Come evitare di indossare un costume razzista ad Halloween

Da quando la festa di Halloween è arrivata in Italia si discute della genderizzazione dei costumi, rigidamente divisi in abiti per lui e abiti per lei, questi ultimi rigorosamente sexy. Non importa che si tratti di un costume da vampira o da anguria, per le donne esisterà la versione sexy.

Marketing che si serve di stereotipi sessisti per vendere. Spesso a questi stereotipi sessisti si affinacano anche quelli razzisti.
I costumi di Halloween, e in Italia anche quelli di Carnevale, spesso promuovo rappresentazioni stereotipate e luoghi comuni su minoranze etniche o culture considerate “altre”.

L’uomo bianco occidentale è la regola, tutto ciò che si discosta da questo è una stravagante variante che può diventare un costume, un travestimento.

I costumi di Halloween e Carnevale etnicizzati, rappresentando le culture “altre” attraverso stereotipi, rischiano di rinnovare lo stigma sociale e culturale che molto spesso colpisce alcune popolazioni e minoranze etniche.
Si tratta di appropriazione culturale, che in questo post descrivevo come: “l’assimilazione, attraverso stereotipi, letture colonialiste e inferiorizzanti, di culture considerate altre rispetto a quella occidentale.

E’ importante quindi prendere consapevolezza del significato che può assumere l’indossare un certo costume ad Halloween.
Molto probabilmente chi indosserà un travestimento da geisha o da nativa americana non si sentirà in alcun modo razzista per questo, ma, seppur inconsapevolmente, contribuirà a veicolare stereotipi negativi e stigmi, perchè da una posizione privilegiata giocherà, per un giorno, a essere l’oppress*, l’emarginat*, il/la divers* e lo farà in modo divertente e sexy.

Segue piccola guida ad alcuni costumi da evitare per non promuovere immaginari offensivi e razzisti.

Nei siti online la maggiorparte dei costumi etnicizzati si trovano in apposite categorie: “etnici e orientali”; “international”; “etnici e religiosi” e tra questi possiamo trovare:

Costumi da nativi americani, corredati di piume, asce, arco e frecce, tipica gestualità

97459_parrucca_piume_capo_indianoSolitamente sono invisibilizzati e la loro colonizzazione taciuta nei libri di storia, ma gettonatissimi per divertenti costumi.
Ah per lei c’è naturalmente la versione sexy

3364_70314-12_copyMessicani, con sombrero, baffi e tequila.
Perchè tutt* in Messico indossano il sombrero. Nell’immaginario orientalista quel copricapo rimanda alla siesta, al messicano pigro, che pensa solo a far festa, la tequila, e a dormire, il sombrero.

Per rendere l’idea ai lettori italiani: è come identificare l’Italia con i gondolieri di Venezia o come cantare “O sole mio” alla vista di un italiano.
(Citazione da questo post, che spiega bene perchè l’immagine del messicano baffuto con il sombrero è offensiva)

deguisement-de-couple-de-serveurs-mexicains_200650Tingersi la faccia di marrone o nero è assolutamente da evitare.

Il Blackface veniva utilizzato per rappresentare la parodia dell’uomo nero, stigmatizzando le sue caratteristiche fisiche che diventavano parte integrante di un’ironia caricaturale basata su stereotipi razzisti come lo “spensierato negro delle piantagioni” e il “negro dandy”. C’erano poi Mammy, lo zio Tom, la mulatta provocante o il soldato. Personaggi generalmente pigri, ignoranti e superstiziosi dotati di una passione smodata e ridicolizzata per il ballo e la musica.

(Fonte qui)

Il blackface rimanda a un immaginario di discriminazione e razzismo per questo motivo risulta decisamente offensivo.

nrm_1413993923-julianne_houghMolto comuni sono anche i costumi da geisha, per Halloween anche nella variante zombie, e da araba danzatrice del ventre.
Docili, disponibili e misteriose, le donne “orientali” sono tutte seducenti Shahrazad o sottomesse e disponibili geishe.

imagesSi potrebbe obiettare che si tratta solo di costumi, che infondo è un modo per dimostrare il proprio apprezzamento per una cultura. Peccato che quella cultura venga ridotta ad una grottesca caricatura.
Il messicano con i baffoni e la geisha feticcio ipersessualizzato non sono dimostrazioni di stima, ma sguardi razzisti da parte di chi appartiene alla cultura dominante e privilegiata, nei confronti degli “altri” considerati inferiori

Fuori dai confini italiani il dibattito sull’appropriazione culturale è abbastanza vivace, nel 2011 alcuni studenti e alcune studentesse dell’Università dell’Ohio lanciarono la campagna, autogestita e autofinanziata, “we’re a colture, not a costume” per sollecitare i propri coetanei e le proprie coetanee ad una riflessione intorno alle implicazioni razziste di alcuni costumi di Halloween.

