più potente e ha una percentuale di successo maggiore ma costa 3 volte tanto.

Ha anche fornito orari e indirizzo del consultorio nel quale lavora.

Alle 21.30 finalmente si esce dalla farmacia con la pillola “più potente”, pagata fifty-fifty.

In tutta questa vicenda noi siamo stat@ comunque fortunat@.

Conoscevamo la legge, eravamo relativamente preparat@ ad affrontare un rifiuto, avevamo il supporto a distanza di una professionista come Lisa, eravamo due persone adulte, abbiamo avuto fin da subito modo di avere un opzione B “certa”.

Il nostro pensiero, subito dopo, è andato alle tante ragazze o alle coppie che nella stessa situazione non hanno le conoscenze o gli strumenti necessari per autodeterminarsi. 

In quei casi la pressione esercitata da chi abusa è ancora più forte.

Barbone Rocker

*Tutto ciò è accaduto qualche giorno prima del via alla vendita della pillola dei 5 giorni dopo senza necessità della prescrizione medica per le maggiorenni.

*Barbone Rocker è uno pseudonimo di fantasia.

*Il racconto è dal mio punto di vista in quanto solo io ho avuto voglia di scrivere un report, l’altra persona protagonista della vicenda mi ha dato il consenso.

*http://www.vitadidonna.it