Un costume che presenta in maniera ridicola, inferiorizzante, stereotipata una cultura non è divertente, non è un gioco, è razzismo. Queste culture non si riducono all’idea, spesso limitata e stereotipata, che noi bianch* occidentali abbiamo di loro.

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Probabilmente molti e molte di noi hanno indossato in passato per Halloween o carnevale costumi simili a questi.

Questo post non ha l’intenzione di condannare nessun*, ma di chiamare tutt* ad una presa di consapevolezza e di responsabilità, indossare una certa tipologia di costumi può rafforzare stereotipi sessisti e razzisti, sta a noi decidere di non farlo.

 

14 Risposte a “Come evitare di indossare un costume razzista ad Halloween”

  1. Uhm. Devo dire che questa volta il vostro intervento mi ha lasciata leggermente perplessa. Lo trovo infatti decisamente esagerato: insomma, mi dispiace molto che questi ragazzi si siano sentiti offesi per questa ridicola rappresentazione della loro cultura; tuttavia, non posso fare a meno di pensare che loro, offendendosi, abbiano dimostrato di non aver colto il senso del Carnevale (esteso poi anche alla festa di Halloween): ironizzare senza cattiveria su qualsiasi cosa. Se davvero volessimo togliere dal mercato tutti i costumi che possono risultare “offensivi”, ne rimarrebbero assai pochi in circolazione, e persino le classiche maschere italiane (ciascuna delle quali prende dichiaratamente in giro una specifica categoria di persone, basandosi proprio su stereotipi: Colombina è la servetta frivola e pettegola, Pantalone il mercante avaro, Arlecchino il servo che vuole mangiare senza lavorare…) dovrebbero essere bandite!
    Questo dichiarato ironizzare è però proprio alla base del Carnevale: in origine, quel periodo era proprio caratterizzato da un totale ribaltamento delle regole, e attraverso i costumi si potevano prendere in giro e ridicolizzare figure autoritarie.
    Ma si tratta, appunto, di uno scherzo di cui le persone sono consapevoli: se mi maschero da Pantalone non vuol dire che penso che tutti i commercianti siano avidi e disonesti, così come vestirmi da messicana non significa assolutamente che io identifichi i messicani come scansafatiche! Si tratta solo, per un giorno l’anno (due, anzi, se ci mettiamo pure Halloween), di giocare in maniera innocente ad essere qualcun altro (perché di innocenza si tratta: trovatemi un mascherato da messicano che realmente pensa che i messicani siano pigri e lavativi!). Quindi secondo me state sforzandovi di trovare del marcio dove non c’è. Si gioca solo, senza cattiveria.
    E comunque esistono costumi di quasi tutte le nazionalità: due anni fa, nella scuola che frequentavo, un gruppo di studenti si mise d’accordo per un travestimento di gruppo a tema “nazioni”. Ovviamente c’era la cinesina col cappello a punta, l’inglese con la bombetta e l’ombrello, il francese coi baffi e il basco, il messicano e… il gondoliere italiano, interpretato, guarda un po’, da uno studente cinese! Fu un’iniziativa simpatica e chiaramente esente da ogni intento razzista. Si voleva solo ridere tutti insieme, come a Carnevale è giusto che sia! 🙂

    1. Il discorso sull’appropriazione culturale in Italia è poco sentito, mia intenzione era quella di portarlo all’attenzione. Negli Stati Uniti ad Halloween il problema dei costumi razzisti si pone puntualmente ogni anno, qui in Italia non c’è questa consapevolezza, forse perchè non conosciamo la storia del blackface o perchè ci sono meno messicani. Il fatto che io credo di non fare nulla di male indossando un costume non significa che effettivamente io non lo faccia, io ad esempio vestita da messicana con tequila e sombrero a una festa in cui ci fosse un messicano mi sentirei un pochino in imbarazzo. Ridurre un popolo, una “etnia” a pochi caratteri stereotipati non per tutt* è divertente, l’appropriazione culturale signifca avere uno sguardo inferiorizzante e limitante delle altre culture: le donne “orientali” e arabe sono tutte sottomesse, i messicani tutti pigri; i nativi americani sono quelli con le piume in testa, sono stereotipi, indossando questi stereotipi si potrebbe contribuire alla loro diffusione, secondo me dobbiamo prendere conapevolezza di questo.

  2. Oddio, se si parla della situazione statunitense non posso pronunciarmi perché davvero non la conosco, e non so quanto possano esserne offensivi i caratteri.
    Tuttavia, riguardo alla situazione in Italia, penso che sia giusto lottare contro gli stereotipi, ma non credo che siano i costumi di Carnevale a perpetrarli: o meglio, lo fanno, ma chi li indossa è consapevole di star indossando una maschera caricaturiale, esagerata, e dunque lontana dalla realtà. Chi indossa il costume di Giulio Cesare ed entra nel personaggio parlando in romanesco, pensa forse che Cesare parlassre realmente il romanesco? Certamente no, si tratta di una caricatura, lo si fa parlare in romanesco perché romano. Ma vuol forse questo dire si pensa che tutti i romani parlino romanesco? Anche qui, la risposta è no. Lo stesso penso valga per qualsiasi costume: le persone sono consapevoli che si tratta solo di una sciocca rappresentazione molto lontana dal vero. Per questo io non credo che sia pericolosa: si dà per scontato che sia esagerata, ridicola, falsa.

    1. Giulio Cesare è un personaggio strorico, è come se mi vestissi da Emiliano Zapata, personaggio storico della rivoluzione messicana, ma io con il sombrero in testa non mi vesto da un personaggio messicano, ma da messicano, riducendo l’intera cultura e l’intero popolo messicano a due stereotipi, tra l’altro pure inferiorizzanti. Nell’appropriazione culturale io considero le culture “altre” solitamente come blocchi monolitici. Una cosa è vestirsi da Sharazhad delle Mille e una notte, un’altra è vestirsi da generica araba indossando un costume da odalisca, pertetuo l’idea, orientalista, che tutte le donne arabe sono sottomesse. L’esempio più calzante per gli italiani è quello del mafioso, se mi metto una coppola in testa e altri elementi solitamente riconducibili alla figura del mafioso e dico di essermi travestita da italiana, qualcun* potrebbe offendersi, o comunque anche se inconsapevolmente, potrei, non è detto che succeda, rafforzare un luogo comune.

  3. Però a questo punto mi viene da domandarmi perché il sombrero (o il turbante, il basco, la bombetta) debbano essere necessariamente interpretati come “negativi”. Sono semplici oggetti che, è innegabile, risultano espressione di una tradizione culturale. Non si possono paragonare all’abito da mafioso, che ha indubbiamente una connotazione negativa: il poncho e la baguette sono neutri, e il messaggio che vogliono lanciare dipende (come sostenete giustamente anche voi) dall’uso che se ne fa. E l’uso che ne fa il Carnevale è il renderlo caricatura (e, ribadisco: la gente è assolutamente consapevole della non veridicità di questi travestimenti, sa che sono solo giocose esasperazioni, sa che non corrispondono al vero!), in maniera bonaria e scherzosa. Se metto un sombrero perché starei offendendo qualcuno? Non è nulla di negativo e nessuna fra le persone che conosco lo ha mai interpretato come veicolatore di messaggi negativi, ma come un qualsiasi oggetto che ti aiuta, anche solo per un giorno, ad essere “per finta” qualcun altro. Nessuno lo ha indossato per fare il messicano pigro, ma solo per fare il messicano.
    Poi forse sono io che conosco, per fortuna, solo persone civili. Magari in altri luoghi del mondo qualcuno ha esagerato, ridicolizzando eccessivamente un costume ed offendendo dichiaratamente qualcuno. Non so.

    1. Certo con il sombrero mi vesto da messicano, non da messicano pigro, ma quel copricapo rimanda a quella visione stereotipata di quel popolo. Se persone messicane si sentono offese da questo tipo di rappresentazione io, da non messicana, non posso andare a dir loro che dovrebbero farsi una risata, che è carnevale e ogni scherzo vale, dovrei come minimo prendere in cosiderazione il loro sentire e non sostituirmi a loro.

  4. Io mi chiedo: perchè emulare gli americani anche nelle loro nevrosi e nei loro tardivi sensi di colpa nei confronti degli altri popoli?? Abbiamo la fortuna di avere una cultura carnevalesca che considera il vestirsi a festa come un omaggio ad un passato che risale alla Serenissima, alle tradizioni latine, ai Lupercali pre-medioevali. Abbiamo tante macchie terribili nella nostra storia, ma fortunatamente non grava sul nostro passato il genocidio dei pellerossa, la schiavitù, la segregazione razziale e il linciaggio dei neri. Questo perchè noi NON SIAMO AMERICANI e se ci vestiamo a maschera lo facciamo per divertirci, non per offendere nessuno.

    1. italiani brava gente? l’Italia ha una storia profondamente razzista, oscurata proprio dal mito degli “italiani brava gente”. Sicuramente non lo facciamo per offendere nessuno, ma se qualcun* dice di sentirsi offes*, il senso della campagna è quello, noi diciamo loro che si tratta solo di divertimento perchè noi italiani siamo tanto simpatici e per niente razzisti. Prendiamo in considerazione che ci sono persone che possano sentirsi offese e agiamo di conseguenza, io personalmente darei sfogo alla fantasia inventando nuovi costumi e smetterei di vestirmi da messicana o nativa americana.

      1. “Abbiamo tante macchie terribili nella nostra storia” l’ho detto e lo penso, altro che brava gente. Ho solo detto che queste logiche di offendere qualcuno, nella nostra cultura carnevalesca non ci appartengono. Certo, se ci sarà in Italia gente che si sentirà offesa da un ritratto reputato “caricaturale” sul suo popolo allora se ne potrà parlare. Credo che riguardo questi temi sia meglio concentrarsi sulla crescita del vero razzismo fomentato dalla lega soprattutto in questi ultimi tempi, anzichè parlare di questioni mentali e sociali che per ora dovrebbero interessare giusto gli Stati Uniti.

        1. Il razzismo della lega è esplicito ed evidente, certo non dobbiamo mai smettere di condannarlo, ma non dobbiamo limitarci a quello. Ce la prendiamo con la lega, con salvini ecc.. , che va benissimo, ma non riconosciamo il razzismo meno evidente, non riconosciamo la nostra storia colonialista e razzista e il nostro antirazzismo, che gioca solo in difesa, è un’arma spuntata se contemporaneamente non si costruisce cultura antirazzista. Troppo facile condannare la lega.

      2. Diciamo che in generale non solo l’Italia ma la maggiorparte dei paesi ha una storia razzista e colonialista alle spalle e l’Italia ne è in fin dei conti relativamente non così interessata e bilanciata in ciò, visto che la sua storia è sia di periodi colonialisti che di vittima di oppressione colonialista.
        Inoltre,si pensi ad inglesi,francesi,spagnoli,portoghesi,belgi e olandesi o a turchi,cinesi,mongoli,giapponesi,arabi della penisola arabica(i nordafricani non sono di origine araba, ma c’è stata la colonizzazione araba migliaia di anni fa e la quasi scomparsa dei popoli nativi)e così via, tutti hanno una storia di violenza razzista e colonialista ma in generale non per questo penso che bisogna biasimare(come noto si fa spesso si fa in generale per gli italiani, che già di per sé sono un pò troppo masochisti e autorazzisti) oggi gli inglesi,i francesi,gli arabi o i turchi per ciò che hanno commesso i loro governi nella storia o i mongoli per i giganteschi crimini di Gengis Khan.
        L’Italia non è né paradiso né inferno e idem gli italiani, purtroppo è vero che l’Italia è dominata troppo spesso dal razzismo, che spesso e volentieri si esprime con l’autorazzismo e l’esterofilia radicale e quando l’idealizzazione dell’estero finisce passa all’esterofobia e alla xenofobia, ci dovrebbe essere maggior equilibrio.

  5. Cavoli, io mi sono vestito con pantaloncini, bretelle, calzettoni e un paio di boccali da litro di birra, quanti tedeschi ho offeso, o forse quando giravano in banda con gondola e maglietta a strisce…..
    Chi si offende per certe cose dovrebbe fare qualche riflessione e capire che quasi tutti lo fanno per divertimento ed è bello e divertente.
    E soprattutto prima di cercare visibilità in quella maniera dovrebbero andare nei loro paesi e convincere i propri connazionali a non vendere quelle classiche icone.
    Mentre per il black face si dovrebbe spiegare loro che la maggior parte dei bianchi lo fa per imitare i loro idoli neri.
    E per chiudere continuerò a vestirmi da messicano con il Sombrero e il poncho, con i miei amici messicani, che per divertirci a carnevale me li hanno portati originali.

  6. No, per l’amor del cielo 😉 Le pare mentali lasciamole agli americani, che ne sono specialisti, e non perdiamo quel senso di appartenenza che – nel bene e nel male – ci deriva dall’essere un popolo (o meglio, un misto di popoli) mediterraneo che nel corso della sua storia ha subito invasioni e invaso a sua volta, e ha fatto tutti i corsi e ricordi della propria storia. Noi abbiamo i nostri problemi di razzismo, senza dubbio, che sono diversissimi dai loro. Non c’è bisogno di prenderci anche i loro problemi soltanto perché sono americani e sono di moda, come magari la festa in sé di Halloween.
    Ricordiamoci che siamo figli dei Romani e dei Greci (e di tantissima altra gente, ma qui vado per ampie generalizzazioni) e che alla faccia della loro ‘cultural appropriation’ che a sentirli non bisognerebbe mettere il naso fuori casa, quando i Romani andarono a conquistare la Grecia la conquistarono, sì, certo, ma “Graecia capta ferum victorem cepit”.

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